Capitolo 25

<<E' meraviglioso>> Cassandra era seduta sul letto di Alexis e guardava con occhi meravigliati lo spettacolo che aveva davanti; oltre le grandi finestre spalancate, per permettere all'aria fresca di entrare, si vedeva un'immensa distesa di neve. 
Un candido mantello bianco ricopriva tutto il paese e nascondeva quasi del tutto le porte di case e locande; il Sole, quella mattina, non era coperto dalle nuvole, ma i suoi raggi si ostinavano a non emanare calore e la sua luce, che colpiva la distesa di neve, abbagliava chiunque si azzardasse a guardare il paesaggio.

Cassandra, con gli occhi socchiusi e un sorriso da bambina dipinto sul volto, scrutava con interesse ogni singolo dettaglio di quel paesaggio fiabesco: le stalattiti di ghiaccio pendevano dai rami più robusti e dai tetti delle case, i campi sembravano ricoperti da una soffice spuma bianca, i corvi, troppo infreddoliti per restare in mezzo alla neve, volavano in circolo sopra al paese e, di tanto in tanto, si abbassavano per catturare piccoli roditori che, intrappolati dalla neve, erano rimasti fuori dalle loro tane.
Grossi fiocchi di neve cadevano senza sosta su tutto il villaggio e, quando il vento cominciava a soffiare, si univano creando splendidi mulinelli.

<<E' la cosa più bella che abbia mai visto, sono anni che non nevica, qui ad Icy Oak>> per quanto potesse sembrare ironico, Icy Oak non vedeva la neve da decenni ormai e questo bastava a convincere Cassandra che quello spettacolo fosse la conseguenza di una qualche magia.
<<E' estate!>> Alexis, al contrario, era di pessimo umore: era seduta su di un piccolo sgabello di legno posto accanto allo specchio e stava raccogliendo i suoi lunghi capelli in uno chignon, dopo averli intrecciati con cura.
Aveva rivolto le spalle alla finestra per non vedere la neve, ma, in alcuni momenti, riusciva a scorgerne il riflesso attraverso lo specchio.
La ragazza odiava la neve, le ricordava  quella famosa sera di dieci anni prima: la sera in cui, ancora bambina, era scappata attraverso il bosco, lontano dai suoi genitori, lontano dalla sua vita, dritta nelle fauci del lupo, di quello che, per quanto potesse assomigliare a un sogno, era solo un incubo che doveva ancora iniziare.

<<Oh, andiamo... è uno spettacolo magnifico!>> spazientita di sentirle pronunciare quelle parole, Alexis si voltò verso Cassandra e cercò di ignorare la massa bianca alle sue spalle.
<<Non è naturale! A pochi giorni di viaggio da questo posto, ci sono dei villaggi ed è estate!>> oltre al suo istintivo odio per la neve, Alexis nutriva una profonda rabbia nei confronti di questa nevicata in particolare, infatti, dopo aver fatto alcuni conti, era arrivata alla conclusione che la primavera fosse ormai terminata e che fosse giunta l'estate.
A Primrose, quella era la stagione più bella: i prati erano verdi, le primule avevano appena finito di sbocciare, i contadini si mettevano al lavoro, i soldati intensificavano gli allenamenti per i tornei del villaggio...
E il tutto era illuminato da una splendida luce gialla, viva e calda.
<<Niente ad Icy Oak è normale...>> Cassandra sospirò e si alzò raggiungendo la ragazza <<comunque... non puoi negare che sia uno spettacolo incredibile>>
Alexis alzò le spalle indifferente, non sapeva cosa rispondere: odiava la neve, questo è vero, ma la trovava affascinante.
Fissò con un fermaglio lo chignon e, mentre osservava il suo riflesso nello specchio, le tornò in mente una leggenda che sua madre le aveva raccontato quando era piccola.

