Capitolo 11

Ludovico quasi non si rese conto che erano tornati alla barca. Gli sembrava che il tragitto fosse stato brevissimo dato che era letteralmente sopraffatto dalle immagini di ciò che era accaduto. Lo stesso valeva per Cristina, terrorizzata dall'idea di dover affrontare la realtà una volta per tutte. Quando finalmente si fermarono, il volto del marchese esprimeva tristezza, rabbia e delusione allo stesso tempo.

<< Perché?>> si limitò a chiederle a bassa voce, fissandola negli occhi. Quegli occhi magnetici nei quali sapeva benissimo che avrebbe continuato a perdersi.

Cristina non rispose, cercando di evitare il suo sguardo con tutte le sue forze.

<< Ti ho fatto una precisa domanda e credo di avere diritto ad una risposta>> riprese Ludovico, il tono improvvisamente più duro e accalorato << mi hai mentito sulla tua condizione sociale e, soprattutto sulla tua identità! Come pensi che mi senta sapendo che sei la figlia del Duca di Roccabruna? Sai benissimo cosa penso di lui dopo quello che ha fatto alla sua famiglia e a mio fratello: era solo un infame pazzo che...>>

<< TACI!!!>> urlò all'improvviso Cristina facendolo sobbalzare << non ti permetto di parlare in questo modo di mio padre senza sapere nulla di lui, né di come sono andate le cose!!!>>. Il volto era contratto dalla rabbia fino a quel momento repressa.

<< Io so solo che li ha uccisi tutti e se non fosse stato per Paolo Furnier , di cui Oliviero aveva una tale paura da darsi la morte piuttosto di affrontarlo, chissà quante altre vite avrebbe spezzato!>> 

A quel punto, Cristina si avvicinò e gli prese il viso tra le mani mentre la furia abbandonava gradualmente il suo viso, sostituita da una profonda disperazione: << Ti giuro su quanto ho di più caro al mondo che quella storia è completamente falsa>> gli disse sull'orlo delle lacrime << Il vero colpevole di quella strage è proprio Furnier>>

<< Sono solo menzogne!>> sbottò Ludovico, ostentando unasicurezza che ora stava pericolosamente vacillando. "Paolo Furnier un assassino?" pensò "è assurdo, non può essere...". Avvertiva la strana sensazione che la sua mente stesse lavorando ad una velocità due volte superiore al normale.

<< Se eri sincero quando prima hai dichiarato di amarmi, permettimi di raccontarti tutta la verità>>.

Il tono disperato ma più fermo di Cristina lasciò di sasso il marchese Mosca Manin: non poteva mentire a sé stesso riguardo ciò che provava per lei e sapeva, a quel punto, di non avere scelta. Inoltre, desiderava avere una volta per tutte delle certezze su quella vicenda.

<< Ti ascolto>> concluse lapidario

Si accomodarono su un divanetto e, dopo aver bevuto un sorso d'acqua per farsi coraggio, Cristina lo fissò di nuovo negli occhi, sospirando. In fondo al cuore, sapeva benissimo che quel momento sarebbe dovuto arrivare e si malediva per averlo ritardato di così tanto tempo anche se, per uno strano scherzo del destino ( o forse era solo una mera illusione), la voce interiore che la tormentava ogni volta che si trovava di fronte a Ludovico, sembrava affievolirsi sempre di più.

<<È vero, le mie origini sono nobili>> iniziò a raccontare mentre le gocce di sudore che le imperlavano la fronte e le colavano lungo le tempie e le guance si mischiavano con i segni lasciati dalle lacrime << Avevo una bellissima famiglia: mio padre Oliviero, mia madre Beatrice e mia sorella maggiore Luisa, che aveva due anni in più di me, erano tutto il mio mondo. I miei genitori, i Duchi di Roccabruna, erano rispettati e proprietari di un immenso patrimonio in cui spiccava una magione sulla terraferma chiamata, appunto, Roccabruna. Avevo da poco compiuto sedici anni quando mio padre decise di presentare la sua candidatura per il Dogado, guadagnandosi fin da subito molti consensi, ma anche molti nemici tra cui Furnier, candidatosi quasi contemporaneamente a lui».

Fece una pausa, posando nuovamente lo sguardo sul marchese Mosca Manin che, ancora serissimo, la incoraggiò a proseguire con un cenno del capo.

« La disputa politica si trasformò ben presto in una  faida>> riprese Cristina con la stessa gravità << molto spesso i sostenitori di mio padre si scontravano tra le calli con quelli di Paolo Furnier spargendo sangue e avevo sentito che tra le fila di questi ultimi c'era Jacopo Mosca Manin, tuo fratello, che a quell'epoca conoscevo solamente di vista>>.

Questa volta, Ludovico non provò nemmeno ad interromperla, i pugni stretti e il volto che tradiva tutta la sua ansia e, allo stesso tempo, un'enorme curiosità.

<< Ad un certo punto, Furnier dichiarò che avrebbe ritirato la candidatura  e la faida cessò così com'era iniziata. Io sospettavo che dietro questa inaspettata rinuncia ci fosse qualcosa di strano, provai anche a parlarne ai miei genitori ma un aspro rimprovero per la mia sfrontatezza e il mio pessimismo fu tutto quello che ottenni . I sostenitori di mio padre fecero grandi feste e, addirittura, mia madre lo convinse  ad allontanarsi da Venezia con tutti noi per trascorrere un po' di tempo a Roccabruna. Erano talmente sicuri della vittoria che nessun membro della sua scorta personale venne invitato. Mai avrei pensato che questo errore sarebbe stato fatale. Non dimenticherò mai quella notte, anche se è passato così tanto tempo...>>

<< Cosa accadde?>> chiese Ludovico, con il tono che solitamente si usa per rivolgersi ad una persona morente.

Cristina si bloccò per un attimo, come se ciò che stava per dire le stesse costando uno sforzo immane. Fu solo il pensiero che l'uomo che si trovava accanto a lei, l'uomo che amava, avesse il diritto di sapere che la fece andare avanti: << Era notte fonda, io e Luisa stavamo dormendo nella stanza che da sempre condividevamo quando eravamo lì. Ad un tratto,però, un rumore strano, come di una porta che veniva spalancata violentemente, ci destò dal sonno. Non so quale forza superiore ci abbia spinte ad alzarci per andare a vedere, so solo che quel che vedemmo somigliava tremendamente all'inferno...>>

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top