⟣ Capitolo 1 ― Profumo di Spezie ⟣
Cardamomo, zafferano e noce moscata erano le poche, semplici spezie di cui il Servo Rosso poteva annusare l'odore durante le prime ore del mattino, al bazar del Loto Sgargiante. Un fiume di chiacchiere, sulle offerte della merce appesa o deposta sulle bancarelle in legno, scorreva nella zona. Nonostante le giornate fossero afose, i mercanti del Petalo D'Avorio, la grande capitale del Regno Amjad Ayman, non avvertivano alcun fastidio.
Quei semplici attimi, dove il servo passava sotto le tende turchesi e verdi, lo rendevano ebbro e orgoglioso della sua città. Sentiva ogni cosa: le risate fresche dei bambini, la melodia prodotta dai musicisti di strada e i dialetti dall'accento musicale dei venditori.
― Mahdi! Oh, Mahdi! - una donna rise e si avvicinò al ragazzo che guardava una cesta piena di pesci essiccati.
― Oh, Nada Nur, buongiorno a voi. Scusatemi se sono di fretta ma non posso fermarmi per... - pronunciò Mahdi, spostandosi dalla calca di gente nella via del bazar.
Nada Nur indossava il velo azzurro che le copriva il capo e le spalle. Superò degli uomini e prese per un braccio il povero giovane, il quale mostrò un sorriso: ― Ascolta, lo so, ho venduto dello zafferano a quell'idiota di Azad, ma questa volta è diverso.
Il Servo Rosso si grattò la nuca muovendo i lunghi capelli ondulati di un castano mogano che lo rendeva; si infastidiva alle richieste dei venditori, ma Nada Nur era sempre stata buona con lui.
― L'hai ripetuto tre giorni fa, Nada Nur. Lo sai, non posso comprare le merci senza il permesso dei miei padroni.
― Ah! - sbuffò la donna mettendo i pugni sui fianchi - Tutte scuse! I tuoi padroni sanno che la mia merce è la migliore, ho sempre offerto...
― Cosa? La tua merce è la migliore? - un mercante, dalla folta barba nera, urlò dall'altra parte della bancarella di Nada Nur, - Ma se la settimana scorsa hai venduto sedici mele rinsecchite come la pelle di mia nonna!
― Stai zitto, Husam! Sei invidioso che nel Regno di Talib Zayd sia arrivata la mia merce e la tua no! Inoltre sei arrabbiato perché ieri notte una Ghul degli Incubi ha distrutto le casse delle tue ceramiche, - Nada Nur agitò le mani e la gonna magenta che le copriva il corpo robusto.
― Stammi un po' a sentire, tu...
Mahdi guardò per un breve istante i due e con cautela cercò di spostarsi per evitare la lite. Salutò la donna e superò la calca di gente.
Dei bambini passeggiavano con le madri, osservando i frutti secchi e il pesce appeso.
Il ragazzo amava immergersi in quel genere di caos quotidiano; sarebbe stato lì per ore, a godersi quell'atmosfera familiare, finché i colori del tramonto non avessero invaso il cielo di Eblis.
Quando lasciò alle sue spalle il bazar non sbagliò la strada per tornare nei centri abitati. Seguì il tragitto delineato dalle palme bianche e osservò le mura giallognole dei palazzi.
"Se faccio presto potrò mangiare un po' di datteri." Pensò Mahdi con l'acquolina in bocca mentre si sistemava il borsellino di cuoio e il gilè rosso decorato da una fascia d'oro sui bordi. Guardò senza nessun motivo i tetti piatti delle dimore coperti dall'adenium. Oltre a soffermarsi sulle scimmie magiche, notò con curiosità la preoccupazione dei paesani. "Tutti sembrano tesi a causa della Ghul che gira di notte. Meglio che mi avvii, se faccio tardi i padroni si lamenteranno."
Mahdi trattenne una risata, delle donne che stendevano, accanto alle proprie dimore, gli abiti blu e gialli.
― Sì, esatto! Sarà una grande festa, - disse una donna con il velo azzurro.
― Mia cugina mi ha detto che porteranno delle danzatrici! Dicono che la futura moglie del principe Rahim sia viziata tanto quanto il fratello, - rise un'altra donna magra.
Il servo le superò e roteò gli occhi. Le donne della città non tappavano mai la bocca quando si trattava di parlare dei popoli degli altri Regni del continente Anahiti.
"Ne parlano tutti in città. Munir Shah della Luce D'Avorio non si è risparmiato per la festa di suo figlio Rahim." Il pensiero di Mahdi venne interrotto quando dei bambini gli passarono accanto sulla strada sassosa; dopodiché si fermò vicino a una fontana a muro posta sulle pareti di un palazzo. Delle donne ridevano mentre riempivano nelle anfore il liquido. Lui attese pazientemente per poi bere un sorso d'acqua. "Oh, Mahdi! Stai sognando a occhi aperti! Non puoi sposarti! Il tuo compito è soltanto uno! Servire, servire e servire!"
