2.

"Buonanotte"

Qualche giorno dopo,Shirakawago (prefettura di Gifu)

Chuuya aveva qualche difficoltà a camminare nella neve spessa e densa con quegli scarponi enormi che sembravano essere fatti di piombo,Dazai invece aveva fatto il doppio dei suoi giri nella metà del tempo come se non facesse nient'altro che camminare nella neve dalla mattina alla sera. 
Shirakawago era uno dei siti innevati in montagna più famosi del Giappone,c'erano piste per la gran parte degli sport sulla neve come lo snowboarding o lo scii sia per gli agonisti che per i turisti curiosi che volevano imparare; non molto lontano dalle piste sorgeva l'altro edificio moderno che era la sede centrale dell'associazione che lo gestiva: i due erano dovuti andare lì a fare il check in quando erano arrivati,e poi gli era stata affidata una delle camere che si trovavano a piani più alti dell'edificio che fungevano da hotel. Ma in quel palazzo c'era molto altro,compresa una sauna,una sala giochi,un ristorante,svariati bar e negozi di tutti i tipi per comprare vestiti se qualcuno si fosse sentito troppo audace nel fare la valigia. Insomma non mancava proprio nulla. A Dazai doveva essere costato una barca di soldi prenotare quel posto per entrambi,Chuuya ancora non riusciva a spiegarsi da dove avesse preso i soldi.
"Chi se ne importa" pensò fra sè e sè mentre tentava di estrarre la gamba con cui era affondato nella neve fino al ginocchio "era un po' che non mi rilassavo in questo modo. Niente lavoro,niente problemi,niente avventure inaspettate... quanto a Dazai posso anche sopportarlo,la Francia vale una messa"

Non fece nemmeno in tempo a finire di pensare quella frase che il suddetto moro frenò la caduta dal pendio della montagna con i bastoni e alzò gli occhialini che aveva sul viso. 
<<Serve una mano,regina delle nevi?>> lo prese in giro ridacchiando. 
Il rosso gli tirò un occhiataccia. 
<<Faccio da solo>> rispose bruscamente,ma più tirava la gamba più quella sembrava affondare ancora di più nella neve fredda, aveva la sensazione che nel giro di poco lo avrebbe inghiottito.
Il bendato scrollò le spalle e si riabbassò gli occhialini con finta indifferenza. 
<<Allora andrò a farmi un altro giro,insomma credo di avere iniziato a prenderci la mano..>> fece per andarsene,al che Chuuya ringhiò rumorosamente con aria frustrata. 
<<Aspetta! Dammi una mano,diamine!>>
I successivi dieci minuti li passarono a punzecchiarsi e a prendersi a palle di neve sotto lo sguardo curioso e divertito dei turisti,tutto semplicemente perchè Dazai continuava a riempire d'insulti l'altro con parole come "checca","piedi enormi","elsa di frozen". 
Alla fine,dato che si era fatto mezzogiorno,decisero di incamminarsi verso la loro camera per cambiarsi prima di andare al ristorante. Inutile dire che nel tragitto il più basso si incastrò nella neve almeno un altro paio di volte. 

La camera era spaziosa ma non troppo,non aveva prenotato una suite lusso o cosa,c'erano due letti singoli disposti ognuno ad un lato opposto della cameretta,un armadio e alcuni cassetti,una tv poggiata su un tavolino basso all'orientale e il bagno a cui si poteva accedere da una porta posta nell'angolo. 
<<Vado a farmi una doccia>> asserì Chuuya prendendo alcuni vestiti dalla valigia. 
<<Cos'è,torniamo al primo arco narrativo?>> lo canzonò Dazai,ma l'altro non gli rispose; aveva passato fin troppo a tentare di capire quella battuta e ci aveva effettivamente rinunciato. 
Il moro era contento,in fondo. 
Dopo tante avventure,adesso questa monotona normalità stava iniziando a non sembrargli scontata come gli appariva prima. Aveva seriamente rischiato di rimanere fuori dalla vita dell'uomo che amava e questo lo aveva spaventato,ma stava provando da quasi un anno a far tornare le cose come stavano. 
In realtà,c'era anche di più. 
Ma non avrebbe corso,oppure avrebbe rovinato tutto.
Anche se l'attesa era decisamente snervante. 
<<Dazai!>> la voce del rosso risvegliò i pensieri del più alto che si era incantato a fissare la sua valigia. 
Si avvicinò alla porta,dalla quale aveva smesso da un po' di provenire il rumore dell'acqua.
<<Cosa?>> chiese. 
Ci fu silenzio per qualche secondo,come di esitazione,poi la voce riprese a parlare più bassa di prima. 
<<Credo di aver dimenticato i pantaloni>>

[...]

