Capitolo 19

Cristina sentiva che stava riprendendo conoscenza, anche se gli occhi faticavano ad aprirsi e i dolori in vari punti del corpo aumentavano di intensità. Quando si risvegliò del tutto, si guardò intorno cercando di capire dove si trovasse finchè notò un particolare: uno stemma in cima a quel che restava di un vecchio camino. Nella sua mente accadde qualcosa di molto doloroso, più doloroso delle percosse che aveva ricevuto durante l'aggressione poiché era sorta in lei la consapevolezza di essere di nuovo nella tenuta della sua famiglia. L'ultima volta che era tornata lì, dopo essere sbarcata nuovamente a Venezia, si era limitata ad osservarla dall'esterno, stupendosi che non fosse crollata del tutto dopo che gli uomini di Furnier l'avevano incendiata, ma ora che, suo malgrado, si era ritrovata a dover vedere anche l'interno, dovette constatare che era peggio di quanto si aspettasse. Si guardò attorno ancora per un po' cercando di scorgere qualche altro ricordo dei momenti felici trascorsi lì con la sua famiglia, ma non trovò nulla, solo muri anneriti dal tempo e dall'incuria. Si asciugò in fretta le lacrime che avevano già iniziato a bagnarle le guance e, abbassando lo sguardo, si accorse di avere i piedi legati. Sconcertata, alzò di nuovo gli occhi udendo dei passi e una voce inconfondibile che si rivolse a lei in tono mellifluo.

<< Finalmente siete sveglia e potremo parlare liberamente>>

Era Paolo Furnier, vestito come un semplice soldato per non dare nell'occhio e con un ghigno da far accapponare la pelle, quasi da pazzo.

Cristina ridacchiò amaramente, malgrado il gesto le provocasse un forte fastidio tra il naso e la bocca per via del sangue rappreso: << Ma certo, avrei dovuto capirlo. Solo voi potevate cadere tanto in basso>>

Il Doge la ignorò e riprese come se niente fosse: <<Era da molto tempo che non tornavate a Venezia, vero? Mi ricordo molto bene di voi, ma soprattutto dei vostri genitori e di vostra sorella. Che brutta fine la loro...>>

Cristina non aveva mai odiato qualcuno in quel modo. Per la prima volta nella sua vita avvertì un bisogno quasi spasmodico di usare la spada non per difendersi, ma per attaccare e uccidere. Tastò rapidamente il fodero ma scoprì di essere disarmata. Nonostante le corde, cercò di alzarsi in piedi ma la testa le doleva ancora e il movimento le causò un lieve capogiro costringendola a rimettersi seduta.

<<Zitto, non osate nominare mai più la mia famiglia, bastardo!>>

<<Attenta, dovreste essere più garbata di fronte alla massima autorità della Repubblica, altrimenti potreste pagarne le conseguenze molto presto...>> la schernì nuovamente Furnier con il ghigno ancora impresso sul volto <<Tuttavia, siete anche molto coraggiosa ed io apprezzo i coraggiosi perciò, da uomo misericordioso quale sono, vi permetterò di compiere la vendetta che avete atteso per tutti questi anni. In piedi!>>

Così dicendo, slegò Cristina e, prendendola con forza per un braccio la fece rialzare buttando ai suoi piedi una spada. Cristinala raccolse e vide che non era la sua ma...quella di suo padre. C'era solo una spiegazione: il Doge l'aveva rubata quando l'aveva ucciso! Questa volta, però, non ebbe tempo per i ricordi poiché Paolo Furnier le scagliò subito un attacco micidiale che lei parò in qualche modo nonostante i dolori non accennassero ad abbandonarla.

<< Siete piuttosto brava, ma vediamo come ve la cavate con questo>>

Questa volta l'attacco di Furnier fu ancora più feroce e costrinse Cristina ad arretrare. Con la forza della disperazione, provò ad attaccare ma fu un errore fatale: venne scaraventata a terra e si ritrovò distesa sulla schiena con Furnier che le puntava l'arma alla gola, gli occhi iniettati di sangue.

<< Un combattimento breve ma intenso>> sibilò <<Avete provato a contrastarmi ma avete perso, come il vostro inutile padre. E in nome di questa vostra idea di giustizia avete rinunciato persino al vostro grande amore, Ludovico Mosca Manin, soltanto perché è il fratello di Jacopo, mio complice nella strage>>.

Dopodichè, spostò la spada per avvicinarsi di più al suo orecchio e mormorarle: << Ora vi svelerò un segreto: la vostra rinuncia è stata vana, Jacopo non c'entrava nulla. Quel credulone pensava che volessi solo minacciare la vostra famiglia e ad un certo punto mi ha tradito escogitando un piano per liberare voi e vostra sorella Luisa>>

Cristina fece per muoversi ma venne letteralmente bloccata al suolo: << Dove credete di andare? La storia non è ancora finita: dopo essere stato scoperto è scappato come un codardo e ha accettato di sottostare ai miei ricatti per non finire impiccato dopo la mia elezione. Perciò, mia cara, avete fatto tanti sacrifici per nulla. Ludovico sposerà Lavinia De Neris, sorella del cardinale Egidio De Neris nonché mio vero complice, e voi non intralcerete mai più i miei piani poiché io, il solo e unico assassino del Duca Oliviero Valentini di Roccabruna, provvederò ad uccidere l'ultimo misero avanzo della sua stirpe maledetta...>>.

Accadde tutto in un attimo: ci fu un rumore metallico assordante,la spada di Furnier volò in aria e atterrò lontano. I ruoli si erano improvvisamente invertiti: ora era Cristina ad avere il dominio assoluto dello scontro. Era scattato qualcosa in lei: Jacopo era innocente, i veri nemici erano lui ed Egidio De Neris, di cui Ludovico sarebbe diventato il cognato di lì a poco! Aveva sbagliato tutto: non avrebbe mai dovuto lasciar andare Ludovico da loro!

Senza più dubbi e con la forza di mille uomini, non le fu difficile sopraffare il nemico che, disperato, aveva persino tentato di respingerla a mani nude. Lo spinse a terra con un calcio e gli disse soltanto: <<Vi siete fatto male da solo, Eccellenza. Questo è per mio padre, per mia madre e per Luisa, buon viaggio all'Inferno>>

. Giustizia era fatta, tutto stava per compiersi.

<<NOOOOOOOO!!!>>

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