⟣ Capitolo 3 ― La pretesa dello scorpione ⟣

Agli occhi di Rasha, Mahdi sembrava un avvoltoio che fuggiva alla vista dei cacciatori; prese da un tavolino colmo di frutta secca un dattero e lo mangiò.

― Allora... prego, seguitemi. So dov'erano i vostri cari pochi minuti fa, li avevo intravisti accanto alle pietanze di verdure, - disse Mahdi facendo strada alla nobile.

I due si spostarono nell'immenso atrio della sala, dal cui interno proveniva un profumo piacevole, nato dalla mescolanza di incenso e mirra. Delle donne passeggiavano al suo interno, altre chiacchieravano, tenendo al guinzaglio macachi o pantere nere. Mahdi deglutì alla vista degli animali, mentre Rasha no, poiché era abituata a quelle belve.

― Sai... è la prima volta che vengo a un ricevimento così importante. Mio fratello maggiore sostiene sempre che una donna deve restare nei suoi alloggi finché non troverà marito, ma non sono d'accordo. A sua insaputa, quando nessuno mi vede, scappo fuori e parlo con le poche mercanti ai confini del palazzo di mio padre, - mormorò e rise Rasha.

― Se posso permettermi, mia Signora, avete un bel coraggio per affrontare gli ordini di corte, - il servo agitò le mani e sorrise.

― Lo so, mia madre lo dice sempre. Se la sentissi: "Rasha, le donne non mostrano ribellione né arroganza in pubblico."

Mahdi si fermò vicino a un'anfora di fiori grande quanto la fanciulla e adocchiò il Principe Rahim a qualche metro di distanza e per ultimo le zie di Rasha.

― Mia Signora, quelle dovrebbero essere le vostre parenti, vicino ai vasi di fiori e tappeti turchesi, - indicò con un cenno della mano.

― Oh, sì, sono loro. Ti ringrazio infinitamente, Mahdi. - la ragazza tentò di avvicinarsi alle zie, ma si fermò guardando il servo, ― Un'ultima cosa... volevo chiederti di quale padrone ti occupi?

― Ah, sono il Servo Rosso dei Principi. Il Principe Rahim mi ha affidato al Principe Taher.

― Siete il servo del mio futuro sposo? Sono così felice. ― batté le mani, ― Non vedo Rahim da un po' di tempo e in questa festa ho dato un'occhiata al suo viso solo di sfuggita, anche se ho parlato con lui in alcuni incontri. Sai, Mahdi, Rahim è un Principe taciturno, ma quando parla sembra così saggio. Conosce gli antichi papiri e ama profondamente i fiori nel nostro giardino. Forse mi troverai sciocca, ma è da un anno che discutiamo sul matrimonio e... lo trovo così... ― socchiuse gli occhi e si coprì la bocca con la mano impreziosita di gioielli, ― ...carino.

Nel momento di tenerezza da parte della nobile, una figura si avvicinò ai due, barcollando e ridendo.

― Mio fratello, il Principe Rahim, oltre a essere l'argomento d'interesse di voi, Rasha zāda Del Rubino D'Oro, è anche un ottimo scrittore di poesie, ― disse Taher con una punta d'orgoglio.

― Oh, Taher Shahzadeh Della Luce D'avorio. Devo conoscere altre informazioni del mio futuro sposo? Oppure vi proponete voi? Sapete, ho sempre avuto un debole per gli uomini ironici e voi l'avete dimostrato nei parecchi incontri con vostro fratello, - la ragazza rise.

Taher mostrò un'espressione divertita. Mahdi restò in silenzio, osservando i due. Di una cosa era certo, però: quando Taher era vivace diceva quasi sempre la verità.

― Sarebbe un onore, nobile Rasha zāda Del Rubino D'Oro, ma sono già sposato e la mia "meravigliosa" consorte è abbastanza severa sul fatto di prendere per mano un'altra moglie. Inoltre... mio fratello deve avere una fanciulla come voi per calmare i suoi dubbi e paure.

