Capitolo 2
Dieci anni dopo. Primrose village
<<Alexis, dove sei? Non puoi nasconderti da me>> una ragazza, nascosta dietro ad un albero, si appiattì ancora di più per non farsi vedere.
<<Klaus, l'hai trovata?>> due ragazzi stavano camminando in mezzo al bosco pronti ad acchiapparla nel caso fosse saltata fuori dal suo nascondiglio.
<<No, quella ragazza sarà la nostra rovina! Ci fa sempre perdere>> la ragazza trattenne a stento una risata per non farsi scoprire e sentì i passi dei due farsi sempre più vicini.
<<Dev'essere qui, non può essere da nessun'altra parte>> Alexis vide il ciuffo, nero come la pece, di uno dei due ragazzi. -Adesso o mai più- pensò, ruotò attentamente attorno al tronco dell'albero per non farsi scoprire e, quando entrambi ebbero superato il punto in cui si trovava, cominciò a correre.
<<Guardala, è lì!>>
<<Lo sapevo>> Alexis scoppiò a ridere e aumentò il passo.
I suoi lunghissimi capelli rossi ondeggiavano nell'aria mossi dal vento e davano vivacità ai colori scuri del bosco: quello splendido rosso lucente sembrava ardere come il fuoco in mezzo al verde delle piante.
I suoi occhi, verdi come due smeraldi, passavano velocemente da un elemento all'altro per evitare di inciampare in radici o rami spezzati.
Il vento soffiava contro di lei, sferzava il suo viso a più riprese togliendole il fiato, ma la ragazza continuava a correre.
Quando, finalmente, vide, dritto davanti a lei, un albero con attorno un mucchio di ragazzi, si diede uno slancio per poi toccarne la corteccia.
<<Tana!>> i ragazzi della sua squadra esultarono abbracciandola mentre Klaus e Calum, i due ragazzi che la cercavano, arrancarono fino ad una panchina scavata nel tronco di una quercia, i capelli scompigliati e le guance arrossate.
Quando tutti i bambini se ne andarono, richiamati dalle loro madri, la ragazza si sedette in mezzo ai due.
<<Riuscirete mai a battermi?>> Klaus sospirò
<<Ti ricordo che ti abbiamo insegnato noi tutto quello che sai>> Alexis ridacchiò
<<L'allievo supera il maestro!>> Calum si unì a lei e anche Klaus non riuscì a restare imbronciato.
Quando le loro risate si placarono, i tre si avviarono verso il villaggio.
Primrose village era molto bello, ma non quanto Gold Feather. Alexis aveva dei ricordi brevi e per lo più interrotti, di quel villaggio, ma sapeva che non avrebbe mai dimenticato la bellezza del castello, illuminato dalle lucciole nelle serate d'estate, popolato da una colonia di pipistrelli nelle notti d'inverno. Non riusciva a non pensare alla vallata in cui aveva vissuto per nove anni e alle sue corse lungo le colline che la circondavano. Non avrebbe mai dimenticato la sua atmosfera magica.
Primrose era un villaggio di contadini e guerrieri. I prati che lo circondavano erano perennemente ricoperti di primule che spuntavano anche dal ghiaccio. Quando uscivi di casa, era raro non incappare in qualche animaletto del bosco o bellissime farfalle colorate. Detto così, Primrose sembrava il villaggio perfetto, ma non lo era; esisteva un'altra parte del paese, dove c'erano solo distese sterrate, ghiaia, sabbia, grotte e rocce. Era chiamata Knight village ed era proprio lì che si allenavano i guerrieri e, per guerrieri, si intendevano proprio tutti i cittadini maschi. Non c'era nessuno, a Primrose, che non sapesse usare una spada.
Klaus e Calum entrarono in casa di corsa mentre Alexis si fermò, come al solito, sulla soglia.
Era come un rituale per lei, tutte le volte che tornava a casa la sera, si fermava lì fuori ad ammirare la modesta casetta di pietra, le finestre ben delineate da assi di legno, il tetto ricoperto di muschio e il piccolo giardinetto colorato.
