⟣ Capitolo 5 ― Nelle Dune del Rimpianto ⟣
Mahdi si svegliò con un terribile mal di testa. I raggi del sole che filtravano dalle finestre illuminavano i giacigli e i servi. Preso dalla fretta si cambiò con gli abiti puliti posti in alcune ceste per i servi e, per ultimo, afferrò il suo borsellino vicino al giaciglio dove aveva dormito e lo legò attorno alla vita.
― Ben svegliato, Mahdi.
La voce limpida di Safiya spaventò Mahdi, il quale nascose il borsellino dietro alla schiena; gli occhi neri scrutarono la figura della ragazza.
― Ben svegliata anche a te, Safiya. Hai dormito bene?
La serva si toccò i capelli castani coperti dal velo turchese, gli occhi smeraldo si soffermarono su quelli del giovane. I due scesero dal primo piano per dirigersi verso la cucina.
― Più o meno bene. Ieri sera un nobile si è sentito male e sono dovuta andare con Lilac per aiutarlo. Tu invece? È andato tutto bene?
― Sì... diciamo di sì. A parte lo Sciamano dell'Ovest che è andato fuori di testa e ha spaventato i nobili.
Quando i due arrivarono nella cucina-sala, Safiya si sistemò il velo. Mahdi prese una ciotola colma di labneh e riempì in un bicchiere d'argilla del tè; poi lo passò alla ragazza, la quale sorrise e lo guardò con dolcezza.
― Uno Sciamano dell'Ovest? Marjan mi ha detto che ha visto uno Sciamano uscire dalla sala della festa ieri sera. Diceva che delirava.
― Sì, beh, lascia stare, quell'uomo non stava bene. Comunque dovresti mangiare di più, Safiya. Ti vedo sempre deperita e...
― Ma che dici? Io sto benissimo. Quello che dovrebbe mangiare sei tu. I Principi ti fanno correre per tutta la città e, quando torni qua, svieni sul tuo giaciglio per la stanchezza.
― Oh, parli come mia madre. Pace all'anima sua, - Mahdi fece un gesto con la mano, un movimento simbolico per onorare la donna.
La ragazza gli rivolse un sorriso triste e si affrettò a prendere il manaqish dal tavolo, ripensando a quanto avrebbe voluto essere lei, al posto di sua madre, ovunque fosse. Sicuramente sarebbe stato meglio che soffrire ogni notte, in silenzio, a soddisfare il piacere di uomini che parevano non essere mai sazi di perdersi in lei, in quegli smeraldi incastonati negli occhi che avrebbero potuto fare gola a chiunque. Si costrinse a riscuotersi, però, perché, accanto a lei, Mahdi sembrava essere stato contagiato a sua volta dal malumore.
― Stai bene, Mahdi? Sembri... triste.
― Sì, sì. Sto bene è solo che ho sognato le solite cose. Forse è perché sono ancora troppo scosso dal dolore. Tutto qua.
Safiya era rimasta accanto a Mahdi troppi anni per non riuscire a percepire quanto lui si sentisse fragile in certi momenti e il servo, dal canto suo, non aveva fatto nulla per nasconderle i suoi sentimenti, perché sapeva di potersi fidare di lei.
― Mahdi, non riesci a celare il dolore come me. Forse... Quello che abbiamo subito ci ha segnati troppo. I tuoi genitori, mia nonna che mi vendette perché figlia di un povero uomo... alcune volte sogno di scappare, fuggire da qui, cercare un pezzo tutto mio e Mahdi... ― lei guardò il servo, ― ...se un giorno i nostri padroni ci lasciassero liberi, se un giorno non servissimo più per le loro futili esigenze, io vorrei...
La ragazza tentò di dire quelle parole, quella semplice proposta che navigava nella sua mente da pochi anni. Mahdi era più grande di lei, ma sapeva che erano in sintonia su molti argomenti. Strinse i pugni e abbassò il capo, lasciando che il velo le scivolasse sulle spalle; temeva quella maledetta proposta.
