Chapter 2
Sto cuore batte troppo
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Josefine Morelli
"Mikhail!" Michele si insinuò fra noi con un'espressione alquanto strana in volto. "Basta, abbiamo da fare."
"Ricevuto." Mikhail mi fece l'occhiolino prima di andarsene.
In quel istante però vidi Michele voltarsi verso di me e i nostri sguardi si incrociarono, provocandomi un brivido lungo la spina dorsale.
Ma che diamine voleva questo qui?
Mi osservò per qualche attimo, poi seguì a ruota Mikhail.
Feci un sospiro, a causa di tutta questa situazione.
Signore e signori, vi presento Michele Morrone.
Non credevo fosse così bello. Peccato per il caratteraccio, però...
Mikhail invece era molto gentile nei miei confronti e non era male come ragazzo anche lui.
Se non fosse stato un mafioso non mi sarebbe dispiaciuto parlarci ancora, anche se in quel caso mi sarei ritrovata sempre fra le scatole Mister Simpatia...
Meglio stargli lontana, va'.
Scossi la testa, scrutando la gente in cerca dello zio, ma nessuna traccia di lui.
Era come se si fosse volatilizzato nel nulla.
Ma dove può essere finito?
Sfrecciai da tutte le parti, ma nulla di nulla. Non riuscivo a trovarlo in alcun modo.
Cavoli, speravo che non fosse venuto per fare "affari".
"Mi scusi, mi perdoni..."
Continuai a navigare nella folla finché...
Be'?
Mi voltai verso l'uomo che avevo appena superato con uno spintone e lo chiamai: "James?"
Lui si girò verso di me e il mio cuore balzò in gola.
Mom ci potevo credere, l'unica persona che non pensavo di incontrare era davanti ai miei occhi in carne ed ossa.
Ma era lui!
"Josefin?" Domandò lui, quasi incredulo nel vedermi ad una festa del genere.
"Da quanto tempo! Non ci vedevamo dal diploma!" Gli dissi stupefatta.
James, iniziò a grattarsi la nuca e mi rivolse un timido sorriso dolce. "E non sai quanto mi dispiace. Continuavo a ripetermi che era ora di chiamarti, ma non volevo disturbarti."
"Ma che assurdità! Tu non disturbi mai." Gli dissi, con serenità.
Vederlo sorridere mi fece ricordare al passato e il mio cuore iniziò a scaldarsi mentre lo guardavo negli occhi.
Era ancora bello come il sole... Non pensavo ci saremmo più rivisti!
"Come stai?" Gli chiesi senza smettere di sorridere.
"Bene. Tu?" Mi chiese lui, con voce pacata mentre si appoggiava al bancone dietro di me.
"Benino, dai. Adesso faccio l'impiegata. Non è il lavoro più entusiasmante del mondo, però ci pago le bollette." Risi per cercare di smorzare un pochino l'aria.
"È questo che conta. E poi è la stessa ragione per cui sono venuto qui."
"Ehm... in che senso?" Gli chiesi più confusa che mai.
"Trasferimento di lavoro. Speravo proprio di ribeccarti." Il sorriso d'un tratto vacillò, e aggrottò le sopracciglia.
"Anche se non mi aspettavo certo a una festa del genere... Non mi sembrava fossero nel tuo stile."
Ecco come non detto, sapevo benissimo che avrebbe sicuramente detto una cosa simile.
Già non ero per nulla il tipo di persona che amava le feste di questo genere, ma chissà perché un certo zio Christopher aveva deciso di portarmici con la forza.
"Mi ci ha portata mio zio." Dissi senza nessun gioro di parole.
"Tuo zio?" Mi chiese quasi incredulo.
Già il mio adoratissimo zio.
"Ha... delle conoscenze qui, credo." Scossi il capo quasi esasperata. "Per qualche ragione, si era ficcato in testa che dovessi venire a conoscere Michele Morrone."
"Cosa?!" Intervenne, James. Lo vidi che si mise eretto mentre mi rivolgeva uno sguardo incredulo.
"Eh, già." Mi guardai intorno, poi abbassai la voce a un sussurro. "L'ho conosciuto, sai. E diciamo che... poteva andare meglio." Strinsi i denti in un sorriso forzato.
A James gli sfuggì una risata, era musica per le mie orecchie che oltre ad avermi dato un pochino di conforto, mi strappo persino un sorriso.
Sembrava che il tempo si fosse fermato per qualche secondo e poi dopo un po' ripartì.
Cercai di cambiare argomento dato che la situazione era diventata molto tesa "Allora... leggi ancora molto?" Gli chiesi, ricordandomi di alcuni avvenimenti successi in passato.
"Quando ho il tempo, sì." Rispose deciso, facendomi un sorrisetto sghembo.
"Ah. La vita vera ti mette i bastoni fra le ruote, eh." Gli dissi, sorridendo.
"Il lavoro, di solito." Abbassò il capo, iniziando a fissare le sue scarpe inconsciamente.
Sembrava si fosse distratto per qualche secondo.
Sospirai e incrociai le braccia. "Sempre quello, eh. Anche se... non me la sento di parlare troppo male del tuo lavoro, visto che ci ha fatto rincontrare."Gli regalai un sorriso raggiante.
"Idem." Commentò, rialzando lo sguardo in modo tale da far incontrare i nostri sguardi.
"Che lavoro fai, comunque? Pare..." Cercai di fargli una domanda, ma improvvisamente fui interrotta dalla sua voce ferma.
"Ehi, credo stia accadendo qualcosa." Ad un tratto mi disse il mio amico.
Intorno a noi, la gente si stava radunando e voltando verso il fondo del salone.
