⟣ Capitolo 12 ― Quel luogo tra mille ⟣

Mahdi era stato venduto alla casata del Rubino D'Oro da qualche giorno. L'interrogatorio da parte dei Comandanti dello Shah lo avevano debilitato emotivamente e fisicamente, si sentiva così indifeso come una bestia selvatica in balia dei cacciatori. Gli urti ricevuti erano stati pesanti e le ferite guarivano, lasciando sulla pelle una membrana secca simile a quella di un serpente. Non mentì sulle opere di Tinfi contro quel Regno e i Comandanti annotarono le sue gesta. All'ottenimento degli ultimi elementi liberarono il ragazzo conducendolo alla Sala dei Servi, dove venne cambiato e pulito. Inoltre i soldati gli avevano restituito il borsellino contenente il magico oggetto e lo avevano avvisato di recarsi alla Piazzetta dei Re dove il Rubino D'Oro sarebbe partito quel pomeriggio.

― Mahdi, il nuovo padrone ti ha detto se tornerai? ― chiese un servo guardandolo.

― No. Non ha intenzione di riportarmi qui. Almeno è ciò che so. Lo Shah ha paura di me... ― il giovane infilò degli oggetti in una sacca di lino.

Un gruppo di servi mormorò qualcosa e tra di loro c'era anche Safiya. La ragazza cercò di farsi strada dal ragazzo, ma non ci riuscì.

Mahdi chiuse la sacca mettendola su una spalla.

― Non fare sciocchezze e si prudente, Mahdi, ― mormorò Uday che aveva visto crescere il ragazzo.

Servo Rosso annuì trattenendo le lacrime e poco dopo uscì dalla sala. L'ombra del porticato coprì la sua testa per qualche istante, poi si avviò. Non s'era ripreso dalla sofferenza e dalle botte, un chiacchiericcio coprì i suoi pensieri e arrivato alla Piazzetta dei Re sentì in lontananza dei passi famigliari.

― Mahdi! Mahdi! ― Alla voce femminile il Servo Rosso si voltò guardando Safiya. Per un primo momento, i suoi occhi neri si soffermarono sull'abito lilla e all'ultimo sulle labbra rosse. Le loro ombre, mischiandosi, divennero una sola e il profumo d'Argan di lei non fece altro che avvicinarli, come attirati da un richiamo. ― Volevo salutarti e chiederti come stavi. Ho saputo da Darya ciò che è successo. Non è ammissibile tutto questo. Guardati hai un labbro rotto e un ematoma sullo zigomo ― gli sfiorò una guancia.

― Passerà. Non ti preoccupare. Non vorrei essere maleducato, Safiya, ma devo andare. Se faccio tardi i padroni... ― sussurrò e chiuse gli occhi.

A Safiya non bastò. Afferrò una mano del ragazzo, mentre da lontano giungevano le imprecazioni del Responsabile dei Servi posto vicino ai carri del Rubino D'Oro.

Fathi e Mu'ezz Nadir stavano parlando con dei parenti, gli occhi del nuovo padrone fissarono per dei secondi il servo.

― Quello è Mu'ezz Nadir Sharīf Del Rubino D'oro, ho danzato per i suoi parenti tempo fa. C'era anche suo figlio. Non mi piace come ti sta guardando, ― sussurrò la ragazza.

― Già, nemmeno a me. Non posso farci nulla, sarà lui il mio nuovo padrone.

― Spero soltanto che non ti picchi. ― staccò la presa e appoggiò le mani sulla schiena del ragazzo, ― Le concubine mi hanno accennato il loro modo di rimproverare i servi.

― L'hanno fatto anche con te?

― No, per fortuna no. Mi è capitato di danzare davanti a suo figlio.

― Fathi zāda Del Rubino D'Oro è presuntuoso e arrogante, Safiya. Come tutta la sua famiglia.

― Ah, questo lo so, Mahdi. Ha indignato lo Shah riguardo alle lettere.

― Dimmi, non ha mica cercato di convincerti in qualche modo? Se hai danzato per lui, dico... ― balbettò.

― No. Non ha mai richiesto i miei servigi come concubina. Anche se ha invitato Afsar nella Sala dei Loti insieme ai suoi cugini. Però è rimasto stupito dalla mia bravura e mi ha donato un velo, nulla di più ― posò il viso sul petto di lui, ― Mahdi, ti sento tremare. Cos'hai?

― Nulla. Avevo paura che sì, beh, cercasse di proporti, sai...

― Sei geloso?

― Cosa? ― strabuzzò gli occhi.

― Sei geloso, non mi avresti chiesto questa cosa ― rise un po'.

Mahdi si morse le labbra e i suoi occhi si specchiarono su quelli smeraldo di lei. Le mani impreziosite di ciondoli sfiorarono le guance del ragazzo.

― Non puoi difendere tutti, Mahdi, nemmeno me.

― Perché no? Quante volte un nobile ti ha portata nella Sala dei Loti? Quante mani ti hanno toccato, quante bocche hanno baciato il tuo corpo? Vuoi saperlo? Vuoi saperlo da me?!