Quella casa, ormai, era tutto per lei.
<<Alexis, che aspetti? Entra che fa freddo!>> una donna si affacciò dalla finestra e sorrise dolcemente alla ragazza invitandola ad entrare. Si chiamava Evie ed era per lei come una madre.
Alexis si decise ad entrare e, quando chiuse la porta, non potè fare a meno di ridere alla scena che le si presentò davanti: come sempre, Klaus e Calum erano già seduti a tavola, pronti a mangiare tutto in un minuto, mentre Amelia, la sorellina più piccola, faceva i capricci.
Alexis si avvicinò alla piccola bambina, le accarezzò le guanciotte paffute e le lasciò un bacio sul nasino. Subito, la bambina si rilassò, si asciugò le lacrime che avevano bagnato il suo faccino e diede un bacio sulla guancia ad Alexis per poi trascinarla verso il tavolo.
<<Ecco qua, ragazzi, si mangia!>> Evie posò una grande pentola al centro del tavolo, ma tutti i ragazzi, Alexis compresa, si voltarono verso la sedia vuota a capotavola, storcendo il naso.
<<Dov'è papà?>> Calum guardò la porta e poi di nuovo la sedia. Evie stava per rispondere quando, di colpo, la porta si spalancò.
<<Eccomi qua! Non potrei mai perdermi la cena!>> Mason, il padre dei ragazzi, si sedette a tavola con un gran sorriso e tutti cominciarono a mangiare.
Alexis osservò uno per uno, il viso dei suoi "familiari" per poi soffermarsi su quello di Mason.
Dieci anni prima, quando arrivò a Primrose, Alexis piangeva, era infreddolita e le sue gambe erano state graffiate dai rami degli arbusti e bagnate dalla neve. Era piccola, sola e indifesa; con lei c'erano solo una borsa piena di vestiti e un libro di poesie.
Mason la trovò addormentata vicino al pozzo della città e la portò a casa sua. Lui, i figli e la moglie diventarono la sua nuova famiglia.
Mason le aveva insegnato a combattere come se fosse un maschio e, ora, Alexis era l'unica donna, a Primrose, in grado di maneggiare una spada. La sua forza, la sua resistenza e la sua sopportazione erano aumentati e, per tutti, Alexis era diventata "la piccola guerriera".
<<Tesoro, ti è piaciuta la cena?>> Alexis sorrise a Evie
<<Era buonissima, grazie>> la donna la guardò sorridente e, dopo aver lasciato un bacio sulla sua guancia e su quella dei figli, andò in cucina per sistemare piatti e pentole.
Evie voleva molto bene ad Alexis; quando la bambina era arrivata al villaggio, Klaus aveva la sua stessa età, Calum era piccolo e la piccola Amelia non era ancora nata. Per lei, Alexis è stata la prima figlia femmina.
Anche Alexis si alzò da tavola e, seguita da Klaus, si diresse in camera sua. La loro casa, seppur modesta, aveva quattro stanze: una per Alexis, una per Klaus, una per Amelia e Calum e, infine, una per Mason e Evie.
Alexis aprì la porta e si lasciò cadere con un tonfo sul suo letto. Il suo sguardò si fissò in quello del ragazzo davanti a lei: una ciocca di capelli neri gli ricadeva sulla fronte, gli occhi, chiarissimi, quasi argentati, brillavano illuminati dalla Luna e le labbra sottili erano piegate in un sorriso.
<<Vuoi che resti con te?>> un sorriso involontario comparve sul volto di Alexis.
<<Sì, grazie>> Klaus si sdraiò sul letto e la tirò più vicino a lui, in un abbraccio che sapeva di casa, per poi lasciarle un bacio sulla fronte.
<<Buonanotte>>
<<Buonanotte, Alexis>> un brivido percorse la schiena della ragazza, il suo nome, fuoriuscito dalle labbra di Klaus, sembrava una dolce melodia.
