Capitolo 5
Agnese percorreva a grandi passi le calli mentre la contessina Grimani, faticava a starle dietro.
<< Ma dove pensi di andare?>> ansimò raggiungendola e cercando nel corpetto ricamato il suo ventaglio per rinfrescarsi. Agnese la fissò fiera e con un'aria ribelle: << Se mio zio mi priva della mia libertà, me la conquisterò da sola!>>. In quel momento, sentendo un rumore sinistro, la contessina Grimani si rivolse di nuovo all'amica: << Io me ne vado, non so nemmeno perché ti ho seguita in questa follia...>>. Non aveva nemmeno fatto in tempo a finire la frase che le due ragazze si trovarono circondate da tre uomini dall'aria poco raccomandabile e armati di affilatissimi pugnali dall'impugnatura priva di stemmi ed ornamenti preziosi.
<< I nostri omaggi>> sogghignò uno di loro, divertito nel vedere i loro volti atterriti << due signorine come voi dovrebbero sapere che le calli di Venezia sono estremamente pericolose a quest'ora...>>
Agnese, vedendo che la contessina Grimani era talmente terrorizzata da non riuscire a muovere un muscolo, provò a nascondere la grande paura cercando di affrontarli, sentendosi molto coraggiosa e molto stupida allo stesso tempo: << Cosa volete da noi? Non sapete con chi avete a che fare!>> esclamò con gli occhi fiammeggianti. I malviventi scoppiarono in una risata fragorosa e si avvicinarono a lei.
<< Ora ti insegnamo noi le buone maniere, bellezza...>> disse il più grosso di loro estraendo il suo pugnale la cui lama brillò sinistra alla luce della luna. Agnese fece appena in tempo a sentire un dolore lancinante alla spalla, poi successe tutto in un attimo: vide una figura, di cui non distinse i lineamenti chiaramente, piombare addosso al ladro e mollargli un poderoso pugno sul naso. La contessina Grimani urlò e si diede alla fuga mentre i due complici, sorpresi da quello che era appena successo al loro capo, rimasero pietrificati.
<< Andatevene immediatamente, vergogna della Serenissima!>> ordinò la figura misteriosa.
Come risvegliato da un incantesimo, il capo dei malviventi, ancora sanguinante, provò a rispondere ma venne disarmato dopo un duello molto breve. Fu il colpo di grazia: senza più replicare, i tre corsero via lasciando Agnese stesa a terra stordita dal dolore. La figura si chinò su di lei per esaminare la ferita e la marchesina scoprì con suo grande stupore che non si trattava di un uomo ma di una donna molto bella dai tratti decisi e, per una ragione a lei ignota, in abiti maschili.
<< Non sembra molto profonda>> mormorò, un po' ansante per il duello appena concluso << ma necessita di una medicazione in tempi brevi>>. Quando i suoi occhi si posarono sul viso della ragazza non potè fare a meno di constatare che aveva un'aria stranamente familiare...
<< Non sembrate una popolana>> aggiunse in un secondo momento con un lieve sorriso, cercando di stemperare la tensione << Potreste dirmi il vostro nome? Così vi accompagnerò subito a casa>>
Agnese, colpita dalla calma e dalla sicurezza della sua salvatrice, rispose immediatamente con la voce contratta per lo sforzo: << Sono la marchesina Agnese Mosca Manin, figlia del defunto marchese Jacopo, morto in un naufragio insieme a sua moglie Caterina, mia madre. Ora vivo con mio zio, il marchese Ludovico, fratello di mio padre>>. Poi, sentendosi più tranquilla, aggiunse timidamente << Se a voi sta bene, potrei chiedervi il vostro nome?>>
<< Più tardi, cara. Ora devo portarti a casa>> rispose la sconosciuta, cercando di dissimulare il tormento interiore che le ultime parole della marchesina le avevano provocato: Jacopo era morto, e Ludovico era suo fratello...
Per fortuna, stando alle indicazioni di Agnese, la dimora non era lontana e in poco tempo erano davanti al pesante portone. Questo si aprì all'istante quando bussarono, rivelando il volto inorridito di Giuseppina, che quasi pianse nel vedere la ferita di Agnese e nel sentire il suo brevissimo resoconto dell'accaduto. Attirato dalle voci, Ludovico, che indossava il tricorno e il mantello da viaggio, corse all'ingresso e, senza dire nulla strinse la nipote in un abbraccio liberatorio per entrambi.
<< Ero così preoccupato, ti ho cercata ovunque>> esclamò con voce incrinata << Ti prego non scappare mai più in questo modo>>
Agnese annuì contro la sua spalla, gli occhi pieni di lacrime.
