⟣ Capitolo 8 ― Restano le macerie ⟣

Dal terribile scontro tra Mahdi e la spregevole creatura erano passati quattro lunghi giorni.

La notizia della morte della Ghul e dello Sciamano dell'Ovest s'era propagata al Petalo D'Avorio come uno sciame di locuste del deserto. Lo Shah, ritornato dal tempio Sole D'Acqua, era rimasto scioccato dalla situazione. I Comandanti e i Generali del Regno interrogarono i cittadini senza però ottenere delle risposte. Alcuni ipotizzarono una battaglia tra lo Sciamano e la Ghul, ma degli elementi non tornavano.

Mu'ezz Nadir aveva discusso insieme ai Principi della situazione all'interno della sala ovale dove molto spesso venivano dibattuti trattati politici, accordi commerciali e guerre interne ed esterne.

Shayan passava tra i nobili che chiacchieravano e indicavano le cartine geografiche poste sui tavoli. Al suo fianco Rahim teneva un papiro, mentre Taher guardava i confini disegnati sulle mappe.

― Penso che sia impossibile che uno Sciamano dell'Ovest abbia ucciso quella creatura, - disse Shayan guardando i Comandanti accanto a Mu'ezz Nadir.

― Allora, chi può essere stato? - chiese uno dei nobili.

Un silenzio profondo come un pozzo vuoto si espanse per tutta la sala. Rahim si avvicinò a Taher cercando di riordinare le idee; non riusciva a comprendere bene il difficile compito delle guerre e delle politiche interne al Regno. Molte volte domandava al fratello gli argomenti sconosciuti.

― Non lo sappiamo, ma stiamo indagando. Le ferite della Ghul indicano una colluttazione violenta provocata da un'arma e, da quanto abbiamo visto, lo Sciamano dell'Ovest non possedeva armi o strumenti da lacerazione, ― spiegò Shayan guardando i nobili.

Mu'ezz Nadir parlò sottovoce al figlio. I conti non tornavano nella loro mente, Rahim se ne accorse e guardò Fathi. Il fratello di Rasha era diventato sempre più aspro nei suoi confronti.

― E se fosse qualcosa oltre la nostra comprensione? In alcuni aneddoti si parlava dei Ferui. Magari uno di loro è stato invocato e ha sconfitto la Ghul. Forse lo Sciamano ha richiesto al Ferui di intervenire nel momento del bisogno, ― disse Rahim.

Rahim ricevette come risposta una fragorosa risata da parte dei nobili.

Per gli uomini di quella cerchia i Ferui erano scomparsi molti secoli prima a causa di un maleficio ed erano stati intrappolati nei Monti Alabastro. Di loro non rimaneva altro che una leggenda da raccontare ai bambini.

― Non credo che sia opera della discendenza del Dio Niyoosha. Dobbiamo chiederci se la Ghul è stata invocata da una donna oppure no. Dopotutto le fanciulle producono incubi talmente inquietanti da invocare involontariamente simili creature. Questa supposizione è nata anche dall'analisi delle condizioni della seconda moglie di nostro padre, Laleh Shahbanu della Luce D'Avorio. Lei non è l'unica a subire questa accusa. So... che vostra figlia, prima che giungesse a palazzo, ha sognato cose terribili. Non mi avete accennato nulla al riguardo e l'ho saputo dalle vostre parenti, ― Shayan guardò Mu'ezz Nadir.

― Pensavo che non fosse necessario un simile avvertimento, Principe Shayan. Le mie parenti temevano un giudizio negativo da parte di Rasha, ma... stiamo indagando.

― Perché proprio lei? ― Rahim si irritò al sentire quell'insinuazione e Taher, attento com'era ai cambi di umore del fratello, se ne accorse.

― Quando la Ghul si è presentata nella vostra capitale, il giorno prima, Rasha ha sognato d'essere divorata da una simile creatura. Ha pronunciato nel sonno il loro nome. Non sarebbe la prima volta che accade una cosa simile. Nei nostri Regni un atto del genere prenda vita da parte delle nostre parenti. Quegli esseri "nascono" dal terrore degli uomini e dalle donne, ― disse Mu'ezz Nadir corrugando le sopracciglia e posando le dita sul tavolo.

― Se la situazione peggiorasse... dovremmo rinunciare al matrimonio? ― Fathi chiese al padre.

Un mormorio si propagò nella sala dalle pareti in avorio decorate dagli arazzi turchesi. Rahim deglutì un po' di saliva e avanzò, sfiorando con i sandali i tappeti rotondi.

― Questa domanda non è importante, Fathi. Non siamo certi che... ― mormorò Mu'ezz Nadir.