Il servo socchiuse gli occhi e mostrò un sorriso tenero: prese un pugno di lei e cercò di aprirle la mano, sfiorando i ciondoli legati sulle fasce dove nascondeva i lividi e una voglia nera sull'avambraccio sinistro. Mahdi conosceva quel corpo e la pelle della ragazza, poiché erano cresciuti insieme.
― Tante son le cose che noi desideriamo, Safiya, ma non possiamo permettercelo. Viviamo per sottometterci ai nostri padroni. Nulla di più.
― No, non è questo che intendevo. Non è questo che volevo dire. - Safiya trattenne le lacrime e strinse la mano del giovane, - Io volevo... ― delle lacrime scendevano sugli zigomi.
Mahdi deglutì alla vista di quella scena e, sapendo quanto Safyia si sentisse gracile sotto il suo sguardo, la attirò a sé, in un abbraccio così sentito da metterla in agitazione. Respirò, piano, mentre alcuni servi gli passavano accanto e altri si fermavano a commentare quel gesto.
― Sei la mia migliore amica, Safiya. Sei l'unica a cui donerei tutto me stesso, - sussurrò Mahdi. La giovane lo abbracciò a sua volta, stringendolo. Non voleva lasciarlo, non voleva che andasse a lavorare proprio in quel momento, - Ci sarò sempre per te, Safiya. Sempre. Non avrò chissà quale talento come te, che sai danzare, ma su di me puoi contare.
In quel momento la porta che conduceva alle sale del palazzo si aprì; un servo chiamò Mahdi, poiché era richiesto dal Principe Majid nel giardino reale. Safiya guardò l'altro servo e strinse ancor di più il giovane Mahdi, come se non volesse lasciarlo, ma fu costretta a farlo, perché l'altro annuì dopo quell'ordine e si distaccò appena da lei. Prima di lasciarla, però, le afferrò entrambe le mani.
― Devo andare, mi raccomando, mangia qualcosa prima di avviarti nelle stanze della regina - sussurrò il giovane.
― Mahdi, ascolta, io devo dirti...
― Me lo dirai dopo. Mangia, mi raccomando.
I due si lasciarono.
Safiya lo guardò mentre usciva dall'area dei servi. Posò una mano sul tavolo e abbassò lo sguardo.
***
"Non posso continuare così. Vederla soffrire per ciò che prova, masticare quella martirio e lasciarla piangere, mi uccide. Gli anni che hanno permesso la crescita della nostra amicizia sono tanti. Amicizia, già. Forse sono solo un illuso, forse non capisco delle cose su di lei. Dèi del cielo, perché mi sento così stupido? Perché tento di volerla? Le offrirei mille datteri pur di darle la felicità. Invece il mio cuore soffre. Soffre nel silenzio di questa schiavitù. Oh, Mahdi, credi d'essere così forte? Credi che Safiya non abbia visto ragazzi migliori di te?" Pensò Mahdi, coprendosi le labbra. "Sono uno sciocco. Sono così cieco alla sua fragilità. Vorrei prendere la sua mano, vorrei essere più di un amico, ma non capisco perché mi sento confuso con lei. L'ha tratto con superficialità. Le ho detto che è un'amica. Oh, stupido, Mahdi. Stupido, stupido, stupido! Hai venticinque anni è pensi solo all'amicizia? Dopo anni di conoscenza? Stupido, Servo Rosso."
Il ragazzo attraversò il lungo corridoio e imboccò, alla destra di esso, un cunicolo che portava ai Giardini Reali. Uscì dall'arco e arrivò.
Il giardino aveva delle stupende Olneya e delle fontane, le quali, grazie al sistema d'irrigazione, fornivano l'acqua alle piante. Su alcuni alberi c'erano dei macachi dal manto rossiccio che mangiavano e saltavano da una parte all'altra.
Mahdi superò delle palme e delle voliere; sotto ai suoi piedi non c'era sabbia, ma sassi rossi coperti da uno strato sottile di muschio verde. Accanto a una fontana colma di pesci rossi, Majid era seduto sul bordo in marmo e osservava le ranocchie saltare a ogni movimento del bambino. Si avvicinò facendo attenzione ai cactus che erano posti vicino alle altre piante.