― Mahdi, ti prego.

― Quando ti portavano nella Sala dei Loti, cercavo in tutti i modi di passare di lì per vedere se stessi bene. Avevo paura! ― alzò un braccio ― Temevo che uno di loro abusasse del tuo corpo. Vuoi saperlo da me? Sì, sono geloso! Forse la mia gelosia è infantile e sciocca, ma è giustificata dopotutto quello che ti hanno fatto. ― delle lacrime scendevano sulle guance ― Non ce la faccio più! Prima mi dicono dell'adozione, poi mi picchiano per estrapolarmi la verità e per ultimo, la mia migliore amica e compagna di vita riceve le lusinghe dei nobili.

― Mahdi...

― Sai cosa c'è? Se il mio padrone mi concederà la libertà, come ha promesso, farò di tutto per portarti via da qui! Sono stanco. ― singhiozzò appoggiando la guancia sulla fronte della ragazza.

Nulla sembrava togliere via il supplizio, soltanto le carezze morbide di Safiya gli diedero conforto. Quegli occhi color smeraldo scrutarono i suoi neri. Gli occhi di Mahdi non la smettevano di fissare le labbra della giovane. Schiuse le labbra per poi posarle in un semplice scatto sulle rosse di lei.

Safiya indugiò dal gesto, staccò le mani dal viso di lui e ricambiò, avvinghiò un braccio sul collo mentre l'altro sfiorava il petto; gli mordeva le labbra e percepiva la mano di lui posarsi sulla schiena. Le sembrava un sogno, non poteva credere a se stessa che il ragazzo che sognava da tanto tempo s'era confessato. Il bacio non sapeva di lussuria, né di arroganza dettata dalla ricchezza. Tutt'altro. Era paragonabile solo alla dolcezza di un frutto coltivato con dedizione.

― Niente effusioni, Servi! Staccatevi immediatamente! Quante volte lo devo ripetere. Quel genere di effusioni possono disgustare gli occhi eccelsi dei nobili? Staccatevi! ― la voce rabbiosa del Responsabile dei Servi echeggiò nella piazzetta, Mahdi e Safiya si staccarono.

Non sapevano se confessarsi quello che avevano provato in quegli anni tra ordini e percosse. Troppi erano i dubbi che annebbiavano la loro ragione.

― Safiya, scusami, sono uno stupido. Ho agito d'istinto. ― balbettò il ragazzo.

― Credevo d'essere solo un'amica, Mahdi. Lo credevo da tempo.

― Sì, è da un po' che ci penso. Io non sono fatto per queste cose e lo sai, ma con te è diverso. Tu mi piac... ― deglutì un po' di saliva.

Il Responsabile dei Servi agitò un bastone e si avvicinò a loro. Mahdi coprì la ragazza con un braccio per difenderla.

― Cosa avevo detto?! Niente effusioni! Tu! Non sei il Servo Rosso del nuovo padrone del Rubino D'Oro? ― indicò il Responsabile.

― Sì, Signore, ― disse Mahdi.

― Allora sbrigati! Non intendo aspettare uno solo di voi per muovere l'intera carovana! ― disse l'uomo dalla barba lunga e castana. Mahdi annuì e sentendo la presa dal colletto della divisa si staccò dalla ragazza. Safiya cercò di riprendere le mani, ma lui la fermò per non coinvolgerla. ― Muoviti! Jabkesh di un Servo Rosso!

Mahdi ricevette una bastonata sulla schiena e piegandosi si voltò verso la ragazza piangente.

― Safiya, un giorno ti libererò. Te lo prometto! ― pronunciò Mahdi.

La ragazza si coprì la bocca e annuì, vedendo il ragazzo ricevere un'altra bastonata sulla spalla e aggregarsi agli altri servi.

Solo dopo poche ore la carovana partì. Le vie della città si riempirono di schiamazzi e risate, tutti salutarono i nobili dell'altro Regno. Mahdi guardò la sua gente, gli occhi colmi di lacrime. La marcia verso il confine dei Regni di Amjad Ayman e Akram Sahl era lunga e faticosa.

Le dune modellate dal vento circondavano i villaggi, nel cielo azzurro non c'era una nuvola e soltanto il sole accecante copriva l'intera zona. Ci volle qualche ora di viaggio prima che il corteo arrivasse alle oasi de Lacrime di Apatite per far abbeverare le bestie. L'Ambra del Deserto non c'era più, Mahdi lo sapeva, ma lo Shah, per ricordare quei nomadi, aveva eretto delle tavole di pietra con incise delle preghiere. Tuttavia non ci fu tempo per ulteriori ricordi e subito il corteo riprese la marcia. Solo quando giunse la notte, i viaggiatori si fermarono accendendo dei falò. I soldati del Regno di Akram Sahl controllavano l'accampamento e i servi nel caso tentassero la fuga, ma non si opposero e, sedendosi di fronte a un falò vicino alle bestie, chiacchierarono.