― No, non giungiamo a questo! Il nostro matrimonio è stato organizzato da un anno e dobbiamo avere altre informazioni. Sono d'accordo riguardo a visitare Rasha, ma vi prego... non spezzate la sua integrità. Lei... ― Rahim balbettò guardando i presenti. Taher si spostò la treccia sulla spalla e fissò il fratellino sommerso dagli sguardi dei nobili.

La discussione della Ghul continuò e molti nobili aggiunsero vari dettagli riguardo all'assassinio dello Sciamano.

Rahim si spostò verso una delle tante colonne che sorreggeva il soffitto di un marmo rosa perlino e posò una spalla sulla superficie. Rimase in silenzio per parecchie ore.

Taher si scusò con un nobile per spostarsi e andare da Rahim, mentre Shayan parlava sulle strategia da usare per proteggere la popolazione del Regno.

― Rahim, che ti è preso? Di solito accetti le ipotesi dei nobili, ma hai difeso a spada tratta Rasha. Cosa temi, fratello? ― domandò Taher sfiorando una spalla di Rahim.

― Temo che annullino il matrimonio. Nostro padre ha cercato in qualsiasi modo di amministrare i trattati politici donando i tessuti e Servi Blu, ma... ― gli occhi color zaffiro fissarono senza nessun motivo le pareti.

― Rahim, c'è altro vero? ― disse Taher e i due si scambiarono uno sguardo intenso.

Il Principe minore aveva tentato di seppellire in fondo all'anima un briciolo di passione. Scrutò il volto di Fathi in lontananza, sperando di non far notare a nessuno il suo turbamento, men che meno al soggetto dei suoi interessi. Per quanto ci avesse provato, però, non fu in grado di celarlo.

― Rahim, non coprire la paura con un velo di finzione.

― So che non ti piacerà, Taher, ma io e Rasha ci scriviamo. Ci mandiamo delle lettere, niente politica, niente dogmi commerciali. Lei disegna degli animali per me e io le rispondo dedicandole delle poesie. Sperimentiamo l'arte in varie forme, ci confidiamo delle nostre paure, parliamo di tutto. Lei è... qualcosa di più di una donna. È uno spirito libero.

― Aspetta. Vi state scambiando delle lettere di nascosto? ― mostrò i palmi per fermare la parlantina, ― Lo sai che prima del matrimonio e, se non sono incontri ufficiali, non potete assolutamente scambiarvi dei messaggi. È vietato inviare delle lettere prima delle nozze. A causa dei papiri prematrimoniali due Principi si sono dichiarati guerra per un lembo di terra.

― So che è vietato. Non è mia intenzione scatenare una guerra, Rasha lo sa.

― Da quando vi scrivete?

― Dal giorno che è stata abbattuta la Ghul. Ascolta, Taher, - fissò il fratello, - non dire nulla a nostro padre, non dirgli delle lettere.

― Perché dovrei mentirgli su una cosa del genere? Lo sai che è severo pressappoco come Shayan.

― Perché per la prima volta, una donna non giudica ciò che ho sul petto. Rasha è sveglia più di me, ma allo stesso tempo è ingenua. Abbiamo mille dubbi, mille domande ed è così bella, Taher, - Rahim sorrise.

― Te ne sei innamorato?

― Innamorato? Cosa?!

― Oh, conosco bene quello sguardo, Rahim. Hai la stessa espressione di nostro padre quando sposò tua madre. Sei innamorato di lei, ― Taher sorrise al fratello.

― Non dire assurdità. L'amore non nasce dalle lettere, come potrei amarla?

― Beh... tua madre mandava sempre dei poemi a nostro padre durante i viaggi. ― Il fratello maggiore lo guardò dolcemente, ma poi tornò serio, come a volerlo rassicurare. ― Sei un libro aperto Rahim, per questo motivo ti consiglio di attendere il matrimonio. Avvisala con un ultimo messaggio che dovrà aspettare un po'. E riguardo a nostro padre, starò zitto.

― Sì. L'avviserò. Grazie, Taher.

I due principi tornarono alla riunione.

Dopo delle ore il raduno si concluse.

I partecipanti uscirono dalla sala tra chiacchiere e dubbi.

Mu'ezz Nadir e Fathi si allontanarono dalla porta, il padre del giovane guerriero non sembrava entusiasta del comportamento negativo del figlio nei confronti del Principe Rahim.

― Perché continui a rifiutare le parole del Principe Rahim? Non presti attenzione alle sue preoccupazioni, non ascolti i suoi fratelli, - Mu'ezz Nadir parlò con tono irritato a Fathi.

― Ascolto, padre, ascolto attentamente, soprattutto quando parlano di mia sorella. Il Principe Rahim è immaturo, vive di leggende. Per questo mi chiedo se è pronto a ottenere mia sorella, - Fathi sussurrò per non farsi sentire dai parenti.