― Mio Signore, mi avete fatto chiamare?
Il Principe sentì la voce del servo e sorrise, si alzò velocemente e gli prese una mano facendolo avvicinare alla fontana.
― Sì. Stamattina mia madre ha voluto portarmi dal mio tutore, ma sono scappato via. Ora sono qui e voglio giocare con te, - sorrise il bambino.
Mahdi sospirò mostrando una smorfia. Il piccolo rideva mentre prendeva una ranocchia.
― La scorsa volta hai vinto tu, ma oggi catturerò tre ranocchie prima di te, - pronunciò il Principe.
― Vedremo, mio Signore.
I due si prepararono per la sfida, Mahdi mostrò delle facce buffe; che fecero ridere e distrarre il Principe. Quando la gara partì, i due si gettarono con le mani nell'acqua, cercando di catturare le rane. Mahdi e il Principe si bagnarono e risero con gioia per quel divertimento.
Il ragazzo si divertiva sempre con Majid, l'aveva visto crescere e la maggior parte delle volte gli insegnava delle cose che aveva appreso fuori dal palazzo. Se avesse avuto la possibilità di chiedere ai suoi amati genitori un fratellino, quello sarebbe stato Majid.
Dopo un po' di minuti i due si fermarono osservando le ranocchie che avevano catturato.
― Ho vinto! Ti ho battuto Mahdi! Ho tre ranocchie e tu solo due. ― il bambino liberò le bestiole nell'acqua e la stessa cosa fece il servo, dopodiché si sedette sotto all'ombra di uno dei tanti alberi. Il Servo Rosso rimase in piedi. ― Sai Mahdi, quando sarò grande ho intenzione di esplorare la fitta giungla del Regno Talib Zeyd. Voglio conoscere nuovi animali e descrivere ogni genere di pianta.
― Dovrete aspettare un po', Principe Majid. Dovrete parlare con vostro padre quando sarà il momento.
― Questo lo so, ma... conoscendolo mi vorrà sposato al compimento dei miei sedici anni. Io non voglio sposarmi, voglio conoscere e portare i miei saperi alla gente. Magari possono aiutare il popolo con le nuove scoperte.
Il bambino guardò il servo con speranza e gioia; si fidava di Mahdi, poiché lo ascoltava. Non era una novità che i due chiacchierassero per intere ore. Majid fissò una scimmia saltare da un albero a un altro.
― Sono certo, mio Signore, che prima o poi il vostro sogno si avvererà.
― Lo spero.
A un tratto i due furono distratti dalle voci e dei passi nel giardino. Majid si alzò e guardò la nobile Rasha zāda Del Rubino D'oro insieme alle zie.
― Buongiorno, Principe Majid Shahzadeh Della Luce D'Avorio. Stavate prendendo una boccata d'aria fresca? - disse Rasha guardando Mahdi all'ultimo.
― Sì, nobile Rasha Shahzada Del Rubino D'oro. Stavo giocando con il mio servo e sa... non ho molta voglia di studiare con una bella giornata come questa, - pronunciò Majid.
― Capisco, Principe, ― mormorò Rasha.
La ragazza posò le mani sull'addome e sorrise al servo, il quale deglutì un po' di saliva. Indossava un velo arancione che le copriva i capelli a caschetto, l'abito lungo, impreziosito con dei ricami turchesi le nascondeva le curve.
Majid guardò Mahdi e poi la nobile, come se non comprendesse quegli sguardi tra ragazzi.
― Vi siete già visti? - domandò Majid ai ragazzi.
― Ah, io... ― balbettò Mahdi guardando il Principe e poi la nobile.
― Sì, ieri sera alla festa. Mahdi è stato così gentile da accompagnarmi dalle mie zie, - rise Rasha.
