Capitolo 17

<<Alexis>> 
Alexis, ancora avvolta in una pesante coperta e profondamente addormentata, era sdraiata orizzontalmente sul suo letto: i capelli che pendevano da un lato e sfioravano il pavimento, i piedi che ciondolavano dall'altro e spuntavano dalla coperta.
<<Alexis, svegliati>> Cassandra si avvicinò alla ragazza e le fece una carezza materna sulla testa facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli rossi.
Le sue palpebre si mossero debolmente, dopodiché, un'occhio si aprì mostrando un verde spento, molto lontano dal suo solito verde smeraldo.
Alexis si mise a sedere lentamente e si stropicciò gli occhi, non era stata per niente una bella nottata.
<<Ehi>> Cassandra le sorrise poggiando accanto a lei un vassoio con pane e marmellata <<Hai dormito molto questa notte, eh?>>
Alexis cercò di farle un sorriso e annuì, ma, in realtà, era stata sveglia tutta la notte e si era addormentata solo tre ore prima...
- maledetto Jake!- pensò
<<Forza, mangia qualcosa: ti aiuterà a svegliarti>> la ragazza prese una fetta di pane e l'addentò; quel soffice pane bianco e quella deliziosa marmellata di mirtilli non le erano mai sembrati così buoni... a quanto sembrava, non dormire le metteva fame.
<<Jake è passato venti minuti fa, voleva entrare, ma dormivi ancora e gli ho detto di tornare dopo>> Alexis si bloccò, la fetta di pane a metà strada tra il vassoio e la sua bocca, gli occhi spalancati e la fronte corrugata.
<<E perché è passato così presto?>> Cassandra, che stava riponendo dei vestiti puliti nell'armadio, si voltò verso di lei alzando le spalle e poi sorrise.
<<Non lo so proprio... forse voleva iniziare prima del solito, sai, re Bradley gli sta col fiato sul collo... o forse voleva solo vederti>> Alexis diede un altro morso alla sua colazione e, quando si girò verso Cassandra, la vide intenta ad osservarla di sottecchi, le sopracciglia alzate e un sorriso divertito dipinto sulle labbra.
<<Cassandra!>> la donna scoppiò a ridere e continuò il suo lavoro in silenzio, ma Alexis appoggiò sul vassoio ciò che stava mangiando e si lasciò cadere sul letto: le era passata la fame.
Era così evidente che qualcosa in Jake non andasse? O meglio, era così evidente che qualcosa tra di loro non andasse?
L'aveva notato anche Cassandra e lei... beh, lei viveva da molti anni.
<<Cassandra>> la donna si voltò e Alexis la osservò perplessa.
<<Quanti anni hai?>> Cassandra sorrise
<<Ne ho cinquantasei, perché me lo chiedi?>> 
<<Balder mi ha raccontato una storia...>> la donna scoppiò a ridere e guardò Alexis preoccupata
<<Niente di buono comincia con "Balder mi ha raccontato una storia"... e di cosa si tratta?>>
<<Parlava di Freesia, una strega come me, vissuta duecento anni fa, ma non è di questo che voglio parlare>>
<<E di cosa allora?>> Cassandra si era seduta accanto a lei e la guardava consapevole di quello che avrebbe dovuto raccontare.
<<Di te, di come facevi ad essere qua, duecento anni fa... >> la donna sospirò 
<<Se Balder e Jake non te l'hanno spiegato, non credo di essere io a doverlo fare>> Alexis si alzò di scatto e cominciò a camminare nervosamente davanti al letto.
<<Ma puoi raccontarmi la tua storia, no? Puoi raccontarmi di te, di come sei arrivata qui, di come hai vissuto da quando sei ad Icy Oak... vero?>> Cassandra sorrise
<<Sì, questo credo di poterlo fare, ma sarà una lunga storia>> Alexis scosse la testa sorridendo
<<Quando mai non lo è?>>

