⟣ Capitolo 2 ― Il loto di Akram Sahl (1/2)⟣

― Sei un ritardatario. Ti abbiamo fatto chiamare molti minuti fa! Pensi che sia divertente farci aspettare? ― la voce pesante e profonda di Shayan Shahzadeh Della Luce D'Avorio riecheggiava nella stanza come un tuono durante una tempesta.

Mahdi non si mosse per la paura di ricevere un altro insulto dai padroni, soprattutto dal primogenito dello Shah; mentre le risate delle concubine intrattenevano i Principi. Lentamente alzò lo sguardo notando i pochi veli sui corpi seducenti delle donne della sua età: le braccia e le caviglie erano impreziositi di bracciali di ametista. Una di quelle fanciulle sussurrò qualcosa al Principe Shayan, mentre massaggiava le spalle del reale.

Il Principe dal canto suo era seduto su uno dei tanti cuscini ricamati; una mano afferrò una mela acerba dal piatto d'argento e la lanciò contro il servo. Il frutto colpì il viso stanco del ragazzo, facendolo voltare e tremare.

― Non so quante volte ti abbiamo detto d'essere puntuale, Mahdi. Tu sei l'unico che comprende le nostre esigenze e ci tratti così?! Se fosse per me, ti avrei già tagliato un dito e fatto rinchiudere nelle prigioni del palazzo, ― urlò Shayan guardando il servo.

Non sopportava quel rimprovero così affilato che tagliava a piccoli pezzi il suo animo, Madhi odiava tutto quello. Sapeva bene che il primogenito della famiglia Reale era manesco con la maggior parte della servitù.

Il corpo stanco dell'omone si distese sui cuscini morbidi e lasciò lavorare la concubina. Le ciocche, profumate d'ambra grigia, della ragazza scendevano sui seni e sulle spalle morbide.

― Che dobbiamo fare di te, stupido Servo Rosso?

― Shayan, ora basta.

Il tono deciso, Mahdi lo conosceva bene, era quello indistinguibile del Principe Rahim.

Il terzogenito si stava avvicinando a lui con eleganza. I sottili ciuffi castano chiaro gli scendevano sulla fronte, mentre una mano sfiorava una manica a sbuffo dai ricami rossi.

― Sei troppo buono, Rahim. Se fosse per me l'avrei già...

― Non è il fatto d'essere buono, fratello. Mahdi non ha mai disobbedito né a me né a Taher o a Majid.

Il terzogenito sorrise al fratello e ordinò a Mahdi di guardarlo, il quale non aveva quasi più saliva in bocca per colpa delle parole dure di Shayan.

― Mahdi, hai portato quello che ti ho ordinato? ― chiese Rahim.

― Sì, mio Signore, - balbettò.

In un battito di ciglia il servitore prese dal borsellino, legato alla cintura, un bracciale d'argento e una collana d'ambra.

Rahim sorrise, nei suoi occhi color zaffiro non c'era odio, ma soltanto calma e pazienza. L'aspetto longilineo e pacato era un tratto distintivo di sua madre.

― Molto bene. Falli preparare dalle Serve Rosse e, mi raccomando, che siano posti su un cuscino e coperti da un velo con lo stemma reale.

― Certamente, mio Signore, - Mahdi annuì ricevendo di nuovo gli oggetti dal Principe.

― Bene. - Rahim si voltò guardando la piccola piscina quadrata vicino ai tre finestroni, dove la luce del sole filtrava grazie agli infissi a gelosia ― Taher, stasera voglio Mahdi come Servo Rosso di Compagnia.

Uno sbuffo uscì dalle labbra sottili del secondogenito, dov'era immerso nella piscina di quarzo rosa con due concubine nude che ridevano e profumavano l'acqua limpida con degli olii essenziali. Le braccia toniche si posarono sul bordo della vasca, mentre dei ciondoli d'opale gli sfioravano il petto coperto da una peluria nera.

― Stasera lo vuoi? Avevi già ordinato ad Assim di aiutarti come Servo Rosso di Compagnia, - Taher guardò prima Rahim e poi Mahdi, - E poi volevo io, Mahdi!

― Ti dovrai accontentare, fratello. Mahdi è tranquillo e sa ascoltare perfettamente gli ordini. Non posso far brutte figure con i parenti di Rasha zāda Del Rubino D'Oro, - pronunciò Rahim.

