Capitolo 3
La mattina dopo, tutto era diverso. Alexis non riusciva a spiegare il perchè, ma sentiva la tensione, l'ansia e la paura, semplicemente guardando fuori dalla finestra. Grosse nuvole scure, cariche di pioggia, correvano veloci su uno sfondo grigio. Il vento sembrava soffiare più forte del solito e faceva in modo che le nuvole corressero veloci, quasi come se si stessero inseguendo. La luce, che entrava fioca dalla finestra, sembrava volersi spegnere e darla vinta all'oscurità. Il canto degli uccelli, che di solito era allegro e soave, oggi era triste e spento e sembrò ad Alexis la melodia più malinconica che avesse mai sentito. Il campo di primule su cui si affacciava la finestra sembrava essere stato privato di ogni colore. Non si sentivano i suoni delle chiacchiere vivaci dei cittadini di Primrose, ma solo un silenzio che sembrava gridare in un modo assurdo.
Era possibile che la natura sentisse l'odore della guerra?
Alexis raccolse velocemente i suoi lunghi capelli rossi, con un fermaglio dorato, mettendo così in evidenza il pendente a forma di piuma.
La ragazza non potè fare a meno di sospirare guardando il leggero riflesso emanato dall'oggetto. Non aveva ancora capito perché sua madre le avesse ordinato di non toglierlo mai, ma sapeva benissimo che, se fosse dipeso da una sua scelta, lo avrebbe tolto già da molto tempo. Quella piccola piuma dorata non faceva altro che ricordarle il suo villaggio e tutto quello che aveva perso.
Certe volte Alexis pensava che fosse stato solo un brutto sogno, frutto della sua immaginazione, ma poi si guardava allo specchio, vedeva il pendente e capiva che non era altro che una brutta realtà.
La ragazza diede un'ultima occhiata al paesaggio per poi voltarsi verso il letto dove, ancora addormentato, giaceva Klaus.
Alexis si avvicinò a passo felpato al letto e, dopo essersi seduta accanto al ragazzo, gli accarezzò dolcemente una guancia.
Immediatamente Alexis si sentì come tornata indietro nel tempo, una scia di brividi le percorse la schiena al ricordo del bacio della sera prima.
Klaus era sempre stato il ragazzo dei sogni di Alexis; lui la trattava come se fosse davvero la "piccola guerriera", lui la capiva sempre, lui la sosteneva sempre, lui, per lei, c'era sempre.
A risvegliarla dai suoi pensieri fu un lieve mugolio del ragazzo, dopodiché, la sua mano venne stretta in quella di Klaus e tirata con tanta forza da farla cadere su di lui.
Alexis sentì subito la differenza tra la pelle calda di Klaus e la sua, pallida e fredda come la neve.
Il ragazzo la strinse in un abbraccio e le diede un leggero bacio mentre Alexis gli scostava alcune ciocche di capelli dagli occhi.
<<E' tardi, ti devi svegliare>>
<<Non voglio>> strinse di più la ragazza <<Voglio stare per sempre così>> il cuore di Alexis cominciò a battere sempre più veloce, così veloce che, per un attimo, la ragazza ebbe paura che le sarebbe saltato fuori dal petto.
Abbassò leggermente il capo facendo scontrare nuovamente le loro labbra e sentì il ragazzo sorridere.
<<Potremo stare così da domani, ma oggi dobbiamo difendere Primrose>> come se richiamato da un dovere irrimandabile, Klaus si alzò di scatto tenendo stretta Alexis per non farla cadere.
La osservò per qualche secondo fissando i suoi occhi argentati in quelli verdi di lei ed entrambi non poterono fare a meno di notare quanto gli occhi dell'altro, di solito luminosi e accesi, fossero tristi e spenti.
<<Risolveremo tutto, ce la faremo>> la ragazza sorrise e annuì leggermente per poi alzarsi.
<<Dobbiamo fare colazione se vuoi essere in forze>> il ragazzo rise scuotendo la testa e, dopo aver preso per mano Alexis, si diresse al piano di sotto.
