Capitolo 30
Le grandi nuvole in cielo, simili a lunghi nastri colorati dal tramonto, si stavano avvolgendo le une sulle altre con una lentezza straziante ed un fascino senza precedenti.
Il Sole inviava gli ultimi potenti bagliori e, anche se era ormai quasi scomparso all'orizzonte, appariva più luminoso che mai; d'altro canto, alta nel cielo, bianca e sfumata dalle nuvole colorate, la Luna splendeva come solo l'indiscussa regina della notte può fare.
Nell'aria, stranamente, c'era un piacevole odore di terra bagnata e neve sciolta.
Lungo le secondarie stradine che conducevano al castello, il silenzio regnava sovrano, interrotto solo dal respiro pesante di due ragazzi faccia a faccia; le loro parole riecheggiavano ancora nelle loro menti riproducendo un effetto molto simile ad un'eco infinita.
I capelli rossi di lei ondeggiavano mossi dall'aria pungente e le si avvolgevano attorno al collo riscaldandola e graffiandola come lana grezza; quelli biondi, quasi bianchi, di lui si erano alzati a causa del vento e gli conferivano un aspetto molto simile a quello di un bambino che si è appena svegliato.
I suoi occhi, sopresi ed attenti come quelli di un felino pronto all'attacco, scrutavano il volto della ragazza alla ricerca di una fessura in quello scudo perfetto che aveva costruito, ma non ne trovarono: era il viso di una persona sincera, niente scherzi, niente bugie... soltanto il fiato corto e gli occhi spalancati di chi ha giocato la sua ultima carta lasciandosi scappare qualcosa che non voleva; forse era quella la crepa nell'indistruttibile muro che aveva creato: voleva davvero che lui l'aiutasse ad ideare un piano?
Con la strascicante lentezza di chi valuta il peso di ogni parola, Jake fissò la ragazza incuriosito e poi sorrise;
<<Vuoi davvero che io ti aiuti?>> disse senza mai smettere di guardarla.
Alexis si voltò e, per alcuni secondi, rimase a fissare quello strano spettacolo che stava per essere ingoiato dal buio; i suoi occhi verdi, illuminati dall'arancione e dal blu del tramonto, sembravano la più bella delle aurore polari e, per un attimo, la ragazza ebbe paura di scoprire cosa avrebbe visto guardando quelli rossi di Jake.
Poi, con un sospiro, tornò ad osservare quel ragazzo che l'aveva sempre aiutata e assecondata, salvata e protetta, quel ragazzo che, certe volte, le faceva dimenticare due bellissimi occhi argentati... e, nelle sue iridi, vide il rosso della passione e della rabbia, sfumato da sottili strisce arancioni e tempestato di pozze blu come la notte... dovevano essere quelli i colori del paradiso.
<<Sì>> disse infine, riscuotendosi dai suoi pensieri <<voglio che tu mi aiuti, te lo devo>>
Jake, scuotendo la testa, fece un passo verso la ragazza e le spostò una ciocca rosso fuoco dietro l'orecchio, i suoi polpastrelli secchi incontrarono un nodo e vi rimasero incastrati per qualche secondo prima di riuscire a liberarsi e di allontanarsi con una carezza dal viso della giovane strega.
<<Tu non mi devi niente... vorrei solo poter fare qualcosa per te, ma questo non significa che tu debba sentirti de->>
<<Non dirlo, non dire che non ti devo niente...>> Alexis sapeva, aveva sempre saputo, che sarebbe arrivato il momento di pagare, prima o poi; che sarebbe arrivato il momento di aprirsi e di dare agli altri quello che loro davano a lei; quello forse era il modo più giusto, non il più sicuro dato che stava mettendo nelle mani di un ragazzo di Icy Oak la possibilità di aiutarla a distruggere il suo stesso paese, ma il più giusto e rischiare, a volte, era la cosa migliore.