Dazai si tappò la bocce con la mano emettendo un rumore strozzato con gli occhi che quasi lacrimavano.
<<Non ci posso credere>> bisbigliava ogni tanto lanciando occhiatine ammiccanti al suo ex partner seduto difronte a lui al tavolo del ristorante. 
<<Taci o ti faccio ingoiare la forchetta>> lo minacciò quello. 
<<Dovresti alzarti per farlo,e credo che ti cadrebbero i MIEI pantaloni>> sorrise il moro. 
Il ristorante era un posticino accogliente,ma somigliava molto più alla mensa di una scuola che ai ristoranti dove si erano abituati ad andare. 
Infatti piuttosto che un cameriere che prendesse le loro ordinazioni c'era un largo buffet con cibo apparentemente commestibile da cui servirsi autonomamente. 
Dazai si era alzato un paio di volte a riempire il piatto a tutti e due,dato che i suoi pantaloni erano troppo larghi per il più basso e doveva camminare tenendoseli su con una mano. Non aveva nemmeno potuto reagire quando il bendato gli aveva fatto tre o quattro foto pensando che non se ne accorgesse. 
C'era parecchia frenesia intorno a loro: turisti da tutto il mondo seduti a tavoli vicini si scambiavano qualche parola in Inglese ogni tanto,oppure connazionali che si riconoscevano correvano subito a sedersi vicini per fare gruppo. L'ultima volta che si ricordavano di aver visto uno spettacolo simile era nel centro di Firenze sei o sette mesi prima,anche se quelle erano certamente circostanze diverse. 
<<Ti stai divertendo?>> domandò improvvisamente Dazai con tono tranquillo,ma Chuuya ebbe la sensazione che per lui fosse importante la risposta che avrebbe dato a quella domanda. 
<<Certo>> disse quindi,senza il suo solito sarcasmo <<ma è solo il primo giorno,ti farò sapere la mattina del 26 se ne è valsa la pena prima di tornare a sentire Kunikida urlare in ufficio>>
Ridacchiarono. 
Dazai gli sorrise. 
<<Lo so,è tosta. Ma se impari a guardarlo negli occhi e annuire mentre dormi diventa conveniente!>> 
Mentre conversavano tranquillamente una figura avvolta da un enorme giubbotto con la pelliccia sui bordi e incappucciata si sedette al tavolino accanto a loro con un piatto strapieno in mano. Era talmente tanto pieno di cibo che sembrava sarebbe scivolato e caduto a terra da un momento all'altro. 
Non ci fecero molto caso e continuarono a mangiare,fin quando la figura non si sporse verso di loro parlando con voce bassa,dal timbro molto strano.
<<Ehi ragazzi,sentivo che siete giapponesi>> affermò,abbassandosi il cappuccio sugli occhi che non erano nemmeno visibili. 
I due si scambiarono uno sguardo confuso. 
Chuuya rispose noncurantemente <<si,e allora?>>
<<Mi sembrate simpatici ragazzi,vorrei offrirvi un opportunità di lavoro...è un lavoro segretissimo>> 
Dazai alzò un sopracciglio,trattenendo una risata. 
<<E di che si tratterebbe?>> si sporse a sua volta,fingendosi interessato. 
<<Una nuova  organizzazion- COFF COFF>> tossì la persona,abbassando ancora il volume e il timbro di voce <<una nuova organizzazione che ha riscosso molto successo lavorando a livello internazionale,tutti i membri sono altamente qualificati e hanno già riportato un elevato numero di successi nelle prime operazioni.. ci sono pochissimi posti disponibili,ma solo per voi potrei riservarne un->>