<<Ragazzi, finalmente! Quei due mi stanno facendo impazzire>> Evie spuntò dalla cucina con un mestolo in mano, la faccia sconvolta e i capelli in disordine. Ed era solo mattina...
Alexis si mise silenziosamente dietro alla sua "sorellina" per poi prenderla in braccio facendola spaventare.
<<Lexi! Mettimi giù>> la ragazza sorrise sentendo il soprannome che Amelia le aveva dato.
<<Mi prometti che fai la brava, Lia?>> Amelia rise
<<Certo>> Alexis la mise sulla sedia accanto alla sua e le diede un bacio sulla guancia.
Subito, la piccola cominciò a spalmare della marmellata su una fetta di pane finendo, inevitabilmente, per sporcare dappertutto.
Anche Klaus e Calum si sedettero raggiunti, subito dopo, da Evie.
<<Vostro padre ha detto di raggiungerlo, dopo la colazione>> Klaus annuì e guardò Alexis sapendo quanto la rendeva triste sentire chiamare Mason "vostro padre".
La ragazza alzò le spalle sorridendogli e questo capì che era il caso cambiare argomento.
<<L'esercito è vicino, arriverà nel pomeriggio>> Alexis guardò Evie preoccupata
<<Tu e Amelia resterete a casa?>> Evie scosse la testa sorridendo
<<Mason ci ha provato, ma io non resterò qua con le mani in mano. Io e Amelia verremo al campo nel pomeriggio e aspetteremo con voi. Se le cose si dovessero mettere male ce ne andremo>> Alexis guardò dubbiosa la piccola Lia e smise di mangiucchiare la fetta di pane che teneva in mano.
Non era sicura che fosse una buona scelta portare una bambina di sei anni al campo, ma si fidava di Evie e sapeva che l'avrebbe protetta ad ogni costo.
Qualche minuto più tardi, i ragazzi erano sulla strada per Knight village. C'era un via vai continuo di gente: chi con armi, chi con cibo, tutti sembravano indaffarati e pronti ad affrontare la battaglia. Sembrava quasi che nessuno si accorgesse degli altri, tutti erano concentrati su ciò che trasportavano e cambiavano direzione solo un secondo prima di scontrarsi.
Sembrava che facessero tutto meccanicamente, erano tutti stanchi, distrutti, arrabbiati e la battaglia non era ancora cominciata.
La guerra era davvero orribile; le immagini delle rovine di Gold Feather attraversarono la mente di Alexis mozzandole il fiato. Non sarebbe successo un'altra volta, Primrose sapeva cosa aspettarsi e avrebbe combattuto valorosamente. Sarebbe andato tutto bene.
I tre videro Mason e gli si avvicinarono.
<<Tutto bene ragazzi?>> Klaus e Alexis si guardarono e sorrisero, quella battaglia l'avrebbero combattuta insieme.
<<Tutto bene>> Mason si avvicino a Klaus e Calum
<<Andate a preparare le vostre armi, devo parlare con Alexis>> quando i due si furono allontanati, Mason strinse la ragazza in un abbraccio. Alexis rimase immobile, non era la prima volta che Mason l'abbracciava, ma ora l'aveva colta di sorpresa e non sapeva nemmeno perché avesse abbracciato lei e non i suoi figli.
<<Promettimi che starai attenta, Alexis. Sei come una figlia per me, non voglio perderti, promettimi che non farai sciocchezze>> l'uomo la guardava e parlava con tono serio, ma preoccupato.
<<Giuro che starò attenta. Questa sera mangeremo tutti insieme>> Mason sorrise e le accarezzò una guancia per poi voltarsi. Alexis sapeva quanto l'uomo odiasse mostrarsi debole e non lo seguì. Si diresse, invece, al capanno delle armi per cercare ciò che le spettava.
Qualche secondo dopo, lo stava tenendo tra le mani: un arco d'argento, rivestito alle punte con della pelle e decorato con piume di falco.
