⟣ Capitolo 7 ― I predoni della lacrima ⟣

Simin strisciò verso l'accumulo di carne maciullata e non destò i sensi del giovane servo. La lingua biforcuta si muoveva vicino alla mano di Mahdi.

Il cilindro ritornò alla forma originaria e il rettile se ne accorse; si avvicinò all'oggetto e sibilò per un altro po', poi si sgretolò in piccoli pezzi, che andarono a fondersi con l'arma.

Il Servo Rosso aprì faticosamente gli occhi che tornarono neri, con la solita macchia blu sull'occhio destro. Non c'era più traccia dei segni magici sulla pelle. Tossì per poi stringere il cilindro; cercò di alzarsi, puntando lo sguardo sul cadavere della belva. Tastò la spalla, ma incredibilmente il sangue e la ferita non c'erano più, al loro posto c'erano soltanto dei pezzi di pelle secca somiglianti a quella dei serpenti.

Solo lo strappo del tessuto era rimasto sul punto ormai guarito.

"Cosa accidenti è successo?! Ho ucciso quel mostro, ho ucciso..." gli occhi di Mahdi fissarono la creatura, "...una Ghul! No, no. Non è possibile!"

Aveva solo sentito raccontare della creatura, ma non avrebbe mai pensato di trovarcisi faccia a faccia o, addirittura, di arrivare a ucciderla. Tornò a scrutarla e fu percorso dai brividi quando notò una profonda ferita sul collo e la lingua violacea penzolante. Avrebbe voluto fuggire per non destare sospetti nei cittadini rifugiati nelle dimore, tuttavia qualcosa lo bloccò. Un rumore, vicino ai bauli del vicolo cieco, attirò la sua attenzione.

Una donna dalla pelle nera e le labbra d'oro lo guardava con diffidenza.

Mahdi cercò di spostarsi senza spaventarla; era sicuro che non ci fosse anima viva dopo lo scontro. Aveva parlato con lo Sciamano e poi era scappato. Poteva notare l'abito aderente che le scendeva sui fianchi, mentre un velo trasparente le copriva i capelli e il naso. Gli occhi verde pera si muovevano a ogni passo del ragazzo. Una risata uscì da quelle labbra.

― Ehi, tu, aspetta! ― alzò la voce Mahdi.

La figura misteriosa non ascoltò la richiesta e scappò via, dissolvendosi come sabbia.

Mahdi era rimasto basito dallo scontro, dal potere che aveva rilasciato e dalla fanciulla misteriosa; erano troppe le domande. Così, senza perdere altro tempo e prima che i soldati arrivassero per controllare il corpo dello Sciamano e della creatura, corse verso il palazzo per darsi una sistemata e non sollevare sospetti. Giunto a palazzo evitò gli sguardi dei soldati che si appostavano nel luogo per controllare la zona; entrò nell'area dei servi e salì le scale al primo piano, evitando i suoi colleghi. Alcuni di loro erano stupiti dalle macchie sul gilet e sulla tunica. Mahdi li ignorò e prese da una cesta il ricambio, da cui i servi Rossi e Blu acciuffavano gli abiti puliti dopo i lavori pesanti. Tolse la sporca e si infilò la divisa pulita; dopodiché prese quella rovinata e la gettò nella cesta della spazzatura. Sarebbe stata bruciata nel giro di poche ore e nessuno avrebbe sospettato nulla.

Dopo pochi minuti si sedette su uno dei tanti giacigli e cercò di riordinare le idee, si torturò le mani per la situazione.

"Va tutto bene, Mahdi. Ora sei al sicuro, nessuno ha visto niente. Domani... domani troveranno la bestia e lo Sciamano. Sì e poi... indagheranno. Ricorda, tu non c'entri nulla. Non hai ucciso nessuno. Andrà tutto bene." Pensò il ragazzo accucciandosi sul lettino.

****

Mahdi non era l'unico ad aver visto delle cose surreali.