<<MABEL!!>> una vocina acuta fece cadere la figura dalla sedia,sbattendo rumorosamente la schiena a terra. Il cappuccio si mosse rivelando la ragazzina dai capelli biondi e gli occhi azzurri con espressione irritata. 
<<Andiamo,li avevo fregati!>> si lamentò cercando di rimettersi in piedi. 
Dazai si alzò sotto lo sguardo scocciato del rosso per darle una mano. 
"In realtà no,ma lascerò che la pensi così" borbottò mentalmente quest'ultimo. 
Non poteva crederci,quella mocciosa li aveva seguiti fino a lì? Come? 
Non l'aveva vista sull'aereo eppure gli era sembrato strano considerando tutto il casino che solitamente faceva.
Ma ancora più sconvolgente fu la vista che ebbe quando si girò per vedere a chi appartenesse la vocina acuta che l'aveva chiamata. 
In piedi con un sorriso e le mani sui fianchi vicino al tavolo c'era una ragazza bassa dai capelli verde cenere che le arrivavano all'altezza del seno. 
Aspetta. 
Seno?
<<LA VECCHIA PERVERTITA!>> scattò a sedere Chuuya puntando il dito contro di lei,o meglio contro le sue due...
<<...dita! Punta altrove quelle schifose dita,checca sessualmente repressa!>> gli rispose lei indignata. 
La cosa più stravagante era che lì,nel bel mezzo delle montagne,Saffo indossava una canotta con delle bretelle e un paio di shorts,proprio accanto a Mabel che invece sembrava un fagottino di pelliccia. 
Dazai invece sembrò contento di rivederla. 
<<Che ci fai qui?>> le chiede gentilmente,abbracciandola. 
Da dietro le sue spalle Saffo ne approfittò per fare la linguaccia al ragazzo insolente. 
<<Ho trovato questa creaturina che cercava di imbarcarsi di nascosto sul vostro stesso volo!>> sorrise facendo poke poke sulle guance della bionda che fece un'espressione strana <<le ho chiesto come mai e lei mi ha detto che stava seguendo due persone che corrispondevano alla vostra descrizione,ho pensato "perchè non darle una mano?"!>>
"Già,perchè non darle una mano??" Chuuya si massaggiò le tempie con le mani.

<<Sediamoci a mangiare tutti insieme,possiamo unire i tavoli!>> propose Dazai con aria esuberante.
<<Ma anche no>> fu la secca risposta dell'ex partner,risposta che fra parentesi venne elegantemente ignorata a favore del pranzetto di gruppo.
Si scambiarono qualcosa che avevano nei piatti per provare tutti un po' di ogni pietanza mentre chiacchieravano come vecchi amici. 
Mabel lasciò perdere quasi subito l'idea di ributtare in mezzo la proposta della D.A.N.T.E. e preferì tirare crocchette surgelate sulla faccia di Chuuya che per tanto così no  la fece fluttuare a testa in giù.
Saffo sembrava molto cresciuta dall'ultima volta che l'avevano vista,molto più simile alla donna di 27 anni che effettivamente era piuttosto che alla bambina alla quale erano abituati. 
<<Dove sei stata dopo... quel giorno?>> le chiese improvvisamente Dazai quando ebbero tutti finito di pranzare. 
La greca incrociò le braccia come se stesse rievocando un ricordo.
<<Inizialmente ero sconvolta. Volevo solo andarmene,quel giorno è stato davvero troppo per me>> rispose,abbassando lo sguardo <<ho viaggiato in giro,sono andata a trovare Hermann e James un paio di volte,ma nessuno dei due stava bene. Ho visto James il giorno stesso in cui è morto,perciò quando ho scoperto di aver incontrato sua sorella... lei invece sapeva già tutto di me>> si fermò solo per fare pat pat a Mabel che sorrise contenta <<alla fine ho deciso che sarei andata avanti con la mia vita,è l'unica cosa che posso fare per dare un senso a quello che voi altri avete fatto per me>> 
Il rosso addolcì leggermente la sua espressione. 
Un po' la capiva,doveva essersi sentita sola nel momento in cui l'unica persona che ammirava l'aveva tradita e i suoi compagni erano tutti morti o scomparsi. 
Non gli era mai andata a genio quella marmocchia,ma quando l'aveva incontrata aveva sempre avuto il presentimento che fosse più sveglia di ciò che dimostrasse. 
<<E perchè hai seguito Mabel fin qui?>> chiese ancora Dazai alzandosi. 
Lei ridacchiò imbarazzata.
<<Non lo so,ma ho molto tempo libero,quindi mi sono detta che visto che eravate gli unici due che non ero riuscita a contattare forse così potevo vedere come state>>
<<Sentivi la mia mancanza!>> la prese in giro Dazai,beccandosi una linguaccia. 
Mabel battè le mani con espressione sorpresa,come se si fosse appena ricordata qualcosa. 
<<Oh,ma non siamo da soli! Ho portato anche il mio co-capo e membro della D.A.N.T.E. nonchè migliore amico!>> sorrise. 
Chuuya ridacchiò,o meglio ghignò con scherno. 
<<Vuoi dire che qualcuno si è davvero unito alla tua pazzia?>>
La bionda annuì con aria offesa. 
<<Lo abbiamo lasciato alla funivia.. me ne sono completamente dimenticata>>
<<Secondo me si è perso,dovremmo andare a cercarlo>> suggerì Saffo mentre le due ragazze si alzavano con esultanza interiore di Chuuya. 

