Capitolo 19

Le luci soffuse della prigione illuminavano solo la prima parte del corridoio e, nel punto dove si trovavano i due ragazzi, il buio li avvolgeva quasi completamente.
Alexis continuava a spostare lo sguardo dalla targa, appena visibile, all'uomo rinchiuso nella cella: se ne stava seduto in un angolo poco illuminato, le gambe  strette al petto e le braccia magre abbandonate sulle ginocchia; nel buio, i suoi occhi risplendevano come pietre preziose e i suoi capelli si confondevano con l'oscurità.
<<Alec>> la voce della ragazza risuonò, incerta, nel silenzio della prigione e, sebbene il volto dell'uomo fosse nell'ombra, Alexis lo vide schiudere la bocca per lo stupore.
Con movimenti lenti e strascicati, l'uomo si alzò in piedi e raggiunse barcollando le sbarre di ferro a cui, con immensa lentezza, si aggrappò; le sue mani erano piene di chiazze scure, le unghie, alcune lunghe, altre spezzate, terminavano con lunette sporche di terra e le dita sembravano rametti secchi a cui l'inverno aveva tolto la vita; anche le braccia, che erano appena visibili attraverso la maglia logora e strappata, ormai quasi del tutto trasparente, erano di una magrezza impressionante: le ossa dei polsi erano ben visibili, così come i nervi e le vene bluastre che correvano lungo tutto l'arto, in alcuni punti più sottili, in altri più gonfie.
Ciò che, però, colpì Alexis, più di ogni altra cosa, fu il suo viso, un viso scavato, pallido e ricoperto da uno spesso strato di barba scura e sporca; un viso su cui svettavano due occhi marroni e lucidi, circondati da scure occhiaie; un viso sormontato da una massa aggrovigliata di capelli castani pieni di terra e bagnati di sudore; un viso che, nonostante tutto, dimostrava non più di cinquant'anni quando invece avrebbe dovuto dimostrarne almeno duecento.

<<Alexis>> la voce dell'uomo non fu roca come la ragazza aveva immaginato, bensì risuonò forte e chiara nell'inquietante silenzio che li avvolgeva.
<<Come conosci il mio nome?>> l'ombra di un sorriso comparve sul volto di Alec.
<<Come tu conosci il mio>> Alexis aggrottò la fronte confusa.
<<La vostra storia, tua e di Freesia, è leggenda>> Alec si voltò verso una grata da cui filtrava il vento freddo di Icy Oak.
<<Anche tu sei leggenda>> la ragazza, più confusa che mai, si voltò verso Jake che, con sguardo attento, fissava la scena, ma, prima che potesse chiedergli spiegazioni, l'uomo ricominciò a parlare.
<<Tutti conoscono la prescelta... la notte, quando le guardie lasciano la prigione per cenare, i prigionieri si risvegliano da un lungo sonno e mormorano parole di salvezza e di speranza... tu... tu ci sei sempre>> Alexis fece un passo verso le sbarre di ferro e sfiorò con un dito la targa con il nome di Alec.
<<Come ti hanno catturato? Secondo il racconto, il sacrificio di Freesia avrebbe salvato te e sua madre>> l'uomo annuì stanco e appoggiò la fronte al freddo metallo.
<<Stranamente, gli uomini di Icy Oak hanno mantenuto la loro parola: ci hanno lasciati in pace... anni dopo, avevo venti anni, forse qualcuno in più... salutai la mia famiglia e andai alla ricerca di Freesia, da solo... portai con me la spada che avevo usato quel giorno maledetto e partii... non potevo sopportare di averla persa, volevo riportarla a casa... ovviamente le cose non sono andate come speravo>>
<<Ti hanno catturato?>> un sospirò lasciò le labbra di Alec
<<Mi hanno portato in prigione, mi hanno chiuso in questa cella sporca e buia e mi hanno raccontato la sua morte con il sorriso dipinto sulle labbra... non ho più rivisto la luce del Sole>> la ragazza si voltò verso Jake e gli lanciò un'occhiata, quasi come se volesse avvertirlo di non fermarla, poi, lentamente, fece scorrere un dito sulla mano dell'uomo e lo guardò dispiaciuta.
Quando strinse la sua mano, come per confortarlo, Jake fece un passo avanti.
<<Alexis, non credo->> la ragazza lo interruppe
<<Non mi farà del male, è di Gold Feather>> il giovane mago non rispose, ma tenne lo sguardo fisso sull'uomo, pronto a intervenire in caso di pericolo.