Secondo la leggenda, in un villaggio sperduto e lontano da tutto e da tutti, vivevano due ragazze, due sorelle gemelle, cacciate dal loro paese natale quando avevano undici anni.
La loro famiglia, che era a capo del paese, le aveva esiliate poiché non possedevano poteri magici e le due ragazze si erano ritrovate a vivere sole e sperdute.
Un giorno, però, dal fitto bosco comparve un bellissimo ragazzo: la sua pelle era chiara come la porcellana e i capelli neri come l'inchiostro; le sue labbra erano sottili come petali di rosa e gli occhi, blu come l'oceano, emanavano bagliori violacei.
Il ragazzo raccontò di essere un nomade, disse che aveva abbandonato le sue terre per vedere il mondo e, una volta capitato lì, non era riuscito a resistere al fascino delle due ragazze.
In poco tempo, le due sorelle si innamorarono del bellissimo ragazzo e, quando scoprirono che anche l'altra lo amava, cominciarono a litigare furiosamente e si allontanarono l'una dall'altra.
Smisero di parlarsi, smisero di guardarsi e, perfino quando il ragazzo scomparì misteriosamente nel nulla, le due non si riappacificarono.
Continuarono ad ignorarsi fino a quando, un giorno, la maggiore trovò il cadavere della sorella sotto un mucchio di foglie secche; purtroppo, la fanciulla non fece nemmeno in tempo a piangere la sorella perché, una figura incappucciata, che fino a quel momento era rimasta nascosta tra gli alberi, si avventò su di lei e la uccise senza pietà.
Se avesse avuto la forza di aprire gli occhi un'ultima volta, la ragazza avrebbe visto che il suo assassino era il bellissimo ragazzo dagli occhi blu.
In realtà, egli non era altro che Satana il quale, assetato di sangue, era sceso in terra per procurarsi delle vittime e aveva allontanato le due sorelle per poterle uccidere.
E fu così che si concluse la travagliata storia delle due fanciulle.

Forse era una storia troppo crudele per essere raccontata ad una bambina, ma Alexis l'aveva sempre amata.
Sua madre le aveva spiegato che il diavolo aveva assunto l'aspetto di un bellissimo ragazzo perché era ciò che le due sorelle più desideravano: qualcuno che le amasse; egli era, allo stesso tempo, affascinante e letale.
Per Alexis, la neve era uguale: era la cosa che da bambina desiderava più di ogni altra, stava sveglia notti intere ad aspettare che cadesse, ma, ora, si era trasformata nel suo peggior incubo pur non perdendo la sua magia e il suo fascino.

<<Alexis, mi senti?>> Cassandra fece passare una mano davanti ai suoi occhi e la ragazza si accorse di essersi incantata nel guardare lo specchio.
La giovane strega scosse le spalle e sorrise alla donna: <<Sì, certo>>
Cassandra annuì distratta e raggiunse la porta per poi voltarsi verso la ragazza.
<<Beh... Jake arriverà a momenti, direi che per oggi sei pronta... se ti serve qualcosa manda qualcuno a cercarmi>> Alexis si allontanò dallo specchio e andò ad abbracciare la donna.
<<Grazie, Cassandra, ma non ti devi preoccupare di nulla... non voglio trattarti come una serva, posso cavarmela da sola, ok? Goditi la giornata>> Cassandra fece una leggera smorfia che non passò inosservata alla strega.
<<Qualcosa non va?>> improvvisamente nervosa, la donna aprì la porta e indietreggiò.
<<Oh, niente... davvero...>> la ragazza le puntò un dito contro e sorrise.
<<So che stai mentendo, scoprirò la verità>>
<<Ok, beh... ora... ora vado, a domani>> Cassandra fece un sorriso e abbandonò di fretta la stanza andandosi a scontrare con Jake che, proprio in quel momento, stava arrivando dal fondo del corridoio.
La donna si scusò e se ne andò di corsa, mentre Alexis sporse la testa dalla porta giusto in tempo per vederla scomparire oltre l'angolo del corridoio.

