⟣ Capitolo 29 ― Lo Scorpione Dormiente ⟣
― Questo non è... ― disse Fathi contro Mahdi.
Mu'ezz Nadir prese dal tavolino una teiera di bronzo e versò la bevanda in tre ciotoline: ― ...è lui. Per anni ho nascosto la verità che si celava nel mio passato, Fathi. Tua madre sapeva, ma non te l'abbiamo detto.
― Tutto ciò è inaccettabile! Lui non può essere mio fratello, ― sbraitò Fathi.
― Nemmeno io sono felice di sapere d'essere imparentato con te, razza d'idiota! ― disse Mahdi rivolgendosi a Fathi.
― Silenzio! Ora sedetevi, ― disse Mu'ezz Nadir.
Per evitare che i due litigassero, l'uomo si accomodò in mezzo a loro e servì il tè. Intensa era la fragranza di ginepro e mirra che bruciava nell'incensiere di terracotta. Un'area preziosa colmo di bauli, cofanetti e cuscini, dove il tavolino esagonale era coperto da vari oggetti.
― Questa volta rivelerò tutto ciò che ho nascosto a voi due, come ho fatto con Rasha mandandole una lettera pochi giorni fa. ― disse Mu'ezz Nadir muovendo un dito, ― Il nemico è potente e non c'è spazio per altri segreti. Nella mia vita ho commesso degli sbagli, errori che hanno crepato le anfore della nostra famiglia. Nel vostro sangue scorre la stessa determinazione degli scorpioni, come con questo tè. ― uno lo offrì a Mahdi e l'altro a Fathi, ― C'è solo un particolare che vi differenzia. ― prese da un cofanetto d'erbe della cannella, versandola nel tè di Mahdi, ― Fathi e Rasha discendono dalla purezza di un matrimonio dedito ai pugnali e alle alleanze. Esso non è stato contaminato da altre erbe. Al contrario il tuo, Mahdi zādeh Hadiya, è mescolato con spezie ed erbe antiche. Creando un tè filtrato dal mio primo amore.
― Allora perché l'avete abbandonata? Se era il vostro primo amore, perché non siete tornato da lei? ― sussurrò Mahdi guardando l'uomo.
― Perché al quinto mese di gravidanza e dall'ultima partenza alle oasi, vostro zio Nabih mi ha teso un'imboscata. Ha massacrato i migliori cavalieri e mi ha rinchiuso per cinque lunghi anni nelle sue prigioni. Voleva le strategie militari. Voleva uccidere Hadiya.
― Gli avete detto dell'Ambra del Deserto? Gli avete detto... ― mormorò Mahdi.
― No. Non avrei mai osato dirgli di più. Sapeva che avevo, oltre alle alleanze commerciali, qualcosa nell'Ambra del Deserto. Voleva... distruggermi lentamente. Delirava sul fatto di portare la testa di Hadiya e di te se non avessi rivelato le strategie di guerra. Le stesse che furono cambiate negli anni dopo la mia liberazione. Ho condotto alla morte molti soldati e ho rivelato alcune cose. Tutto per proteggervi. Gli ho detto che poteva uccidermi ma non lo fece. Odiava tua madre, odiava tutto di lei perché gli ricordava l'assassino di suo figlio.
― Lei però è morta di parto, mi ha consegnato a Jumana. Voi non sapevate nulla?
― Non potevo saperlo, Mahdi. Per questo il tuo mentore mi ha rifilato varie domande. Non conoscevo Jumana per colpa dei miei impegni. Dopo la liberazione, grazie allo Shah, attesi pochi mesi e mi ripresi grazie alle cure di Farnaz. Una volta guarito fisicamente e, grazie ai dei permessi, mi recai alle oasi, ma quello che trovai fu solo una lapide di marmo con inciso i nomi dei defunti. Lì, c'era il nome di tua madre e quello di tua nonna materna. Così... ― si toccò la fronte, ― pensai che tua madre fosse morta a causa degli Hadi dell'Ombra, però non c'era il tuo nome. Nulla che confermasse la tua morte.
― E poi? ― disse Fathi.
― Poi chiesi a Dhaki Shah se potessi servirlo, grazie alla liberazione, a palazzo. Indagai su tuo fratello. Cercandolo e sperando di... trovarlo. Non sapevo se era una femmina o un maschio. Il tempo però passava, restai molto tempo nella dimora dei miei avi, così Farnaz si prese cura di me. Lentamente iniziai a provare amore e fu una lieta notizia quando scoprii che era incinta.
Fathi sorrise sentendo la mano del padre sul viso, come spesso faceva quando era bambino.
Al contrario Mahdi piegò un ginocchio e abbracciò la gamba, abbassando il capo dopo aver visto quel tenero gesto: ― Vi siete dimenticato di mia madre in fretta, ma forse è meglio così. Questi amori sono solo di passaggio. Rasha me l'ha detto. Eravate elogiato dalle donne e concubine, forse mia madre era una tra le tante.