― Tu da dove vieni, Servo Rosso? ― chiese un Servo Blu dai capelli neri a Mahdi.

― Dal Regno Amjad Ayman, e tu? ― rispose Mahdi.

― Dal Regno Talib Zeyd, mi hanno comprato due anni fa. Ho visto che trattano bene i servi nel tuo Regno.

― In parte sì. Dipende sempre da chi hai come padrone. Sai... ero come te un tempo. Ero anch'io un Servo Blu.

― Ah, sì?

― Come sei diventato un Servo Rosso? ― chiese un altro servo con una fascia verde attorno alla vita.

― Venni acquistato all'età di cinque anni dal mio padrone. Amava picchiarci per i suoi capricci e s'eri di bell'aspetto ti dava alle sue figlie. Da bambino lavoravo come voi, facevo dieci ore al giorno, portavo del fieno alle bestie e se andava bene potevo avere qualche pasto in più ― raccontò Mahdi.

― Quanto è durato? ― chiese il Servo Blu dai capelli castani.

― Due anni. Due anni di bastonate e umiliazioni. Poi il Padrone Suadente vide in me l'obbedienza e la puntualità, così mi elevò di ruolo in Servo Rosso. Niente letame da spalare, niente digiuni, ma cibo in abbondanza.

― E dopo?

― Dopo, beh, arrivò lei. La Signora Ammaliante. Se ci ripenso mi vengono i brividi.

― Perché? ― chiese un Servo Blu con una barba bianca.

― Amava circondarsi di uomini e se eri solo un ragazzino desiderava da te certe attenzioni. Mi faceva correre da una parte all'altra così da sviluppare un bel fisico da grande. Aveva persino preso l'abitudine di accarezzarmi il fisico.

― Non ti sei mai ribellato? Conosco un Servo Rosso che ha ucciso il suo padrone perché l'ha sfiorato a sette anni.

― Io... sì. Oh, meglio un giorno le ho pestato un piede, perché voleva i miei capelli e, beh, un'altra cosa. Lei si infuriò e mi minacciò. Io cercai di chiederle perdono, la supplicai in ginocchio e lei accettò.

― Poi?

― Mi fece tagliare i capelli, perché adorava le mie ciocche e ci fece una parrucca. Dopodiché mi rinchiuse nelle prigioni per alcuni giorni. Mi ci vollero dei mesi per farli ricrescere.

― Sei rimasto nel suo palazzo, quando sei diventato uomo?

― Fortunatamente no. Suo marito vendette me e altri servi a un mercante. Avevo su per giù dieci anni, quell'uomo ci portò al cospetto dei Principi e poi sono stato acquistato da loro.

Un silenzio coprì per qualche secondo il gruppo di servi. Ognuno di loro aveva alle spalle dell'esperienze negative.

―Sei stato fortunato, ragazzo. La mia padrona abusò di me all'età di diciassette anni. Mi portò in una sala e al solo pensiero, Dèi. ― il Servo Rosso con la barba brizzolata tremò ― Ogni volta che penso a quelle mani ho l'impulso di lavarmi il corpo, mi viene da vomitare solo al pensiero.

Un altro silenzio coprì i servi.

Mahdi prese del cibo da una sacca e la porse all'uomo tremante. Poteva capire la sensazione, nessun Servo si poteva salvare dagli abusi carnali. Incrociò le braccia e restò in silenzio, osservando le stelle coprire il cielo notturno. Alcuni servi si distesero e iniziarono a dormire, volevano solo cancellare quella giornata.

Tutti eccetto la figura femminile vestita di nero che guardava la carovana da qualche metro di distanza, per poi scomparire con una folata di vento e sabbia.



*

* Jabkesh – Insulto traducibile come "porco".

*

- Nota dell'Autrice -

Due cose per i Vecchi Lettori:

1) Chi ha letto il vecchio Capitolo 6 voglio avvisarvi che è stata aggiunta una modifica. In quel capitolo Mahdi prova dei sentimenti per Safiya (potete andarlo a leggerlo) così da spiegare il gesto che fa all'interno di questo capitolo. Mi sono consultata con MariaZaccaro per sistemare questo pezzo e per dargli una motivazione. Poiché non avrebbe senso senza la modifica che ho effettuato. Per il resto il contenuto e i dialoghi sono sempre gli stessi che avete letto, non c'è nessuna modifica a livello di trama.

Come direbbe @MariaZaccaro #miilluminod'immenso come le lucine di natale (dopo il post bacio).

2) Chi ha letto il Capitolo 4 deve sapere che è stato modificato per renderlo meno pesante. C'è stato solo un cambiamento di informazioni da quel capitolo a questo (come si vedrà con i futuri capitoli). Niente è cambiato, ma sono solo stati spostati i pezzi del Capitolo 4 nei futuri capitoli. Anche qui il contenuto della trama non cambia e gli argomenti sono sempre gli stessi.

Per i Nuovi Lettori il problema non sussiste poiché leggeranno la nuova versione.

Buona lettura.

- Vivian

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