― Ah, beh è da Mahdi essere gentile. Volevo chiedervi, come mai siete qui? Volevate vedere il Giardino Reale? - chiese Majid con tono allegro.
― Esattamente. Mio padre e mio fratello sono impegnati a gestire delle questioni politiche. Quindi mi sono fatta accompagnare dalle mie zie per guardare questo posto, - disse Rasha osservando gli alberi e le scimmie.
― Capisco. Va bene, vi lascio osservare con calma il giardino. Mahdi, - guardò il servo, - aspettami qui un secondo, prendo delle lucertole e poi continuiamo a giocare.
― Certo, mio Signore.
Il ragazzo guardò Majid allontanarsi da loro, mentre le zie di Rasha stavano chiacchierando e ammirando le voliere. La nobile sorrise e si avvicinò al servo, il quale era molto teso.
― Bambini, anch'io ero così alla loro età, - mormorò Rasha.
― Io non ho molti ricordi di quella felicità, mia Signora.
― È un peccato, l'infanzia conserva delle gioie.
I due ragazzi guardarono il Principe Majid prendere delle lucertole per poi lasciarle sul bordo della fontana. Rasha rise a quella vista così buffa.
― Mia Signora, volevo chiedervi di perdonare il mio comportamento riguardo a ieri sera. Vostro padre mi ha difeso e io come uno stupido gli ho chiesto cose che non dovevo dire.
― Mio padre ti ha rimproverato per la questione dello Sciamano dell'Ovest? Oh, Mahdi, lui è così, non darti colpe. Lui assomiglia molto a mio fratello Fathi. Burbero, sommerso dagli impegni e in alcuni momenti severo. Ricordo quando ci raccontava dei suoi viaggi e delle battaglie contro gli Hadi Dell'Ombra. Sai è stato catturato quando era giovane e messo nelle prigioni da loro. Sono cose che ti segnano nella vita.
― Vostro padre è stato imprigionato? ― mormorò Mahdi.
― Certo. Da giovane era molto coraggioso e combatteva per il nostro Shah. I Comandanti del nostro Regno lo elogiavano, poiché era un valoroso guerriero e stratega, poi venne catturato dagli Hadi dell'Ombra e solo grazie a un'imboscata, grazie al nostro Shah, venne liberato. Per ringraziare il nostro Shah, forgiò molte alleanze anche senza l'uso della scimitarra, se hai capito cosa intendo, - Rasha si sistemò il velo e guardò il Principe bambino, - Insomma, mio padre infondeva un certo fascino nelle donne e aveva la tendenza a mostrarsi più del dovuto. ― Le voci delle zie chiamarono la nobile e questa si voltò. Mahdi guardò il Principe tornare da loro con dei fiori in mano. ― Prima che mi dimentichi, Mahdi. Posso chiederti di consegnare questo papiro al Principe Rahim? Non posso accedere alle sue stanze, sai meglio di me che a parte le feste e qualche incontro organizzato dalle nostre famiglie non posso vederlo prima delle nozze senza essere accompagnata. Ti prego, consegnagli questa.
― Lo farò, mia Signora. Non temete.
La ragazza mostrò un grande sorriso e saltellò come una bambina in preda alla gioia. Mahdi prese il papiro ben arrotolato.
― Forse sono troppo invadente, Mahdi, ma... la curiosità di conoscerlo, di capire com'è fatto mi divora. Sto trasgredendo alcune regole, cercando di fargli avere questo messaggio, ma... non m'importa. Se solo... ― Rasha non riuscì a terminare le parole, poiché le zie continuavano a chiamarla.
― State tranquilla, mia Signora. Se il principe Rahim risponderà farà consegnare a una serva la sua risposta.
La giovane lo ringraziò sottovoce e andò dalle parenti. Mahdi la guardò per alcuni istanti cercando di nascondere quell'imbarazzo che aveva mostrato di fronte a lei; infilò il papiro nel borsellino e continuò a giocare con il principe Majid per qualche ora.
***
Solo dopo qualche ora, il principe Majid venne accompagnato da Mahdi e lasciato al suo istruttore. Quando ebbe terminato quell'incarico, si precipitò verso la stanza del Principe per consegnare il papiro.