La ragazza ricordava ancora la prima volta che Mason glielo aveva fatto usare: aveva dodici anni ed era stufa di usare sempre la solita spada, aveva chiesto a Mason perché tutti usassero lo stesso strumento quando ce n'era un'incredibile varietà e l'uomo, dopo averci pensato un po' su, le aveva detto che quella era la tradizione di Primrose e nessuno aveva mai avuto il coraggio di cambiarla. Lo sguardo di Alexis si era subito posato sulla sua mano stretta attorno all'elsa della spada, sul suo polso, sul suo bracciale, sui ciondoli con la poesia della madre...
-Io non sono di Primrose- aveva detto e Mason l'aveva guardata con un lampo di compassione negli occhi per poi entrare nel capanno e uscirne con l'arco tra le mani.
-E' di un soldato del tuo popolo, lo hanno trovato qualche settimana fa. Ora è tuo, fai valere Gold Feather- da quel giorno nessuno aveva più usato quell'arco se non Alexis
<<Sapevo che avresti scelto quello>> la ragazza trovò Klaus davanti all'uscita del capanno.
<<Sono o non sono la migliore ad usarlo, qui a Primrose?>> il ragazzo poggiò a terra la sua spada e le si avvicinò
<<Vuoi scommettere?>> Alexis fece un passo verso di lui
<<Stai sfidando me? Tu sei pazzo>> Klaus accennò un sorriso e le prese l'arco d'argento osservandolo attentamente
<<Forse lo sono. Allora? Accetti o hai paura di perdere?>> il ragazzo alzò un sopracciglio per farsi beffe della sua compagna che, più determinata che mai, riprese il suo arco e raggiunse le postazioni dove, con un altro arco, la raggiunse Klaus.
<<Muoviti, voglio vincere il prima possibile>> Alexis fece appena in tempo a sentire la dolce risata del ragazzo, che un tuono risuonò sopra di loro.
A quanto pare avrebbe piovuto. Sarebbe stata una battaglia interessante.
*****
<<Allora? Chi è il migliore?>> Alexis sorrise divertita e si avvicinò a Klaus che stava scuotendo la testa contrariato.
<<Mi manca ancora l'ultimo tiro>> Alexis alzò le mani in segno di scuse e si spostò. Osservò attentamente il ragazzo: i capelli mossi dal vento che gli solleticavano la fronte, gli occhi argentati, uno chiuso, l'altro puntato verso il centro del tronco di un albero, la mano stretta attorno all'arco e il braccio teso all'indietro.
La freccia partì e si posizionò qualche centimetro più a destra del centro.
<<Direi che abbiamo un vincitore o meglio, una vincitrice>> Klaus si avvicinò alla ragazza con aria abbattuta.
<<Ricordati chi ti ha insegnato, all'inizio>> la ragazza scoppiò a ridere e piegò leggermente il capo facendo uscire alcune ciocche di capelli dalla sua treccia.
Due mani si posarono sulle sue guance e, una delle due, le sistemò i capelli dietro le orecchie.
Klaus la stava guardando dritta negli occhi, ormai era diventato il loro modo per comunicare: al di là delle parole dette ad alta voce, al di là dei sussurri, c'erano parole non dette che venivano comunicate con lo sguardo.
Gli occhi verdi, di lei, si scurivano, l'iride si ingrandiva, le pagliuzze dorate scomparivano. Gli occhi argentati, di lui, diventavano grigi, quasi neri, una fitta nebbia sembrava avvolgerli.
<<Promettimi che starai attenta>> la ragazza sorrise
<<Tu promettimi che in battaglia non mancherai il centro>>
<<Ero solo distratto>> i due si abbracciarono. A sigillare il loro abbraccio, l'ennesimo tuonò che risuonò esattamente sopra le loro teste.
*****
<<E' arrivato il momento>>
Alexis e la sua famiglia erano schierati l'uno accanto all'altro, dietro di loro, tutti i soldati di Primrose.
Cinque minuti prima, delle sentinelle avevano avvistato tre cavalli, seguiti da un carro, avvicinarsi al villaggio.