Gold Feather

Duecentocinquant'anni prima

<<Forza, prendimi se riesci>> Cassandra, una ragazzina di sedici anni, stava correndo nel podere di famiglia; i suoi lunghi capelli neri erano mossi a causa delle trecce che sua madre le aveva fatto il giorno precedente; i suoi dolci occhi marroni erano grandi e vispi, le sue labbra rosa erano piegate in un sorriso e le sue braccia erano spalancate come delle ali e sferzavano l'aria.
Dietro di lei, Raya la inseguiva; Raya era la sua sorellina, aveva appena compiuto dieci anni, ma sembrava più piccola; Raya era il suo esatto contrario: i suoi lineamenti erano delicati, le guance paffute, i capelli castani erano pieni di ricci e gli occhi cambiavano colore; quando pioveva, erano marroni, avevano lo stesso colore della terra bagnata e del cioccolato, la pioggia si rifletteva perfettamente facendoli brillare come pietre preziose.
Quando c'era il sole, invece, erano verdi, verdi come due smeraldi; brillavano come erba bagnata dalla rugiada e la facevano assomigliare ad un gatto.
Che cos'era Cassandra di fronte alla bellezza della sua sorellina Raya? Che cosa, se non una macchia scura proprio accanto ad una pietra splendente?
Niente. Ecco cos'era: niente. Non era bella come la sorella, non era nemmeno dolce e femminile quanto lei, ma non era questo a darle fastidio, era il fatto che gli altri la vedessero esattamente come lei: per tutti, esisteva solo Raya, persino per i suoi genitori.
Cassandra non dava peso ai giudizi degli altri, ma non era facile in un paese dove tutti conoscevano tutti: qualche amico era sempre invitato a pranzo o a cena e non perdeva occasione per far notare a tutti la bellezza della piccola Raya.

Quello che, però, nessuno aveva mai osato dire era quanto Cassandra fosse effettivamente bella; perchè Cassandra non era brutta, non lo era per niente, ma non faceva nulla per dimostrare il contrario e viveva all'ombra della sorella e del suo vanto.
Solo un ragazzo, in tutto il paese, aveva notato la sua vera bellezza: il suo modo di camminare deciso, ma modesto, i suoi loneamenti marcati, ma, allo stesso tempo, femminili, i suoi capelli neri come petrolio e carbone, che, inutile dirlo, erano perfino più preziosi di gemme e diamanti e, infine, i suoi occhi castani; quel ragazzo, non vedeva niente di normale in quei semplici occhi marroni, bensì ci vedeva il mondo: vedeva il tramonto quanto il cielo si tingeva di arancione illuminando le piccole pagliuzze dorate immerse nel marrone, vedeva l'alba quando il cielo si colorava di rosa e i suoi occhi assumevano tonalità più chiare, come il beige; sapeva che c'era il Sole tutte le volte che si illuminavano al punto da sembrare stelle immerse nel buio e sapeva che pioveva quando diventavano opachi e spenti come un lume che ha smesso di illuminare l'oscurità.
Di quegli occhi, lui si era innamorato.