Prima di andarsene,dopo aver salutato,Saffo si girò verso i due ragazzi aggiungendo <<stasera c'è la festa per la notte di Natale nella sala da ballo di questo edificio e poi ci saranno i fuochi d'artificio. Perchè non ci vediamo tutti lì così da festeggiare insieme?>>
Mabel saltellò entusiasta annuendo. 
La faccia di Chuuya assunse una smorfia. 
"Ti prego,no. Volevo rilassarmi... no,no,no"
<<Certamente! A stasera!>> Dazai le salutò con un sorriso agitando la mano mentre si allontanavano. 
Chuuya sospirò rumorosamente.
Non c'era proprio pace in quel dannatissimo mondo. 
Buttò l'occhio su Dazai e lo vide tranquillo,quindi non disse nulla. 
Da quando non esprimeva il suo punto di vista solo perchè quel bastardo sembrava tanto entusiasta ad un'idea? Non stava mica tornando sottone?
Aveva faticato tanto per guadagnarsi una parvenza d'indipendenza dal suo ex partner,non poteva ricadere nella sottonaggine tanto facilmente. 
Eppure vederlo lì davanti a lui,in una situazione in cui non stavano combattendo nessuno e non erano in nessuna missione,gli ricordò della sue festa di compleanno di due anni prima,del tempo passato insieme ogni volta che potevano. Paradossalmente,gli ricordò anche dello scontro con i rimanenti dell'associazione di Hanko Samako nella quale aveva creduto che Dazai fosse morto. 
Ogni tanto la consapevolezza del rischio che ogni giorno correvano lo assaliva,e la voglia di smetterla di farsi tanti problemi e godersi il tempo che aveva con lui si infiltrava in uno spiraglio del suo cuore. 
Poi si riprendeva. 
Perchè certamente,potevano morire ogni giorno,ma paradossalmente la cosa peggiore sarebbe stata se non fosse successo. Perchè in quel caso avrebbe dovuto dare una spiegazione alle sue azioni e prendersene la responsabilità,decidere cosa fare dopo e lui non si sentiva per nulla pronto ad una cosa del genere. 
<<Sono così bello?>>
Dazai schioccò le dita davanti al viso del più basso sorridendo sornione. 
<<Ma figurati,hai solo la bocca sporca>>
Chuuya si alzò dirigendosi vero l'uscita della sala senza nemmeno aspettare l'altro,troppo imbarazzato per permettersi di guardarlo in faccia.

[...]

24 Dicembre,ore 20:22,Germania

A quell'ora c'era il coprifuoco,subito dopo cena. I pazienti venivano rispediti nelle loro camere per dormire,oppure in attesa del turno serale delle medicine per chi doveva prenderle. I pasti non erano buoni,Hermann Hesse prendeva sempre due piatti di qualsiasi cosa. Ne metteva uno affianco a sè e predicava contro il vuoto  a qualcuno che vedeva solo lui,ordinandogli di mangiare perchè si stava facendo troppo magro. 

