Head first, fearless
-Non eravate mai stati tanto affettuosi con me, dovevo finire col petto aperto- fisso Daniel, che ridacchia. –Non mi guardare così Greyson, sai anche tu che è la verità- scuoto la testa, roteando gli occhi. –Sei fin troppo silenziosa-
-Non voglio esprimermi a riguardo- esclamo, sventolando una mano.
-Ti vedo bene comunque- dice Daisy. –Sarcastico come sempre-
-Perché, c'è stato un momento della sua vita in cui non lo è stato?-
-Avete finito voi due?- borbotta. –Preferivo quando non vi parlavate-
-Le infermiere qui sono carine- esordisce Chris. –Molto carine-
-Farò finta di non aver sentito niente-
-Non credevo che fossi ancora tanto gelosa-
-Non sono gelosa, semplicemente hai fatto un commento leggermente maschilista-
-Eh?- sgrana gli occhi, confuso. –Credo che questa storia ti stia fuggendo un po' troppo di mano-
-Forse è meglio non continuare, prima che voi due finiate per litigare- s'intromette Diana. –D'altronde l'importante è che Daniel stia bene e che quel coso sia finalmente fuori da lui-
-Nemmeno sapevamo che esistesse fino a qualche tempo fa...e mio padre ancora non me lo ha fatto vedere-
-Disgustoso- dice, a quel punto, la ragazza. –Perché hai questo desiderio?-
-E' una cosa mia, non mi aspetto che nessuno di voi capisca- risponde Daniel, guardando direttamente verso di me.
-Non abbiamo visto River comunque- mi vergogno ammettere che, in realtà, non l'ho neanche cercato, visto che ho passato ogni singolo minuto qui in ospedale con Daniel.
-E' ancora alla Berkeley, tornava oggi, gli ho chiesto di vederci questa sera, sempre se non è troppo stanco-
-Ma è fantastico! Se dovesse accettare, questo vorrebbe dire che...-
-...che anche se è stanco, ha lo stesso voglia di vederti, così tanta da non poter aspettare domani- continua Daisy.
-Interessante questa vostra teoria- dice Daniel, ridendo, davvero interessante-
-Ricordami di tutte quelle volte in cui Rose non ti parlava e tu ti teletrasportavi lo stesso in camera sua per guardarla dormire- le guance del ragazzo diventano rosse come due pomodori, ed io cerco di nascondere la bocca, visibilmente curvata all'insù, con la mano. –O di quando, dopo il suicidio, hai passato ogni singolo giorno con lei fino alla fine della scuola, perdendo allenamenti e quant'altro-
-Hai finito Daisy?-
-Ho appena cominciato in realtà, potrei parlarne per le prossime tre ore-
-Non hai niente di meglio da fare?-
-No, stando qui ho meno possibilità di incontrare Seth, ed è davvero l'ultima persona che vorrei vedere in questo momento, anche perché non so proprio come reagirei-
-Rose non ci metterebbe niente a farlo volare per tutta New Orleans- dice Diana.
-O a far prendere fuoco a casa sua- continua Chris.
-Nessuno farà niente. Passerei per un'immatura, ed è l'ultima cosa che voglio in questo momento. D'altronde me la sono cercata, mi avete avvertito non so quante volte lo scorso anno, ed io non vi ho completamente ascoltato-
-E' un mea culpa quello che sto sentendo?-
-Daniel- lo riprendo.
-Che c'è? Si è comportata malissimo nell'ultimo anno per difendere il suo adorato lupacchiotto, e sono stato zitto all'inizio perché...-
-Daniel- a quel punto il ragazzo sgrana gli occhi, le sue labbra si assottigliano e le sue braccia si bloccano lungo i fianchi. –Wow, questa è nuova-
-Avresti dovuto farlo tanto tempo fa-
-Se avessi saputo che potevo Daisy- mormoro. A quel punto scuoto velocemente la testa, e il ragazzo ritorna a muovere normalmente gli arti.
-Hai usato i tuoi poteri su di me ventiquattr'ore dopo aver subito un intervento?-
-Non era mia intenzione in realtà, volevo solo che stessi zitto-
-Dopo quattro anni ancora non hai capito che, quando vuoi qualcosa, questo desiderio si riflette automaticamente sui tuoi poteri?-
-Mi dispiace, ti giuro che non l'ho fatto a posta-
-Si può sapere che cos'è tuto questo casino? Vi si sente dalla fine del corridoio- Derek entra nella stanza, visibilmente scocciato.
