14.
"Non abboccare all'amo"
Dazai sussultò,sorpreso. Non sapeva se la donna stesse effettivamente parlando con lui,ma prese coraggio ed entrò.
<<È permesso..?>>
Una donna anziana,con dei lunghi capelli bianchi e occhi chiarissimi,con indosso un lungo kimono rosa lo accolse.
<<Benvenuto>> sorrise,il suo sorriso era caldo e gentile <<accomodati pure nel salotto,la prima stanza sulla destra>>
<<La ringrazio>> Dazai si era tolto le scarpe e la seguì,la casa aveva uno stile tradizionale giapponese,ma molto più piccola e trasandata.
Il salotto consisteva in un tavolino basso e abbastanza vecchio, alcuni mobili con dei libri e una piccola televisione. Dazai si sedette e la donna si sedette di fronte a lui.
<<Chiedo scusa se di tanto in tanto non ti guardo negli occhi..>> la signora continuava a sorridere <<sono cieca>>
<<Capisco,mi dispiace>> Dazai continuava a torturarsi le mani,stranamente agitato.
Di solito era calmo in qualsiasi situazione,continuava a chiedersi il perchè di quest'improvviso nervosismo.
Tamako incrociò le mani e le posò sulle sue gambe.
<<Allora,come mai ti senti così in colpa?>>
Dazai sussultò.
<<Io...>>
<<Allora avevo fatto centro>> ridacchiò lei <<su,raccontami cos'è successo>>
Dazai si convinse a calmarsi e parlò alla donna.
<<Io ho ucciso suo nipote,Hanko. Mi dispiace>>
Seguì qualche istante di silenzio.
<<Hanko è morto? Che peccato. So che aveva diversi loschi affari in campo..>>
Dazai guardava in basso.
<<Ma tu cosa c'entri con questo?>> chiese ancora la donna,tentando di visualizzare in quale punto della stanza si trovasse il suo ospite.
<<L'ho ucciso io. Non sono riuscito a impedire che si desse la morte. Sono molto dispiaciuto>>
<<Perchè non ti fermi a mangiare qui? Sono sempre da sola>> Tamako aveva un sorriso nostalgico in volto.
Dazai stava per rifiutare,ma forse era solo un modo di chiedergli di sdebitarsi per la morte del nipote.
<<Va bene>>
<<Oh,come sono contenta! Vieni,andiamo in cucina a preparare. Cosa ti piace mangiare?>>
Anche se era cieca,la donna si muoveva in casa come se ci vedesse. La cucina non era molto grande,ma era ben arredata. Tamako mise delle pentole sul fuoco e riprese a parlare.
<<Come ti chiami,giovanotto?>>
<<Dazai. Dazai Osamu>>
<<Bene,Osamu. Ti insegnerò una cosa>>
Dazai sussultò a sentirsi chiamare col suo nome,non succedeva da molto tempo. L'anziana riprese.
<<Se un uomo va a pesca e prende molto pesce,è una cosa positiva o negativa?>> mentre parlava tagliava delle verdure,Dazai non ebbe da pensare alla risposta.
<<Positiva per l'uomo e negativa per i pesci>>
<<Esatto. E cosa avrebbe potuto fare il pesce per non essere preso?>>
<<Non abboccare all'amo>>
Dove stava andando a parare quella donna?
<<Osamu,nella vita siamo tutti pesci nell'acquario degli Dei. Esiste il bene,esiste il male. Entrambi buttano delle esche in mare,siamo noi a decidere se abboccare all'amo oppure no. Siamo responsabili delle nostre azioni e non di quelle degli altri. A volte,nella vita,bisogna solo imparare a distinguere il cibo di cui ci nutriamo dalle esche attaccate all'amo>>
Dazai era sbalordito. Tamako aveva ragione. Finalmente aveva capito perchè la morte di Hanko lo aveva turbato tanto.
Si era ricordato di Odasaku,del fatto che non fosse riuscito a salvarlo. Ma anche Odasaku aveva scelto di morire,e ora era convinto che se avesse dovuto scegliere lo avrebbe rifatto. Sul punto di morte,il suo amico aveva gettato per lui un'esca e Dazai aveva deciso di abboccare all'amo.
L'anziana,nel frattempo,aveva già terminato di cucinare e aveva messo due piatti a tavola,sedendosi.
<<La ringrazio. Di tutto>> disse il moro,a bassa voce.
Tamako sorrise.
<<Ringraziamo gli dei per questo cibo,buon appetito!>>
Durante il pranzo,lei chiese al giovane di raccontarle un po' di lui. Dazai,che si sentiva a suo agio con la donna,come con una nonna che non aveva mai avuto,le raccontò dell'Agenzia dei Detective Armati,del suo amico Odasaku e di Chuuya.
<<Oh cielo,e credi che questo giovanotto ricambi i tuoi sentimenti?>> l'espressione della donna si era fatta curiosa e attenta.
<<N-non ho mai detto di tenere a lui in quel senso!>>
<<Sono cieca,non stupida,Osamu! Si vede da tuo sguardo quando parli di lui!>>
<<Mi scusi...?>>
<<Dovresti dirgli che lo ami>> si alzò e posò i piatti sporchi nel lavandino.
<<Sono parole di un certo peso..>>
<<È la verità,no?>>
Dazai riflettè,tirando un lungo sospiro.
<<Si. Diamine,si>>
<<Allora va' e fai in modo che non finisca come le altre volte>> sorrise lei.
[..]