<<Si può sapere cosa le prende?>>
<<Il tuo augurio per la giornata l'ha innervosita... re Bradley le ha ordinato di pulire i tappeti che hai macchiato ieri sera, ma lei non voleva farti sentire in colpa>> 
<<Non ci posso credere>> Alexis si passò una mano sul viso e si voltò verso la finestra con un' espressione frustrata dipinta sul viso. 
Jake si avvicinò a lei e le spostò il braccio costringendola ad abbassare le mani; le sorrise dolcemente e i suoi occhi rossi si illuminarono.
<<Non prendertela, non potevi saperlo>> la ragazza annuì poco convinta.
<<Hai ragione, ma...>> i suoi occhi si spalancarono e le comparve un sorriso sul viso <<posso pulire io, con la magia! Si può fare, no?>>
<<Sì, ma non credo che tu ne sia capace: far sparire lo sporco significa "scomparsa di una sostanza", non nel senso che la sposti, ma che proprio smette di esistere. E' un incantesimo di livello superiore>> Alexis lo spinse in corridoio e chiuse la porta alle sue spalle.
<<E' proprio quello che dovevamo fare: passare al livello successivo. Consideralo come un esercizio>> Jake la seguì sospirando, consapevole che mai e poi mai sarebbe riuscito a farle cambiare idea.

*****

<<Eccoci qua>> Alexis guardò le lunghe strisce di fango marrone che ornavano il tappeto rosso e non potè fare a meno di scoppiare a ridere.
Avrebbe proprio voluto vedere la reazione di re Bradley di fronte a quell'orrore; ora che non aveva più davanti la faccia nervosa di Cassandra, era molto più facile prenderla sul ridere.
<<Già, eccoci qua>> Jake si mise accanto alla ragazza e sorrise nel vedere il suo sorriso furbo.
<<Bene... ora cosa facciamo?>> 
<<Mi dispiace doverti rovinare la festa, ma c'è una cosa a cui non ho pensato...>> Alexis aggrottò la fronte e si voltò verso di lui.
<<Sarebbe?>>
<<Il braccialetto di mio padre>> Alexis spalancò la bocca delusa e si maledisse per non averci pensato prima; ovviamente, se avessero fatto qualche magia all'interno del castello, Lars li avrebbe scoperti e Cassandra sarebbe stata punita per aver fatto fare il lavoro a qualcun altro.
Eppure, doveva pur esserci una soluzione per non far faticare quella povera donna che già lavorava tutto il giorno.
<<Non c'è un modo per disattivarlo o per raggirarlo?>> Jake si guardò intorno come se la soluzione fosse lì accanto a loro e scosse la testa dispiaciuto.
<<Quel braccialetto è infallibile... purtroppo, è stato il miglior incantesimo che mio padre abbia mai fatto>>
<<Maledizione!>> Alexis cominciò a fare avanti indietro per il corridoio facendo ondeggiare la sua gonna bianca e Jake non riuscì a trattenersi dal pensare che, vestita in quel modo, gli ricordasse incredibilmente la regina dei ghiacci di cui parlavano numerose storie e leggende: fredda come il ghiaccio, ardente come il fuoco; bella come una dea, pallida come la neve; piccola come un fiocco di neve, maestosa come una tempesta di ghiaccio.
Forse, pensò Jake, Alexis era davvero potente come una tempesta di ghiaccio, anzi, lo era molto di più: se avesse voluto, avrebbe potuto piegare il mondo ai suoi piedi.
Era una fortuna che, fino a quel momento, Gold Feather fosse riuscito a controllare i suoi prescelti perché, se uno di loro avesse deciso di distruggere il mondo, sarebbe stato in grado di farlo con la stessa facilità con cui le persone parlano.

