Capitolo 12

Primrose

Dopo la partenza di Alexis

La leggera pioggerella che aveva cominciato a scendere si era ormai trasformata in una vera e propria tempesta.
Grosse gocce di acqua fredda colpivano con violenza tutto ciò che incontravano e Klaus era una parte di quel tutto; se ne stava in ginocchio, nel punto dove Alexis lo aveva lasciato, gli stivali di cuoio completamente ricoperti di terra, le ginocchia affondate nel terriccio bagnato, la maglietta di tela pregna d'acqua; le mani, appoggiate sull'erba fredda, tremavano e così anche le braccia; i capelli ricadevano a ciocche sul suo viso, gli occhi argentei erano spenti e socchiusi, le labbra iniziavano a diventare bluastre.
Klaus non aveva mosso un muscolo da quando Alexis era sparita, era rimasto fermo, a guardare la pioggia cadere, a sentire il freddo dell'acqua e del vento, ad assaporare ogni singola parola pronunciata nei minuti precedenti.
La scelta di Alexis lo aveva distrutto, aveva sentito il suo cuore frantumarsi e centinaia di piccolissime schegge si erano infilate dappertutto nel suo corpo facendogli mancare il respiro.
Le parole che gli aveva sussurrato, anche se solo per un secondo, avevano fatto tornare in lui la speranza, ma, ora, ora che la ragazza che amava era lontana, ora che era solo sotto la pioggia, ora che tutto ciò che voleva gli era scivolato di mano, non era più tanto sicuro che ce l'avrebbe fatta.
Anche per questo non si era mosso, aveva paura di crollare, aveva paura che, se si fosse alzato in piedi, le sue gambe sarebbero diventate molli come la marmellata di Evie e avrebbero ceduto.
Non capiva perché Alexis li avesse lasciati, avrebbero di sicuro vinto loro la battaglia contro Icy Oak, i loro guerrieri non sapevano combattere e, così come Gold Feather, gli unici villaggi che avevano distrutto erano quelli che non avevano un esercito pronto a combattere. 
Re Bradley aveva sfruttato le sue debolezze e l'aveva fatta crollare, sapendo che non avrebbe mai rinunciato ai suoi veri genitori, eppure Klaus non capiva... ancora una volta, la ragazza lo aveva lasciato senza parole.

<<Klaus!>> ormai il cielo era buio e il ragazzo non riuscì a scorgere la persona che lo chiamava dal fondo della vallata.
<<Klaus>> ora, l'uomo era più vicino e il ragazzo fu in grado di riconoscere la voce di Mason. Klaus avrebbe voluto rispondergli, ma, quando provò a parlare, dalle sue labbra uscì solo un sussurro accompagnato da una nuvoletta bianca.
<<Klaus, ti ammalerai, devi tornare a casa>> l'uomo si inginocchiò di fronte al figlio e, dopo averlo osservato, sentì il cuore stringersi; non aveva mai visto Klaus così debole e abbattuto, fin da piccolo, era sempre stato un guerriero, uno che cade e si rialza ridendo, uno che va avanti, che lotta, che non si arrende mai... era sempre stato quel tipo di persona forte e coraggiosa che, a vederla, non l'avresti mai creduta in grado di cedere, eppure eccolo lì, in ginocchio, sotto la pioggia, con lo sguardo perso.
<<Klaus, se ne sono andati tutti da ore, torna a casa>> questa volta, il ragazzo alzò la testa e lanciò all'uomo un'occhiata velenosa
<<Noi non siamo tutti, noi siamo la sua famiglia>> Mason lo guardò con un filo di tristezza
<<Credi che non mi importi? Non potevo fare niente... l'ho supplicata, le ho chiesto di rimanere>> 
<<Potevamo attaccarli... credi davvero che quei due soldati sarebbero riusciti a battere l'intero esercito di Primrose?>> Mason scosse la testa
<<Avevano un esercito stanziato nella collina, n->> il ragazzo lo interruppe
<<Avremmo potuto battere anche quello!>> Mason si alzò di scatto da terra
<<Cosa vuoi che ti dica? Che non volevo combattere? Avrei dovuto sacrificare l'intero esercito per salvare una sola persona? Io ho avuto il coraggio di fare quello che Alexis non ha fatto: io ho scelto ciò che era giusto e non ciò che volevo>> Mason aveva le guance rosse per lo sforzo che aveva fatto nel gridare quelle parole, il suo petto di sollevava e si abbassava velocemente e i suoi capelli, leggermente più lunghi del solito, erano mossi dal vento.
Klaus lo guardò con gli occhi spalancati e l'espressione di chi non riesce a credere a quello che ha sentito.
<<Ti prego, dimmi che scherzi>>
<<E' la verità... lei ha sacrificato tutti noi per i suoi genitori>> Klaus scosse la testa
<<Non li vede da dieci anni! Anche tu lo avresti fatto se avessi avuto una possibilità>> lo sguardo di Mason divenne vacuo e, per alcuni minuti, il silenzio della notte inghiottì le loro parole.
Klaus guardava il padre a metà tra l'incredulo e il dispiaciuto, Mason sembrava ricordare un giorno lontano, il giorno lontano... quello in cui suo nonno gli aveva detto che avevano trovato i suoi genitori, rapiti qualche anno prima, quello in cui un messaggero dell'esercito nemico gli aveva annunciato la condanna a morte dei due, quello in cui, dopo ore trascorse a cavalcare per le montagne, aveva visto le vesti dei suoi genitori tingersi di rosso per poi bruciare.