<<Signor Hesse,è ora di tornare in camera>> gli sorrise gentilmente l'infermiera. 
Il soldato si girò a guardarla con aria confusa. 
Era imbottito di medicinali,aveva perso quasi tutta la sua lucidità più per colpa di quelli che della sua malattia in sè. 
<<Può aspettare un secondo? Il mio amico ha quasi finito>> rispose alludendo al piatto ancora pieno accanto a lui. 
La signorina,che doveva avere una ventina d'anni,sembrò compatirlo. 
<<Ci assicureremo che il suo amico mangi a dovere se lei tornerà in camera a prendere le sue medicine>>
Riluttante,l'uomo si alzò. 
Lanciò un'ultima occhiata al posto vuoto e salutò con la mano sorridendo,le rughe sul suo viso sembrarono farsi tre volte più profonde in quel momento. 
<<Buonanotte Victor,ci vediamo presto>>

Lo accompagnarono fino alla camera che occupava,non era in isolamento perchè non era un soggetto pericoloso,ma aveva insistito perchè nessuno occupasse il secondo posto della camera in cui si trovava. 
"Dove dormirà poi lui?" aveva obbiettato. 
Dopo un paio di minuti che aveva passato scrivendo su un suo diarietto personale come era solito fare,sentì bussare alla porta.
Doveva essere la donna con il carrello come ogni sera. 
Credevano che fosse pazzo,si diceva. Ma poteva stare lì con Victor,quindi li assecondava,prendeva le medicine che gli davano e seguiva le loro istruzioni. 
Effettivamente era la donna col carrello,un grosso sorriso gentile che gli porgeva un barattolino con una pillola e dell'acqua. 
Lui la guardò con aria leggermente confusa. 
<<Solo una stasera?>> domandò. 
Lei annuì porgendogli il flacone,senza mai smettere di sorridere. 
Doveva essere nuova,sia perchè non l'aveva mai vista sia perchè evidentemente si era dimenticata tutto il resto dei farmaci. 
<<Ne basta una>> disse soltanto,con un accento straniero,ormai per lui familiare. Francese. 
Bastò quello a convincerlo,salutò e chiuse la porta e mise la pillola in bocca bevendo un sorso d'acqua. 
<<Parla proprio come te>> disse,guardando verso la branda di sotto del letto a castello. 

Victor stava seduto lì,con le mani chiuse in mezzo alle gambe per scaldarle in quella cameretta fredda. 
<<Ti dà fastidio?>> gli chiese il moro,ridacchiando <<ricordo quando provavi a comunicare con me il giorno in cui ci siamo conosciuti. Io sapevo solo due parole in tedesco e tu tre in francese>>
<<Perchè avrei dovuto saperne altre?>> roteò gli occhi sorridendo,incrociando le braccia. 
Faceva particolarmente freddo quella sera. 
Sbadigliò,gli occhi si fecero lucidi. Doveva essere proprio stanco. 
Victor invece sembrava stare meglio del solito,gli sorrideva con gli occhi e con la bocca,quel viso da bambola più femminile che mascolino che ci erano voluti mesi per tornare a vedere vivo e non col cranio fracassato a metà sul duro cemento di una strada di Firenze. 
Sbadigliò ancora,le dita delle mani così fredde che avevano perso sensibilità. 
<<Sei stanco?>> gli chiese il francese,facendogli cenno di stendersi accanto a lui. 
Era vero,quella sera sembrava più bella delle altre. Il suo amico sembrava più felice,ma anche triste. Gli sembrava più...vivo. 
Hermann si stese sul materasso duro e sottile,lasciando più spazio possibile all'altro così che non dovesse appoggiarsi al muro. 
Oltre alle dita anche il resto delle braccia si stavano intorpidendo,ma non aveva altro che una copertina e preferiva che la avesse il moro,così che non stesse al freddo. 
Gli occhi dell'uomo di fecero pesanti,e smise di tentare di rimanere sveglio quando sentì una sensazione stupenda che non provava da mesi e mesi: sentì il viso caldo del francese poggiarsi sul suo petto,i capelli che gli solleticavano la barba che si era fatta ispida dato che non gli davano accesso a lamette per rasarsi. Anche se aveva completamente perso sensibilità alle mani improvvisamente la riacquistò quando una delle mani del ragazzo si poggiarono sulle sue.

<<Buonanotte Victor>> fu l'unica cosa che sussurrò,
La voce del ragazzo stavolta non risuonò nella sua testa come sempre,ma fu come se gli avesse sussurrato all'orecchio. 
<<Buonanotte,Hermann>>

Hermann Hesse,53 anni,ex soldato tedesco con un curriculum di sette pagine. 

Nessun parente da avvertire,nessuno da informare della sua morte.

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