-Normale routine- risponde Chris, stringendosi nelle spalle. –Dovresti esserci abituato ormai-
-Spero sempre che, prima o poi, cresciate- esclama, massaggiandosi il ponte del naso. –Sono venuto a prendere Daniel, dobbiamo fare una cosa-
-Vedere il feto- esclamo io. –Come hai fatto a tenerlo così tanto?-
-La tua curiosità, alle volte, sfiora il macabro- mi risponde il ragazzo. –Ma d'altronde dovevo capirlo dai tempi in cui ti aggiravi per i cimiteri per leggere le lapidi-
-La psicologa ancora non ti ha spiegato come smettere di passare al Daniel di quindici anni quando non ti piace qualcosa che ti dico?-
Daniel
-Che è successo tra te e Rose?- domanda mio padre, mentre ci dirigiamo vero l'obitorio.
-Niente di eclatante, sai come siamo fatti, di tanto in tanto battibecchiamo, è il nostro carattere, non possiamo farci niente-
-Non sei stato molto carino-
-Perché so di star facendo qualcosa che lei non approva al cento per cento e per cui so che si preoccuperebbe, quindi diciamo che sono un po' in conflitto con me stesso-
-Certo che siete davvero complicati voi due-
-E'...perché sei sempre tanto interessato a me e Rose?-
-Perché so com'eri prima lei, e so come diventi quando litigate o quando vi lasciate temporaneamente, non sei proprio uno bello spettacolo- roteo gli occhi. Ormai siamo diventati una sola persona, e questa cosa sta iniziando a stare stretta pure a me. –Non volevo infastidirti-
-Non ti preoccupare, ero soltanto sovrappensiero-
-Daniel, prima di procedere voglio che tu sappia che non sei obbligato a fare niente di tutto questo. Non devi dimostrare a nessuno di essere forte-
-Non lo faccio per questo, te lo posso assicurare, semplicemente voglio dare una sorta di conclusione a tutta questa storia, ammesso che ce ne sia una- mi passo le mani sul volto. Non ho dormito bene negli ultimi giorni, forse per l'ansia dell'intervento e, per qualche assurdo motivo, penso che vedere quel coso potrà, in qualche modo, darmi un po' di sollievo.
-Va tutto bene?-
-Mio dio, mi sembri Rose in questo momento, sempre pronto a psicanalizzarmi qualsiasi cosa io dica-
-Daniel...-
-Puoi, per una volta, semplicemente fare una cosa che ti ho chiesto? Non penso sia tanto difficile-
-Come vuoi- esclama, alzando le mani. A quel punto si dirige verso uno degli scompartimenti, lo apre e tira fuori la barella. Un telo azzurro la ricopre e, all'estremità, si può notare un piccolo rigonfiamento. Lo toglie, il feto è bianco, ripiegato su se stesso, mi ricorda vagamente un enorme millepiedi.
Porto una mano alla bocca, mi sposto e vomito dentro un cestino lì vicino. –Pensavo che avessi uno stomaco di ferro-
-Era quello che credevo anche io in realtà ma, a quanto pare, mi devo ricredere- rimango in quella posizione per non so quanto tempo, sentendo ogni più piccola forma di energia abbandonare il mio corpo. –Avevo quel coso dentro al petto?!-
-Ti ricordi che stai studiando medicina, vero?-
-Questa è una delle due cose che, in quanto medico, non vorrei mai affrontare-
-Devi essere pronto a tutto lo sai-
-Ma non a mettere mani su Rose- esclamo, tirandomi su. –Non potrei mai operarla, e spero di non dovermi mai trovare in una situazione del genere-
-Beh considerando la quantità e la velocità con cui mi faccio male- mi volto di scatto, trovando la ragazza dietro di me. –Sorpresa-
-Come sei entrata?-
-Mi sono teletrasportata da camera tua, che domande- esclama, scrollando le spalle. –E tu non hai una bella cera-
-Mi hanno operato ieri, sai com'è-
-Sento l'odore del vomito Daniel- poso il cestino in un angolino, col volto in fiamme. Rose, dal canto suo, si sporge leggermente per guardare meglio la barella. –E' esattamente come me lo aspettavo-
-Come...?-
-Ho cercato su Wikipedia- dice, come se fosse la cosa più normale del mondo. –E poi ho cliccato su Google immagini-
-Non voglio nemmeno sapere per quale motivo tu lo abbia fatto-
-Perché sono curiosa, tutto qui. Ed immagino che sia questo il rischio in cui incappi, se inizi ad uscire con qualcuno a cui piace leggere gli epitaffi delle tombe-
-Ti avevo detto di rimanere in camera comunque-
-Devo per forza fare la solita battuta in cui esclamo 'e quand'è che ti ho mai dato ascolto?' o possiamo passare oltre?- rotea gli occhi, sbuffando.