<<Tu mi aiuterai, ho bisogno di qualcuno che conosca questo posto come le sue tasche, che sappia indicarmi tutte le vie di fuga esistenti... a Primrose, le persone così erano chiamate talpe>>
<<Talpe?>> sul volto del ragazzo comparve finalmente un vero sorriso.
<<Sì, perchè le talpe si infiltrano sempre nei terreni dei contadini... tu non le vedi perchè se ne stanno nascoste e si muovono sotto terra, ma poi, da un giorno all'altro, ti ritrovi un grosso buco nel bel mezzo del tuo campo... e si dice che sappiano tutto di tutti, che i sussurri penetrino nella terra attraverso quei buchi e risuonino per giorni all'interno dei tunnel>>
<<Allora sarò la tua talpa>> mormorò Jake e, dopo essersi accertato che non ci fosse nessuno nei paraggi, tirò Alexis in un caldo abbraccio che non aveva niente a che fare con il freddo di Icy Oak.
Forse, da quel momento in poi, la ragazza non avrebbe più mentito.
I due erano quasi arrivati al castello, camminavano come sempre fianco a fianco e il tintinnio del braccialetto di Alexis risuonava insieme al rumore prodotto dagli stivali sulla neve non ancora del tutto sciolta.
<<Alexis>>
<<Dimmi>> la giovane strega si voltò incuriosita verso il suo accompagnatore.
<<Tu non mi devi niente, davvero... forse la tua vita sarà peggiorata da quando ti hanno portato ad Icy Oak, ma la mia è solo migliorata>> il ragazzo la guardò, ma nei suoi occhi lucidi si scorgevano le ombre di ricordi lontani, bui e spaventosi; ricordi che, un giorno, forse sarebbe stato in grado di raccontare a qualcuno, qualcuno che non fosse Balder.
<<Non è possibile>> disse Alexis.
<<Come credi che fosse la mia vita prima che tu arrivassi? Non avevo niente per cui alzarmi la mattina... avevo Balder e avevo la mia magia, nient'altro. Bradley mi sfruttava per i miei poteri, Lars->> si interruppe con un sospiro frustrato e scosse la testa <<Lars era peggio di com'è ora... era una vita priva di colori>>
<<Io non ho portato colori, al massimo sofferenza>> Alexis non sapeva come ribattere alle parole del ragazzo, le sembravano così profonde, così personali...
<<Non sapevo quale fosse la vera tonalità di rosso, non sapevo che colore avessero i boschi, non sapevo di che colore fosse il sangue né che odore avesse>>
Lo sguardo di Alexis corse subito al polso del ragazzo <<E questa non la chiami sofferenza?>>
Di fronte al sorriso spensierato del giovane mago, la ragazza rimase totalmente di sasso.
<<C'è sempre un prezzo da pagare per un po' di felicità>>
<<Felicità>> la strega si leccò il labbro secco e tagliato e assaporò il suono di quella parola; "Felicità"... a pensarci bene, le ricordava una casa coperta di muschio e una bambina dai lisci capelli neri, una piccola tavola imbandita, un grosso omone a capotavola e i figli attorno e lei, seduta accanto alla bambina, eppure c'era qualcosa di diverso: c'era un ragazzo con gli occhi rossi seduto proprio nel posto di fronte al suo, un ragazzo che, qualche mese prima, non avrebbe nemmeno potuto immaginare...
<<Sì, felicità... la mia felicità>>
<<La tua felicità>> disse Alexis.
<<La tua talpa>> mormorò Jake di rimando.
*****
Jake e Alexis si erano appena salutati; il ragazzo aveva rimandato l'allenamento del giorno perchè aveva vari compiti da svolgere per re Bradley e, dopo aver rivolto ad Alexis uno sguardo di scuse, si era incamminato nel lungo corridoio per scomparire dietro una grossa colonna.
Alexis, invece, si era rifugiata in camera sua per pensare ad un possibile piano d'azione; ora che aveva Jake dalla sua parte, non restava che decidere una cosa: attaccare o scappare?