― Eh, va bene, - disse Taher, sbuffando in direzione del fratello.

― Ottimo. ― Rahim guardò il servo e gli sorrise, - Va' pure, Mahdi. Recati alla sala dei banchetti quando il sole calerà. Mi raccomando... esegui la preparazione dei doni.

Il Servo Rosso annuì e chinò di nuovo il capo, poi uscì dalla stanza lasciando i Principi da soli.

Taher giocherellò con il ciondolo attorno al collo e uscì dall'acqua, le gocce scendevano sul corpo prestante e la lunga treccia nera era raccolta in una crocchia. Evitò un piatto, accanto al bordo della vasca, colmo di bottiglie d'avorio e prese un asciugamano di lino.

Le concubine cercarono di convincerlo di rimanere, ma le lasciò. Schiamazzavano e ridevano, spruzzandosi dell'acqua e abbracciandosi per qualche battuta di troppo.

Rahim si accomodò accanto a Shayan e mangiò dei fichi secchi presi da un piatto, la concubina del fratello maggiore cercò di attirare l'attenzione dell'altro padrone, ma la rifiutò con un cenno della mano.

― Non ti ho mai visto così teso, Rahim, - mormorò Taher e prese da un tavolino una veste lunga con una scollatura tonda, gettò l'asciugamano e si vestì. Giocosamente si accomodò alla sinistra di Rahim e si stropicciò la treccia.

― Sono teso per l'organizzazione. Ho cercato di conoscere come meglio potevo Rasha in questo anno dove nostro padre ha amministrato la Seconda Khastegāri, ma... mi sento impacciato con lei. Cerco di parlarle di cose che potrebbero interessarle, ma... ogni volta, qualcosa mi ferma.

― Il mio consiglio è questo. Se vuoi sopravvivere alle difficoltà dei preparativi, fai come me, parla di sciocchezze prima di ogni incontro, mia moglie l'ho sopportata così, - Taher si grattò la piccola cicatrice sotto all'occhio destro e prese un po' d'uva da un piatto d'oro.

― Taher ha ragione, Rahim. La conosci a malapena e per scioglierti con lei dovresti bere o almeno, trovare un appiglio durante le conversazioni. ― la mano di Shayan accarezzò la barba lunga, gli occhi ambrati guardarono il fratello minore con preoccupazione, ― le tue nozze sono fondamentali per la pace dei due Regni. Per questo devi discutere di più con lei.

Rahim distese una gamba e prese un chicco d'uva, restò qualche secondo in silenzio per comprendere meglio la spiegazione dei fratelli maggiori, gli occhi zaffiro fissarono il volto quadrato di Shayan e i capelli castani legati con dei codini. Non negava a se stesso che il fratello maggiore era molto simile al padre, soprattutto per il fisico muscoloso.

Taher al contrario non era molto concentrato sulla parlantina dei fratelli, si distese su uno dei tanti cuscini e canticchiò una canzone. Gli occhi turchesi notarono la preoccupazione di Rahim, il quale si toccava il pizzetto e la tunica.

― Lo so. So il ruolo della sua famiglia ― disse Rahim.

― Hanno delle parentele strette con gli antichi guerrieri?

― Sì. Loro provenivano dalla terra Akram Sahl. So bene che ha un anno meno di me, ma... mi ha confessato che se fosse per lei avrebbe continuato a recarsi al Tempio del Sole D'Acqua, - concluse Rahim.

― Oh, è devota al Dio Niyoosha. Beh, nostro zio Arshia ha sposato nostra zia alla stessa età di Rasha. Quindici anni. Rahim, forse devi darle un po' di rispetto e conoscendoti, sarai in grado di farlo, ― Taher rise e si toccò la barba nera decorata con delle perline.

― Spero solo di non farle una brutta impressione una volta sposati, - Rahim si alzò per avvicinarsi alla piscina, si tolse la tunica con le maniche a sbuffo e restò a petto nudo.

― L'unica brutta impressione che puoi fare, fratellino, è quando la porterai nelle tue stanze, ― Shayan e rise di gusto.