<<Hai ragione...>> Klaus lo guardò sorpreso
<<Cosa?>>
<<Hai ragione, avrei fatto qualunque cosa per riaverli indietro...>> il ragazzo sospirò sollevato <<ma...>> Mason lo guardò dritto negli occhi <<non avrei mai aiutato il nemico ad uccidere tutti gli altri>>
<<Alexis non lo farà>> Klaus si maledisse mentalmente quando sentì la sua voce tremare nel pronunciare quelle parole
<<Come fai a saperlo? Hanno ancora i suoi genitori, possono ancora far loro del male... i giochi sono ancora aperti...>> Klaus voltò la testa verso il bosco, verso la panchina scavata nella quercia, poi l'alzò vero il cielo, verso le stelle e la Luna.
I crateri sulla superficie lunare sembravano formare un volto sorridente, eppure la notte non era mai sembrata  così triste.
Klaus sentiva che niente sarebbe stato più lo stesso e, nonostante le parole di Alexis, la sua mente già pensava al giorno in cui la ragazza, accompagnata dai soldati di Icy Oak, sarebbe tornata al villaggio per ucciderli.
Un brivido percorse la sua spina dorsale e, per poco, il ragazzo non crollò definitivamente a terra.

La mattina dopo, il Sole era tornato a splendere, le primule colorate ondeggiavano mosse dal vento e le rondini volteggiavano allegre nel cielo.
Per un momento, Klaus pensò di aver avuto solo un brutto sogno, ma, quando allungò la mano  e sentì le coperte ancora in ordine e il freddo del materasso, capì che era tutto vero: Alexis non c'era più.
All'improvviso, l'incredibile debolezza del giorno prima si trasformò in un'ondata di rabbia e delusione. Il ragazzo si alzò di scatto e, dopo aver infilato gli stivali, corse al piano di sotto, fuori dalla porta, verso il campo di addestramento.
Recuperò una spada e, con una rabbia mai provata prima, cominciò a infilzare, uno dopo l'altro, ogni singolo sacco usato per l'allenamento.
Ogni volta che infilzava la spada nel sacco, sentiva un peso abbandonare il suo corpo e la sua mente, ma, poco dopo, il peso tornava e, come un macigno, gli ricadeva addosso... a quel punto, estraeva la spada, e, quando sentiva le parole di Alexis, "Manterrò la promessa, addio Klaus", colpiva di nuovo, con tutta la forza che aveva, il sacco.
Gli sembrò di continuare così per ore, era come un mantra: respira, ricorda, colpisci... respira, ricorda, colpisci...

Stava per colpire l'ennesimo sacco quando, una mano, si posò delicata sulla sua spalla: era Calum.
<<Fermati Klaus>>  il ragazzo guardò il fratello e, poco dopo, gettò la spada a terra. Era sudato e la testa gli girava come una trottola.
Calum lo fece sedere e gli rivolse un debole sorriso.
<<Non puoi continuare così, sono tutti preoccupati per te, siamo tutti preoccupati per te>> Klaus fece una risata amara
<<Lo dite tutti come se fosse passata un'eternità, è successo solo ieri>> Calum lo scrutò con sguardo severo e Klaus ebbe paura che potesse incenerirlo.
Calum aveva sedici anni, i capelli castani sempre spettinati e gli occhi marroni, ma il suo viso dai lineamenti dolci lo aveva sempre fatto sembrare più piccolo e, in quel momento, sembrava incredibilmente buffo.
<<Sono serio, Klaus... Alexis è nostra sorella, anche io e Amelia le vogliamo bene... non sai cosa darei per rivedere immediatamente la sua chioma rossa...>> Klaus sorrise al fratello
<<Purtroppo, credo che per me non fosse solo una sorella...>>
<<Lei ti piaceva, vero?>> il ragazzo annuì triste e voltò la testa così che Calum non potesse vedere i suoi occhi lucidi.
<<Tornerà>>
<<Cosa?>> Klaus lo guardò confuso
<<Alexis tornerà>>
<<Tu credi?>> Calum sorrise
<<"Pluvia decidit, Sol occidit, hora abit, amor remanet">> Klaus lo guardò con la coda dell'occhio
<<Cosa vuol dire?>>
<<La pioggia cade, il Sole tramonta, il tempo passa, l'amore rimane... me lo ha detto Alexis... lei tornerà, ne sono certo... se non per noi, lo farà per te...>> i due fratelli si abbracciarono e alcuni pezzi del cuore di Klaus sembrarono riunirsi.
Forse poteva ancora farcela.

