Capitolo 18
La festa di fidanzamento di Ludovico e Lavinia stava proseguendo senza altri intoppi fino a quando un servitore si avvicinò al marchese per avvertirlo che il vino stava terminando. Desideroso di aver finalmente qualcosa da fare per potersi allontanare dalla sua promessa sposa (e dalla firma dei patti matrimoniali che lo avrebbero vincolato per sempre), si diresse personalmente verso il vecchio studio di Jacopo, in cui ora teneva varie chiavi, tra cui quella della cantina. Una volta arrivato lì, aprì il cassetto per recuperarla e scoprì qualcosa di totalmente inaspettato: c'era un doppio fondo.
Meravigliato, tirò e spinse fino ad aprirlo del tutto e vide che al suo interno c'era una busta dall'aria molto semplice in cui erano riportate le seguenti parole: "A mio fratello".
Sempre più stupito, e anche un po' agitato, Ludovico lacerò la busta per leggerne il contenuto:
"Carissimo fratello,
Se leggerai questa lettera vuol dire che non ci sarò più. Spero tanto che sia tu il lettore perché altrimenti...no, non voglio nemmeno pensare a questa eventualità. Ti ricordi delle conversazioni riguardanti la notte in cui Oliviero Valentini di Roccabruna è morto? Tu mi ripetevi sempre che era colpa sua e del suo momento di follia a cui ero stato costretto ad assistere se ero cambiato, se non ero più il tuo fratellone scanzonato e con la battuta sempre pronta. Avevi ragione solo in parte: ero cambiato, ma il defunto Duca di Roccabruna non ha nessuna colpa, ed ora ti spiegherò il motivo. Quella notte, Furnier mi aveva convinto a seguirlo fino alla tenuta dei duchi dicendomi che intendeva solamente convincere Oliviero a ritirare la propria candidatura al dogado. Tutto mi sembrava strano, ma decisi di fidarmi ed andai anch'io. Non dimenticherò mai ciò che fece dopo essere riusciti ad entrare: fu l'Apocalisse:dovetti assistere impotente al brutale assassinio del duca e della duchessa senza battere ciglio. Tuttavia, quando notai le loro figlie in lacrime e rannicchiate in un angolo, non riuscii più a resistere e mi venne un'idea: presi per prima Luisa fingendo di catturarla ma nel frattempo le sussurrai all'orecchio che l'avrei condotta fuori con una scusa, poi sarei tornato a prendere sua sorella Cristina per portarle entrambe via da lì. Luisa assecondò il mio piano, ma ben presto siamo stati scoperti da Furnier il quale capì in fretta le mie intenzioni. Dopo aver ucciso Luisa senza pietà, mi minacciò di fare la stessa fine se non avessi trovato in fretta Cristina per ammazzare anche lei ed io, fingendo di obbedirgli, sono semplicemente fuggito, da vigliacco quale ero, lasciandola al suo destino. Nei giorni successivi, Furnier, con la complicità del cardinale De Neris, mi ricattò nuovamente intimandomi di salvare le apparenze sostenendolo nella sua corsa al potere, altrimenti, una volta eletto Doge , avrebbe rivelato a tutti il mio alto tradimento facendomi rinchiudere in carcere e poi giustiziare. Come vedi, Ludovico, la mia vita, escludendo il mio matrimonio e le mie splendide figlie, non è stata altro che una lunga scia di menzogne e di scelte sbagliate. Ho un'ultima richiesta prima di lasciarti: non ho mai più avuto notizie di Cristina ma, se davvero è riuscita a salvarsi, trovala e chiedile perdono per non essere riuscito a salvare Luisa e ad impedire che quel massacro si compisse. Fallo, ti prego, ed io potrò finalmente trovare pace ovunque sarò.
Abbi cura di te
Jacopo"
Ludovico finì di leggere la lettera e per lunghi, interminabili istanti rimase impietrito. Dopodichè, prese una maggior consapevolezza del significato delle parole riportate sulla carta e un turbine di sentimenti contrastanti si fecero strada dentro di lui. Aveva sbagliato tutto: il vero complice delle malefatte di Furnier non era Jacopo, era Egidio De Neris, l'uomo che stava per diventare suo cognato. Rilesse ancora una volta la lettera e un secondo pensiero, che prima non aveva considerato, lo attraversò come una lama: il muro invisibile che lo separava da Cristina era abbattuto, erano liberi di amarsi!