La donna che l'aveva notato era apparsa magicamente nell'accampamento degli Hadi Dell'Ombra, posto sul secondo continente chiamato Vayu.

La zona era illuminata dalle torce poste al di fuori dalle tende nere, una coltre viola copriva la terra rocciosa e le poche piante. Dei fiumi scavavano la roccia nella zona e permettevano la fornitura di pesce e alghe curative.

Quella parte di continente veniva chiamata Respiro di Biotite. Una zona che non veniva mai presa troppo in considerazione dai viaggiatori, poiché non aveva nulla di così prezioso.

Gli Hadi Dell'Ombra non erano di questo parere ed erano molto attenti ai visitatori che mettevano piede nella loro terra, anche ai pescatori del continente Anahiti. Erano molto scrupolosi e controllavano gli "ospiti" a distanza per decidere il da farsi su di loro, la maggior parte delle volte però, preferivano allontanarsi per non imbattersi nei soldati dei tre Regni.

La donna, di quella decisione, non era molto d'accordo ed entrò in una delle tende degli Hadi dell'Ombra. Poche lampade a olio, poste sui tavolini, illuminavano l'interno ornato dagli arazzi, le armi e le mappe dei Regni.

Degli uomini, accomodati su dei cuscini, la notarono e borbottarono; altri, invece, le sorridevano o ridevano appena.

Qualcuno però era sopra a tutti gli altri, un uomo era seduto su un cuscino, posto su dei tappeti pregiati, dei piatti d'argento erano colmi di frutta secca. La donna si mise di fronte a lui e chinò il capo, mentre l'interessato srotolava un papiro.

― Ho compiuto ciò che mi avete chiesto, mio Signore. Tuttavia la Ghul degli Incubi è morta, - disse la donna.

Un silenzio tombale calò per dei secondi sulla tenda. Gli uomini fissarono il loro capo. Il papiro cadde sulle ginocchia dell'uomo che guardava la donna e si morse la guancia interna.

― Come, scusa? ― disse il capo. La donna temendo le ripercussioni si inginocchiò. ― Una delle migliori Ghul che hai mai evocato è morta? No, fammi capire, sciocca di una meretrice, com'è possibile?!

Gli Hadi dell'Ombra non dissero nulla quando il loro capo si alzò bruscamente, muovendo la tunica grigia con dei ricami neri e i pantaloni a sbuffo color panna.

La figura femminile sentì i passi pesanti dell'uomo sempre più vicino, poteva annusare l'odore di mirra e percepire il tintinnio della harba presa dalla mano ruvida di lui.

― Prima che faccia di te una poltiglia di carne e capelli, voglio sapere cos'è successo? Sono stati i soldati dello Shah Munir Della Luce D'Avorio? È stato un mōbed oppure... ― disse l'uomo estendendo il giavellotto e posò la lama sul viso della donna.

― No, mio Signore. È stato un ragazzo. La Ghul stava facendo il suo compito, distruggere le forniture dei soldati e recare dei danni ai mercanti. Come da voi ordinato, ma in questi giorni aveva percepito la presenza di un'aura molto particolare finché non l'ha trovata. Quando l'ha individuata, c'era con lei uno Sciamano dell'Ovest. Lo sapete, mio Signore, che questi sciocchi mendicanti cercano in tutti i modi di scacciare le Ghul. ― la punta del harba iniziò a tagliare la pelle della donna e un rivolo di sangue le bagnò le labbra, ― La mia creatura ha individuato lo sciamano e l'ha divorato, ma non era solo. Con lui c'era la famosa presenza avvertita tempo prima. Il giovane ha provato a sfuggire alla mia creatura, ma... dopo qualche minuto ha scatenato una forte energia e... ha ucciso la Ghul.

L'uomo tolse il giavellotto dal volto della donna e restò spiazzato, nessuno sopravviveva a quelle creature. Non poteva crederci, ma si fidava ciecamente delle parole della sua oscura serva.