Ora anche Alexis li vedeva. Erano a qualche metro da loro; due cavalli bianchi pezzati si trovavano ai lati ed erano guidati da due uomini armati vestiti di nero. Al centro, invece, vi era un cavallo nero, scuro come la pece, e guidato da un uomo con un sontuoso vestito bianco.
Dietro di loro, il carro, con sbarre di ferro e ruote di legno, era trascinato da una coppia di appaloosa.
Mason sembrava tranquillo, ma Alexis non aveva fatto altro, per tutto il tempo, se non chiedersi dove fosse l'esercito. Cosa stava succedendo?
I cavalli si fermarono e l'uomo al centro avanzò verso gli abitanti di Primrose. Ora Alexis lo vedeva meglio: aveva i capelli brizzolati, ma non dava l'idea di essere vecchio, gli occhi erano blu come l'oceano. Portava una corona d'oro massiccio e un mantello bianco di pelle, gli stivali erano lucidi e senza graffi.
<<Salve a tutti, è una bella giornata vero?>> l'uomo sorrise beffardo e la sua voce risuonò nella radura. Mason si fece leggermente avanti.
<<Bellissima, perché rovinarla con una battaglia?>> il nemico scoppiò a ridere confondendo Alexis. La ragazza guardò Klaus, ma nemmeno lui sembrava capire.
<<Mi dispiace che abbiate frainteso le mie intenzioni. Non abbiamo nessuna intenzione di combattere>> questa volta a ridere fu Mason
<<L'enorme esercito stanziato nella vallata qua vicino dice il contrario>> l'uomo scosse la testa divertito, ma allo stesso tempo infastidito dalle risposte di Mason.
<<Lasciate che vi dimostri le mie buone intenzioni: io sono re Bradley e loro sono i miei uomini>> indicò i due vestiti di nero.
Re Bradley cominciò a passeggiare di fronte a loro e continuò a parlare.
<<Sono qui per stringere un patto con voi o meglio, con lei>> il cuore di Alexis perse un battito quando gli occhi di re Bradley si puntarono nei suoi. La ragazza cercò la mano di Klaus e lui gliela strinse subito.
Mason fece un altro passo in avanti <<Cosa volete da lei?>>
<<Ho sentito una storia...>> Bradley continuava ad avvicinarsi alla ragazza <<La storia di una bambina dai capelli rossi come il fuoco e gli occhi verdi come smeraldi>>
Ad Alexis cominciava a mancare il fiato e, improvvisamente, desiderò di non aver scelto di partecipare.
<<Era la storia di una strega, di una piccola bambina che non sapeva gestire il suo potere>> come faceva Bradley a conoscere il suo segreto? Alexis era sempre più confusa.
<<Questa ragazza è oro per noi>> l'uomo si avvicinò e prese una ciocca dei suoi capelli, ma fu subito allontanato da Klaus. Alexis strinse la sua mano per farlo calmare, anche se, tra i due, forse era lei quella meno calma.
L'uomo rise di fronte alla reazione del ragazzo <<A quanto pare non solo per noi>>
<<Arriva al punto!>> Mason fece un passo avanti, spazientito dai giri di parole del re.
<<Questa ragazza, con l'aiuto di un mago, potrebbe distruggere interi popoli con un soffio, nessun'altra strega lo può fare, ma lei sì, lei è la prescelta del secolo>> Alexis sentiva le tempie pulsare sempre più forte, era stanca, confusa, frustrata... Non capiva niente di quello che Bradley stava dicendo: Cosa voleva dire che era la prescelta? Come poteva distruggere un popolo se non sapeva nemmeno controllare i suoi poteri?
<<Ora tocca a lei fare una scelta: venire con noi o restare con voi>> Alexis ripetè nella sua mente quelle parole per poi scoppiare a ridere facendo stranire perfino re Bradley.
<<Perché dovrei venire con voi?>> l'uomo si riprese subito e fece un sorriso furbo
<<Speravo che me l'avresti chiesto. Beh, vedi... se tu vieni con noi, imparerai ad usare la magia, a controllarla, dopodiché, ci aiuterai a distruggere Primrose e uccidere tutti quelli che ci vivono>> Alexis spalancò gli occhi spaventata. Come poteva pensare che avrebbe scelto di uccidere la sua famiglia?