Il Servo Rosso salì una scalinata e passando per un corto corridoio si avvicinò a una delle innumerevoli stanze. Il palazzo era immenso e offriva ai Principi abbastanza tranquillità sia per loro, che per le rispettive mogli. Mahdi conosceva ogni centimetro di quelle mura. Attese qualche secondo e si fermò davanti a una porta d'avorio aperta, l'ingresso della stanza di Rahim, da cui stavano uscendo alcuni nobili.
Rahim annuì molte volte di fronte a un cugino e, quando concluse, guardò il servo Rosso. Lo chiamò, giocherellando, nel frattempo, con le maniche a sbuffo verdi, abbinate a un pantalone blu; fece chiamare il servo e gli sorrise.
― Mahdi, mi porti notizie?
― Mio Signore, perdonatemi se vi disturbo, ma ho un messaggio da consegnarvi, - disse Mahdi ed estrasse il papiro dal borsellino.
― Ah, va bene, ― afferrò il messaggio.
Rahim lesse il contenuto sottovoce. Mahdi osservò che il Principe si stava toccando il pizzetto impreziosito da alcune perline lilla.
― Meravigliosa. ― Rahim arrotolò il papiro una volta finito di leggere ― Deve migliorare nella scrittura, ma... Rasha ha un vero talento per la pittura. Questo fiore che ha disegnato è stupendo. Mahdi...
― Sì, mio Signore?
― Non dire a nessuno di questa lettera e dei messaggi che consegnerò alle serve. Siamo intesi? Se i nostri genitori scoprissero che ci stiamo scrivendo potrebbero rimproverarci.
― Non dirò nulla, mio Signore.
― Bene. Ah, Mahdi... tanto che sei qui, volevo darti un compito. Devi consegnare dei documenti importanti a Mu'ezz Nadir Sharīf Del Rubino D'oro.
― Certamente, mio Signore.
Rahim fece un segno con la mano e invitò Mahdi a entrate nella stanza dove aveva discusso con i parenti.
Il servo guardò la stanza quadrata e il tavolone posto al centro; delle carte e dei papiri erano sulla superficie, mentre degli stendardi erano appesi sulle pareti turchesi. Rahim prese dei fogli arrotolati e li consegnò a Mahdi.
― Consegnali e quando hai finito vai al Loto Sgargiante e acquista delle polveri colorate per la nobile Rasha. ― Rahim balbettò, - Deve avere quelle cose. Se non apprezza i colori, vieni da me per scegliere un altro dono.
Mahdi non aveva mai visto Rahim così teso in vita sua, nemmeno quando lo Shah lo aveva addestrato.
― Non vi preoccupate, mio Signore. Consegnerò i documenti e mi avvierò a prendere le polveri.
Il Principe fece un gesto con la mano e mandò via Mahdi.
Dopo qualche minuto, il servo Rosso stava già percorrendo corridoi e scalinate. Svoltò a destra, prendendo un corridoio con degli stendardi della famiglia reale, finché non arrivò in un'area del palazzo. Mahdi conosceva dov'erano le stanze degli ospiti grazie alle informazioni degli altri servi e dei Principi. Uno di questi servi che portava un vassoio indicò al ragazzo dov'era la stanza del nobile.
"Spero che sia di ottimo umore." Pensò Mahdi bussando alla soglia del nobile, il quale con voce profonda lo invitò a entrare. A piccoli passi e con il peso dei papiri si infilò nella stanza.
Mu'ezz Nadir Sharīf Del Rubino D'oro era lì accanto a un tavolo in legno, gli occhi neri colmi di severità scrutarono il ragazzo.
*
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Manāqīsh - Una sottile focaccia preparata con una miscela di spezie come maggiorana, timo e origano.
Labneh - un tipo di yogurt di colore bianco, realizzato con latte di pecora, mucca, occasionalmente con latte di capra, tipico delle cucine del Medio Oriente.
*
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