*****

Primrose

Oggi

<<Klaus, sveglia!>> il ragazzo era disteso a pancia in giù sul suo letto, i capelli erano un groviglio incasinato di ciuffi neri, gli occhi ancora chiusi, la guancia schiacciata contro il cuscino.
Qualcosa di pesante cadde sulla sua schiena facendolo sobbalzare e, a quel punto, il ragazzo aprì gli occhi.
<<Ciao>> Amelia lo guardava sorridendo. Klaus la sollevò, si mise supino e poi la fece risedere sulla sua pancia.
I suoi lunghi capelli erano neri come quelli del fratello e sottili come una ragnatela, ma, in quel momento, erano aggrovigliati e arricciati sulle punte. I suoi occhioni scuri lo scrutavano attentamente e, tra le mani, stringeva un coniglietto di legno che Klaus aveva intagliato per lei.
<<Ciao, sorellina>> Klaus le scompigliò il capelli ancora di più e la strinse a sé.
Profumava di primule e marmellata alla fragola, proprio come Alexis.
La piccola Amelia abbracciò il fratello e gli diede un bacio sulla guancia.
<<Come stai?>>
<<Bene>> la bambina tornò a sedersi e anche Klaus si raddrizzò. 
<<Ti manca ancora?>> Amelia guardava il fratello e, nel frattempo, giocava nervosamente con la statuina
<<Mi mancherà sempre>> la piccolina fece una smorfia
<<Manca anche a me... il mio profumo sta finendo>> Klaus la guardò senza capire e la bambina si spiegò meglio <<Alexis aveva fatto un infuso con i fiori del giardino... un po' lo usava lei e un po' lo prestava a me... sta finendo>> una lacrima bagnò la guancia della bimba e il ragazzo la tirò a sé asciugandole la pelle morbida.
<<Ehi, non piangere... puoi usare quello della mamma>>
<<N-non voglio dimenticarla... n-non voglio il profumo della mamma>> altre lacrime bagnarono il volto della bambina e Klaus capì che quello che voleva non era il profumo in sé, ma Alexis e, usare lo stesso profumo che usava lei, era come averla accanto nonostante non ci fosse più.
Klaus abbracciò la sorella e sentì che le sue manine si aggrapparono al tessuto della sua maglietta.
<<Ne faremo dell'altro, te lo prometto... ti aiuterò io, non piangere Lia>> la bambina sussultò nel sentire il soprannome che Alexis le aveva dato e Klaus non potè fare a meno di stringerla ancora più forte.
All'improvviso, era come se Amelia stesse sostenendo lui e non il contrario.

