IV

Un attimo, fu solo un attimo. 

Intorno, quel mondo di dentro, l'intestino del Granconiglio, parve impazzire senza alcun preavviso, scosso da strizzate violentissime. Era già avviluppato fino alle caviglie nel tratto terminale quando le contrazioni gli strapazzarono le gambe, scuotendolo. Dal fondo, alle sue spalle, un caldo, rovente vento, denso di gas e spruzzi di liquido verde e marrone, mentre le pareti di muscolo attorno alla testa ed alle spalle si dilatavano allontanandosi e trasformando lo spillo di luce in uno squarcio nel buio.

Istintivamente infilò le mani nell'apertura che si andava formando, acciuffando d'un colpo la luce e provando ad issarsi fuori con meno fatica. Quel che vide gli disse che non c'era e non ci sarebbe potuta essere idea più sbagliata.

Lilith, sorriso malizioso stampato in volto, si lisciava il dildo inox 18.10 in una lenta ed ammiccante coccola, muovendo la destra ritmicamente a carezzare lo strumento, mentre la suola dell'anfibio sinistro scricchiolava sulla testa sfasciata di Trilly.

- Fuori, stronzo, tocca a te! A questa troia abbiamo insegnato cosa significa violare il giuramento della guerra. A te insegneremo cosa vuol dire fare il porco con noi fatine!

Terrorizzato richiuse ad un palmo dal suo naso quell'osceno sipario.

Le scosse telluriche della parete intestinale non accennavano a diminuire, anzi, parevano crescere d'intensità. Forzò le ginocchia su quello che appariva essere un pavimento molliccio, puntò alla stessa maniera i gomiti e serrò con quanta più forza riusciva ad esercitare le pareti dell'ano, a chiudere inutilmente fuori la minaccia di uno stupro e di una morte inclemente.

Le parole che udì giungere dall'esterno, tagliarono il fiato ad ogni speranza residua.

- Apriamo questo coniglio dalla gola al culo, così tiriamo fuori questo infame e la facciamo finita... come il Cacciatore con Cappuccetto Rosso.

Solo il freddo, un freddo terribile, ed un risucchio violento dalle sue spalle.

Quel mondo di viscere e fetida materia di scarto gli parve s'accartocciasse tutto attorno, soffocandolo. L'aria gli mancò, sentì le orecchie tapparsi violentemente. Gli parve di svenire, mentre il buio cedeva ampi squarci alla luce - feroce, fredda ed indiscreta.

Gli sembrò di precipitare da un'altezza incalcolabile. Serrò i denti, si sentì cadere e cadere e cadere... fino a che non gli parve di schiantarsi al suolo, seduto, sudatissimo, nel buio d'un cubicolo fatto di mattoni tenuti assieme da fughe di cemento grezzo graffiante.

Perse conoscenza.

Si risvegliò, senza saper dire quanto tempo fosse passato. Una rete di materasso arrugginita, cigolante, una porta di ferro pesante, nessuna feritoia, la luce che a fatica filtrava da fessure tra cardini, muro e pavimento. Sulla parete di fronte, un'apertura profonda più d'un metro, larga ed alta appena la metà. Al fondo di quel piccolo cunicolo una luce, come un faro nella notte.

Un cubicolo di stabilizzazione, al posto della sua Residenza! Davvero, allora, qualcosa era andato storto.

- Credo si sia risvegliato. I parametri vitali e celebrali non sembrano essere stati compromessi.

Il giovane Sorvegliante cercò conferma nello sguardo affilato dell'Ufficiale.

- Mi confermi che anche per questo operativo la tecnica usata è stata la stessa?

- Credo di poter essere certo, Signore!

- Vuoi dirmi davvero che è bastato...

Dal centro del settore Terra87 della infinita Sala Controllo, la voce pacata di Mastro Geremia fece capolino a dettare la sua versione. Sillabandola, quasi.

- Te lo ripeto, Ufficiale! E se lo dico è Regola. Siamo così deboli, penetrabili, scoperti, che a Hristos è bastato aspettare che uno degli imbecilli, all'Ufficio gratifiche, si portasse il pargolo in ufficio...

- Figlia, Mastro Geremia. Di questo siamo certi: femmina.

- Cosa importa? Il non più zelante impiegato si è portato dietro la figlia. L'ha lasciata incustodita. Hristos si è intrufolato e non ha fatto altro che quel che sa fare meglio: soffiare sulla sedizione, solleticare il bisogno di trasgredire... Suggerire un capriccio, visto che parliamo di una immatura. E quella ragazzina ha riscritto una per una tutte le schede delle Esperienze Premio dei nostri operativi. Come fossero favole.

- Favole? Così me le chiama, Mastro Geremia? L'ha visto l'incubo in cui si è visto precipitato uno dei nostri migliori Operativi?

- Cos'è tutta la pessima esperienza che quell'Operativo ha fatto? Cos'è la perversione del suo SognoLucido™ se non una favola acciuffata e riscritta da capo a coda da una bambina capricciosa?

L'Ufficiale provò a ribattere. Mastro Geremia non diede tempo né modo.

- Hristos ha semplicemente scelto bene... I pazzi hanno fiuto per i loro simili. Non è lui a preoccuparmi.

- Chi, se non lui?

- Come avete detto che si chiama quella immatura? Clotilde?

L'Ufficiale accennò appena un sì.

- Ecco, auguriamoci che le nostre rimostranze siano chiaramente ascoltate. E preghiamo che la punizione sia esemplare e le serva da lezione. Se da immatura è stata capace di fare questo...

All'Ufficiale la previsione dovette apparire così fosca che non ebbe il coraggio nemmeno di respirare, prima che Mastro Geremia avesse concluso.

- Chi riesce a intestarsela ha in mano un potere che da solo scombina e riplasma un qualsiasi Palcoscenico a piacimento... Ogni volta che vuole. 

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