Mente correva, inseguita da sua sorella, Cassandra pensava a lui, a quanto la facesse sentire bene, a quanto fosse più felice proprio grazie alla sua presenza nella sua vita... era solo grazie a quel ragazzo che, ora, Cassandra riusciva a correre seguita dalla sua bellissima sorella pensando a sé stessa e non a quel raggio di Sole che la inseguiva.
<<Ti ho presa!>> Cassandra e Raya rotolarono a terra ridendo; la cosa bella di Raya, quella che Cassandra apprezzava più di tutte le sue cose belle, era che non si vantava mai, anzi, Raya non perdeva occasione di celebrare la sorella per le sue doti culinarie, per i suoi splendidi capelli lisci e per la sua intelligenza.
Raya era l'unica persona della sua famiglia a cui, nonostante l'invidia che certe volte provava, Cassandra volesse bene.
Le due sorelle si guardarono con un sorriso divertito, dopodiché, si aiutarono a rialzarsi.
<<Sei sempre più veloce>> Cassandra scompigliò i ricci della sorella
<<Imparo dalla migliore>> Raya diede un bacio sulla guancia alla sorella e si incamminò verso casa proprio mentre, dal sentiero principale, arrivava Charlie.
I suoi capelli scuri erano spettinati dal vento, gli occhi chiari erano socchiusi a causa del Sole e le labbra erano distese in una smorfia preoccupata.
<<Ehi, Charlie>> il ragazzo si avvicinò a Cassandra e le diede un bacio sulle labbra
<<Cass, ti devo dire una cosa... è importante>>
<<O-ok>> la ragazza si sedette all'ombra di un grosso ciliegio e Charlie la imitò.
All'improvviso, il canto delle cicale sembrava sparito, le risate dei bambini in paese sembravano lontane e gli uccellini avevano smesso di cinguettare.
Il ragazzo se ne stava seduto a giocherellare con le dita di Cassandra, lo sguardo vuoto e sconsolato.
<<Charlie... cosa succede?>> quando alzò lo sguardo in quello di lei, Charlie vide un misto di paura e preoccupazione che lo fecero intenerire; accarezzò una guancia della ragazza e le strinse la mano.
<<Ci sarà una guerra>>
<<Cosa?>>
<<Mio padre mi ha appena avvisato, arriveranno questa notte... io devo combattere, ma prima di andare voglio che tu mi prometta di non fare sciocchezze, voglio che tu sia al sicuro>> Cassandra scosse la testa sconvolta.
<<Non ti lascerò andare, non... non puoi... io n-non...>>
<<Ehi, guardami>> Charlie mise le mani ai lati del suo viso e avvicinò le loro fronti << io devo combattere, non posso tirarmi indietro, devo farlo per Gold Feather, ma tu...>> scosse la testa e la baciò <<tu devi stare con gli altri, devi aiutare le madri a tenere d'occhio tutti i bambini, devi restare al sicuro... non potrei sopportare di perderti>>
<<Charlie>> grosse lacrime avevano cominciato a solcare le sue guance e stavano bagnando le mani del ragazzo.
In pochi secondi, Cassandra aveva sentito il mondo crollarle addosso, era stata assalita da un misto di angoscia, paura, rabbia e rassegnazione; sapeva di non poter fare niente per cambiare le cose, ma sapeva anche che, se avesse perso Charlie, non sarebbe riuscita ad andare avanti.
<<Ti prego...>> ora anche il ragazzo aveva delle lacrime ai lati degli occhi <<promettimi che non farai niente di stupido>>
<<Te lo prometto>> Cassandra lo tirò a sé in un bacio disperato, un bacio che poteva essere un arrivederci tanto quanto un addio.

*****

<<Cassandra>> Nia, la madre della ragazza, stava aiutando una donna ad entrare nella piccola grotta; lo spazio era molto angusto, ma bastava ad ospitare una decina di adulti e una ventina di bambini.
All'interno della grotta c'erano già più persone di quelle che avrebbero dovuto esserci e, sparsi per la città, c'erano altri cinque rifugi simili.
<<Dimmi, madre>> Nia si girò verso di lei con un bambino tra le braccia: avrà avuto qualche mese e aveva la faccia rossa e bagnata a causa delle lacrime.
<<Occupati di lui, io ne ho altri a cui dar da mangiare>> Cassandra prese il bimbo tra le braccia e raggiunse l'angolo più isolato della grotta.
Erano lì dentro da più di tre ore, l'aria iniziava ad essere pesante, il caldo era soffocante, tanto che alcuni bambini erano stati spogliati per far sì che non si lamentassero, le grida dei neonati rimbombavano contro le pareti e Cassandra iniziava ad avere giramenti di testa e forti capogiri.
Tranquillizzare quel bambino, quando anche lei iniziava a stare male, non sarebbe stato semplice.
Cassandra strinse a sé il bambino a cominciò a cullarlo dolcemente cantandogli, a stento, la ninna nanna che la madre le cantava da piccola; quando iniziò a calmarsi, allungò il dito verso di lui e, quando lo strinse, gli accarezzò delicatamente la piccola manina.
Di sicuro, quel bambino voleva solo un posto tranquillo dove dormire e, ormai, quella grotta non lo era più: un'ora dopo il loro arrivo lì, la guerra era cominciata e le grida dei soldati si erano unite a quelle di donne e bambini creando un frastuono assordante.