Ludovico la scostò dolcemente, guardò per un attimo la ferita e le chiese: << Chi ti ha soccorsa?>>
<< Devo tutto a lei, ha combattuto contro i responsabili della mia aggressione e mi ha riportata qui>> rispose Agnese facendo un cenno alla sua sinistra. Quando Ludovico alzò lo sguardo, sentì una stretta allo stomaco che nulla aveva a che fare con i postumi del grande spavento. Cristina si trovava davanti a lui, in abiti da uomo e con il viso leggermente sudato.
<< Ma...vi conoscete?>> azzardò Giuseppina notando gli sguardi tra lei e il marchese
<< Sì >> rispose Cristina come se si fosse risvegliata da un incantesimo dopo aver sentito la stessa stretta allo stomaco << Ma ora non c'è tempo per spiegare>> concluse educata ma sollecita.
Condussero Agnese in camera sua e la aiutarono a stendersi a letto mentre Ludovico mandava un altro domestico ad avvisare il medico. Questi arrivò dopo circa mezz'ora e, dopo un'accurata visita, concluse che la marchesina era stata molto fortunata: la ferita era piuttosto superficiale e non era nemmeno salita la febbre. Con gran sollievo di tutti, raccomandò solo riposo ed un cambio delle bende due volte al giorno. Ludovico lo accompagnò alla porta dopo averlo pagato, dopodiché venne raggiunto da Cristina.
<< Come posso ringraziarvi?>> le domandò accorato, invitandola a sedersi
<< Mi importa soltanto che Agnese stia bene>> rispose lei con un sorriso stanco.
Quando si sedette, il suo sguardo si soffermò su uno dei dipinti appesi alla parete a cui prima non aveva prestato attenzione e le bastò un istante per capire chi fosse l'uomo ritratto: non era più il ragazzo di un tempo e tra i capelli si notava qualche sfumatura tendente al grigio ma avrebbe riconosciuto il viso di Jacopo tra mille, soprattutto dopo quella notte infame...
<< Se a voi fa piacere posso farvi preparare una stanza per la notte>> disse il marchese Mosca Manin, che nel frattempo era tornato con un calice d'argento pieno d'acqua.
Cristina era così concentrata sul dipinto che sobbalzò sentendo la sua voce.
<< Perdonatemi non volevo spaventarvi>> si scusò sedendosi a sua volta accanto a lei
<< Non preoccupatevi, stavo solo osservando il ritratto di vostro fratello Jacopo. Ho saputo del suo nome e del vostro grado di parentela da vostra nipote>> si affrettò ad aggiungere visto che Ludovico aveva assunto un'espressione interrogativa. "Stai più attenta, Cristina. Hai rischiato di tradirti" pensò furiosa con sé stessa mentre beveva. Ludovico rivolse a sua volta l'attenzione alla tela, iniziando a raccontare: << Questo ritratto risale circa ad un mese prima della sua morte. È fedele alla realtà, compreso quel velo di tristezza che era sceso sul suo viso già da molti anni e di cui nessuno ha mai scoperto la vera ragione, quasi stesse portando sulle sue spalle una grave colpa da espiare...>>. All'improvviso, Cristina si sentì il volto in fiamme e una gran voglia di andarsene perciò si alzò in fretta adducendo come scusa il dover rientrare subito alla pensione per non far stare in pensiero la sua domestica.
<< Per me non sarebbe affatto un problema farvi alloggiare qui per questa notte>> provò ancora Ludovico << almeno non dovrete girare per le calli a quest'ora>>
Cristina gli rivolse un sorrisetto e rispose: << Come avrete ben notato, marchese, so difendermi e le calli non mi incutono alcuna paura. Inoltre il mio abbigliamento mi è molto utile in certe circostanze>>
Ludovico, divertito e meravigliato, non insistette e, ringraziandola ancora una volta, la accompagnò all'ingresso. Prima di salutarsi, Cristina gli porse un biglietto in cui era scritto l'indirizzo del suo alloggio, in modo da poter avere notizie sullo stato di salute di Agnese. Provava una forte simpatia per lei, nonostante avesse riconosciuto da subito i tratti paterni sul suo volto. Ludovico prese il biglietto e se lo mise in tasca con l'attenzione che si riserva ad una reliquia ma quando fece per posare la mano sulla maniglia dorata della porta, accidentalmente sfiorò quella della sua ospite. Ad entrambi sembrò di tornare indietro al loro incontro in Piazza San Marco, ma questa volta erano soli e senza maschera...
<< Io...>> iniziò il marchese con lo stomaco ormai ridotto ad un nodo, non sapendo se essere al settimo cielo per quel piccolo "inconveniente" oppure no. Cristina non gli dette nemmeno il tempo di continuare: aprì la porta e si congedò con un <<buonanotte>> frettoloso e pieno di tensione prima di incamminarsi, evitando di voltarsi per guardarlo di nuovo negli occhi.
<< Buonanotte...>> mormorò immobile sulla soglia del suo palazzo, anche se ormai lei era troppo lontana per sentire la sua voce.
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