La vigilia
Ricordavo molto bene le storie che mi raccontava mia zia, quelle su un Babbo Natale crudele, che invece che premiare i bravi bambini, puniva crudelmente chiunque secondo lui non si fosse comportato bene. Una creatura terribile che percorreva la notte sulla sua slitta trainata da renne scheletriche, conduttrici nel regno dell'oltretomba, pronto a caricare su di essa chiunque avesse trovato in atteggiamenti equivoci. Ovviamente nessuno credeva a mia zia. Lei era pazza, infatti, ricoverata in un ospedale psichiatrico da quando aveva ucciso il marito, dando la colpa al Babbo Natale dei suoi incubi.
-Mi tradiva, lui sapeva che mi tradiva e che aveva preferito passare la vigilia di Natale con lei piuttosto che con me, lo ha punito per questo, era il mio regalo- era quello che soleva dire quando qualcuno le chiedeva di quella storia. Riguardo tutti gli altri argomenti mia zia era normale, tremendamente normale, se non le si fosse chiesto della morte del marito o di Babbo Natale chiunque l'avesse vista lì non avrebbe capito come una signora così tranquilla e sorridente potesse esserci finita.
Ho sempre pensato che la follia di mia zia fosse una tara ereditaria, qualcosa per cui, prima o poi, sarei dovuta passare anch'io. All'inizio l'idea mi spaventava, ma con il tempo mi sono abituata e questo abituarmi si è accompagnato con uno stile di vita sempre meno regolare. Insomma, ero diventata una ragazza perduta.
Fu così che una vigilia di Natale mi ritrovai, insieme ad alcuni miei amici e a quello che all'epoca era, se così lo posso definire, il mio ragazzo, Nathan, intorno al fuoco su una spiaggia. Il clima era mite per essere dicembre e ci divertivamo bevendo e raccontandoci storie al limite dello scandaloso. A onor del vero ero piuttosto silenziosa quella notte. Il mio sguardo passava dal segno color sangue che il mio rossetto aveva lasciato sulla lattina di birra al cielo stellato sopra di noi. Pensavo alle storie di mia zia e alla follia che mi aveva lasciato in eredità.
-Ed è così che ho rubato la mia prima macchina- stava dicendo Kevin, un tipo con più tatuaggi che cervello, caro amico di Nathan.
-Io una volta ho rubato un camion- intervenne Hilary, strascicando le parole, una ragazza che non riuscivo proprio a comprendere come fosse finita tra di noi e soprattutto come avesse potuto mantenere un aspetto così innocente dopo tutto ciò che le era successo. –Ho chiesto un passaggio, l'ho sedotto e mentre dormiva l'ho spinto fuori e ho guidato il camion- scoppiò a ridere. Era palesemente ubriaca. Non dubitavo che quella notte lei e Nathan sarebbero diventati più che amici.
-Solo un camion?- chiese Laila scoppiando a ridere. Ecco, di lei non si poteva dire che non si adattasse al gruppo. Era scappata di casa quando era solo una ragazzina e da allora non aveva fatto altro che vivere la vita di strada con tutto ciò che questo comporta. –Io ho svaligiato una villa-
-Tutto bene?- mi chiese Nathan.
Mi ritrovai ad annuire.
-Quando vuoi possiamo andare a casa-
-Grazie- gli sorrisi.
Nathan era sempre gentile con me, nonostante ciò io non riuscivo proprio ad amarlo, era troppa la paura d'impazzire e di fargli fare un giorno la fine che mia zia aveva fatto fare al suo amatissimo marito.
-Ehi, che cos'è quella cosa?- chiese Hilary e vidi che indicava qualcosa nel cielo.
Alzai la testa, il cuore in gola, già sapendo cos'avrei visto. Ed infatti la cosa che percorreva il cielo notturno era una slitta trainata da creature dall'aspetto sinistramente scheletrico. Ripensai ai racconti di mia zia e la birra mi cadde di mano mentre osservavo la slitta scendere la cielo e venire verso di noi a tutta velocità.
-Dobbiamo andare- mi ritrovai ad urlare.
Nessuno mi rispose, erano tutti con lo sguardo fisso su di lui. Balzai in piedi, non sapendo cos'altro fare.
Laila fu la prima ad essere colpita da un lungo pugnale che le si conficcò in gola. Osservai il sangue schizzare dappertutto. Dovevamo andarcene immediatamente, prima che ci uccidesse tutti. Afferrai Nathan e lo costrinsi a mettersi in piedi, vincendo la sorpresa e l'orrore, quindi, mentre Babbo Natale colpiva Kevin, lo trascinai dietro di me.
-Che cos'è?- mi chiese correndo al mio fianco.
-Il mostro di cui parlava sempre mia zia, il punitore di coloro che si sono comportati male- e solo in quel momento mi accorsi che stavo piangendo.
-Dobbiamo arrivare alla macchina-
Sentimmo le urla di Hilary, ma nessuno dei due si voltò per vedere cosa stesse succedendo. Arrivammo alla macchina che avevamo parcheggiato sul lungomare. Nathan si frugò in tasca, mentre io osservavo la slitta che rimaneva sospesa a mezz'aria, il cuore che batteva all'infuriata.
-Sbrigati-
-Non le trovo-
-Cosa?- chiesi inorridita.
-Penso di averle perse- era pallidissimo.
-Rompiamo il vetro e la metti in moto, come facevi quando rubavi le macchine-
Nathan scosse la testa. –Io non ho mai rubato in vita mia-
-Ma le tue storie?- chiesi sorpresa.
-Io me le sono inventate per darmi un tono-
Un groppo mi strinse la gola. Erano spacciati. E con la coda dell'occhio vidi la slitta che si avvicinava. Rapida mi tolsi la felpa ed, avvoltala intorno al braccio, spaccai il finestrino. Un'esplosione di dolore mi avvertì che una scheggia mi aveva ferito alla guancia, ma non importava. Entrai ed aprii anche la portiera a Nathan.
-Entra- quindi mi spinsi di lato e mi misi a trafficare con i cavetti sotto il cruscotto. Non ricordavo mai quale dovessi unire per far partire una macchina. Andai a tentativi ed alla fine l'auto finalmente partì. –Veloce- urlai quindi a Nathan che subito fece retromarcia. Partimmo a tutta velocità tra le vie della città. Sbattei contro il tettuccio della macchina e mi attaccai al sedile per non sobbalzare ancora. Dietro di noi sentivo le risate del crudele Babbo Natale che ci seguiva.
-Cosa facciamo?- chiese Nathan.
-Non lo so-
-Tua zia ... -
-Non mi ha mai detto come sconfiggerlo-
-Cosa facciamo allora?-
Restai in silenzio ad osservare la strada, gli alti edifici intorno a noi. Mi sentivo in trappola. E poi qualcosa si schiantò sul tettuccio della macchina. Mi sentii spingere a terra e battei violentemente la testa. Successe tutto così velocemente che a malapena me ne resi conto. La portiera di Nathan si spalancò e lui fu trascinato fuori, nonostante le urla. Lo vidi contorcersi mentre il Babbo Natale lo straziava con i suoi artigli, poi fu lasciato cadere a terra ed improvvisamente tutto divenne buio.
Continuo a ripetere a tutti questa storia. Ovviamente nessuno mi crede, nessuno è così pazzo da pensare che esista un Babbo Natale crudele che uccide coloro che si sono perduti durante il cammino della vita, e chi ci crede pensa che se lo avessi incontrato per davvero avrebbe ucciso anche me. Io so perché non l'ha fatto. Non ha voluto spezzare la piccola vita che portavo in grembo.
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