<<Jake! Mi stai ascoltando?>> il ragazzo scosse la testa e la guardò con un sorriso dispiaciuto.
<<Mi è venuta un'idea>> il giovane mago cominciò a temere per la loro incolumità.
<<Ti prego, dimmi che non è niente di pericoloso>>
<<Implica del fuoco>>
<<Alexis!>> Jake la guardò cercando di risultare arrabbiato, ma, in quel momento, la paura che la ragazza mettesse veramente in atto il suo piano superava di gran lunga la rabbia.
<<Ascolta... non è pericoloso, ma... se noi diamo fuoco ad una piccolissima ala del castello, nessuno si accorgerà di questa magia>> il ragazzo la fermò deciso.
<<Non ci pensare neanche, non daremo fuoco al castello! Non per pulire un tappeto, dannazione!>>  Alexis gli tirò un pugno sul braccio.
<<Sei davvero un guastafeste... e come credi di fare, allora?>> 
<<Senti... lasciamo perdere, non possiamo perdere tutta la giornata per pulire un tappeto... più tardi manderò un messaggio volante a Balder e gli chiederò di occuparsi del bracciale di Lars... sai, mio padre non è più forte come una volta con gli incantesimi, è successo dopo... comunque, da alcuni anni, è Balder che si occupa del suo bracciale: controlla che funzioni e lo ricarica con la sua magia, gli dirò di metterlo fuori gioco per qualche ora>> dopo ogni parola che pronunciava, Jake diventava sempre più teso; faceva ciondolare la testa come per assicurarsi di seguire il ritmo delle sue parole e sistemava continuamente il ciuffo biondo che gli ricadeva sulla fronte.
Sapeva che Alexis aveva notato la sua variazione d'umore nel momento in cui aveva quasi rivelato la causa del cambiamento di suo padre e questo lo innervosiva ancora di più.

<<Perché non puoi chiederglielo ora?>> quando si accorse che, stranamente, Alexis non aveva fatto domande riguardo a suo padre, Jake rilasciò un grosso sospiro e sorrise.
<<Balder aveva un incontro con re Bradley per non so cosa, questa mattina... non è il caso che riceva il messaggio proprio davanti a lui>> 
<<Ok, ma promettimi che sistemeremo questo casino>> indicò con un gesto disperato le strisce marroni che decoravano i tappeti.
<<Lo giuro... certo che se ti fossi contenuta ora non avremmo anche questo problema a cui pensare>> la ragazza lo fulminò con lo sguardo e lo invitò a cambiare discorso.
<<Va bene, va bene... ora, dato che farai pratica col tappeto più tardi, possiamo lasciar perdere gli incantesimi... ti porto in un posto>> i suoi occhi rossi tornarono a scintillare come rubini sotto il sole e la ragazza si lasciò trascinare dalla sua eccitazione.
<<Dove?>> con un sorriso furbo stampato sul viso, Jake si incamminò lungo un corridoio secondario.
<<Lo vedrai>>.

*****

Jake e Alexis stavano camminando per i corridoi e si trovavano nell'ala est del castello. Alexis non aveva mai percorso quei corridoi, tutti le avevano fatto capire che, se si fosse azzardata ad andare in giro da sola, sarebbe finita nei guai e, con re Bradley, non era il caso di scherzare, anche se, a lei piaceva farlo.

In quel momento, si trovavano in un lungo e stretto corridoio illuminato solo dalla luce fioca di qualche candela dallo stelo intagliato; le ombre dei busti di marmo posti contro le pareti ondeggiavano come fiori mossi dal vento e le pesanti tende che impedivano alla luce di entrare dalle finestre erano di un meraviglioso velluto verde che si intonava perfettamente con il resto dell'ambiente.
I muri, completamente ricoperti di affreschi, rappresentavano uomini impegnati nella lettura o nella scrittura di chissà quali testi.
I passi dei ragazzi sul pavimento di legno scuro risuonavano per tutto il corridoio e producevano un assordante eco.