-Sei davvero irritante-
-Ma non stavi bene, quindi- poggia una mano sulla mia schiena, iniziando a massaggiarla. –Sono qui-
-Me la stavo cavando benissimo anche senza di te Greyson-
-Insomma- Derek china la testa da una parte all'altra, con le labbra assottigliate.
-Grazie papà-
-E' la verità, non puoi negarlo-
-Volevo semplicemente fare una cosa...-
-Daniel- prende la mia mano e mi guarda, sorridendo. –Sono qui-
-Sai davvero come essere petulante alle volte-
-E' anche per questo che mi ami-
-Rose ti prego, non è il momento-
-Va bene va bene, faccio silenzio-
-Grazie- mollo la presa dalla sua mano e mi avvicino nuovamente alla barella. Deglutisco rumorosamente, è solo un feto, non puoi farmi niente.
Lo guardo, è inerme, non può farmi niente. Eppure provo una leggera sensazione di disgusto nel sapere che quel coso è stato dentro di me per più di vent'anni.
La testa inizia a girarmi vorticosamente e, prima che riesca a capire cosa stia succedendo, perdo l'equilibrio e finisco per terra.
-Hai fatto tremare il pavimento- Rose cerca di aiutarmi ma io la spingo via. Non riesco a staccare gli occhi dalla barella, vorrei ma non ci riesco. –Che ti prende Manson?- respiro affannosamente, sentendo il sudore colare dalla mia fronte incessantemente. –Ha un attacco di panico- si abbassa e prende il mio volto tra le mani. –Daniel, Daniel guardami-
-Okay, esperimento finito- mio padre spinge il feto nuovamente nella sua cella e chiude lo sportello. Solo a quel punto sembro riprendere il contatto con la realtà. –Non è stata per niente una buona idea-
-Stai bene?- mi accascio sulla spalla di Rose, prendendo profondi respiri. –Ci sono io qui con te, non ti preoccupare-
-Lo incenerirò sta sera stessa, questa storia è andata avanti per fin troppo tempo-
-Pensi che possa aver influenzato il mio comportamento negli anni?-
-Non dare la colpa a quel poveretto che non è mai nato, le nostre ultime conversazioni hanno dimostrato che sei uno stronzo di prima categoria anche senza il tuo gemello in corpo-
-Rose ne ho davvero fin sopra i capelli di te in questo momento- a quel punto la ragazza si sposta di botto, ed io ricado con la testa sul pavimento. –Comportamento molto maturo devo dire-
-Negli ultimi sei anni ho imparato che bisogna combattere Daniel Manson con Daniel Manson-
-Avete finito voi due?!- esordisce mio padre. –Crescete per una buona volta. –Non arriverete fino alla fine di quest'anno, se continuerete con questo andazzo- io e Rose ci guardiamo. Lei, allora, si avvicina a me e mi aiuta a rimettermi in piedi.