Rahim si tolse i pantaloni e posò gli abiti su un cuscino, guardò per qualche secondo i fratelli, finché non si immerse nell'acqua della piscina. Le concubine notarono il Principe e cercarono di porgergli delle essenze profumate sulle spalle, ma di nuovo il ragazzo le rifiutò, parlottando qualcosa nel dialetto della sua terra. Non voleva ammetterlo, ma si sentiva impreparato a quella situazione; sposarsi a sedici anni non era una novità per la sua cultura, ma non conoscere Rasha era un ostacolo che non riusciva a superare. Non era spavaldo come i fratelli maggiori.

Thaer si voltò verso la piscina, guardando con preoccupazione il fratellino, lo poteva capire, non era facile camminare per quella via colma di doveri e pretese Reali. Velocemente si alzò e tolse la veste, i piedi sfioravano il mosaico in marmo che raffigurava due piume; si immerse nell'acqua limpida, ignorando le donne.

Rahim agitò l'acqua e osservò senza nessun motivo le concubine dai capelli lunghi e impreziositi da perline. Solitamente le fanciulle venivano scelte dai gusti di Taher e Shayan.

― Nostro padre starà via ancora per molto? - chiese Rahim immergendo la bocca nell'acqua.

― Credo di sì, ha scritto al messaggero di corte che ritornerà tra tre giorni, sempre se non incontrerà qualche tempesta di sabbia durante il tragitto.

― Sta discutendo con i Mōbadh per scacciare la maledetta Ghul degli Incubi? ― chiese Rahim.

― Sì. Quella bestia sta distruggendo le merci dei mercanti e disturba la maggior parte dei cittadini, - Taher distese le braccia sul bordo d'argento della piscina, mentre una concubina gli accarezzava l'addome tonico.

― Capisco. Comunque nostra madre... volevo dire mia madre non si è ripresa, vero? Da quando nostro padre è partito, i suoi deliri sono aumentati, alcune serve pensano che sia stata proprio lei a invocare la Ghul degli Incubi, - sussurrò Rahim.

― Nostra madre, Rahim, ha gravi problemi mentali. È dalla tua nascita che la sua mente è annebbiata e confusa. A esempio... ieri notte, mia moglie l'ha sentita urlare per colpa di un incubo. Anch'io vorrei poterla aiutare, ma non c'è rimedio, - Taher guardò il fratello con gli occhi turchesi, ― Eh, ti prego. Non definirla solo tua madre in nostra presenza. Fa parte della famiglia anche se è la seconda moglie di nostro padre.

― Sì, lo so, ma alcune volte mi vergogno per com'è. Non mi fido di lei, non mi fido delle sue pazzie. Non dimenticherò mai ciò che mi ha fatto quando ero piccolo. - Rahim si toccò la cicatrice incisa dal pettorale sinistro fino allo sterno, - Quel maledetto incidente.

I parenti ricordavano l'incidente del Principe Rahim.

Shayan guardò i fratelli e li sentì chiacchierare, sapeva tutta la storia della seconda moglie di suo padre. Una donna offerta allo Shah come un dono prezioso, aggraziata nella gioventù, ma che dopo la nascita del Principe Rahim era diventata pazza per motivi naturali, secondo i medici.

― Per quanto un uomo possa amare una donna o una madre, non è colpa sua se soffre di un dolore mentale. ― dichiarò Shayan distendendosi sui cuscini e accarezzando il viso della concubina, ― Una madre sa quello che deve fare con i propri figli e un padre conosce l'amore che loro hanno per lei.

― Shayan, tu parli perché non hai avuto problemi con le tue due mogli. Se possedessi la mia consorte, cambieresti idea, ― pronunciò Taher ridendo per qualche secondo.

― Taher, stai zitto o non riuscirai più a giacere con tua moglie, ― Shayan rise e chiuse gli occhi, mentre la concubina gli massaggiava il collo.

Il secondogenito mosse la mano e posò il braccio sulle spalle magre di Rahim, come a volerlo confortare.


*

* Zāda - Discendente di...

* Shahzada ― Principe

* La Seconda Khastegāri ― Una proposta di matrimonio ed è fatta dal pretendente e dalla sua famiglia.

* Mōbadh ― Sacerdoti che recitano lo Zend-Avesta (libri sacri, raccolta di opere di varie origini), assolvendo al servizio religioso dello Yasna (culto, offerta, sacrificio, servizio liturgico).

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