L'ingresso della grotta si aprì leggermente e un soldato fece il suo ingresso zoppicando: Cassandra lo conosceva bene, era Will, uno dei più cari amici di Charlie; aveva qualche anno più di lei e un ammasso di capelli biondi che teneva sempre legati in una treccia.
In quel momento, però, Will aveva il viso coperto di sangue, i capelli erano macchiati nella parte anteriore, proprio dove un grande taglio percorreva quasi metà della sua fronte; un altro taglio si trovava sulla gamba sinistra e sembrava avere un braccio rotto.
Cassandra lasciò il bambino ad una donna lì vicino e corse verso di lui, nel frattempo, Nia lo aveva fatto sdraiare e stava cercando dell'acqua per pulirgli le ferite.
<<Will!>> il ragazzo si voltò lentamente verso di lei e fece una smorfia di dolore
<<C-cass>> Cassandra gli scostò alcuni capelli dal viso bagnato e strappò una parte del suo vestito per fermare la fuoriuscita di sangue.
<<C-cass...>>> Will prese la sua mano fermandola <<a-ascoltami... C-char...>> il respiro gli si mozzò in gola a causa del dolore.
<<Che succede? Will, guardami! Guardami,  non chiudere gli occhi>> Cassandra cercava di aiutarlo, ma la vista di tutto quel sangue, unito al forte caldo e alle grida, iniziava a farle girare la testa sempre di più.
<<Cha-charlie...>> la ragazza spalancò gli occhi
<<Sta bene?>> Will scosse lentamente la testa e strinse gli occhi per il dolore; solo quando si portò una mano sull'addome, Cassandra vide che aveva anche una profonda ferita da pugnale.
<<Will>> non sapeva più cosa fare: da una parte, voleva sapere di Charlie, ma, dall'altra, voleva solo aiutare il ragazzo.
<<V-vai da lui... a-al v-vec-vecchio...ah->> il ragazzo si strinse più forte la ferita, ma iniziava ad essere sempre più pallido <<il... f-fienile... vai>> la ragazza esitò qualche secondo e, fortunatamente, sua madre arrivò di corsa con un secchio pieno di acqua e alcune fasciature.
Il ragazzo fece un ultimo cenno a Cassandra che, di corsa, fece lo slalom tra donne e bambini urlanti per raggiungere l'uscita della grotta.
Le ultime parole che sentì, prima di immergersi nel freddo della notte, furono le grida di sua madre: <<Cassandra, fermati! Cassandra!>>.

La notte aveva ormai investito il paese, la Luna e le stelle sembravano essersi nascoste e, se non fosse stato per le lanterne e le torce sparse per la città, Cassandra si sarebbe persa e il buio l'avrebbe inghiottita.
La ragazza stava correndo verso il vecchio fienile di famiglia; i piedi cominciavano a farle male e le mancava il respiro, ma niente poteva contrastare la sua paura di perdere Charlie: avrebbe corso fino allo sfinimento pur di trovarlo.
Quando inciampò nella radice di uno dei ciliegi di suo padre, capì di essere vicino al fienile e cominciò a correre più veloce.
Scavalcò il recinto, ma un'improvvisa ondata di calore la costrinse a fermarsi: da una delle finestre del fienile, uscivano lunghe lingue di fuoco che brillavano nella notte.
Con gli occhi spalancati e il cuore in gola, Cassandra si costrinse ad andare avanti e spalancò con forza il portone di legno.
<<Charlie!>> all'interno, le fiamme stavano divorando il legno metro dopo metro e una parte del tetto era crollata; proprio lì, a pochi metri dall'entrata, accanto ad un ammasso di legname, giaceva il corpo di Charlie che, alla vista di Cassandra, aveva cominciato a trascinarsi verso il portone.
Mentre lo raggiungeva, la ragazza si strappò un pezzo del vestito e lo legò in modo da coprire bocca e naso dal fumo nero che stava invadendo la struttura.
Quando lo raggiunse, gli offrì una spalla per alzarsi e, zoppicando, raggiunsero l'uscita; una volta fuori, il ragazzo si lasciò cadere a terra e, solo in quel momento, Cassandra vide la grossa ferita nel suo petto.
Il battito del suo cuore accelerò e l'agitazione invaso ogni singolo angolo del suo corpo.
<<C-Charlie>> una lacrima aveva bagnato la sua guancia, ma l'asciugò in fretta
<<C-cass... t-ti avevo de-detto...>>
<<Non mi importa cosa avevi detto, dimmi come posso aiutarti>> il ragazzo sorrise e allungò una mano fino a raggiungere la sua guancia; quando Cassandra posò la sua mano su quella di Charlie e sentì il freddo che emanava, iniziò a piangere, questa volta senza cercare di nascondersi.
<<C-Charlie, t-ti prego>> le lacrime solcarono le guance del ragazzo mischiandosi al sangue e alla terra.
<<Mi d-dispiace>>
<<N-non puoi lasciarmi...>> Cassandra scosse la testa e strinse più forte le mani del ragazzo <<n-non puoi>>  si abbassò per baciarlo, incurante del sangue, della terra, incurante del fuoco alle loro spalle, della morte che aspettava di rapire il suo ragazzo, incurante della guerra alle loro spalle... 
Quando rialzò la testa, vide Charlie sorridere <<E'... il m-modo migliore... p-per and-andarsene... con te>> la ragazza si lasciò sfuggire una triste risata.
<<T-ti amo>> Charlie fece una smorfia di dolore, ma cercò comunque di mostrarsi sorridente
<<T-ti amerò... s-sempre>> fissò il suo sguardo in quello della ragazza e, qualche secondo dopo, i suoi limpidi occhi azzurri diventarono opachi e vuoti; un grido di dolore uscì dalle labbra di Cassandra: Charlie se n'era andato, se n'era andato per sempre.