<<Tu l'amavi?>> l'uomo sembrò sorpreso da quella domanda e la stessa Alexis sembrò desiderosa di rimangiarsi quelle parole.
<<Se l'amavo? Certo che no... Freesia era bellissima e dolce, ma era la mia migliore amica, io sentivo quando stava male e quando era felice, lo sentivo dentro di me come se una parte della sua anima si fosse unita alla mia... eravamo uniti per la vita, ma come due guerrieri che combattono fianco a fianco, non come due sposi...>> Alexis lo guardò curiosa
<<E hai comunque fatto tutto questo per lei? Anche se non l'amavi?>> ripensò a Calum, alla piccola Lia, allo sguardo implorante di Mason e a quello deluso e infuriato di Klaus.
Loro pensavano ancora a lei? Pensavano che fosse una traditrice o avevano capito la sua scelta? Klaus... Klaus aveva capito?
Alec lasciò la sbarra di ferro e chiuse, tra le sue mani, quella piccola e pallida della ragazza.
<<L'amore non è solo di un tipo... e poi, non è forse quello che hai fatto tu? Lasciare la tua famiglia e sopportare tutto questo per loro?>> la ragazza scosse la testa.
<<Alla fine, io sarò costretta a far loro del male...>> Alexis sentì Jake sospirare accanto a lei <<Non li avrò salvati da niente, anzi, sarò la loro distruzione>>.
<<Alexis>> Alec la guardò negli occhi come se fosse in grado di vedere oltre l'iride verde, come se fosse in grado di leggerle l'anima <<Il tuo è un cuore d'oro e saprà trovare la giusta direzione nel lungo cammino della vita, ne sono certo... non è ciò che siamo costretti a fare che dimostra chi siamo, ma ciò che scegliamo di fare pur rischiando di andare incontro alla morte... tu, mia cara, hai scelto di diventare una prigioniera di re Bradley , ma ricorda: ogni guerriero sa che, anche in un vicolo cieco, ci sono nascondigli e scorciatoie che salvano la vita>> l'uomo lasciò andare la sua mano e fece un passo indietro venendo avvolto dall'oscurità.
<<Ora vai, Alexis, sappiamo entrambi che non è per vedere me che sei qua>> Alexis, ancora confusa dalle parole dell'uomo, fece un passo indietro.

<<Alexis>> Jake sfiorò la sua spalla con una mano <<dobbiamo andare dai tuoi genitori, non abbiamo molto tempo>> la ragazza rimase qualche secondo ferma ad osservare Alec e il sorriso che le rivolse dal fondo della cella, poi, dopo avergli fatto un ultimo cenno di saluto, si incamminò verso la fine del corridoio dove, sulla destra, c'era uno stretto passaggio che portava alla cella dei suoi genitori.
Nella sua testa rimbombavano domande che non era riuscita a pronunciare, parole che aveva sentito il bisogno di dire e pensieri che necessitavano di essere completati.
Come faceva Alec ad essere ancora vivo? Come poteva avere la stessa età di Cassandra, se lei era nata cinquant'anni prima di lui? Quali oggetti magici aveva nascosto? Li aveva nascosti davvero?
La mole di domande che vorticavano nella sua mente, unita allo stretto corridoio che iniziava a farle mancare il fiato, le faceva girare la testa.
Solo quando, in fondo al piccolo corridoio, vide la cella di Anne e Moriel, tutto ciò che era successo abbandonò la sua mente, ora c'erano solo i suoi genitori; Alexis scrollò la testa per riprendersi e aumentò il passo.

<<Mamma! Papà!>> Jake, come la volta precedente, fece scattare la serratura così che Alexis potesse entrare e abbracciare i suoi genitori.
<<Alexis?>> Moriel e Anne erano seduti su una fredda panca di pietra e guardavano la figlia come un uomo, che ha percorso il deserto, guarda l'acqua: come se fosse un'allucinazione, una bella allucinazione.
La ragazza afferrò le sbarre di ferro e, dopo aver rivolto uno sguardo di ringraziamento a Jake, entrò nella fredda cella; abbracciare i suoi genitori era meraviglioso, l'ultima volta che lo aveva fatto, era stata lì per recuperare la magia, dopodiché, aveva completamente perso il controllo; ora, invece, poteva restare lì con loro e assicurarsi che stessero bene, senza doversi preoccupare di incantesimi vari.
<<State bene?>> Moriel sorrise
<<Ora che ti abbiamo vista, sì>> la ragazza li abbracciò un'altra volta; sapeva che i suoi genitori erano ancora vivi, re Bradley non poteva ucciderli, ma sapere e vedere erano due cose completamente diverse: a volte, quando pensava a loro, rinchiusi in quella cella, al freddo e al buio, pensava che Bradley avrebbe potuto ucciderli e lei non lo avrebbe mai saputo, ma ora, ora che era lì con loro, sapeva che erano ancora vivi e stavano bene.
La ragazza fece scorrere lo sguardo sui loro volti: le guance di entrambi erano più scavate rispetto all'ultima volta e il loro volto era arrossato e sporco di terra; le loro mani erano screpolate e nere come il carbone, ma Alexis non ne fu sorpresa, l'intero pavimento della cella era ricoperto di uno spesso strato di terra e polvere nera.
<<Quand'è l'ultima volta che avete mangiato?>> Anne strizzò gli occhi come se stesse cercando di ricordare.
<<Da quando sei venuta a trovarci ci hanno dato da mangiare solo due volte>> Alexis, che si era accovacciata accanto ai suoi genitori, si alzò di scatto e raggiunse Jake che, appoggiato alle sbarre di ferro, osservava la scena con un triste sorriso dipinto sulle labbra.
<<Puoi usare la magia per procurar loro del cibo?>> il ragazzo guardò la giovane strega, incerto sul da farsi.
<<Alexis... se ci scoprissero, potrebbero farti del male o farlo a loro, non so->>
<<Ti prego>> la ragazza lo interruppe incrociando le dita e mordendosi il labbro per trattenere la voglia di andare da re Bradley e fargli del male <<Ti prego, Jake>> 
<<Ok>> il ragazzo sospirò e, con uno schiocco di dita, fece comparire due mele e due morbidi panini bianchi.
<<Grazie>> la ragazza fece scorrere la mano sul suo braccio, fino alla mano, e gliela strinse <<Grazie, per tutto>> poi, tornò dai suoi genitori, che guardavano Jake con un sorriso sulle labbra; Anne, addirittura, stava piangendo e le lacrime lasciavano scie chiare e splendenti sulla sua pelle scura e sporca.

