CAPITOLO 8
CAPITOLO 8
Poco dopo aver trovato la volpe ero tornata al castello e mi ero sforzata di andare a vedere come potesse stare Venom. In realtà, prima di andare a trovarlo, avevo portato la volpe in camera mia e l'avevo medicata; poi, dopo che era passata quasi un'ora, andai da lui. Nel tragitto dalla stanza all'infermeria cercavo di rassicurarmi per il mio comportamento usando mentalmente scuse come quella che sarei stata solo d'intralcio a tutti o quella per cui ero scossa emotivamente per tutto quello che era successo nel pomeriggio odierno. Forse, in parte, era anche vero, ma c'era qualcosa che non andava in me. Qualcosa che non mi riuscivo a spiegare.
Prima di giungere alla porta che dava sull'infermeria, attraversai un lungo corridoio tappezzato di quadri con raffiguranti quelle che dovevano essere persone importanti, ognuno dotato di apposita targhetta. In particolare mi soffermai su uno, che mi colpì più degli altri. In mezzo a tanti quadri con dipinte facce maschili trovai quello di una donna. Aveva i lineamenti lievemente asiatici, i capelli lisci e scuri come l'ebano e gli occhi a mandorla erano spettacolari e terrificanti al tempo stesso. Erano gialli. Rimasi impietrita a lungo per poi pensare che, molto probabilmente, erano stati dipinti così volutamente. Nessuno potrebbe mai avere gli occhi di quel colore naturalmente. Prima di andarmene per la mia strada, però, mi accorsi del nome inciso sulla targhetta e mi abbassai per vedere meglio. C'era scritto Amiri Nuè.
- Quella che sta osservando è la nonna di Re Venom, ed è stata la prima donna della famiglia reale a salire al trono-. Per un attimo ho creduto di morire d'infarto. Non avevo riconsciuto subito la voce ma quando mi ero girata mi ero trovaa davanti Michael che mi fissava in modo tetro e duro; come sempre d'altronde. Mancava poco che gli urlassi addosso per lo spavento che mi aveva fatto prendere.
-Ah, grazie per l'informazione.- Non riuscivo a formulare una frase più lunga in sua presenza perché mi metteva sempre a disagio con quell'aria così severa e rigida.
-Di nulla Sua Altezza.- detto ciò fece quello che doveva essere un inchino impercettibile e se ne andò dalla parte opposta rispetto alla mia meta. Michael era l'unico che, nonostante gli avessi chiesto numerose volte di non farlo, continuava a darmi del lei.
Dopo il breve momento di sosta, continuai per il corridoio avvicinandomi sempre di più all'infermeria. Questa infermeria non era al terzo piano, come quella in cui ero finita quando mi ero svegliata la prima volta dall'amnesia, ma era al piano terra. Arrivai ad un bivio; se fossi andata a destra avrei raggiunto la palestra e volendo anche la piscina interna, ma la mia destinazione era un'altra.
Arrivai davanti alla porta e prima di aprirla bussai, senza però aspettare una risposta.
Quando solcai la porta mi trovai in un'anticamera nella quale c'era una scrivania in un angolo e in quello opposto un divano ad elle color panna. L'anticamera era completamente vuota, ma sentivo delle voci provenire da una delle due porte, così mi ci avvicinai. La porta era socchiusa ma riuscivo comunque a sbirciare dentro dalla piccola fessura.
-La ferita era molto profonda ma non così tanto da mettere la sua vita in pericolo. Di sicuro chiunque l'ha ferito sapeva il fatto suo. La lama doveva essere molto affilata e lui molto veloce; bisogna chiedere a Cassandra cos'è successo di preciso e se ha visto qualcosa o chi ha compiuto questo gesto.- Sapevo che la voce apparteneva al dottor Walker anche se non riuscivo a vederlo, mentre dalla mia prospettiva scorgevo molto chiaramente la sagoma di Sebastian. Aveva uno sguardo preoccupato e teso.