― Che il Dio Niyoosha mi cucia la bocca per le imprecazioni che vorrei darti. Sei identico a tua madre e continuerò a dirtelo fino alla fine dei miei giorni. Giudichi le persone senza conoscerle fino in fondo. Io non...

― Voi eravate come me, padre. Mia madre mi raccontava di voi. Avevate il carattere aspro nei confronti dei nemici e fedele con i parenti. Non voltate le spalle al passato perché vi rincorrerà sempre.

― Fathi, il passato mi ha insegnato a essere clemente. È vero, non lo nego, ho ucciso delle persone, ho condannato i traditori alla tua età, mi rifugiavo nelle braccia delle concubine, ma ho espiato le mie colpe anni fa e da quelle ho imparato. Tu sei disposto a tutto per proteggere tua sorella, vuoi un guerriero pronto a dominare il carattere ribelle di Rasha.

― Non è questo che...

― Invece è proprio questo, Fathi. Non negarlo. Il nostro Shah conta su di noi per combinare questo matrimonio. ― Mu'ezz Nadir si avvicinò al figlio guardandolo negli occhi, ― Non ricordi più cosa è successo secoli fa? I Regni di Akram Sahl e Amjad Ayman si diedero battaglia per un pezzo di terra, perché i Principi erano così viziati da litigare tra di loro. Ci furono conflitti interni, assassini e carestie. Tua sorella ha un compito ed è sposare un Principe della Luce D'Avorio. Il nostro Shah ha passato anni a dimostrare la bontà della sua gente e non intendo rovinare tutto questo per un tuo maledetto giudizio, intesi?

Fathi stette in silenzio, masticandosi il labbro inferiore facendolo arrossire; posò una mano sul pomolo della scimitarra.

― Ed ora, prima che la situazione peggiori, chiedi al Principe Rahim se desidera effettuare un'altra battuta di caccia. Se dovesse rifiutare, cerca in tutti i modi d'essere educato. Chiaro? - Mu'ezz Nadir pronunciò con autorità.

― Come desiderate, padre, - Fathi alzò il mento e mostrò un sorriso sarcastico.

Fathi seguì il Principe che aveva imboccato un andito. Numerosi Servi Rossi si spargevano nel luogo corridoio ascoltando le richieste dei nobili. Rahim lasciò Taher, il quale venne fermato a sua volta da un ambasciatore.

"Un bambino, non è altro che un bambino. Di tutte le cugine che potevamo avere nella nostra famiglia, proprio mia sorella doveva essere "sacrificata" per questo matrimonio. Ho promesso a mia madre di proteggere mia sorella da tutti questi dogmi e soprusi. Pensavo che la proposta di Melchior Spahbod Dell'Artiglio Nero potesse essere a nostro favore, certo, è un uomo della mia età, ha offerto delle gemme preziose quando nostro padre doveva scegliere il futuro marito di Rasha, ma nulla. Quando lo Shah ha dichiarato che mia sorella sarebbe stata usata per legare questa "alleanza", mio padre ha cambiato idea. Rasha ha bisogno di un uomo e non di un bambino." Pensò Fathi avvicinandosi con un finto sorriso a Rahim.

― Rahim Shahzadeh Della Luce D'Avorio, vi posso parlare?

― Certamente, ditemi pure Fathi zāda Del Rubino D'Oro.

― Prima che iniziasse la riunione, i miei zii hanno trovato un'ottima zona di caccia, pensavo che potrebbe farvi piacere partecipare a questo ritrovo, domani sera. L'ultima volta che vi ho proposto di venire a caccia, non vi sentivate bene, ma oggi, mi sono chiesto, "perché non cogliere l'occasione"?

Rahim osservò la tunica color ocra di Fathi scendere sulle ginocchia e i pantaloni a buffo di un rosso scuro.

― Ah, sì... sì. D'accordo, pensavo di concludere altri documenti, ma se insistete, accetto volentieri la vostra proposta. Anche se sarò onesto, non sono molto abile.

― Non vi preoccupate, Shahzadeh. Vi darò una mano.

― Allora domani sera vi attenderò vicino all'ingresso delle mie stanze. Chiedete ai miei servi dov'è la mia stanza e loro vi condurranno da me - disse Rahim.

Quando i due cercarono di allontanarsi, Rahim si fermò osservando Fathi, un sorriso dipinse il suo volto, la postura elegante, tipica di sua madre, non passava inosservata.

― Fathi zāda Del Rubino D'Oro, prima che mi dimentichi, ho ordinato ai Servi Rossi di portavi dei giochi per i vostri figli. Spero che non vi rechi qualche problema.

― Come sapete che ho dei figli? Avete discusso con mio padre? Di queste cose si occupano le mie zie.