Vidi Michele che si stava dirigendo in quella direzione con Mikhail al suo fianco.
Mi sa che Michele doveva fare il discorso.
"Ah, vero." Mi avvicinai abbastanza da parlargli sussurrando. "Mio zio ha detto che stasera Michele presenterà la sua fidanzata." Mi avvicinai talmente tanto a lui che riuscii a sentire perfino il suo profumo di vaniglia.
A proposito, ma dove diavolo era finito lo zio?!
Ero stata fortunata ad imbattermi in James. Starmene qui da sola sarebbe stato orribile.
"Incredibile. Quale ragazza al mondo vorrebbe mettersi con uno così?" Il mio amico commentò e io cercai di trattenere una risata.
"James!" Lo zittii, sperando che nessuno ci guardasse, e lo trascinai in un angolo, lontano da tutti.
Non si potevano dire certe cose in mezzo a così tante persone!
Specialmente quando si era ad una festa per mafiosi.
"Chiunque possieda un briciolo di buon senso se ne starebbe ben alla larga dai mafiosi. Sono tutti criminali buoni a nulla." Disse accigliato, fregandosene della gentaglia che ci circondava.
"Abbassa la voce!" Gli dissi sussurrando.
"E perché?" Mi chiese improvvisamente, rivolgendomi uno sguardo quasi sconvolto.
Non si aspettava una reazione del genere da parte mia.
Ma dato che io non ero abituata a questo genere di cose, preferivo rimanere in disparte e non attirare fin troppo l'attenzione.
"Non puoi insultare i padroni di casa." Gli risposi, aggrottando le sopracciglia.
Borbottò sottovoce e incrociò le braccia. "Forse... hai ragione."
Fiuu...
"Cosa ti è preso? Non ti ricordavo così aggressivo." Gli chiesi, strofinandomi con la mano destra la fronte per il nervoso.
Mi lanciò un'occhiatina con un sorriso furbo. "Ne ho viste tante, Josefin. Non ne hai idea..."
All'improvviso sentii Michele che si schiarì la gola, in fondo al salone.
"Vi ringrazio per la vostra presenza."
Il suo sguardo era rivolto verso il pubblico "Devo fare un annuncio speciale."
"Si tratta di un'occasione molto importante della mia vita, e vorrei solo che mio padre fosse qui ad assistervi." Ad un tratto intravidi un briciolo di amarezza sul suo viso, ma scomparve immediatamente.
Ah, giusto, aveva ereditato "l'attività" dopo la morte recente del padre...
Mentre parlava dell'eredità paterna con più eloquenza di quanto mi aspettassi, le persone più vicine a noi si spostarono.
Stava arrivando qualcuno.
Mi voltai, ma non era lo zio.
Mi si erano piazzati davanti due uomini con dei completi neri.
"Signorina Josefin?" Mi chiesero improvvisamente con un tono di voce fermo e composto.
"Sì?" Chiesi ai due uomini, con i loro completi professionali.
"La prego di seguirci." Mi indicarono la strada con un gesto fluido della mano.
Aggrottai le sopracciglia dalla confusione.
"Ma... Ma che succede?"
"Sarà meglio che non le causiate guai!" James avanzò, ma io alzai la mano per fermarlo.
"Non fa niente." Dissi con voce ferma.
Sapevo pienamente che c'entrava qualcosa lo zio, su questo ne ero sicuramente certa.
Speravo tanto che stesse bene...
"Sicura?" Mi chiese James.
"Sì, me la caverò." Gli rivolsi un'espressione seria.
"Ok. Se però ti serve aiuto, urla e arrivo." Mi fece un sorriso di conforto anche se i suoi occhi rimasero cupi.
"Grazie davvero, James. È stato un piacere rivederti!" Rivolsi lo sguardo verso quei due omoni giganti.
Notai persino che James li guardava in cagnesco, mentre i due mi scortarono via.
Proviamo a indovinare... Lo zio era stufo di cercarmi e aveva mandato due scagnozzi della mafia a recuperarmi.
Non mi sarei sorpresa. Era proprio il tipo da non accorgersi dell'orrore della cosa!
Con mia sorpresa, però, mi condussero sul fondo della stanza.
"Ehm... ma dove..."
Mi mollarono lì e mi guardai intorno perplessa.
Michele mi osservò irritato. Mi fece un cenno del capo, e io lo fissai incredula.
Voleva che andassi da lui?
Ma perché? L'avevo conosciuto poco fa!
Visto che non mi muovevo, venne a prendermi la mano e mi trascinò con sé.
La sua presa fu più delicata di quanto mi aspettassi, dato il comportamento di prima.
"Da questa parte."
"Ok..." Dissi semplicemente, senza oppormi.
"Devi sapere che l'obbedienza è una virtù..." Lo sentii sospirare mentre mi accarezzava la mano.
Ma se neanche sapevo cosa stesse succedendo!
E poi non potevo certo dire di no a un boss mafioso!
Lo seguii. Ci posizionammo di fronte a tutta quella gente, sempre tenendomi per mano.
"Grazie dell'attesa."
Si voltò verso di me e mi guardò negli occhi.
Mi ritrovai ipnotizzata dal suo sguardo penetrante, malgrado la confusione. Mi sollevò la mano e, per un attimo, temetti che me la baciasse come Mikhail.
Invece estrasse un bellissimo anello con un diamante.
Trasalii.
Non avevo mai visto un anello così bello!
Deve costare una fortuna!
Ma perché...
Michele me lo infilò al dito con un sorriso gentile.
Non l'avevo mai visto così dolce.
Poi si voltò verso la gente.
"Ho il piacere di presentarvi Josefin... la mia fidanzata."
○●○●○●
Rischia di esplodere
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