-Non riesco a capire come sia potuto succedere. Non è da Venom essere così distratto da lasciarsi sopraffare alle spalle. Mi chiedo cosa stessero facendo..- All'affermazione di Sebastian mi incupii. Era colpa mia se Venom era stato ferito. Se solo avessi parlato prima di tutte le mie perplessità e gli avessi chiesto di raccontarmi dei sei anni che avevamo passato insieme forse, tutto questo, non sarebbe successo. Forse Venom non sarebbe su un lettino da ospedale.
In quel momento non ebbi nemmeno la forza di entrare nella stanza ma mi spostai verso il divanetto ad elle e mi ci accasciai sopra. Il mondo mi stava cadendo addosso e la mia testa era divisa a metà: quella che pensava ancora alle parole che Venom mi aveva detto sulla spiaggia e quella che si stava vergognando e rimproverando per il comportamento che avevo avuto nei suoi confronti da quando eravamo tornati al castello.
Ero talmente assorta nei miei pensieri da non accorgermi che Sebastian era uscito dalla stanza e mi stava fissando con aria dispiaciuta ma rigida. Mi sentivo sotto accusa dalla sua espressione, così distolsi lo sguardo.
-Se vuoi puoi entrare, tanto Igor ha finito di medicarlo.- Mi propose Sebastian probabilmente per allentare l'atmosfera che si stava creando.
Non gli risposi ma mi alzai per andare nella stanza. Quando lo feci trovai Venom privo di sensi disteso sul letto. Se non fosse stato per il tubo della flebo che aveva attaccato al braccio sinistro e il colorito cereo si sarebbe potuto dire tranquillamente che stava dormendo.
Mi avvicinai al letto e mi sedetti sul bordo stando attenta a non dargli fastidio in alcuno modo, anche se non se ne sarebbe di certo accorto.
-Come sta?- Avrei dovuto chiederlo al dottor Walker ma era uscito dalla stanza quando io e Sebastian eravamo entrati.
Sebastian ci mise un attimo prima di rispondermi, assorto nei sui pensieri e con lo sguardo fisso rivolto a mio marito. - Sta bene. Ha perso molto sangue e la ferita era abbastanza profonda, ma si rimetterà. Ma questo tu lo sapevi già.- Quando pronunciò l'ultima frasi riuscii a sostenere il suo sguardo provocatorio e dopo qualche secondo mi rivolse un mezzo sorriso, anche se sembrava più una smorfia.
-Non volevo disturbarvi, quindi sono rimasta fuori ad aspettare. Non è mica colpa mia se la porta era socchiusa.-
Come risposta mi rivolse nuovamente quel mezzo sorriso.- Ma non mi pare che tu sia rimasta fuori per quasi due ore. Sono sicuro di aver controllato prima e non ti ho vista.- Aveva colpito il bersaglio con questa frase. Non sapevo quali erano i suoi pensieri, ma se voleva farmi sentire in colpa ci era riuscito perfettamente.
Poco dopo Sebastian se ne andò lasciandomi con Venom e la mia coscienza. Non rimasi a lungo nella stanza; per quanto potesse essere moralmente giusto, sarebbe stato inutile. Potevo sfruttare quel tempo per fare altro. Potevo sfruttare quel tempo per cercare le risposte a tutte le mie domande. Prima di uscire scostai un ciuffo ribelle dalla fronte di Venom e al suo posto gli lasciai un bacio.
Avevo attraversato mezzo palazzo e salito due piani per raggiungere la biblioteca e cercare qualcosa che potesse aiutarmi. Avrei potuto aspettare la mattina seguente o chiedere a qualcuno una mano, ma ero troppo orgogliosa per farlo.
Tra tutte le persone che mi aspettavo di trovare lì a quell'ora, l'ultima era Raphael. Era seduto su di una poltroncina e tra le mani aveva un vecchio tomo dall'aria piuttosto fragile.
- Che cosa stai leggendo di bello Raphael?-
Appena mi sentì si raddrizzò per poi appoggiare il volume sul tavolino a fianco. - E' solo un vecchio libro sulle tecniche di combattimento corpo a corpo. Non penso ti interessi visto che è abbastanza noioso.- Era sempre così allegro e spensierato. Non capirò mai come fa.
