23 - Wedding (3) -

Non riuscivo a staccare i miei occhi dai suoi.

E lui dal suo canto, non sembra intenzionato a smettere di farmi impazzire solo guardandomi.

Lo vidi interrompere il contatto visivo e sistemarsi la cravatta.

Dannato.

Quando fui poco distante dal tavolo di Swami e Federico, e di conseguenza da lui, lo vidi allontanarsi dirigendosi verso il nostro di tavolo.

Mi fermai e lì immobile lasciai andare un sospiro.

Spostai gli occhi sugli sposini e sorrisi al vederli scambiarsi un bacio veloce.

L'attenzione di Swami però di subito attirata dal pianto di Sole.

Federico invece mi notò e mi fece un occhiolino divertito.

Scossi la testa e cercai di non ridere.

Perché doveva sempre capire tutto?

La mia risata si trasformò in un sorriso, quando mentre mi avvicinavo al tavolo cercando di parlare con Nicolò, lo trovai con Camilla in braccio che si muoveva.

Ballavano insieme.
E la nana rideva.

Si erano sempre piaciuti.

La ragazza che prima ballava con il centrocampista, colei che avevo scoperto essere sua sorella si avvicinò loro e Camilla le sorrise.

"Stai facendo la brava?" Le domandai attirando anche l'attenzione di Martina e Nicolò

Camilla annuì sorridendo.

"Mamma hai conosciuto Martina?
È la sorella di Nicolò." Mi disse indicandola con il suo ditino

"Non ho ancora avuto il piacere." Dissi

Mi voltai verso di lei che sorrideva timidamente e le porsi la mano.

"Ginevra, piacere." Mi presentai
"Martina, il piacere è mio." Rispose stringendi la mano

Ci fu un'attimo di silenzio.

Poi, Adriana chiamò Martina e Camilla si fece mettere giù per poi correre di nuovo a giocare con i piccoli Morata.

Erano una banda di piccole pesti.

Nicolò mi concesse un ultimo sguardo, poi si voltò e fece qualche passo dirigendosi verso il suo posto.

Istintivamente allungai la mano e la poggiai sulla sua spalla.

Si irrigidì.

Si voltò immediatamente incrociando i suoi occhi nei miei.

E si, mi mancò l'aria.

Mi guardava in silenzio, probabilmente si chiedeva cosa volessi.

Ma non aprì bocca.

"Il testimone dovrebbe far ballare la damigella, non credi?" Domandai

Sorrise divertito e notai un luccichio nei suoi occhi.

Con quel suo sorriso birbante ancora in viso, mi porse la mano che prontamente afferrai, lasciando che mi conducesse in pista.

Quando fummo lì, mise le mani sui miei fianchi e una scarica di brividi mi invase il corpo.

Allacciai le braccia intorno al suo collo ed iniziammo a ballare.

Il mio cuore  batteva talmente forte che temevo scoppiasse.

Non riuscivo a capire cosa pensasse e questo mi stava facendo uscire fuori di testa.

Nessuno dei due aprì bocca e non so dire esattamente come riuscì a non baciarlo considerando quanto mi stessero tentando le sue labbra così vicine.

Leo aveva ragione.

Se non avessi detto in quel momento a Nicolò come mi sentivo, non l'avrei più fatto.

Ma davvero non sapevo come fare, perché Ginevra Corradi era una frana con i sentimenti.

Che poi non l'avrei per niente biasimato se mi avesse mandato a quel paese.

Nicolò si era aperto con me.
Mi aveva detto come si sentiva.

Ed io l'avevo ignorato ed ero praticamente scappata.

"Resterai a Roma?"

Fu ciò che riuscì a chiedergli e lì finalmente mi guardò negli occhi.

"Ho ancora qualche giorno prima di dover rientrare a lavoro, ma non avevo programmato di restare qui dopo il matrimonio.
Avevo deciso di tornare a Milano domani, nel pomeriggio." Mi rispose

"Non farlo."

Il centrocampista alzò un sopracciglio palesemente confuso.

"Come?" Domandò

Feci un respiro profondo cercando di trovare altro coraggio.

"Non tornare subito a Milano.
Resta qualche giorno a Roma." Dissi e sperai non si fosse accorto di quanto fossi agitata

"Non vedo perché dovrei Ginevra.
La mia vita è a Milano." Mi rispose

"Lo so, ma potresti restare." Praticamente sussurrai

Nicolò sospirò e mi disse
"Sono sceso solo per il matrimonio.
Non vedo perché dovrei restare ancora."

Chiusi gli occhi per un'istante e quando li riaprì, li puntai nei suoi.

"Fallo per me." Sussurrai

"So di non aver diritto di chiederlo, ma prima di perdere quel poco coraggio che ho trovato lo devo fare.
Resta qualche giorno a Roma con me Nicolò." Dissi e nonostante lui rimase con la stessa identica espressione di prima, notai sorpresa nei suoi occhi

"Ti sei aperto con me, ed io mi sono comportata da stupida.
Non ho il diritto di chiederti una cosa del genere però devo farlo.
Non ti biasimerei se mi ignorassi o se mi mandassi a quel paese.
Me lo meriterei." Gli dissi

"Ma la verità è che sono letteralmente terrorizzata da quanto bene tu faccia al mio cuore."

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