― No, non ho discusso con vostro padre. È stata Rasha a dirmelo. Avete due gemelli se non sbaglio. So quanto impegno serve per crescerli, me ne sono reso conto osservando i miei fratelli maggiori e, perciò, di tanto in tanto regalo ai piccoli qualcosa che possa intrattenerli e tenerli lontani dai loro genitori. Questa volta ho voluto fare lo stesso con voi. Mi sembrava un gesto gentile nei vostri confronti.

Fathi strinse un pugno tremante; guardò l'abito turchese dai ricami d'oro del Principe e i capelli corti ben pettinati. Gli occhi zaffiro di Rahim si socchiudevano con dolcezza e si specchiavano nei suoi neri.

― I miei figli saranno onorati del vostro dono, Shahzadeh. Vi ringrazio.

― Perfetto, allora a domani sera.

I due si salutarono e presero due strade diverse nei corridoi del palazzo.

***

Sembrava che quel giorno avesse portato un po' di pace nella mente dei nobili, tranne per Taher.

Non era una novità che il Principe si rifugiasse, per ordinare i pensieri, nell'osservatorio astronomico, prima che venisse servita la cena e anche quella volta, travolto com'era dai dubbi, non aveva fatto eccezione. Sedeva, immerso nella lettura di tavolette d'argilla e papiri, di fronte a un lungo tavolone dove erano poggiati sfere armillare, astrolabi e quadranti.

L'osservatorio astronomico aveva un gigantesco finestrone sul soffitto, dove di notte, si spostava una tenda magenta per mostrare il cielo.

Taher guardò dei modellini tondeggianti che penzolavano dal soffitto, degli arazzi raffiguravano le costellazioni e il sistema solare. Amava racchiudersi in quell'angolo di beatitudine scientifica e molto spesso, portava con sé delle brocche d'argilla colme di vino anforato, era solito servirsi in un coppa di legno quella sostanza. Era così assorto nella contemplazione, da non accorgersi della porta della sala che si apriva, facendo entrare un bambino di pochi anni. Gli astronomi dalle tuniche azzurre e le cinture verdi osservarono il piccolo correre verso il Principe.

Pitar, pitar, ― disse il bambino.

― Ehsan, che ci fai qui? ― domandò Taher sorridendo al piccolo.

Il bambino rise e si lasciò abbracciare dal padre. Taher lo accomodò sulle ginocchia piegate, le mani paffute sfiorarono i papiri.

― Mi annoiavo, pitar. Mamma vuole te.

― La mamma vuole sempre me, piccolo. Dammi cinque minuti e poi andiamo a mangiare, d'accordo?

Il bambino annuì e giocherellò con un pezzo di papiro. Taher posò la mano sull'addome del figlio e scrisse su una tavoletta d'argilla ancora fresca; osservò di nuovo il soffitto scoperto e all'ultimo il Calendario di Jalāl dipinto su una parete della sala.

Un chiacchiericcio disturbò il piccolo che guardava gli astronomi seduti di fronte al tavolone. Taher afferrò un astrolabio e sfogliò alcuni papiri dove venivano raffigurati i cicli lunari delle due lune. Qualcosa non gli tornava, Ehsan posò la nuca sul petto del padre e si stropicciò un occhio.

Pitar, ho fame.

― Dammi due minuti, Ehsan.

Un bacio sfiorò i capelli neri del bambino, poi Taher ricontrollò le costellazioni nel cielo. "La seconda luna è in allineamento con la costellazione dell'avvoltoio. È presente la solita stella luminosa e poi... ce n'è un'altra. Cosa?!" Taher pensò e afferrò il calamo nella boccetta d'argilla colma d'acqua e polvere nera, scrisse qualcosa su un papiro "Aspetta, quella stella è nuova. È simile all'altra, ma mesi fa non c'era. Non riesco a capire, aspetta!" prese un papiro e controllò di nuovo la notte. "È vicina alla costellazione dell'ariete e al pianeta dei "Grandi Uomini". Questo significa... no, non può essere. Le parole di Mu'ezz Nadir sullo Sciamano, oh, Grande Niyoosha. Mio fratello aveva ragione oppure sono solo delle supposizioni? Non sono certo, devo avere più prove."

Pitar, ho fame, andiamo dalla mamma?

― Sì, hai ragione Ehsan, andiamo, ― Taher si grattò la nuca muovendo la treccia, posò gli strumenti e sollevandosi con il figlio in braccio si avviò, avvertendo alcuni astronomi.

Non sarebbe stato facile ottenere altre informazioni, lo sapeva, ma era abbastanza determinato da mostrare la verità. Gli serviva solo un altro po' di tempo.





*

Spahbod ― "generali o marescialli" potevano comandare un'armata di campo.

Pitar ― Papà in persiano antico.

Ferui ― Nella mitologia persiana erano dei geni buoni. Ogni uomo ne aveva uno.

*

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