― Un ragazzo?

― Sì, ed è stata l'aura di quel ragazzo a invogliare la Ghul nella ricerca in questi giorni. Il giovane bazzicava nel bazar molto spesso e per questo motivo la mia creatura si fermava sempre nei soliti punti. Il ragazzo ha afferrato qualcosa dal terreno e ha iniziato a pugnalare la Ghul. Sembrava posseduto da un'antica energia. Mi servirà del tempo per riconoscerla.

― Un'antica energia? Hai visto altro?

― Solo questo mio Signore. Non ho potuto avvicinarmi molto perché quella stessa energia mi destabilizzava e inibiva leggermente i miei poteri, - sussurrò la donna.

Il capo degli Hadi Dell'Ombra piegò e rifonderò l'harba nel gancio della cintura e si riposizionò sul giaciglio; qualcosa dentro di lui s'era rotto.

― Per sprigionare un potere così forte da uccidere una Ghul bisogna essere una divinità minore o i loro addetti, ma... io l'ho già visto, molti anni fa. Se fosse... no! Sono tutti morti, tutti, ― urlò l'uomo.

― Morti, mio Signore?

― Sì. Se quello che hai visto si riferisce alla progenie di Fawziya, significa che... ― l'uomo puntò lo sguardo sgranato verso la donna, ― ...dimmi la verità! Quel ragazzo, quanti anni poteva avere?!

Alla domanda la donna schiuse le labbra, stringendo un pugno per poi abbassare il capo, facendo scivolare i capelli e il velo nero sul petto: ― Penso... vent'anni su per giù, ma forse venticinque, mio Signore.

L'uomo si toccò la fronte coperta dai dipinti viola, una gamba si mosse ritmicamente.

Tutti stavano attendendo le sue parole, qualcosa che potesse calmare gli Hadi, finché uno di loro si fece avanti: ― Nabih, cosa intendi fare? Vuoi che ci rechiamo a...

Il suo nome era conosciuto dai seguaci; soprattutto dalla donna che continuava a tacere. Nabih sfiorò le ciocche nere intrecciate su un lato del capo. Degli uomini osservarono le rughe sotto gli occhi e la tremenda cicatrice su un lato del collo.

― No. Facciamo calmare le acque ed esaminiamo gli eventi. L'iniziazione del risveglio del Daeve di Salgemma non può essere interrotta. Quando ci saranno le nozze nel Regno Amjad Ayman? ― chiese Nabih alla donna.

― Lo Shah sta discutendo. Mu'ezz Nadir Sharīf Del Rubino D'oro sta facendo pressione ai reali.

― Bene. Allora recati negli altri Regni e inizia a indebolire le difese dei villaggi più vicini alle capitali. Una volta che avrai compiuto questo atto, lascia un regalino per i novelli sposi. ― si toccò il mento sorridendo con ambiguità, ― Non fallire, Tinfi.

La creatura dalla pelle scura come la notte annuì e attese che il padrone le desse qualcosa e così avvenne, Nabih prese da un tavolino una boccetta con un liquido viola e glielo lanciò. La prese e stappandola bevve il liquido con ingordigia. Soddisfatta della sostanza chinò il capo e con una giravolta scomparve magicamente.

Gli Hadi commentarono tra di loro senza opporsi ai piani di Nabih, il quale si tastò le sopracciglia folte e distese una gamba per rilassare i muscoli stanchi.

"L'iniziazione è lontana e la nutrizione di Tinfi continua senza interruzioni. Dobbiamo solo attendere e aver pazienza. Già." Nabih pensò e afferrò una boccetta di un profumo diverso dalla mirra. "Continuo a pensare al fatto che mio padre fosse solo capriccioso. Non poteva comprendere l'errore della sua scelta. Un giorno si ricrederà e lo onorerò come gli avevo promesso."



Harba - Corto giavellotto usato dagli Arabi.

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