Jake, guardando Alexis inginocchiata accanto ad Anne e Moriel, mentre mangiavano e ridevano quando la ragazza, mettendocela tutta, faceva volare le briciole di pane usando l'unico incantesimo che aveva imparato a fare, non riusciva a non pensare ai suoi genitori.
Non riusciva quasi più a ricordare come era la sua vita prima che sua madre morisse, prima che rimanesse solo con Lars.
Lars... lui avrebbe dovuto essere suo padre, stargli accanto, ridere quando faceva volare le briciole di pane, ma niente di tutto ciò era successo e non sarebbe mai successo. 
A volte, quando guardava Lars, non poteva fare a meno di pensare che, una volta, era stato un bravo padre... ma era stato molto tempo prima e, purtroppo, non poteva tornare indietro a quei tempi, non poteva riavere suo padre.

Jake, ancora immerso nei ricordi, riuscì a percepire l'incantesimo che si dissolveva, non avevano più tempo, le guardie si stavano per svegliare.
Con una leggera spinta, si allontanò dalle sbarre di ferro e fece un passo verso Alexis.
<<Alexis, dobbiamo andare>> la ragazza si voltò verso di lui facendo cadere la briciola che stava volteggiando sopra di lei.
<<Jake...>> il suo nome, in quel momento, sembrò una supplica, ma, per quanto Jake avesse voluto dar loro più tempo, farlo sarebbe stato troppo rischioso, non poteva fare un altro incantesimo, le guardie se ne sarebbero accorte.
<<Mi dispiace, davvero... non c'è più tempo>> la ragazza annuì sconfitta e si girò verso i suoi genitori.
<<Tornerò a trovarvi, ve lo prometto... vi voglio bene>> abbracciò un'ultima volta Anne e Moriel, dopodiché, raggiunse Jake fuori dalla cella.
Il ragazzo utilizzò la magia per richiudere le sbarre e, dopo che Alexis ebbe salutato i suoi genitori, iniziarono a correre verso l'uscita, verso il castello.

*****

Quando raggiunsero la camera di Alexis, il cielo era ormai buio e tempestato di stelle; la pioggia si era finalmente fermata, ma il vento soffiava sempre più impetuoso creando rumori sinistri.
Il giorno era passato e, a dimostrarlo, vi era la Luna, che splendeva alta nel cielo.
Alexis si avvicinò alla porta della sua stanza indietreggiando.
<<Non ci siamo allenati, oggi>> Jake la guardò con un sorriso e scrollò le spalle
<<Non ti preoccupare, ci bastano quattro dei cinque mesi che abbiamo a disposizione>> la ragazza corrugò la fronte e lo guardò curiosa.
<<Ma allora... perché cinque mesi?>> il giovane mago distolse lo sguardo, consapevole di aver detto una parola di troppo.
Alexis, vedendo che la sua risposta non arrivava, sospirò e aprì la porta della sua stanza.
<<Beh, buonanotte allora>> stava per entrare quando la voce del ragazzo la fece fermare.