Senza badare più a nulla e a nessuno, tornò di corsa nel salone dove riportò la vicenda così com'era stata descritta da Jacopo agli invitati sbigottiti. Nel sentirsi direttamente nominato, il cardinale iniziò da subito ad urlare e strepitare dichiarandosi innocente:<< Non sono stato io! Non sapevo che l'attuale Doge si fosse macchiato di tali nefandezze uccidendo i duchi di Roccabrunanella loro tenuta!>>. Sul viso di Ludovico si aprì un sorriso beffardo: << Sono spiacente, Eminenza. Avete perso, sia voi sia Lavinia poiché non sposerò mai la sorella di un uomo che si è reso complice di un criminale!>>.
<<Siete voi il miserabile!>> urlò la baronessa mentre Antonio De Neris in persona dichiarava in arresto il suo stesso fratello e due soldati, presenti fuori dal palazzo per assicurare la necessaria protezione durante la festa, lo ammanettavano e lo trascinavano via.
Il sorriso di trionfo di Ludovico si allargò: <<Il vostro insulto non mi ferisce minimamente. L'unica cosa di cui mi importa in questo momento è che finalmente potrò stare con la donna che amo davvero e a cui avevo rinunciato per imparentarmi con gente come voi>>.
Lavinia, ormai sola e impotente, se ne andò non prima di avergli rivolto uno sguardo talmente colmo di odio e di desiderio di vendetta che per una frazione di secondo gli provocò un brivido lungo la schiena. Anche gli ospiti stavano iniziando a dileguarsi e Ludovico già progettava di correre alla pensione in cui alloggiava Cristina per raccontarle la verità. Ad un certo punto, però, vide correre verso di lui Giuseppina preceduta da una donna che non aveva mai visto.
<<Perdonate, marchese>> disse la governante con il fiatone <<le avevo detto che non potevate riceverla e...>>
Ludovico alzò una mano per zittirla: <<Non importa, Giuseppina, lasciala parlare>>
<< Sono Bianca Cavalieri, la domestica di Cristina Valentini di Roccabruna. La mia signora è scomparsa e non sapevo a chi altro rivolgermi!>> esclamò tutto d'un fiato mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Tutta l'euforia abbandonò di colpo Ludovico, che ora sentiva crescere dentro di sé un senso di smarrimento. Deglutì per evitare di essere sopraffatto dal panico e prese piano Bianca per le spalle.
<< Spiegatevi meglio, per favore>>
<< Dovevamo prendere la nave per tornare in Inghilterra, ma prima Cristina mi aveva detto di voler rivedere i resti della tenuta di famiglia un'ultima volta. Doveva trattarsi di un viaggio breve ed invece non è più tornata!>> spiegò Bianca tutto d'un fiato per poi scoppiare a piangere senza ritegno. Ludovico aspettò che si calmasse almeno un po', dopodiché le porse la lettera di Jacopo.
<< Non è possibile...>> mormorò con un filo di voce e con il volto che si faceva sempre più pallido man mano che leggeva. Poi, ad un certo punto, alzò di nuovo lo sguardo mentre gli occhi mandavano fiamme.
<< Paolo Furnier l'ha rapita>> affermò con una sicurezza disarmante.
Ludovico, seppur con l'angoscia nel cuore, rimuginò su questa idea e si rese conto che Bianca aveva ragione: tutto tornava!
<< Dove si trova la vecchia tenuta dei duchi di Roccabruna?>> le domandò in tono quasi brusco.
Bianca gli fornì le indicazioni necessarie mentre il marchese recuperava le armi preparandosi a partire.
<< Ascoltate >> si rivolse nuovamente alla domestica << Corri da Antonio De Neris e cerca aiuto. È sempre stato diverso dai suoi fratelli e sono certo che non ce lo negherà, soprattutto ora che ha saputo della complicità di suo fratello nel coprire i delitti del Doge. Io vado a salvare Cristina>>
Bianca annuì ed uscì in tutta fretta seguita poco dopo dal marchese.
<<Volete andare da solo?>> ritentò. La missione si preannunciava estremamente pericolosa.
Ludovico piantò gli occhi nei suoi: << Voglio esaudire l'ultimo desiderio di Jacopo e. soprattutto, proteggere Cristina!>> rispose con una punta di asprezza nella voce << Nulla potrà fermarmi>>
Così dicendo, cercò l'imbarcazione più veloce e partì mentre Bianca iniziava a correre nella direzione opposta, sparendo nella notte.
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