Capitolo 20

L'aveva fermata, appena in tempo. Non avrebbe permesso che si rovinasse così.

Quando Ludovico era finalmente riuscito a raggiungere la vecchia tenuta dei duchi di Roccabruna, mai avrebbe pensato di vedere Cristina sul punto di uccidere Paolo Furnier. Nei brevissimi istanti in cui i loro sguardi si erano incrociati, aveva faticato persino a riconoscerla: l'espressione feroce, i lineamenti talmente tirati da sembrare quasi deformati, tutto in lei tradiva un irrefrenabile desiderio di vendetta.

<<Cristina, ti scongiuro, non lo fare!>> l'aveva pregata

Lei, per tutta risposta, aveva stretto ancora di più la mano dietro la nuca del Doge, che ormai stava per svenire dalla paura.

<< Stanne fuori, Ludovico>> gli aveva intimato.

Al marchese non era però sfuggito un dettaglio: la voce di Cristina si era incrinata. Forse poteva ancora sperare di non farle commettere quella pazzia: <<Non lo faccio per lui>> continuò indicando Furnier con un lieve cenno del capo <<Ma se porrai fine alla sua vita, in qualche modo ti trascinerà a fondo con sé: passeresti il resto dei tuoi giorni in carcere o peggio, potresti essere impiccata...>>

Mentre stava parlando, un gran fracasso annunciò l'arrivo di un battaglione dell'esercito veneziano comandato da Antonio De Neris in persona il quale, con un'espressione solenne degna di un sovrano annunciò: <<Paolo Furnier, vi dichiaro in arresto per l'omicidio di Oliviero Valentini duca di Roccabruna, della sua consorte Beatrice e della loro figlia maggiore Luisa. Avete inoltre minacciato il defunto marchese Jacopo Mosca Manin affinchè coprisse le vostre malefatte. Comportamenti indegni della carica di Doge, che per questo vi verrà revocata con effetto immediato>>

Da pallidissimo che era, Paolo Furnier divenne quasi verdastro mentre Ludovico si voltò di nuovo verso Cristina, che non accennava a mollare la presa pur senza, chissà perché, dare il colpo fatale.

<< Vedi? La giustizia risolverà tutto. Ti prego, sii ragionevole e poni fine ai tuoi propositi di vendetta personale. Sono certo che la tua famiglia non vorrebbe che tu arrivassi a tanto...fermati, ti prego...>>

Senza rendersene conto, aveva sfoderato l'asso vincente. Nel sentire nominare i genitori e la sorella, gli occhi di Cristina persero il loro iniziale fanatismo. Staccò la mano dal collo di Furnier mentre questi ansimava e rantolava cercando di riprendere fiato. Si fissarono a lungo, senza dire una parola, lei in piedi e lui steso a terra. Fu Cristina a rompere il silenzio per prima: <<Siete un uomo molto fortunato, non avete di fronte un'assassina>>.

Due soldati afferrarono per le braccia l'ormai ex Doge costringendolo a rialzarsi per condurlo in carcere e fu allora che accadde: perse anche quel poco di ragione che gli era rimasta. Accecato dalla follia, riuscì a liberarsi dei due militari e con uno scatto fulmineo, quasi sovrannaturale, estrasse una pistola. Cristina non ebbe nemmeno il tempo di domandarsi come avesse fatto a nasconderla così bene per tutto quel tempo, che se la ritrovò puntata addosso. Indietreggiò, la mano stringeva ancora l'elsa della spada di suo padre, che ora era completamente inutile. Ludovico faticò molto per resistere all'impulso di affrontarlo a viso aperto, ma Antonio De Neris, con un cenno imperioso, gli intimò di rimanere immobile: agendo così non avrebbe salvato Cristina, anzi, l'avrebbe esposta ancora di più al pericolo.

<<Credevate fosse finita qui, vero? Beh, vi sbagliate>> La sua parlata era lenta e cadenzata. Ora faceva davvero paura. <<Siete tutti traditori, avete osato mettervi contro di me. Ora la pagherete tutti, uno dopo l'altro...>>. Prima ancora di finire la frase, premette il grilletto e questa volta la figlia dei Roccabruna non potè evitare di essere colpita all'altezza dello stomaco e crollò sul pavimento, sopraffatta dal dolore lancinante. Il marchese Mosca Manin vide quella scena ed ebbe l'orribile sensazione di spegnersi come una candela, di morire dentro. Paolo Furnier scoppiò in una risata sguaiata e incontrollabile.

<<E ora tocca a voi, caro marchese. Portate i miei saluti a Jacopo quando l'avrete raggiunto>>.

Ludovico sostenne il suo sguardo, deciso a mostrarsi coraggioso anche di fronte alla morte. Tuttavia, Furnier non potè fare fuoco una seconda volta: da spiritati, i suoi occhi si fecero prima vacui, poi spenti. Una macchia scura si formò poco a poco sui suoi abiti. Infine, cadde a faccia in giù. Antonio De Neris lo aveva ucciso.

<< Non ho avuto altra scelta>> disse piano il fratello di Egidio e Lavinia, ma Ludovico non lo ascoltava più. Appena le gambe avevano iniziato di nuovo a rispondergli, aveva abbandonato il cadavere dell'ex Doge ed era corso da Cristina. Era in una pozza di sangue, ma si muoveva, anche se a malapena.

<<Cristina, svegliati, non mi lasciare!>> gridò premendo forte le mani sulla ferita per cercare di fermare l'emorragia. Era tutta colpa sua, come aveva potuto lasciare che affrontasse quel mostro da sola?

<< Ludovico...>>

Il marchese sussultò. Cristina aveva riaperto gli occhi anche se quel semplice gesto sembrava costarle uno sforzo immane.

<<Shhh, non sforzarti...>> le mormorò accarezzandole dolcemente la guancia.

<< Furnier è morto...?>>

<<Sì, ma ora non ci pensare. Appoggiati a me, ti porterò al mio palazzo e...>>

Il viso di Cristina si rilassò, aprendosi al più debole dei sorrisi: << Se n'è andato>> disse con voce fioca <<tutto è compiuto, ora la mia famiglia è in pace, presto la rivedrò...>>

Detto questo, malgrado gli sforzi di Ludovico di tenerla sveglia, perse i sensi di nuovo.

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