Era pomeriggio inoltrato quando Dazai si congedò dalla donna,ringraziandola per tutto.
<<Oh,e buon compleanno,Osamu!>> gli urlò dalla finestra lei,mentre se ne stava andando.
Gli aveva chiesto di tornare a trovarla e il moro lo avrebbe sicuramente fatto. Tamako era una donna straordinaria,aveva capito tutto di lui senza nemmeno guardarlo.
Avrebbe sempre voluto avere una nonna o una madre che lo capissero così bene.
Era deciso a dire a Chuuya quello che provava,questa volta sul serio. Non poteva continuare a rimandare fingendo che sarebbe andato tutto bene lo stesso.
Si fermò sul ponte,a guardare il mare agitarsi sotto di lui. Era piuttosto alto.
Improvvisamente,un'ondata di tristezza colse il ragazzo.
In fondo,lui era un essere maledetto. Aveva sempre distrutto tutto ciò che toccava,come poteva pretendere di essere felice?
"Tutto ciò che a questo mondo facciamo è inutile" pensò "la casualità degli eventi è ciò che ci condanna. Ci è impossibile sapere quando o cosa qualcosa ci accadrà. È una cosa spaventosa,è una cosa che noi umani dobbiamo accettare e basta".
Chuuya...Chuuya non era come lui, era ancora in parte come gli altri. Forse stava diventando troppo egoista,nessuno aveva davvero mai designato quella strada per lui. Forse si stava prendendo troppa libertà,il mondo non glielo avrebbe concesso,il mondo si sarebbe vendicato distruggendo anche il rosso.
Non si accorse neanche di essersi buttato,l'aria smuoveva il suo cappotto e il contatto con l'acqua fredda gli gelò le vene. Sentì il liquido salato entrargli nei polmoni e non oppose resistenza,mentre i suoi vestiti si inzuppavano d'acqua e lo appesantivano.
Sentiva il bruciore nel suo petto come se avesse delle fiamme dentro e ormai il fiato era finito,iniziò a vedere tutto nero e poi tutto rosso,infine nulla.
[...]
Tossì e tossì ancora,ispirando quanta più aria possibile.
Aspetta,aria? Da quando sott'acqua c'era ossigeno? Era diventato un pesce o cosa?
Aprì gli occhi,che gli bruciavano tantissimo e mise a fuoco una strada che si muoveva. Era in una macchina.
Il profumo era miele e carta vecchia. Un profumo molto familiare. Si girò e al posto del guidatore vide Chuuya,bagnato fradicio,che guidava con gli occhi lucidi,come se stesse per scoppiare a piangere.
<<Chuuya...>> sussurrò Dazai,ma fu interrotto dal ragazzo affianco a lui che alzava un dito,come per dirgli di tacere.
<<Non. Una. Parola. Dazai>>
<<Mi dispiace..>>
<<Non me me faccio nulla delle tue scuse,stronzo! Come se dovessi scusarti con me... Scusati con te stesso!>>
Quelle parole lo colpirono al cuore e il moro tirò un sospiro pesante. Ma decise di continuare ugualmente.
<<Non volevo davvero farlo,questa volta>>
<<Allora perchè? Cosa sarebbe successo se non fossi passato di là in quel momento? Se non fossi riuscito a rianimarti? Eh? Me lo spieghi?>> il rosso premette di più sull'accelleratore,furioso.
<<Non lo so,ma non mi importa. Mi importa solo che adesso->>
<<A te non importa mai niente,Dazai>> stavolta la voce di Chuuya era solo rassegnata,non più arrabbiata e questo terrorizzò il ragazzo seduto accanto a lui.
Il rosso fermò la macchina nel parcheggio dell'hotel e sbattè la testa contro il volante.
<<Diamine,Dazai...>>
Ci furono un paio di istanti di silenzio.
<<Ti amo,Chuuya>>
A quelle parole,il rosso alzò la testa lentamente e si voltò verso di lui.
<<Non è vero,tu ami solo i tuoi suicidi del cazzo>>
<<Ti sbagli. Io ti amo,Chuuya. Non mi importa se non ci credi>> adesso,i loro occhi erano incastrati gli uni negli altri <<non mi importa se pensi che io sia un caso perso. È vero,sono un maniaco suicida,non posso negarlo... Ma quando sono con te,Chuuya,questo lato di me lo dimentico sul serio. Quando sono con te.. Mi sento vivo. Sento che se dovessi morire in quel momento,sarei felice perchè sono morto con te ma triste perchè non potrei più vederti! Io e te ci completiamo insieme,siamo perfetti e mi dispiace di tutto quel che faccio di brutto e anche per non avertelo detto prima ma.. Sono innamorato di te,Chuuya Nakahara>>
Dazai aveva il fiato corto,finito di parlare.
Il ragazzo affianco a lui,le gote colorate di rosso come i suoi capelli,stringeva forte il volante della macchina.
<<Sei odioso... Sei irritante... Sei un casino... So che stando con te perderei ogni briciolo della mia sanità mentale...>> parlava lentamente,sforzandosi di non distogliere lo sguardo dal suo partner <<però non posso neanche stare senza te,diamine Dazai,anche io ti amo>>
Non c'era più niente da dirsi,entrambi lo avevano capito.
Il bacio che si scambiarono allora,entrambi fradici,in auto, dopo essersi detti che si amavano,era un bacio pieno di necessità,come se si stessero dicendo che sarebbe andato tutto bene. Fintanto che erano insieme,sarebbe andato tutto bene.
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