All'improvviso, Jake si fermò davanti a una porta, afferrò le maniglie e si voltò verso Alexis sorridendo; le sue labbra rosee si mossero lievemente quando pronunciò le parole <<Sei pronta?>> e poi tornarono a piegarsi in un sorriso che, malgrado tentasse di restare concentrata, fece sciogliere Alexis.
La ragazza cercò di deviare lo sguardo su qualcos'altro e si perse nell'osservare il meraviglioso portone davanti al quale si erano fermati: a differenza degli altri, era fatto con del legno chiaro, probabilmente di betulla, ed era finemente intarsiato; la parte superiore era ricca di decorazioni a spirale così come quella inferiore.
In mezzo, erano state scritte alcune parole in quella che sembrava un'antica lingua ormai scomparsa e, a separare le tre parti, vi erano delle finte foglie di quercia perfettamente riprodotte.
<<Sono pronta>> quella risposta fece sorridere ancora di più il ragazzo che, ormai, pensava che la strega non gli avrebbe più risposto.
Con un gesto rapido, Jake spinse le maniglie in ferro del grosso portone e invitò Alexis ad entrare.

L'interno della stanza lasciò la ragazza a bocca aperta: era la cosa più bella che avesse mai visto.
<<Benvenuta nella biblioteca del castello>> 
Alexis fece qualche passo avanti e fece passare lo sguardo da un angolo all'altro dell'enorme stanza; contro le pareti, vi erano decine di scaffali di legno scuro in cui erano riposte migliaia e migliaia di libri: le copertine erano perfettamente intatte e, anche avvicinandosi, Alexis non riuscì a vedere nemmeno un granello di polvere; i titoli dorati, scritti sui bordi dei libri rilegati, emanavano lucenti bagliori grazie alla luce di centinaia di candele.
La giovane strega volse lo sguardo verso l'alto per capire da dove provenisse tutta quella luce e si accorse che le candele non erano fissate alle pareti come quelle dei corridoi, bensì erano state messe in appositi supporti in metallo lavorato e pendevano dal soffitto legate a spesse corde: sembrava quasi di guardare un cielo stellato.
Al centro della grande stanza vi erano alcune poltrone imbottite e dei tavolini con i piedi in marmo e la superfice in vetro dove poggiare i libri.
Le finestre erano enormi: vi erano bifore e trifore meravigliosamente alternate  e le loro aperture erano state chiuse con vetri colorati che riempivano la stanza di sfumature color arcobaleno.

<<Ti piace?>> Alexis sorrise e si avvicinò ad una delle finestre per poi spalancarla; tolse il fermaglio dorato lasciando ricadere sulla schiena le lunghe trecce rosse e lo appoggiò sul davanzale di marmo per poi sporgere la testa.
Osservò con il sorriso dipinto sulle labbra l'immensa distesa di neve e, sempre sorridendo, lanciò una veloce occhiata al suo vestito; l'aria che entrava dalla finestra le sferzava il viso togliendole il respiro.
Quella stanza poteva essere il punto di partenza per la sua rinascita, quella stanza era appena diventata la sua nuova arma e, come gli diceva sempre Mason: "quando trovi una nuova arma, fagli provare l'ebrezza di combattere con te, ma anche di essere parte di te".
Concentrandosi, la ragazza riuscì a sentire il rumore del vento che, infiltratosi tra le pagine dei libri, le faceva frusciare come le foglie di un albero: quella era la loro rinascita.
<<E' meravigliosa>>

Jake, qualche passo dietro di lei, non vedeva più niente se non quell'abito bianco e quelle lunghe trecce rosse e, sì, era decisamente meravigliosa.

Ma... se i due ragazzi non fossero stati intenti a cancellare il mondo esterno per rinchiudersi nei propri sogni, avrebbero visto che, attraverso la porta aperta, qualcuno li stava osservando e non era per niente felice.

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