― Mi lusingate e, devo dirlo, dalle poche volte che ho visto Rahim, ho avuto l'impressione che sia più severo con se stesso che con gli altri, ― Rasha fissò da lontano Rahim.

― Fidatevi, nobile Rasha, il Principe Rahim è di indole buona, forse più di noi. Se posso permettermi di darvi un consiglio, andate pure dalle vostre zie. Troveremo il tempo di discutere di lui in un altro momento.

La fanciulla annuì e, rivolgendo un saluto silenzioso a Mahdi, lasciò i due uomini. Taher borbottò qualcosa nel dialetto del regno Amjad Ayman e si affiancò al Servo Rosso, stringendo nella mano il bicchiere.

― Se fossi nato dopo Rahim avrei proposto a mio padre di chiedere la mano a quella fanciulla. Oltre a essere spudoratamente bella come un fiore di loto, ha una punta d'ironia che la rende diretta, non trovi, Mahdi? - Taher rise e bevve il Sharbat.

― Sicuramente, mio Signore. Conoscete bene la loro famiglia?

― Ti dirò, Mahdi. Suo padre, il nobile che vedi accanto a Fathi, il fratello di Rasha, dicono che sia alquanto spietato nella politica e nelle guerre contro gli Hadi Dell'Ombra. È merito suo se ora abbiamo una buona alleanza tra il nostro Regno e quello di Akram Sahl.

I due ragazzi, circondati dalle persone, fissarono l'uomo indicato dal Principe. Mahdi scrutò con curiosità il corpo possente del nobile e la barba ben curata di un castano cacao; il bisht, marrone bronzo, si muoveva con eleganza.

― Mu'ezz Nadir Sharīf Del Rubino D'Oro. Uomo dai tanti segreti e dagli intrighi politici. Si dice che sia cugino di quinto grado di un Principe, ormai morto, del regno Akram Sahl.

Il volto ovale di Mu'ezz Nadir aveva degli occhi neri che puntavano proprio in direzione del servo e del Principe. Quell'espressione stanca, forte e coperta dalle rughe del viso, dalla carnagione bruno dal sottotono caldo, infondeva autorevolezza agli occhi di Mahdi.

― E per ultimo, ma non meno importate, ama i suoi figli. Ha fatto costruire un giardino solo per la figlia e una stalla di purosangue per il figlio. Molti dicono che il Rubino D'Oro abbia i migliori cavalli del Regno Akram Sahl.

― È da ammirare, mio Signore, - Mahdi sorrise per il gesto. Non tutti i nobili regalavano ai propri figli dei doni, poiché per guadagnare simili fortune dovevano dimostrare alle famiglie dei risultati politici, economici, spirituali e delle conquiste di guerra.

Il Principe voleva continuare a bere, ma una voce roca distrasse i due ragazzi. Shayan e Rahim osservavano Mu'ezz Nadir di fronte a loro.

― Non fraintendetemi, vostre Maestà, ma i miei Signori desideravano quelle merci da tempo e il matrimonio è alle porte. C'è un'alleanza commerciale da stipulare e per questo motivo abbiamo anticipato l'arrivo nel vostro Regno, - disse Mu'ezz Nadir.

Taher e Mahdi si avvicinarono per ascoltare quella conversazione, al fianco dell'uomo c'era il figlio.

Il Servo Rosso lo aveva riconosciuto, poiché l'aveva visto per la via della città in sella al suo destriero.

― Nostro padre è stato chiaro, Mu'ezz Nadir Sharīf Del Rubino D'Oro, tutto questo verrà confermato quando tornerà nel Regno. Sappiamo che il vostro Shah è impaziente, ma abbiamo dei problemi amministrativi, ― Shayan chiuse gli occhi.

Rahim deglutì un po' di saliva, era a fianco di suo fratello maggiore, ma i suoi occhi continuavano a guardare Mu'ezz Nadir.