-Ce la fai?-
-Sto cercando di non poggiare tutto il peso su di te, ma non sto proprio benissimo-
-Direi che ci siamo strapazzati troppo per oggi, che dici?-
-Ma avete l'interruttore on/off per caso?- Derek rotea gli occhi, schioccando la lingua sul palato. –Perché potrebbe tornarmi utile-
-Torniamo a letto su-
-Sto bene Rose, te lo giuro-
-Ma riposarsi non fa male a nessuno, fidati, me ne intendo-
Rose
-Ciao anche a te nonna- esclamo, quando la donna mi afferra per un braccio e mi trascina verso lo sgabuzzino. –Sono davvero contenta di vederti, come stai? Sì penso anch'io che il pranzo della mamma sia stato davvero squisito, però è assurdo che tu non mi abbia rivolto la parola nemmeno una volta-
-So tutto di Daniel-
-Devi essere un po' più specifica-
-Del gemello, di Cassie- incrocio le braccia, gonfiando le guance. –Pensavi di potermelo nascondere?-
-Pensavo non fosse necessario dirtelo in realtà. E poi come hai fatto a saperlo?-
-Ho le mie fonti, tu non preoccuparti. Allora?-
-Allora che? Non è morto nessuno-
-Quel gemello è il figlio di Morsein, pensi che non ci sarà alcuna ripercussione?-
-Stiamo parlando di un feto, te ne rendi conto?-
-Daniel potrebbe essere...-
-Daniel non è niente, okay? Smettila di dipingerlo come il cattivo della storia- esco da lì, non voglio ascoltare nient'altro su questo argomento.
-Sei troppo ingenua Rose, troppo accecata dall'amore che provi per lui- la donna, però, non è d'accordo con me, e mi blocca di nuovo.
-Mi consola sapere che non hai più alcun potere, o gli avresti mandato il Consiglio alle calcagna-
-Rose, c'è Daniel- guardo Cece e faccio uno scatto in avanti, superandola. –Ma che state...?-
-E' tutto a posto mamma, non ti preoccupare- raggiungo il ragazzo, lo afferro per un braccio e lo trascino via.
-Mi vuoi spiegare che succede?- schiocco le dita e faccio comparire il cappotto, il cappello e la borsa. –Rose-
-Mia nonna ha saputo del tuo intervento- gli dico, una volta fuori casa. –E ha iniziato con le sue solite congetture, non volevo che ti parlasse-
-Non ho paura di Cece lo sai- scrolla le spalle, mentre io sistemo meglio gli indumenti che ho fatto materializzare. –Sei tu quella più preoccupata tra i due, te ne rendi conto?-
-Sì- esclamo, annuendo. –Com'è andato il pranzo dei Ringraziamento dai Manson?-
-Ecco a proposito...- riprende a camminare, cacciando le mani in tasca. –Lo hanno spostato a sta sera. I gemelli non sono riusciti a partire da New York per colpa di una bufera di neve-
-Oh okay non preoccuparti, ci vediamo direttamente domani, non è un problema, possiamo fare colazione insieme, preparo i pancakes-
-In realtà speravo che venissi comunque a cena-
-Tua zia mi odia, lo hai dimenticato? E anche il resto della tua famiglia-
-Non è assolutamente vero, al matrimonio non hanno detto niente-
-Daniel...-
-Ti prego- mormora. –Ormai sono abituato ad affrontarli con te-
-E sai di chi è la colpa? Mia, sono sempre stata troppo morbida-
-Rose-
-Tieni i gemelli lontano da me-
-Ti amo- avvolge le braccia intorno al mio corpo, poggiando il mento sul mio capo. –E non ti preoccupare, credo che abbiano paura di te-
-Non so se esserne contenta oppure no-
-Non volevi essere temuta e rispettata?-
-Voglio che le persone mi prendano sul serio, che è un tantino diverso-
-E non lo fanno?- mi stacco da lui, che mi guarda confuso.
-No, perché sono una ragazza, e ho pure il viso di una bambolina, quindi tutti mi guardano come se fossi una specie di animaletto...un unicorno!- esclamo. -Quando cerco di proporre qualcosa, la maggior parte dei ragazzi mi guarda, mi sorride e si limita ad annuire. A te una cosa del genere non sarebbe successa-
-Ed è davvero uno spreco, perché tu sei molto più brava di me-
-Ma sono una donna, perciò-
-Non avevo idea che ti sentissi così, perché non me lo hai mai detto?-
-Non pensavo ce ne fosse bisogno, ti lamenti sempre che non parlo d'altro-
-Ti ho mai fatto sentire così?- afferra la mia mano, iniziando ad accarezzare il dorso col pollice.