Mentre cercava di addormentarsi, Alexis fece ricadere il suo sguardo su di una piccola bruciatura nell'angolo del soffitto. Era successo un anno dopo il suo arrivo a Primrose: Alexis stava male, le mancava casa sua e non riusciva a credere che i suoi genitori l'avessero abbandonata così. Per la prima volta in vita sua, decise di far loro un torto e infranse la promessa, forse più importante, che aveva fatto la sera in cui tutto era successo: non leggere mai il libro delle poesie.
Alexis aveva aperto il libro e, con rabbia, aveva iniziato a ripetere la poesia, che più le piaceva, ad alta voce; qualche minuto dopo, la sua stanza stava già bruciando.
E' stato quel giorno, che Mason ha avuto la conferma dei suoi sospetti: Alexis era una strega.
Ne parlò alla bambina, cercò di tranquillizzarla, di dirle che sarebbe andato tutto bene, ma ormai Alexis sapeva che niente sarebbe più andato bene.
Quella notte, cominciarono i suoi incubi: distruggeva Gold Feather con la magia, uccideva i suoi genitori, faceva scappare Evie, Calum e tutti gli altri...
L'unica soluzione era dormire con Klaus, lui sapeva come farla stare bene; lui riconosceva in lei la "piccola guerriera" e non la "piccola strega".
*****
<<Alexis, svegliati>> una mano si posò delicata sulla guancia della ragazza per poi risalire fino a spostarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Lentamente, la ragazza aprì gli occhi e il suo verde bosco si scontrò con l'argento di Klaus. La sua testa era appoggiata proprio di fianco a quella del ragazzo e la mano di Klaus continuava ad accarezzarle dolcemente i lunghi capelli rossi.
Lo sguardo di Alexis si posò sulle labbra del ragazzo che, d'altro canto, stava osservando le sue già da alcuni secondi.
<<Ragazzi, scendete!>> di scatto, la ragazza chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, allontanandosi leggermente. Klaus smise di accarezzarle i capelli e, con un balzo, scese dal letto.
<<Ci vediamo più tardi>> il ragazzo le fece un gran sorriso e chiuse la porta alle sue spalle.
<<Amelia smettila!>> Alexis era appena scesa di sotto e, come ogni mattina, Calum e Amelia stavano litigando.
<<Calum! Non parlare così a tua sorella>> Calum corse verso la sedia con la faccia imbronciata e la piccola Amelia mangiò, soddisfatta, una fetta di pane con la confettura preparata da Evie.
<<Buongiorno>> tutti si voltarono verso Alexis
<<Buongiorno, tesoro! Vieni a fare colazione>> la ragazza sorrise a Evie e, dopo essersi seduta a tavola, cominciò a mangiucchiare del pane.
<<Mason?>>
<<E' uscito con Klaus, due minuti fa. Tu e Calum li dovete raggiungere quando avete finito>>
<<Fammi indovinare... al campo di allenamento?>> Evie guardò dispiaciuta Alexis e annuì.
Alla ragazza era sempre piaciuto essere la piccola guerriera e allenarsi con gli altri, ma ora iniziava a stancarsi. L'allenamento era diventato più duro, senza alcun motivo, durava quasi tutto il giorno e andava fatto tutti i giorni. Mason era sempre fuori casa, saltava la colazione ed era sempre nervoso, solo a cena fingeva che tutto andasse bene.
Alexis se n'era accorta: stava per succedere qualcosa.
<<Calum, muoviti!>>
<<Arrivo!>> il ragazzo scese di corsa le scale e si incamminò insieme ad Alexis verso il campo.
Il cielo era scuro, pesanti nuvole grigie si muovevano, trasportate dal vento, sopra le loro teste. Qua e là, dei lampi squarciavano il buio e lanciavano dei fischi che assomigliavano all'unione di centinaia di urla.
Alexis non ricordava molto bene la madre, ma c'era una sua frase che non riusciva a scordare: quando senti il suono di un fulmine, senti le urla di tutte le persone che hanno sofferto a causa delle battaglie il cui rumore senti nei tuoni.
Una mano strinse quella di Alexis; la ragazza alzò il volto e vide Calum farle una specie di sorriso che assomigliava più a una smorfia.