Taher fissava la scena e rise sotto i baffi, diede delle gomitate a Mahdi: ― Rahim non ci sa fare con le donne. Figurati con il suo futuro suocero. Ha paura di sbagliare, ma dovrebbe rilassarsi di più. Mi chiedo cosa teme. Mio fratello sa a memoria quasi tutti i testi sacri dei mōbadh della religione de L'Occhio di Niyoosha, ma quando deve parlare con le persone, o peggio, con le donne è muto come un pesce.

― Mio Signore forse è per via della cicatrice. Il Principe Rahim mi ha confessato, un po' di volte, che teme d'essere orrendo nel caso scegliesse una moglie. Nel caso si spogliasse e sa... - Mahdi guardò Taher.

― Per il Dio Niyoosha! Rahim deve capire che quella cicatrice non vale nulla per le donne. Ancora si fa problemi per questa cosa? Lo viene dire a te? Mahdi, sarò sincero, sei più pettegolo tu che quella chiacchierona di mia madre.

― Perdonatemi, mio Signore, - il servo abbassò lo sguardo.

― Non fa nulla, Mahdi. Non sei tu ad aver colpe, ma il disgraziato di mio fratello. Nella sua testa ci sono troppi problemi, troppi dolori per quella dannata cicatrice, ― Taher bevve la bevanda.

I due si voltarono quando uno Sciamano dell'Ovest che intratteneva gli ospiti con piccole illusioni si sedette su un tappeto vicino ai musicisti.

Mahdi osservò con stupore il Principe Shayan spostarsi e invitare i nobili Del Rubino D'Oro a osservare lo spettacolo. Taher ordinò a Mahdi di seguirlo per assistere quella piacevole situazione.

― Venite, mie Signore, ammirate le bellezze che porto dalla mia terra, - pronunciò lo Sciamano mentre agitava le dita e mostrava magicamente un fumo viola, facendo apparire una cesta.

Delle chiacchere echeggiò per dei secondi tra i nobili che ammiravano quei movimenti lenti. Tuttavia uno di loro non si meravigliò di quell'evento, Mu'ezz Nadir incurvò le sopracciglia folte e posò la mano sul pomolo della scimitarra. Il figlio al contrario sorrise all'inizio dello spettacolo che molto spesso vedeva nelle feste.

Lo Sciamano indossava una tunica arancione dai ricami turchesi, sulla fronte aveva un dipinto di un fiore e le labbra erano colorate d'oro.

Gli unici Principi che si spaventarono durante le illusioni furono Rahim e Majid. Il piccolo si nascose dietro alla madre e osservò da lontano l'uomo.

Taher rise sotto i baffi osservando la faccia di Rahim, indicò al servo lo Sciamano e bevve. Mahdi si morse le labbra.

― Gli Sciamani dell'Ovest, coloro che vivono vicino ai Monti Alabastro. Il ciambellano voleva portare qualcosa di esotico per questa sera.

Il Servo Rosso osservò le mani impreziosite di anelli dello Sciamano dell'Ovest; non credeva che uomini del genere fossero anche ricchi, da ciò che si ricordava, gli Sciamani viaggiavano sempre nelle terre di Eblis ed erano umili nel fatto del vestiario.

La figura mistica sollevò il coperchio della cesta di palma; prese, poi, da una sacca legata alla cintura di cuoio, delle erbe e le masticò soffiando un vapore grigio sul bordo della cesta.

Un sibilo provocò ai presenti un verso di stupore, delle fanciulle che s'erano avvicinate tornarono nell'area dov'erano sedute, mentre gli altri che erano rimasti lì parlottavano tra di loro per lo spettacolo.

Lo Sciamano agitò le mani verso l'alto e qualcosa si mosse nella cesta.

Il muso di un serpente uscì lentamente e sibilò guardando i presenti in modo minaccioso.

Il padrone della creatura allungò un braccio e quello strisciò su di esso, per poi posarsi sulle spalle magre.

Il rettile era una vipera cornuta e il sonaglio si agitava. Nelle mani dello Sciamano sembrava soltanto un docile animale da compagnia.