-Qualche volta, quando mi nascondevi le cose o pensavi che non avrei potuto affrontare una determinata situazione- abbassa lo sguardo, i ricci biondi formano una tendina che mi impedisce di vederli bene il volto. –E, di tanto in tanto, quando mi stai troppo col fiato sul collo, è come se mi vedessi sempre come la damigella in pericolo-
-Sai che non è per questo, ho semplicemente paura che...-
-Lo so lo so, ma non puoi tenermi sotto una campagna di vetro per sempre-
-Per quanto io lo voglia-
-Gli eventi degli ultimi anni ci hanno fatto diventare ansiosi-
-Decisamente- esclama lui. Piega la testa indietro e poi la scuote, cercando di sistemare i capelli in qualche modo. –Sei morta davanti ai miei occhi-
-E se, invece, non fosse stato così? Se fossi semplicemente andata in coma per ventiquattrore e poi mi fossi risvegliata?-
-Rose...-
-Questo spiegherebbe ogni cosa, non credi?-
-Non voglio parlarne-
-Sei consapevole di essere stato tu ad aprire il discorso?-
-E ti posso assicurare che già me ne sto pentendo- bofonchia. –Parliamo di altro-
-Mia nonna crede che tu sia un pericolo-
-Sai che novità, non mi ripete altro da quando avevo sedici anni, e mi conosceva ancora da tre secondi-
-Per la storia del gemello-
-Era naturale, i vecchi Anziani del Consiglio sono talmente bigotti da credere che, in tutti questi anni, sia stato questo ad influenzare le mie decisioni-
-Lo credevi anche tu in realtà-
-Questi sono dettagli, è naturale che io abbia qualche dubbio, sono umano, ho le mie debolezze-
-Affermazione strana detta da te-
-Ti lamenti sempre che pecco di modestia, certo che non sei mai contenta, non ti va mai bene niente di ciò che io faccia-
-Alle volte litighiamo proprio come una coppia sposata- ridacchio, tirando in giù il cappello.
-Lo sai che ci conosciamo da quasi sei anni, vero?-
-Ah ah-
-E che stiamo insieme da tre?-
-Sì, so fare anche io i calcoli, te lo posso assicurare-
-Quindi penso che sia normale-
-Però abbiamo pur sempre vent'anni Daniel-
-E quindi?-
-Niente, era soltanto una considerazione. Sei un po' troppo teso oggi-
-Lo sono sempre quando c'è la mia famiglia di mezzo-
-Non ne hai motivo, sono io quella che odiano, sono sicura che, questa sera, non ti diranno niente-
-E' per questo che ti ho chiesto di venire- gli do un pizzicotto sul braccio, e lui scoppia a ridere. –Unire l'utile al dilettevole-
-Perché vieni sempre senza macchina?-
-Perché mi piace ricordare tutte quelle volte che sono corso a casa tua-
-Quando mai lo hai fatto? Al massimo volavi-
-Non sono pienamente d'accordo-
-Però ammetto che hai percorso questa strada un bel po' di volte durante gli anni del liceo-
-Vivere insieme è stata la migliore delle decisioni, per raggiungerti devo soltanto attraversare qualche stanza se tutto va bene-
-Il problema è quando litighiamo, la casa diventa improvvisamente piccola-
-Ma tu sei riuscita ad ovviare anche a questo visto che, ogni volta che succede, scappi in qualche parte del mondo-
-Questa l'ho sentita forte e chiara- mi volto verso di lui, che rotea gli occhi al cielo. –Parigi è stata una bellissima esperienza per me, infatti stavo pensando di ripeterla-
-Come prego?-
-Volevo fare un tirocinio in Spagna questa estate-
-In Spagna non si va a fare il tirocinio, Rosebelle-
-Dio mio, smettila con questi luoghi comuni-
-Da quant'è che ti frulla questa cosa in testa?-
-Da un po', ma con la storia dell'operazione non ci avevo rimuginato troppo su, ad essere sincera-
-Mi spieghi perché stai cercando in tutti i modi di mettere una distanza tra me e te? Non puoi semplicemente lasciarmi?-
-Daniel non cominciare, così mi soffochi-
-Ti soffoco?! Avevo preparato ogni singola cosa per poterti portare alle Fiji in quell'hotel sottomarino di cui mi hai sempre parlato e com'è finita? Che ho dovuto spostare il viaggio perché tu vuoi passare il trentuno dicembre con i ragazzi!-
-E che c'è di tanto sbagliato?- arriviamo, finalmente, a destinazione. Daniel scuote la testa, mentre inserisce le chiavi nella serratura.