Il ragazzo si pulì la fronte e bagnò la pelle dalla carnagione bruna con sottotono freddo. Corse tra le vie e giunse a una piazza colma di carri, animali e soldati proveniente dal regno Akram Sahl. Non aveva ignorato la presenza degli ospiti accampati da settimane in quello spiazzo. Sospirò e adocchiò i soldati dalle divise color castagno con uno scorpione a due code cucito sui tessuti, i quali esaminavano la zona senza far passare i cittadini del Petalo D'Avorio.
"Non vedo l'ora che se ne vadano. Sono stanco di veder quegli idioti." Pensò Mahdi e guardò delle adolescenti insieme ai fratelli che intravidero un nobile dai capelli ricci.
⎯ Guardate! È il nobile Fathi Del Rubino D'Oro ⎯ ridacchiò una delle ragazzine con il velo malva.
⎯ Dicono che sia abile con la scimitarra e la cosa assurda è che ha duellato contro tre Hadi Dell'Ombra ⎯ bisbigliò un'altra dal velo ametista.
Mahdi storse le labbra carnose, fissando il corpo tonico dell'interessato e il viso ovale ornato dai capelli corti, la carnagione scura dal sottotono freddo era dissimile dai cittadini, persino la barba corta lo rendeva rude agli occhi dei curiosi.
"Ragazzine," rifletté Mahdi e roteò gli occhi neri dall'eterocromia parziale di un blu polvere, "leggono troppo Mille Soli e una Notte."
Il servo rosso finì di guardare e si avviò per terminare il compito datogli dai suoi padroni. Faticava nell'aumentare il passo tra i vicoli stretti e cupi della città; tanta era la fretta di tornare a palazzo che nemmeno s'era soffermato a guardare i mendicanti, ma sapeva che erano lì, quei volti smagriti, a implorare pietà, a patire dalla fame che conosceva troppo bene per poterla ignorare. Non si soffermò ma poteva avvertirne la disperazione. Dopo dei minuti, sotto gli occhi vigili dei soldati con la divisa turchese e lo stemma reale inciso sugli spallacci, arrivò alla base del palazzo; prese una stradina coperta dai ciottoli d'arenaria e si avvicinò a un porticato dove aprì una porta nera ed entrò. Era abituato all'area della servitù, poiché era divisa in due piani.
Al piano terra si poteva trovare una cucina-sala, mentre al primo piano dei letti scomodi dove i servi riposavano.
La porta turchese, al pianoterra, conduceva alle stanze e alle sale del palazzo, mai vuote a causa del via vai dei servi.
Il Servo Rosso evitò i compagni che passavano e urlavano per concludere i vari ordini. Alla fine decise di sedersi su uno dei tanti cuscini posti accanto alla cucina. Posò il braccio sul ginocchio e osservò con tranquillità le pareti decorate dagli stendardi della famiglia reale. I sandali toccavano un tappeto che copriva il pavimento in marmo blu bahia, mentre la luce del sole filtrava dalle finestre.
"Ho ancora un po' di tempo prima che arrivi la sera. Forse riesco a riposare..." pensò il ragazzo e osservando alcuni servi avvicinarsi alla cucina.
Sebbene i servi erano misti, la differenza tra uomini e donne era ben visibili dalle tende che separavano i giacigli. Tuttavia, molto spesso, capitava, sotto il rimprovero dei superiori che entrambi le fazioni parlassero o peggio si sfiorassero.
Mahdi era un ragazzo che riusciva a ribellarsi da quelle condizioni, anche se molto spesso veniva rimproverato dai suoi compagni.
― Mahdi! Mahdi! Oh, Grande Dio Niyoosha, finalmente ti ho trovato!
Il giovane udì la fonte di quella voce e notò un uomo corpulento con la stessa divisa dei Servi Rossi.
― Uday, mi cercavi? Ero andato a comprare della merce per il Principe Rahim. Non sono stato via tanto, insomma..., - agitò le spalle, mostrando un'espressione buffa - ...forse tutta la mattina, cosa probabile data la mia pigrizia nel cercare le merci per i principi. Inoltre c'era una ragazza molto carina, voleva mostrarmi della frutta, beh sai...
― Quante volte te l'ho detto che guardare le donne in strada e parlare o peggio salutarle è offensivo. Ora stai zitto un secondo e ascolta. I Principi ti hanno fatto chiamare e sei in ritardo. Sono molto arrabbiati!
― Lo so, lo so, ma comunque a quest'ora mi vogliono? Dovevo andare da loro al pomeriggio.
― Lo so, ma ti vogliono! Ti conviene prepararti, - pronunciò Uday e si toccò la barba grigia per calmare la tensione.
Mahdi si alzò pronto a prepararsi come meglio poteva per quell'ordine e si stropicciò gli occhi neri: uno di essi aveva un'eterocromia parziale di un blu polvere.
Uday lo spintonò verso la cucina dove, accanto al focolare, c'erano delle brocche: ― Devi essere perfetto e impeccabile, - l'omone prese una brocca colma d'acqua e la diede al ragazzo, - Come tutti quelli che serviranno insieme a te al pomeriggio.