― Non dirlo nemmeno, Mahdi. Ho passato degli anni insieme a lei, l'ho amata fino alla fine. Quando ho compreso che era morta, il mio cuore s'era rassegnato. Più volte le ho chiesto di sposarmi, di vivere insieme a me, la sfortuna ha voluto che tutto ciò non accadesse. Anche se aveva accettato la mia proposta durante la gravidanza.
― Perché non mi avete riconosciuto quando vi ho portato i documenti? Avevo i suoi capelli e l'eterocromia parziale. Ero lì, ― mormorò Mahdi.
― Non credevo che fossi tu. Ho visto molti villaggi negli anni, dopo la nascita dei tuoi fratelli, soprattutto nel Regno Talib Zeyd. Molti abitanti avevano delle eterocromie: una particolarità a causa dei fumi magici prodotti dalle cave o foreste. Solo... quando mi hai detto del profumo di ginepro ho pensato che fossi tu, ma poi mi hai detto di Jumana. Credevo che fosse una stupida illusione. Io ero stanco. Per anni ti avevo cercato... la speranza si stava spegnendo.
Mahdi si alzò lasciando il tè sul tavolino, diede la schiena ai due e spostò il velo della tenda per guardare il paesaggio notturno: ― Non posso darvi una colpa ora che so la verità. Lei mi ha fatto vedere il vostro amore tramite uno strumento magico. Eravate così... affiatati. Così, uniti.
― Eravamo giovani, Mahdi, ma fidati, non l'ho mai dimenticata. È rimasta in un angolo del mio cuore. Lei era tutto ciò che io non avevo. Hadiya era goffa, le cadevano sempre gli abiti appena lavati, era estremamente curiosa della nobiltà, amava i datteri e preferiva il riso al latte. Era così dolce e adorava sua madre, ― l'uomo si girò un anello nel dito per nascondere il dolore, fissò il tè, ― quelle due donne non avevano molto, ricamavano abiti per sopravvivere e quando mi presentò a sua madre, dèi... ― lui alzò lo sguardo verso i ragazzi, ― loro mi offrirono quello che avevano. Io non le giudicai mai.
Mahdi si voltò guardando i due, richiuse la tenda e prese la Yuha in forma da cilindro. Gliela mostrò con attenzione: ― Questa? L'avete creata insieme a lei, vero?
― Sì. Dopo che mi aveva benedetto per accedere e indicandomi la via per i "Sacri uomini", avevamo deciso di creare per te la Yuha. Avevo lasciato a lei una minuscola boccetta del mio sangue, nel caso fossi morto. Si vede... che prima di morire, ha creato la Yuha. Tuttavia... come mi hai riconosciuto? Hai lanciato il borsellino di tua madre perché sapevi che ero io.
― È stato semplice. Quando ho visto le immagini del vostro passato, voi parlavate. La vostra voce maschile era identica, ― sorrise un po'.
Mu'ezz Nadir bevve un altro sorso. Mahdi spiegò in modo dettagliato le immagini nel catino magico e i sogni con lei, Fathi rimase stupito.
Il loro padre confermò ogni singola parola, descrivendo la scelta di Nabih sul perché s'era alleato con Kamal degli Hadi Dell'Ombra dopo la festa nei diciotto anni di Hadiya.
Loro nonno scoprì, tramite delle spie, il tradimento e lo diseredò, dando le redini della famiglia a Mu'ezz Nadir. Il dolore lo aveva consumato portandolo alla morte.
Al termine del discorso, Mahdi guardò il nobile: ― Una cosa posso promettervi, non ho intenzione di rovinare tutto ciò che avete costruito. Sebbene tra la casata del Rubino D'Oro e i Mansur Najib scorrono ancora delle avversità.
― Mahdi... no. Ora che ti ho ritrovato, ora...
― No!
Le mani del Mansur Najib erano coperte da scintille blu polvere. Respirò lentamente cercando di calmare l'istinto antico, si spostò dei ciuffi dalla fronte: ― Ho deciso che vi darò una mano con la battaglia, ma una volta che avrò concluso il mio operato, io... me ne andrò. Non intendo distruggere un'altra famiglia. I miei genitori adottivi sono morti per causa mia, non potrei... accettare un simile peso.
― Dèi, ti prego, non fare come tua madre. L'amore di un figlio non deve essere rinnegato, ― disse l'uomo.
― Ho preso la mia decisione. Avete una famiglia, dei figli e nipoti. Non posso togliervi via ogni cosa, i Mansur Najib sono devoti al sacrificio per gli altri. Io sono uno di loro,― pronunciò Mahdi.
― Pensi che sia così semplice? Sei uno scorpione, non puoi abbandonarci, ― alzò la voce Fathi.