Anche lui aveva imparato, come Klaus, a capire quando i suoi pensieri la travolgevano ed Alexis era grata loro per il modo in cui riuscivano a riportarla sempre a galla.
Quando arrivarono al campo, i due videro Mason in piedi su una roccia, Klaus accanto a lui e tutti gli altri che ascoltavano.
<<I guardiani hanno avvistato un esercito dirigersi verso Primrose>> un brusio si sollevò tra la folla impedendo ai due di sentire.
<<Silenzio!>> la voce di Mason risuonò trasportata dall'eco e, nel campo, calò il silenzio più assoluto.
<<I soldati arriveranno qui domani, probabilmente ci sarà una guerra! Non dobbiamo farci prendere dal panico, siamo preparati. Sarà una battaglia come tutte le altre, ora andate a preparare tutto il necessario e procuratevi delle armi>> tutti gli uomini, prima radunati in cerchio attorno a Mason, cominciarono ad andare in ogni direzione, urlando il nome di armi, cavalli e negozi del villaggio.
Solo Calum e Alexis rimasero al loro posto.
<<Sarà la tua prima battaglia>> Alexis sorrise al ragazzo. Era felice di poter combattere davvero, soprattutto perché sapeva benissimo che quell'esercito era quello che aveva distrutto Gold Feather.
Negli anni che aveva trascorso a Primrose erano girate molte voci su quell'esercito: l'esercito maledetto.
Ora Alexis poteva scoprire la verità, poteva scoprire cos'era successo quella notte, dov'erano i suoi genitori, poteva-
<<No, lei non combatte!>>
<<Cosa?>> Mason e Klaus li avevano raggiunti. L'uomo stava guardando Alexis con sguardo serio e l'espressione di chi non vuol essere contraddetto.
<<Tu non combatti>>
<<Io combatto eccome, perché mi hai addestrato altrimenti?>> l'uomo sospirò, sapeva che la battaglia per convincere Alexis sarebbe stata più complicata di quella vera.
<<Ti ho allenato perché potessi difenderti da sola, perché, dieci anni fa, sei arrivata qui quasi morta. Tu non combatti>> Alexis si avvicinò di un passo, gli occhi, ora di un verde più scuro, fissi in quelli di Mason
<<Sai benissimo che quell'esercito è quello che ha distrutto la mia città. Tutti i villaggi conquistati negli ultimi anni sono stati uniti sotto un unico impero, il loro!>> Mason annuì sempre più deciso
<<E' proprio per questo che non combatti. La tua sete di vendetta potrebbe complicare le cose e mettere tutti in pericolo>> la ragazza fece un altro passo verso di lui
<<Io combatterò!>>
<<No, non lo farai>> questa volta non era stato Mason a parlare, ma Klaus. Alexis si voltò verso di lui, gli occhi sgranati, i denti che stringevano con forza il labbro inferiore per non mettersi ad urlare.
<<E' pericoloso per te e per tutti noi. Tu non puoi combattere>> la voce di Klaus era stata incerta, quasi non lo pensasse davvero, ma ad Alexis questo non importava, erano bastate le sue parole per farla crollare. Si sentiva come una torre piena di crepe in balia del vento: sapeva benissimo che sarebbe caduta, ma non poteva farci niente.
Alexis non poteva prendere una decisione, perché era trascinata da quelle degli altri.
La ragazza scosse la testa, delusa dalla persona di cui si fidava di più, e corse nel bosco.
Pochi minuti dopo, si ritrovò sulla panchina di quercia, sola nell'immensità del bosco.
-Non ci posso credere!- pensò -Non mi lasceranno combattere!-.
Alexis era sicura che quelle persone avessero ucciso i suoi genitori. Un giorno era tornata a Gold Feather e aveva visto lo stato in cui si trovava: le case distrutte, i prati bruciati, il castello abbattuto; aveva visto la desolazione e la tristezza.
Quel posto, che le aveva dato tanto, era diventato un ammasso di pietre, polvere e tavole di legno. Non c'era più nulla, era scomparso tutto.
E la ragazza sapeva bene che, di quel tutto, facevano parte anche i suoi genitori.