- No, direi di no. Già che sei qua, posso farti una domanda a proposito della famiglia di Venom?-
-Certo dimmi pure- Mi guardava talmente tanto incuriosito e perplesso, che iniziavo a credere mi fosse spuntato un terzo occhio sulla fronte.
-Nel corridoio che porta all'infermeria del piano terra ho trovato un ritratto di... aspetta come si chiama... -
- Amiri Nuè?-
- Si esatto. Non pensavo esistessero persone con gli occhi gialli... È una cosa frequente?- Probabilmente si aspettava questa domanda già dal momento in cui mi ha suggerito il nome.
- In realtà no. Si dice che Madame Nuè, la nonna di Venom, si fosse persa nel Grande Eramaa, il deserto che circonda il Regno di Ignis, e per uscirne viva avesse barattato i suoi occhi con quelli del dio della morte. Ma questa è solo una leggenda.- Appena prima che Raphael se ne fosse andato mi ricordai il vero motivo che mi aveva spinto il biblioteca. Il mio passato.
-Raphael aspetta, a chi dovrei chiedere per sapere del mio passato?- Non ero mai stata troppo aperta con le persone, ma speravo che qualcuno mi potesse aiutare. Qualcuno che non fosse privo di sensi e con una flebo attaccata al braccio.
Raphael inizio a grattarsi nervosamente il capo mentre pensava. - Bhe, la persona più indicata sarebbe Venom, ma siccome ora è fuori uso direi che dovresti provare a chiedere a Igor. Lui saprà aiutarti di sicuro!- Non feci nemmeno in tempo a ringraziarlo che se ne era già andato.
Dovevo trovare il dottor Walker, ma dove? Provai a tornare nell'infermeria al piano terra ma lì non c'era, così decisi di salire fino al terzo piano ma non lo trovai nemmeno in quel caso. Sconsolata, ma non abbastanza per demoralizzarmi, scesi nuovamente al piano terra e mi diressi nella cucina sperando di trovarlo; sapevo che aveva l'abitudine di fare spuntini notturni, ma nemmeno in questo caso ebbi fortuna.
Avvilita in modo definitivo, anche a causa dell'orario che si era fatto, mi diressi verso la mia stanza. Quando però passai davanti al salone del secondo piano vidi una figura affacciata alla finestra e, anche se a causa della luce della luna che entrava dalle enormi vetrate, non riuscivo a distinguere la faccia, capii subito che si trattava del dottore. Mi avvicinai silenziosamente ma non abbastanza perché si girò sorridendomi, con un sorriso stanco di chi a lavorato fino a tardi.
Bevve un sorso di vino nero e tornò a fissare l'oscura notte.
- La stavo cercando dottore.- Non sapevo esattamente come iniziare il discorso.
-Mi può chiamare Igor, Sua Altezza.- disse – Comunque perché mi stava cercando? Si tratta del Re?- Aveva iniziato a guardarmi lievemente allarmato.
-No- dissi mentre lui si rilassava – In realtà volevo sapere se mi poteva aiutare, con la mia situazione intendo. Con i miei ricordi.-
Quando pronunciai quella frase si postò dalla finestra e andò a sedersi su una delle sedie vicino al tavolino, su cui era appoggiata la bottiglia di vino.
-Quindi, chi sono io davvero? Qual è la mia storia?- gli chiesi senza altri indugi.
-La sua, mia Regina, è una lunga storia. Forse è meglio che si sieda, prima di cominciare.-
BUONGIORNO E BUONA DOMENICA A TUTTI. SONO CONSAPEVOLE DI METTERCI MOLTO A SCRIVERE I CAPITOLI MA SPERO NON ME NE VOGLIATE E SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA!
VORREI ANCHE RINGRAZIARE TUTTI QUELLI CHE STANNO LEGGENDO LA MIA STORIA!
BUONA LETTURA A TUTTI
-sentodoredimorte-
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