― Molte sono le creature sacre al Dio Niyoosha, colui che creò dalle sue acque gli animali, gli Dèi minori, gli spiriti. Ne esiste un altro, però, precedente a tutte le altre scritture, in cui si narra di esseri ancora più speciali. Qualcuno ha mai sentito parlare dello Yazata Nafan? - disse lo Sciamano dell'Ovest ai presenti, molti dei quali annuirono e altri chiesero ai parenti chi fosse. Mahdi cercò di spostarsi per vedere meglio lo spettacolo, senza allontanarsi troppo da Taher. ― Ai tempi delle antiche ere, alcuni uomini, benedetti dalle sacre acque, furono in grado di onorare Nafan Yazata, - l'uomo si alzò mostrando il serpente che strisciava sulle sue braccia, - Uomini diversi da voi, miei signori. Sacri, allo Yazata generato dal Dio attraverso le sacre acque.

Lo Sciamano piroettò una volta e sorrise ai vari ospiti, gli occhi puntati su di lui erano molti. Avvicinava l'animale ai presenti e udì un susseguirsi di voci nell'area.

I soldati erano curiosi, tanto da non riuscire ad abbandonare le loro posizioni.

"Vuole menzionare di Nafan Yazata e le sue leggende. Ridicolo." Pensò Mahdi e sbuffò "Ora racconterà delle vicende di un ragazzo che ha espresso dei desideri grazie a un Daeva trovato in un anello e poi in una lampada?" Il serpente alzò il muso e, muovendo la lingua biforcuta, osservò i vari ospiti alla sinistra di Mahdi, quelli presero paura e indietreggiarono. Lo Sciamano si spostò seguendo il serpente che puntava verso il servo. "Oppure dica che le nuvole sono fatte di datteri e..." i suoi pensieri si interruppero notando a pochi passi il serpente di fronte a lui. Gli ospiti borbottarono qualcosa e altri temettero che il serpente potesse attaccare.

Le rugose mani dello Sciamano tremarono alla vista del ragazzo e al comportamento curioso della vipera cornuta.

Mahdi deglutì un po' di saliva e indietreggiò, mentre il serpente apriva le fauci come a volerlo sfidare.

Taher notando la scena si avvicinò e tentò di prendere un braccio del servo per spostarlo ma senza successo.

― Tu sei... ― sussurrò con stupore lo Sciamano Dell'ovest.

Taher guardò i suoi fratelli, dando dei cenni veloci, i quali furono percepiti da Rahim e Shayan. Shayan si avvicinò al Comandante dei Soldati posto accanto all'entrata della sala e ordinò d'intervenire nel caso quell'uomo iniziasse a spaventare gli ospiti.

Un altro nobile aveva notato quella situazione spiacevole. Mu'ezz Nadir avanzò, tenendo sott'occhio i figli. Fathi zāda Del Rubino D'Oro procedette con lui, ma lo fermò con un cenno della mano.

― Tu... hai una macchia sull'occhio destro. Il colore della goccia. Pensavo, pensavo che... tutti quelli come te fossero morti, - sussurrò lo Sciamano mentre il serpente si tranquillizzava e muoveva la lingua biforcuta.

― Quelli come me? Vi state sbagliando, Signore. Non so di cosa state parlando. Non conosco gli uomini che citate, - mormorò Mahdi e indietreggiò per la paura.

I presenti fissarono la scena con incredulità. Mu'ezz Nadir passò accanto al Principe Taher, stringendo il pomolo della scimitarra, il bisht sfiorava il pavimento e i tappeti.

― Hai la sacra lama? Il serpente la percepisce, ma... ― mormorò lo Sciamano Dell'Ovest e digrignò i denti.

Mahdi indietreggiò e i nobili lo lasciarono passare; la schiena colpì un'anfora di fiori posta vicino a dei tavolini.

Il Comandate, ingaggiato da Shayan, ordinò ai soldati di avvicinarsi per intervenire, poiché la situazione stava peggiorando.

Taher fece dei passi verso il Servo Rosso e posò il bicchiere su un tavolino.