― Abbandonare?! Fathi, siamo onesti, il mio ruolo nella famiglia varrebbe meno di niente. E poi... ci vedresti insieme? Come fratelli? A stento teniamo le mani basse per non litigare e prenderci a cazzotti. ― guardò l'uomo, ― Ditemi solo che non comporterà problemi a livello ereditario, non voglio sottrarre a Fathi il suo ruolo. Voglio essere libero.
― Essendo un Limabiy, no. L'eredità non ti toccherà e nemmeno un matrimonio nobiliare. Potrò solo riconoscerti a seconda delle leggi. Io però, non voglio che questa decisione ti separi da me. Sei il mio primogenito, il tuo nome è stato scelto per opera mia.
― Il mio nome?
― Sì. Il tuo nome. Era il terzo nome di mio padre, quello che hai visto sul dipinto: Pujman Koosha Mahdi. Volevo attendere per mostrarti la verità. Poiché dopo che ti ho visto maneggiare la Yuha al matrimonio di Rasha e, sentendo urlare il tuo nome, mi sono convinto che eri tu. Dovevo proteggerti. Così cercai di instaurare con te un po' di fiducia e nel caso "usarti", tutto per riaverti.
― Voi volevate la mia fiducia? Mi avete usato? Mi avete dato la libertà perché ero vostro figlio!? Voi sapevate! Sapevate chi ero dal matrimonio di Rasha e avete atteso fino ai Monti Alabastro. ― urlò Mahdi gettando la Yuha sul tappeto. ― Vi costava così tanto dirmi la verità quando ero lì, insieme a voi?!
― Avrei desiderato dirti ogni cosa, ma non potevo! Saresti stato il primo ad aver unito questa dannata famiglia dopo il peccato di tuo zio. Ho commesso degli errori, Mahdi, e sto cercando di risolverli.
― Non è la soluzione adatta, lo capite? Io non ho mai vissuto come Fathi. Odio le menzogne e, se dovete nascondere la verità, non fatelo con me!
Mu'ezz Nadir si alzò per avvicinarsi al ragazzo. La fierezza nello sguardo cadde sugli occhi neri del giovane. Sorrise amaramente: ― La verità, figlio mio, deve essere dosata durante le battaglie. Eppure ti ostini a rispondermi. Hai la stessa forza che avevo io alla tua età, ― agitò un dito ― ironico come il sangue di uno scorpione scavi nelle viscere dell'anima.
― Quindi avete mentito a Rasha e a Fathi? Pensate che...
― Penso che le mie scelte siano state necessarie per proteggervi. Tutto qui.
Il ragazzo si stropicciò gli occhi e borbottò: ― Mia madre doveva vendere quel dannato borsellino e lasciarvi stare.
La risata divertita uscì dalle labbra dell'uomo, prese da un cofanetto il ritratto di Hadiya: ― Prendi, questa volta non ti sgriderò.
― No. È il vostro ricordo, non il mio. Voi avete bisogno di lei, ― disse Mahdi e guardò il viso della madre sul pezzo di papiro.
Fathi notò lo sguardo basito del padre, poi bevve un po' di tè e piegò una gamba. Era difficile metabolizzare tutte quelle informazioni, ma da un lato sentiva il peso di ciò che aveva sopportato il padre, poiché anche lui aveva dei figli da badare.
― Per questo motivo io e Rasha non potevamo entrare nella stanza dello Scorpione Dormiente, non è così? ― mormorò Fathi verso il padre.
― Esattamente. La stanza progettata da vostro zio, sotto le mie direttive, era per il primogenito della famiglia, cioè per Mahdi. Gli ho dato quel nome perché tuo fratello, quando era nella pancia di sua madre, si muoveva poco. Hadiya lo chiamava "dormiglione". Così... beh... lo chiamai Scorpione Dormiente.
Fathi si alzò dai cuscini e si mise a fianco del padre. Guardò con superiorità Mahdi e mostrò la mano: ― Non sarà facile per me vederti in questo modo, ma beh... si può iniziare da qualcosa, non credi, bak-sa? E poi... non vedo l'ora di mettere alla prova la tua dannata pazienza.
― Perché? ― Mahdi restò pietrificato dal gesto e afferrò la mano del giovane.
― Il sangue, Mahdi, ― posò la mano libera sul petto del Mansur Najib, ― il sangue degli scorpioni ci rende uniti. Inoltre, devo ammetterlo, mi hai salvato due volte, motivo in più per sopportare la tua stupida faccia da idiota e il pessimo comportamento con le donne.
Mu'ezz Nadir sfiorò le loro spalle con amore, quasi non ci credeva che s'erano riappacificati: ― Sempre se non causerete altre sciocchezze. Per il resto, figli miei, ci vorrà solo tanto tempo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top