Decisa a valutare entrambe le vie, la ragazza si avvicinò al suo letto e si sedette; stava per afferrare una pergamena e un calamaio quando un piccolo tavolino di legno attirò la sua attenzione.
Alexis era sicura che non ci fosse mai stato, eppure adesso era lì, accanto al letto, con le gambe arrotondate, la superficie graffiata e con una teiera fumante e una tazzina elegantemente poggiate al centro.
Il primo pensiero della ragazza volò a Balder e alle sue porcellane sbeccate, ma dovette ricredersi quando vide il biglietto poggiato sulla superficie ruvida.
"Cara Alexis,
ho saputo che sei stata da Balder.
Con questo freddo? Spero almeno che ti sia messa il cappotto. Re Bradley mi ha lasciato qualche minuto di pace e ho pensato di prepararti qualcosa di caldo da poter bere al tuo rientro: è un buonissimo infuso di erbe, la ricetta è di una mia antenata di Gold Feather, spero che ti piaccia.
Cassandra"
La strega non riuscì a trattenere un sorriso nel leggere quella calligrafia irregolare e frettolosa e in quel momento desiderò di saper inviare messaggi volanti per poter ringraziare Cassandra.
Avrebbe dovuto dire a Jake di restituirle il suo libro di incantesimi o di insegnarle almeno quello prima di passare al grande incantesimo distruttivo.
A tale proposito, la ragazza versò l'infuso nella tazzina e ne bevve un sorso assaporando il dolce aroma del miele e quello fresco delle erbe, dopodiché, riprese carta e inchiostro e a caratteri piccoli scrisse: "Attacco".
L'attacco era ovviamente l'opzione più difficile, non poteva sperare di sconfiggere Icy Oak con un semplice schiocco di dita, l'unica possibilità era quella di usare l'incantesimo di Quaranqa e Muluq, che però nessuno sapeva.
Balder ricordava la formula, ma non quali fossero i simboli di Icy Oak e scoprirlo sarebbe stata un'impresa titanica, non aveva abbastanza tempo né abbastanza informazioni per seguire questa strada.
Frustrata, la strega tirò una riga sulla parola precedentemente scritta facendo sbavare l'inchiostro e la sostituì con "Fuga", per poi guardare soddisfatta la pergamena sbiadita e macchiata; le linee che tracciavano il bordo delle lettere erano incerte, ma non c'erano errori, grande risultato per una ragazza che aveva imparato a leggere e a scrivere solo poco prima di abbandonare Gold Feather all'età di nove anni.
Alexis appoggiò la pergamena sul letto e la boccetta di inchiostro sul tavolino, dopodiché, ricominciò a pensare alle possibili strade per la salvezza.
La fuga, ne era certa, sarebbe stata relativamente semplice.
Da un lato, in quel villaggio tutti la conoscevano e passare inosservata con tutte le guardie in circolazione, le sentinelle e Lars sempre pronto ad impicciarsi negli affari altrui, non sarebbe stato per niente facile.
Dall'altro, però, una soluzione forse c'era: scappare il giorno dell'incantesimo.
Era da un po' che Alexis ci pensava ed effettivamente non era una cattiva idea: quel giorno avrebbe dovuto usare la magia quindi Lars non avrebbe prestato molta attenzione al suo braccialetto rileva incantesimi... se fosse riuscita a trovare un diversivo per distrarre Bradley e Lars così da allontanarli dal luogo in cui si trovava e a far scappare dalla prigione i suoi genitori, allora avrebbe potuto rubare la pergamena con l'incantesimo per distruggere Primrose e scappare utilizzando la magia per difendersi. Infine, una volta in salvo, con il pieno controllo dei suoi poteri, avrebbe difeso Primrose, Anne e Moriel e avrebbe studiato un modo per individuare gli elementi necessari per distruggere Icy Oak.