<<Ma puoi anche restare qua. Con l'unica differenza che dovresti combattere con loro...>> indicò Mason e tutti gli altri << una battaglia lunghissima e straziante, alla fine della quale sarete comunque tutti morti. Inoltre, perderesti qualcosa che sono sicuro ti stia molto a cuore>> Alexis corrugò la fronte senza capire e Bradley ordinò ai suoi uomini di aprire il carro.
Il silenzio si diffuse tra l'esercito di Primrose, l'unico rumore che si sentiva era quello delle sbarre di ferro.
La piccola Lia tremava di freddo accanto a Evie che cercava di scaldarla. Calum stava dietro a Mason osservando attento ogni singolo movimento degli uomini di re Bradley.
Mason era fermo davanti a tutti, la fronte corrugata, le mani poggiate sull'elsa della sua spada, ormai affondata per un quarto nella terra.
Alexis e Klaus erano una accanto all'altro. Si stringevano la mano, così forte che i loro palmi avrebbero potuto sanguinare, e si scambiavano uno sguardo di tanto in tanto. Lui preoccupato, lei decisamente terrorizzata.
Due persone furono trascinate davanti a loro, il viso era coperto da sacchi di tela. I due caddero in ginocchio, privi di forze.
<<Prego, scopriteli>> il sorriso di Bradley aumentò, quello degli altri era già sparito da tempo, quello di Alexis, rivolto un secondo prima al ragazzo accanto a lei, si congelò.
Il fiato le si spezzò e la testa cominciò a girare sempre più veloce. A reggerla in piedi erano solo le braccia di Klaus.
Alexis sentì il caldo invaderle il corpo, come se il cuore avesse iniziato a pompare più sangue, e poi abbandonarla, lasciandola avvolgere dal gelo.
La sua bocca era asciutta e la ragazza continuava a deglutire. Le mancava l'aria, il vento che la colpiva sul viso non era sufficiente, ne voleva di più.
Le sembrava di essere tornata indietro di dieci anni: non aveva più diciannove anni, ma dieci, i suoi capelli erano più corti, era più paffuta, le sue lentiggini erano di meno, la borsa pesava sulle sue spalle, le lacrime le bruciavano la pelle, ma, soprattutto, stava correndo. Stava correndo con le gambe immerse nella neve, le braccia che venivano graffiate dai rami spezzati degli alberi, gocce ghiacciate le andavano addosso bagnandola, il fiato le mancava...
L'unica differenza era che ora non stava correndo, era ferma, immobile e non sarebbe riuscita a fare un passo neanche volendolo. Avrebbe voluto andarsene, correre lontano, ma non riusciva, le sembrava di essere disincarnata, le sembrava di non essere più dentro il suo corpo, di osservare la scena da lontano...
La donna, stesso viso di una volta, la guardava con le lacrime agli occhi e l'uomo, come sempre, come lei, cercava di trattenersi.
<<Chi sono?>> la voce di Mason squarciò il silenzio. L'uomo non capiva e aveva provato a guardare verso Alexis, ma questa se ne stava immobile nelle braccia di Klaus.
<<Ma come? Non lo sapete? Sono re Moriel e la regina Anne, i governatori di Gold Feather>> Mason continuava a non capire. Perché quelle persone erano lì? Cos'erano loro per Alexis?
<<Cosa c'entrano loro con noi?>> Bradley rise e guardò Alexis con un perfido sorriso dipinto sulle labbra.
<<Non hai raccontato proprio niente, eh?>> tornò a fissare Mason <<Con voi non c'entrano nulla, ma sono i genitori di Alexis>> Alexis sentì Klaus sussultare e cominciare ad accarezzarle la schiena mentre tutti gli sguardi si posavano su di lei.
<<Ora devi scegliere Alexis: la tua vecchia famiglia o la tua nuova famiglia?>>
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