<<Alexis, sei davvero convinta che alla fine distruggerai Primrose?>> la ragazza non rispose, non perché non volesse rispondere, ma perché non aveva una risposta; si era posta quella domanda decine di volte, eppure non riusciva a capire come evitarlo.
Jake, consapevole del fatto che non avrebbe mai ricevuto una risposta, continuò il suo discorso:
<<Io non ci credo... Alec ha ragione, tu non distruggerai la tua famiglia, troverai una soluzione... sappiamo entrambi che non saresti capace di far loro del male... devi solo smetterla di ripeterti che non hai altra scelta, c'è sempre un'altra scelta>> dopo averla salutata con un piccolo sorriso, Jake si incamminò lungo il corridoio lasciandola sola con i suoi pensieri.
Alexis, più confusa che mai, entrò nella sua stanza richiudendosi la porta alle spalle.

Perché Jake le aveva detto quelle cose? 
Ormai aveva capito che il giovane mago non era un suo nemico, anzi, poteva essere considerato un suo amico, il suo migliore alleato; era chiaro che si fosse affezionato a lei e che non volesse che le venisse fatto del male, ma perché era convinto che avrebbe trovato una soluzione? O meglio, perché la incoraggiava a trovare una soluzione? 
Non doveva forse essere un alleato di re Bradley? Non era suo compito difendere Icy Oak?
Alexis non capiva... non capiva come evitare la distruzione di Primrose, non capiva perché Jake la volesse aiutare, non capiva come salvare e come salvarsi e, più non capiva, più sentiva di perdere una parte di sé stessa, quella calcolatrice, sveglia, attenta, pronta ad adattare il piano di partenza a seconda dell'evolversi della situazione... 
E poi, perché c'erano cose di cui non voleva parlarle? Perché cinque mesi quando ne servivano quattro? Cosa ci sarebbe stato tra tre mesi e, di nuovo, tra cinque? Stelle cadenti? Cambio delle stagioni? Una festa? Cosa? Non lo sapeva... 

Stanca, la ragazza scivolò lungo il portone di legno fino a ritrovarsi seduta per terra e, quando alzò le mani per portarsele alla testa, i ciondoli del braccialetto regalatole da sua madre si scontrarono con la piuma d'oro che portava all'orecchio producendo un acuto tintinnio che riecheggiò nel silenzio della stanza.
-Codarda- si disse -non ti puoi arrendere così, sei una guerriera-
Una luce, una luce che negli ultimi tempi sembrava essersi assopita, si riaccese dentro di lei, più forte che mai.
Si stava davvero arrendendo? Lei che aveva sempre lottato anche quando era solo una bambina? No, non poteva farlo, non poteva permettere che accadesse.

Prese un respiro, nella sua mente rimbombarono le parole di Alec: "Il tuo è un cuore d'oro e saprà trovare la giusta direzione nel lungo cammino della vita, ne sono certo... non è ciò che siamo costretti a fare che dimostra chi siamo, ma ciò che scegliamo di fare pur rischiando di andare incontro alla morte... tu, mia cara, hai scelto di diventare una prigioniera di re Bradley , ma ricorda: ogni guerriero sa che, anche in un vicolo cieco, ci sono nascondigli e scorciatoie che salvano la vita".
Poi, la voce di Alec venne sostituita da quella di Jake: "Devi solo smetterla di ripeterti che non hai altra scelta, c'è sempre un'altra scelta"

E' vero, c'è sempre un'altra scelta e lei non avrebbe mai permesso che venisse fatto del male alla sua famiglia.
Ripensò a Mason, al modo in cui l'aveva abbracciata al campo per l'allenamento, al suo viso straziato che la implorava di restare.
Ripensò a Lia, la sua sorellina, che con i codini sciolti e gli occhioni tristi la guardava senza capire stringendosi stanca ad Evie.
Ripensò a lei, a Evie, che era stata come una madre per lei, che l'aveva accudita e cresciuta come se fosse sua figlia.
Ripensò a Calum che, nonostante i suoi lineamenti dolci, non era più bambino; ripensò a quando le aveva sorriso incoraggiante per convincerla a restare con loro.
E, poi, ripensò a Klaus, ai suoi occhi argentati che risplendevano come la Luna, ai suoi capelli neri come il carbone, ai suoi baci dolci, alla sua delusione e alla sua rabbia; ripensò al modo in cui aveva dovuto pregarlo di guardarla prima di andarsene, al suo sguardo spento...
Avrebbe davvero avuto il coraggio di ucciderli? No, certo che no... c'erano cose che nemmeno i guerrieri avevano il coraggio di fare.
Jake e Alec avevano ragione: avrebbe trovato un piano per salvare la sua famiglia, avrebbe trovato un piano per distruggere re Bradley.

Con la forza ritrovata, Alexis raggiunse il suo letto e, un secondo prima di cadere nel sonno, ripensò alle parole che aveva sussurrato a Klaus così che nessuno le potesse sentire: " La prossima luna piena, la guarderemo insieme".

Doveva trovare un modo per vincere quella battaglia.



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