La mattina era passata in un soffio e Klaus si trovava nel bosco per spaccare la legna per il fuoco.
Di tanto in tanto, qualche scoiattolo attraversava il sentiero per poi arrampicarsi su un albero; alcune rondini volavano tra i rami facendo dondolare le foglie e il vento soffiava tra i rami facendoli scontrare.
L'ascia che il ragazzo teneva in mano stava per colpire l'ennesimo tronco, ma rimase ferma a mezz'aria perché Klaus sentì un rumore.
Si voltò, attento, e scrutò con attenzione il bosco circostante: non c'era nessuno. Ad un certo punto, un cervo saltò fuori da un cespuglio e il ragazzo si convinse che fosse stato lui a calpestare qualche ramo.
Si rimise al lavoro, ma, qualche minuto dopo, quando si voltò per prendere dell'altra legna, si ritrovò davanti sei uomini con l'armatura splendente.
Il ragazzo sussultò e fece alcuni passi indietro, l'ascia ancora stretta tra le mani.
<<Oh, non è il caso che ti spaventi, ragazzo... non ti faremo del male>> l'uomo che aveva parlato era un anziano signore con una tunica arancione <<Io mi chiamo Balder, lui è Jake...>> indicò un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi rossi <<Non è il caso che ti presenti gli altri>>.
Klaus strinse l'ascia e fece altri passi indietro.
<<Cosa volete? Da dove venite?>>
<<Siamo di Icy Oak>> il ragazzo spalancò gli occhi e, per un attimo, abbassò l'arma, ma tornò subito ad alzarla.
<<Dov'è Alexis?>> fece scorrere lo sguardo sulle persone che aveva davanti e, quando arrivò al ragazzo dagli occhi rossi, vide che lo stava osservando con odio.
<<Beh, ecco... è per lei che siamo qui...>> una scintilla attraversò gli occhi di Klaus
<<E' scappata?>> Jake rise e fece un passo avanti
<<Ti piacerebbe, eh? Che tornasse da te?>> Klaus lo fulminò con lo sguardo e strinse forte il manico dell'ascia <<Credo che non sia il caso di usare quella>> Jake chiuse gli occhi e allungò la mano verso il ragazzo; poco dopo, l'ascia fu scagliata lontano e cadde a terra.
<<Sei un mago?>> il ragazzo alzò un sopracciglio sorridendo
<<Ora basta>> Balder si mise tra i due <<Alexis potrebbe morire, solo l'essenza di ciò che più desidera la può salvare... ci serve la tua essenza, Klaus>>
<<Come conoscete il mio nome?>>
<<Lo ha pronunciato Alexis, lei vuole te, noi vogliamo la tua essenza... facile...>> Klaus avrebbe voluto dire che non era per niente facile, ma si trattenne.
<<Portatemi da lei o non avrete niente da me>> Jake scoppiò a ridere e Balder intervenne prima che potesse dire qualcosa.
<<Siamo maghi, Klaus... mi dispiace, ma prenderemo quello che ci serve, che tu sia d'accordo o no>> Klaus si sentì spingere da una forza invisibile e, poco dopo, si trovò legato contro il tronco di un albero. 
Le corde bruciavano sulla sua pelle e lo facevano sanguinare ogni volta che provava a liberarsi.
<<Sono corde magiche, non ti conviene muoverti>> Balder fece un giro attorno all'albero sussurrando parole che Klaus non riuscì a capire e un cerchio azzurro comparve dove lui era passato.
<<Possiamo cominciare>>

<<Ora ascoltami, ragazzo: noi non ti vogliamo fare del male, la tua essenza ci serve per guarire Alexis, se non lo vuoi fare per noi, fallo per lei>> Klaus sembrò rifletterci per qualche secondo dopodiché, smise di muoversi e abbassò la testa.
<<Perfetto, ora...>> Balder chiamò Jake accanto a sé ed estrasse un ciondolo dalla tasca <<Tu segui l'incantesimo, una volta terminato, lo chiuderò io>>
Jake si passò una mano tra i capelli biondi e socchiuse gli occhi; il vento cominciò a soffiare più forte e le foglie si alzarono da terra creando dei turbini verdi.
<<Essentiam voluntatis ego includo...>> la testa di Klaus si sollevò di scatto e i suoi occhi argentei cominciarono ad emanare una chiara luce celeste.
Tutto il suo corpo era teso, non più abbandonato contro il tronco dell'albero, le sue mani erano strette in due pugni, ma la cosa più stupefacente era il suo volto: tutte le emozioni che aveva provato nella sua vita, la loro essenza, passavano sul suo viso contorcendolo prima in una smorfia di dolore, poi in un sorriso, in un'espressione sorpresa, in una arrabbiata...
<<Voluntas antiqua, essentia nova>>
Jake aprì gli occhi e il ciondolo nelle mani di Balder brillò di un'intensa luce azzurra; l'uomo strinse l'oggetto tra le mani e sussurrò alcune parole... il ciondolo lampeggiò debolmente e poi si spense.
<<Ce l'abbiamo fatta>> Balder sorrise e, con un gesto della mano, fece sparire le corde che legavano Klaus.
Il ragazzo, ancora confuso, aprì gli occhi lentamente e lanciò uno sguardo di fuoco all'anziano mago.
<<Avevi detto che non avrebbe fatto male... non mi sento più la testa>> Balder guardò con sguardo severo Jake.
<<Quella potrebbe essere colpa sua, mi dispiace... grazie per averci aiutato, Alexis starà bene>> l'uomo si girò e si incamminò nel bosco seguito dai soldati, Klaus avrebbe voluto fermarli, ma era troppo debole.
Jake, che era rimasto di fronte a Klaus, gli si avvicinò.

<<Alexis non meritava quelle parole>> anche Jake si voltò, ma, prima di sparire nel bosco, alzò una mano e un'ondata di ricordi travolse Klaus facendogli capire a cosa si stesse riferendo.
<<Non tornare Alexis! Qualsiasi cosa succeda! Non tornare da me!>>

E Klaus crollò a terra, sfinito e arrabbiato.

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