Non era un piano molto facile, ma tra i due era forse il più fattibile...
Probabilmente sarebbe stata la scelta più conveniente e questo la infastidiva molto: era una guerriera, voleva combattere, non scappare, ma non aveva altra scelta.
Controllata da uno strano impulso, Alexis si alzò di scatto dal letto rovesciando la boccetta di inchiostro poggiata sul tavolino; per qualche secondo, restò ferma a guardare il liquido scorrere sul legno per poi gocciolare a terra: una goccia, due gocce, tre gocce... cadevano con una lentezza straziante e qualcosa dentro Alexis le guardava fremente; il suo sguardo era vuoto e perso e le sue pupille si ingrandivano e si restringevano ad ogni goccia che cadeva.
Poi, la ragazza scosse la testa e si guardò attorno confusa, quasi come per chiedersi che cosa ci facesse in piedi e perchè si fosse alzata; osservò il tavolino di legno e solo in quel momento si rese davvero conto dell'inchiostro rovesciato, stava per andare alla ricerca di una pezza per pulire il disastro combinato quando qualcosa attirò la sua attenzione: il nero liquido viscoso aveva lentamente tracciato un cerchio intorno alla teiera fumante e alla tazzina quasi vuota.
Sconvolta, Alexis si allontanò di un passo proprio mentre la porta si spalancò.
<<Alexis, come è an->> Cassandra si interruppe vedendo la ragazza.
<<Che cosa succede?>>
<<Cosa ci hai messo?>> Alexis guardò la donna con un cipiglio in fronte.
<<Cosa ho messo dove? Che succede?>>
<<Cosa hai messo in quell'infuso di erbe?>>
Cassandra si avvicinò lentamente alla ragazza e, quando vide la teiera e l'inchiostro rovesciato, lasciò che la sua bocca si aprisse in un'espressione di puro stupore.
<<Io non ho fatto nessun infuso, sono venuta proprio per chiederti se volessi qualcosa>> sempre più confusa, la donna fece un ulteriore passo verso il tavolino e prese la pergamena ormai macchiata; leggendo le poche parole ancora comprensibili, la sua espressione si fece sempre più spaventata e arrabbiata.
<<E' oltraggioso! Io non ho fatto niente del genere! Possono rapirmi, ma che non osino incolparmi di preparare bevande e pietanze che non ho nemmeno toccato!>>
<<Aspetta...>> la giovane strega tolse il foglio dalle mani della donna e la fece sedere sul suo letto, poi, pensierosa, cominciò a fare avanti e indietro davanti ai suoi occhi.
<<Non hai preparato tu questo infuso?>>
<<Certo che no>> Cassandra la guardava con gli occhi scuri spalancati e scuoteva la testa spaventata.
<<Perchè qualcuno avrebbe dovuto mentire? Perchè l'inchiostro...>> tornò ad osservare il tavolo e un capogiro la fece traballare.
<<Alexis, tutto bene?>> Cassandra balzò in piedi e le si avvicinò.
<<Sì, sì, certo>>
Ma non andava tutto bene, perchè subito dopo aver pronunciato quelle parole, Alexis sentì la gola chiudersi e le palpebre farsi pesanti; una dolorosa fitta le colpì la testa e poi sentì le gambe piegarsi e, senza che potesse fare niente, cadde a terra con un tonfo, priva di sensi.
Quando i suoi occhi si chiusero e la realtà divenne lontana, si sentì trasportare lontana, leggera come una piuma in balia del vento e, prima di cadere nel buio più profondo, vide un viso, un viso che conosceva bene, sorriderle gentile e porgerle una mano incitandola ad afferrarla.
La strega, nell'inconscio desiderio di raggiungere la luce che avvolgeva quel viso, afferrò la mano e si sentì trascinare lontana, l'eco delle parole di Cassandra era ormai solo un ricordo.
<<Alexis! Alexis! Vado a cercare aiuto>>
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