― Oh, Stupendo. Sarà divertente evitare il cibo, le concubine, le danzatrici, i nobili e le bestie che si porteranno dietro. Fantastico, meraviglioso, - sbuffò.
― Oh, non protestare! La fortuna è che stasera lo Shah non ci sarà e non farai nessuna brutta figura come l'altra volta.
― Cosa?! Io non ho fatto nessuna brutta figura, mi hai chiamato cinque volte. Inoltre perché ti eri fermato vicino alla sala delle danzatrici, oggi? ― lui alzò un sopracciglio e guardò Uday con un briciolo d'ironia ― Non sapevo che avessi dei gusti raffinati. Lo sai che provengono dal Nord del Regno?
― Oh, sta zitto. Su, ora muoviti! ― strattonò il ragazzo verso la porta turchese.
Mahdi cercò di pulirsi le mani sporche di sabbia e posò la brocca sul pavimento. Dopodiché uscì, lasciando alle sue spalle gli altri servi. Percorse il lungo corridoio illuminato dalle lampade a olio che penzolavano come gocce di pioggia sul soffitto a carena di nave rovesciata. Salì una scalinata, finché si ritrovò in un altro corridoio pieno di stanze e sale.
Molti Servi Rossi camminavano e portavano degli oggetti.
Il Servo Rosso guardò i tappeti avio, ma qualcosa lo distrasse; un intenso profumo d'argan inebriò il suo naso. Una delle poche che aveva quella fragranza era Safiya.
La bocca rosa della serva concedeva pochi sorrisi, Mahdi lo sapeva. Quelle mani così magre tenevano a fatica dei vestiti da rammendare e pulire, mentre sui polsi aveva delle fasce lilla abbellite dai ciondoli. Il ragazzo cercò di superarla, ma gli occhi smeraldo di lei lo incatenarono sul posto, mentre osservavano il volto e le sopracciglia folte di lui.
― Mahdi, buongiorno. Stamattina non ti ho visto, - pronunciò Safiya dolcemente.
― Ah, buongiorno a te, Safiya. Sì, avevo dei compiti da fare al Loto Sgargiante, ― rise con nervosismo.
La serva cercò di sistemare gli abiti dei nobili su un fianco, mentre spostava i capelli castani e ondulati su una spalla; il velo turchese le copriva il capo e scendeva sulle spalle magre. Mahdi socchiuse gli occhi per cercare di trattenere l'imbarazzo.
― Scommetto che i principi ti hanno dato i soliti ordini, giusto? Spiare i Comandanti, sentire i pettegolezzi, vedere se le merci sono sempre le stesse o...
― Beh, sì. Ma questa volta è diverso.
― Davvero? ― Lo sguardo stupito della giovane osservava con interesse quello buffo di Mahdi. Lei alzò il viso per colpa dell'altezza del servo.
― Il principe Rahim mi ha ordinato di andare al mercato e di comprare un braccialetto e una collana per la sua futura sposa. Vuole fare una buona impressione. Quindi, sono andato al bazar e l'ho comprato. Trenta monete d'oro! Ti rendi conto? Trenta monete d'oro sono quasi... due cavalli e un piccolo alloggio. Se fossi ricco comprerei un sacco di datteri.
― Esagerato. Però è carino da parte sua regalare dei gioielli alla nobile.
― Almeno le nobili possono vivere tra monili e carezze. Al contrario di noi che riceviamo urla e...
― ...Schiaffi, ― Safiya abbassò lo sguardo cupo, ― Già. Solo questo riceviamo.
― Safiya, io non volevo...
Nulla poteva strappare via quella sofferenza dagli occhi stanchi di Safiya, così lasciò cadere il discorso e si allontanò. Il ragazzo continuò a guardarla e posò le mani sui fianchi.
― Non ti preoccupare, Mahdi. Sopravvivrò come ho sempre fatto - pronunciò con un pizzico d'angoscia. Dopodiché si mischiò tra le figure dei Servi Rossi.
Sembrava una fragile sagoma composta da rattoppi cuciti assieme con un filo ormai sul punto di spezzarsi; Mahdi, però, avrebbe fatto del suo meglio per non rovinarlo, per fare in modo che rimanesse così com'era e per rafforzare il rapporto affettivo.
"Sei un genio, Mahdi! Potevi dire qualsiasi cosa, ma no! Dovrebbero darti il premio di "peggior miglior amico." Complimenti." Pensò tra sé il giovane mentre camminava nel corridoio ceruleo.
I due Servi Rossi erano cresciuti insieme e si conoscevano da quando Mahdi era giunto a palazzo.
Il giovane sapeva della persecuzione di un vecchio amore da parte di Safiya e della sofferenza nei due anni di relazione. Tenendo il rammarico per la ragazza che danzava per i nobili nelle notti afose, si avvicinò alla stanza dei Principi Della Luce D'Avorio. "Spero che prima o poi trovi qualcuno." Rifletté il giovane e bussando ricevette il permesso d'entrare.
*
Bazar - Mercato
Shah ― Re o Imperatore
Ghul ― Demone (solitamente femminile)
Sharīf ― Nobile o Illustre
Kefiah e agal ― Copricapo
*
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