Icy Oak

Oggi

Cassandra si asciugò una lacrima e fissò il vuoto per qualche secondo; sembrava quasi volesse concentrarsi su ogni singolo particolare di quella storia nonostante la distruggesse.
<<Fu così...>> ricominciò a raccontare <<fu così che mi trovarono, inginocchiata sul corpo morto di Charlie, ma non ebbero pietà nemmeno quella volta: mi rapirono, mi caricarono su un carro insieme ad altre persone e, poi, uno stregone ci addormentò... quando riaprii gli occhi, ero distesa sul pavimento della prigione>> Alexis strinse la donna in un abbraccio facendola sorridere.
Quella donna aveva sofferto così tanto, aveva perso il suo amore, la sua famiglia... aveva perso tutto.
La promessa che aveva fatto a Charlie le aveva ricordato quella che lei aveva fatto a Klaus, la promessa che sarebbe andato tutto bene, che dopo la guerra sarebbero stati ancora insieme, eppure... dov' era lei adesso? E dov'era Klaus? Quanti chilometri li separavano?
Di una cosa, Alexis era certa: il mondo era pieno di promesse infrante.

<<Mi dispiace, non dovevo chiederti di raccontare questa storia>> Cassandra si staccò dall'abbraccio e sorrise ad Alexis
<<Non è colpa tua, non potevi sapere>> 
<<Allora, ecco... potrei fare un'ultima domanda?>> la ragazza sorrise imbarazzata facendo ridere Cassandra
<<Certo che puoi>>
<<Cosa è successo dopo? A te e tutte le altre persone che hanno rapito...>> la donna alzò le spalle e sospirò
<<Siamo quello che vedi ora: io sono una serva, ma a me è andata bene perché devo aiutare te... gli altri, i servi del re, dei soldati, di Lars... loro sono trattati come stracci, vengono picchiati, puniti, a volte non mangiano...>> Alexis aggrottò la fronte
<<Non c'è un modo per aiutarli?>>
<<Oh, sì: ogni tanto faccio in modo che arrivi loro del cibo, altre volte vanno da Balder, lui li ospita, da loro da mangiare, cura le loro ferite... più di così non possiamo fare>> Alexis guardò fuori dalla finestra e le sembrò di vedere tutti quei vasi pallidi e spenti che l'avevano accolta al suo arrivo ad Icy Oak: erano tutti abitanti di Gold Feather.
<<Io non ti tratterei mai così, lo sai, vero? Anzi, se fosse per me, potresti anche evitare di sistemare i vestiti o pulire la stanza, potrei farlo io... >> Cassandra sorrise e accarezzò una guancia di Alexis
<<Lo so, ma è il mio lavoro e non voglio che lo faccia tu>> la ragazza sorrise debolmente e annuì
<<Vorrei che anche gli altri si occupassero di me, potrei imparare un incantesimo per far comparire del cibo per loro, potrei aiutarli>> Cassandra rise 
<<Beh, un'altra persona che lo fa c'è>>
<<Chi è?>> Alexis la guardò curiosa

<<Jake>>

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