-E ora mi parli di voler passare l'estate in Spagna-
-E che c'è di tanto sbagliato?- ripeto. –Non dobbiamo sempre fare le cose insieme, non dobbiamo sempre stare appiccicati-
-Ci rinuncio, è inutile parlare con te- borbotta, entrando in casa.
-E' da sei anni che la mia vita gira intorno ad angeli, streghe, profezie, morte e quant'altro. L'ultimo viaggio che ho fatto che può essere considerato tale, che non aveva alcun fine, è stato la crociera che ho fatto con Isebelle l'estate in cui sono tornata a San Francisco-
-Lo scorso anno siamo in andati in Australia e Nuova Zelanda, tanto per precisare-
-Il problema è che ci siamo lasciati l'adolescenza alle spalle ed io sento di non averla vissuta per niente. C'era sempre qualcosa da scoprire, qualche cattivo da affrontare o io che dovevo morire, e mi sono resa conto che non è questo quello che voglio fare nella vita, non voglio essere soltanto questo-
-E tutto ciò include anche me per caso?-
-No. Né te né i ragazzi. Ma non puoi arrabbiarti ogniqualvolta io decida di partire-
-Sembra che tu voglia scappare da me-
-E' una tua fissazione, ti posso assicurare che non è così-
-E se io ti dicessi che voglio venire con te?-
-Ti risponderei che, se è una cosa che vuoi fare, non sono nessuno per impedirtelo, anzi, mi farebbe addirittura piacere; ma se il tuo unico obiettivo è quello di controllarmi, allora dovresti rimanere qui, prima che la nostra relazione...-
-...diventi tossica, lo so lo so, ormai facciamo sempre gli stessi discorsi-
-Eppure siamo sempre allo stesso punto-
-Ripeto: cosa vuoi che io faccia?- mi alzo sulle punte, prendo il suo volto tra le mani e gli stampo un bacio sulle labbra. –Andiamo Rose-
-Ti amo okay? Già il Ringraziamento è una gran seccatura per tutti, non peggioriamo la situazione-
-Roseeee, puoi fare quel trucchetto con le stoviglie?- urla Derek dalla cucina. Daniel sospira, passandosi una mano tra i capelli biondi.
-Voglio continuare questa conversazione-
-Non credo che sia necessario-
-E invece sì-
-Devo aiutare Derek-
-Puoi farlo anche da qui, lo sappiamo benissimo- gonfio le guance, i suoi occhi stanno iniziando a cambiare colore.
-Grazie Rose- urla nuovamente l'uomo.
-Visto? Avevo ragione-
-Comunque c'era anche Londra disponibile, se ti può consolare-
-Londra?-
-Un tirocinio ad Oxford. Hanno un programma di studio molto interessante per il dopo laurea-
-Oxford-
-Sì. E' una delle università più antiche e più importanti del mondo-
-Non dovresti essere così tanto eccitata per una cosa del genere, tu mi fai paura-
-Sapevi con chi ti stavi mettendo-
-Non ci ho pensato abbastanza, mi sono fatto prendere da tutto quello che stava succedendo-
-Ormai non puoi più tornare indietro-
-Non con un diamante di quelle dimensioni al dito- roteo gli occhi, sbuffando. –Tu mi farai morire un giorno di questi-
-Mia madre mi ripete le stesse identiche cose-
-Io mi farei due domande se fossi in te-
-Siete voi ad essere troppo ansiosi-
-Perché tu ne combini una più del diavolo!-
-Rose, ho paura di far cadere il tacchino per terra, puoi pensarci tu?-
-Come ha fatto Derek a sopravvivere fino ad adesso?-
-Abbiamo sempre avuto Consuelo-
-Questo spiega molte cose-
-Grazie- urla a quel punto.
-Il fatto che tu ci riesca a distanza mi spaventa parecchio-
-Conosco casa tua a memoria. Se così non fosse, sarebbe stato più difficile, fidati-
-E' assurdo pensare che non sapessi fare niente di tutto questo fino a quattro anni fa. Ma ci pensi a quanto sei diventata potente da un giorno all'altro?-
-Sì, e ti posso assicurare che fa paura anche a me come cosa-
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