Mahdi percepì i battiti frenetici del suo cuore, odiava quella situazione. Fu un'ombra a interporsi fra i due. Mu'ezz Nadir diede le spalle al Servo Rosso e guardò con ira lo Sciamano e per ultimo il serpente. I suoi occhi neri sembravano due lame pronte a tagliare la testa del rettile.

― Sciamano Dell'Ovest, stai spaventando gli ospiti e questo semplice servo, ― disse con ira Mu'ezz Nadir.

― Lui è più di Servo Rosso, lui ha... ― alzò la voce lo Sciamano.

― Lui non possiede nulla. Gli uomini che citi non esistono più da tempo, sono morti. Quello che è stato non potrà tornare.

Mahdi guardò i due rimanendo in silenzio. Non amava quella discussione, se fosse stato per lui sarebbe fuggito via nell'area della servitù.

― Vi approcciate come se conosceste queste cose meglio di me. Non è così, nobile uomo? - lo Sciamano notò la scimitarra di Mu'ezz Nadir, il serpente sibilò vicino all'orecchio del padrone. - Vedo nei vostri occhi un ricordo nostalgico: capelli sporchi di sabbia, dei regali preziosi da parte di uomo infatuato, poi una...

― Silenzio! - urlò Mu'ezz Nadir, estraendo leggermente la lama dal fodero impreziosito di gemme.

Lo Sciamano dell'Ovest osservando quell'atteggiamento chinò il capo, non voleva scatenare un combattimento proprio in quella festa così sfarzosa.

― Vi chiedo scusa, mio Signore e miei Signori, - lo Sciamano guardò gli ospiti, - ma le mie illusioni si concludono qui.

Tutti rimasero in silenzio per quella scena. Mu'ezz Nadir rinfoderò l'arma e sospirò chiudendo gli occhi stanchi. Il figlio si avvicinò per comprendere il comportamento. Mahdi, al contrario, si stava allontanando, nonostante i richiami di Taher. Poi gli occhi colmi di rabbia di Mu'ezz Nadir si posarono sul Servo Rosso, il quale tremò per la paura.

― Non credere alle dicerie di questi pazzi, servo. Gli Sciamani dell'Ovest assumono sostanze che gli fanno perdere la ragione. Osservano i deboli e tentano di soggiogarli, ― disse Mu'ezz Nadir al servo.

― Capisco, mio Signore.

Poco dopo Mu'ezz Nadir si allontanò insieme al figlio per risolvere le perplessità dei parenti. Mahdi, però, non si accontentò delle risposte ricevute; voleva saperne di più, un pezzo del suo animo aveva sete di conoscenza.

― Mio Signore, lo Sciamano ha parlato di una lama, voi sapete qualcosa al riguardo?

Fathi guardò il padre fermarsi e dare le spalle.

L'uomo si voltò per osservarlo di nuovo. La bocca schiusa pronunciò qualcosa nel dialetto del suo Regno, la quale sembrava una breve imprecazione.

― Tu sei un servo e come tale, non dovresti porre nessuna domanda se non ti viene ordinata dai tuoi padroni, - disse Mu'ezz Nadir verso Mahdi.

Quelle parole furono come sassi scagliati contro il ragazzo. Forse aveva parlato troppo e, come tutti i suoi compagni, forse doveva tacere.












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Yazata - entità benevole, spiriti legati alla naturali e le virtù.

Bisht - Si tratta di un mantello esterno che scorre indossato sopra un thawb. È solitamente indossato per prestigio in occasioni speciali come matrimoni o feste.

Daeva - Demoni servitori, contrapposti ai celestiali Ahura.

Sharbat - Si tratta di un prodotto dolce che va servito freddo; può essere servito in forma densa e sorbito con cucchiaino ovvero diluito in acqua per essere gustato come bevanda fresca.

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Una delle mie prime dediche per LadySeegard riguardo alle storie con personaggi corali. Questo capitolo va a lei, poiché la prima storia che ho letto di questo stampo è stata la sua.

- Vivian

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