Delle persone erano morte senza motivo, un villaggio era stato raso al suolo per nulla.
Gold Feather non aveva rapporti commerciali con nessuno, non aveva molti terreni, né particolarmente fertili, produceva solo quanto bastava per nutrire gli abitanti, non c'erano nemmeno risorse minerarie, nessun motivo per conquistarla.
Quei soldati cercavano qualcosa e non l'avevano trovato. Alexis voleva sapere cosa.
<<So a cosa stai pensando, ma non ti lascerò combattere lo stesso!>> due occhi, brillanti come diamanti, comparvero davanti alla ragazza.
<<Se sapessi davvero a cosa sto pensando, credimi, mi lasceresti venire in battaglia con voi>> Klaus sospirò e si sedette accanto a lei.
<<Alexis è pericoloso. La tua voglia di vendetta potreb->> la ragazza non lo lasciò finire di parlare, la sua pazienza era finita, ora c'era solo rabbia.
<<La dovete smettere di pensare per me! Hai capito? Io non cerco la vendetta, so benissimo che sarebbe stupido e pericoloso! Io voglio solo sapere la verità>>
<<Non puoi saperla!>> ora anche il ragazzo stava urlando e Alexis era sempre più delusa dal fatto che, proprio lui, lui che l'aveva sempre aiutata, non riusciva a capire il suo bisogno di sapere.
<<Tu eri con me! Eri con me quando ho visto le rovine del mio villaggio, hai visto con i tuoi stessi occhi! Quei soldati cercavano qualcosa e io potrei scoprirlo>>
<<Credi davvero che te lo direbbero?>> una smorfia comparve sul volto della ragazza
<<Se fossi al mio posto, anche tu crederesti a qualsiasi cosa pur di trovare la pace>>.
E poi il silenzio. Gli unici suoni che si sentivano erano i loro respiri pesanti, la corsa dei cervi nel bosco, il volo di qualche uccello e il vento, il vento che soffiava tra le fronde dei grandi alberi e si portava via le loro urla.
Il tempo passava, ma nessuno dei due osava spostarsi. Alexis non aveva idea di che ore fossero, ma, contando che erano arrivati al campo a mezzogiorno, dovevano essere almeno le quattro del pomeriggio.
Essendo inverno cominciava a fare sempre più freddo e i respiri dei ragazzi formavano delle nuvolette bianche che contrastavano con il buio del bosco e sembravano dare vita a vortici che trasportavano i loro pensieri e le parole non dette.
Quando anche l'ultimo raggio di sole sparì, Alexis si alzò, pronta ad andarsene, ma una mano si strinse delicata attorno al suo polso.
<<Alexis>> la ragazza si voltò verso Klaus e lo guardò. Guardò i suoi lineamenti mascolini, i capelli scuri, gli occhi chiari e le labbra, non più piegate in un sorriso, ma in una triste smorfia.
<<Ragazzi è tardi! Tornate a casa!>> dal limite del bosco arrivarono le urla di Evie.
<<Arriviamo>> Alexis tolse la mano del ragazzo dal suo polso e si voltò, ma, ancora una volta, Klaus la bloccò.
Con una mossa rapida la tirò verso di sé, così vicino che i loro nasi si sfioravano e i respiri si confondevano; se Alexis avesse mosso la testa, le loro labbra si sarebbero toccate.
Qualche secondo dopo, un dolce sussurro raggiunse le sue orecchie.
<<Domani combatti>> due parole e, poi, le labbra del ragazzo si posarono su quelle di Alexis.
Labbra chiare e morbide contro labbra rosse e screpolate dal freddo. I loro nasi si sfiorarono più volte e le mani calde di Klaus si posarono sul viso freddo di Alexis.
Quando i due si separarono, le loro labbra erano piegate in un sorriso.
Klaus cominciò ad accarezzare dolcemente le guance della ragazza.
<<Solo... promettimi che starai attenta e che domani sera torneremo a casa, tutti e due>> Alexis avvicinò di nuovo le loro labbra
<<Te lo prometto>>
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