James.
Alla fine ce l'ho fatta. Sono tornato a casa.
Mentre viaggiavamo in aereo,le mani legate dietro la schiena con le manette talmente strette ai polsi che le mani hanno iniziato a formicolarmi,sono riuscito a sbirciare fuori dal finestrino e vedere il grande mare che circonda la bellissima isola dove sono nato.
Mi è addirittura sembrato di poter inspirare la brezza e vedere la scogliera di Howth,un posto dove io e i miei genitori andavamo spesso da piccoli. Ricordo che il percorso dei turisti consisteva in un lunghissimo sentiero sul pendio delle altitudini che poi procedeva lungo le mura che costeggiavano i faraglioni; quando c'era cattivo tempo il rumore delle onde che sbattevano contro la pietra era così forte che quasi sovrastava le voci.
Io avevo addosso il mio impermeabile giallo,il bloc notes in mano e una matita con il logo dell'associazione che dirigeva il turismo lì,mi divertivo a disegnare quelle onde immaginando di poterci nuotare dentro e lasciarmi trascinare dalla corrente fino a quando non mi avesse portato in un posto migliore.
Ero il maggiore di dieci fra fratelli e sorelle,ma quella gita era solo per noi tre: mamma,papà,e io. Quando non dovevo badare a loro,quando non ero costretto a fare quello responsabile,quello maturo,cosa che poi è rimasta scolpita per sempre nella mia personalità,il primo posto che mi veniva in mente era il ristorante dove mangiavamo fish and chips nel borgo cittadino,da cui si poteva anche vedere il porto di Howth. Quando,ancora oggi,devo ricordarmi che esisto,penso ad Howth.
Ma nulla ha più senso adesso,senza lei.
Non voglio più respirare l'aria del mare o mangiare fish and chips sapendo che lei quel mare non l'ha mai visto,che quel cibo non potrà mai mangiarlo.
Voglio solo rimanere seduto nell'angolo della mia piccola cella,sul pavimento (la branda mi ricorda troppo quelle del dirigibile) e piangere. Non ricordavo da quanto non piangessi,non sono mai stato il tipo con la lacrima facile o per lo meno ho imparato a reprimerle dato che per un motivo o per un altro non potevo permettermi di sembrare debole.
Ma adesso le lacrime scorrono così velocemente,ogni volta che una si asciuga subito un'altra prende il suo posto,ho pianto così tanto che la gola mi fa male,la testa sembra essere sul punto di esplodermi dall'interno. Nessun contegno. Nessuna responsabilità. In questa cella non c'è nè il fratello maggiore dei Joyce,nè il capo di un'organizzazione,nè uno degli studenti migliori dell'università di Dublino: c'è solo James. E James si sente morire senza la donna che ama.
Ho gridato,quando ho visto il suo corpo,nonostante fossi abbagliato dalle luci e frastornato dalle urla della folla; l'ho cercata con le mani,volevo stringerla e rimanere lì con lei,volevo che mi portasse con sè.
L'amore mi ha fatto male. Mi ha fatto malissimo.
Mi ha preso e portato sulla cima delle scogliere di Howth e poi mi ha spinto di sotto lasciando che mi frantumassi le ossa sugli scogli; ho pensato di annegare e poi ho scoperto quanto fossero meravigliose le profondità degli abissi,mi sono innamorato di anemoni e conchiglie,di stelle marine e di perle nascoste sotto la sabbia. Ma ancora una volta una rete mi ha riportato a galla separandomi da ciò che amavo e mi ha ributtato nel mondo terreno proprio quando avevo appena avevo imparato a nuotare.
L'amore mi ha fatto male. L'amore mi ha ucciso.
E io adesso sento che per quante lacrime potrò mai piangere non saranno mai abbastanza,per quanti fiumi o laghi io possa creare con il mio pianto non sarà mai bello come quel mare.
Mi manchi.
E non so a chi lo sto dicendo.
Mi manca tutto,ma non voglio niente.
Sono stupide le persone che credono che possa finire l'amore se ti portano via qualcuno e non sei tu a separartene.
Ti senti solo freddo,solo vuoto.
Ma io non voglio altro calore.
Mi manchi da morire.
L'amore mi ha ucciso,e so che nulla potrà riportarmi in vita stavolta.
Ogni tanto penso a Saffo,che ha visto l'unica persona in cui credesse tradirla e poi morire; a Hermann,che aveva trovato la pace e poi gli è stata portata via,a me. Tutti abbiamo perso qualcosa. Nulla potrà mai tornare come prima. Mi chiedo come stiano,cosa stiano facendo,dove si trovino.
Quanti mesi sono passati? Sei o sette?
Qui in carcere mi evitano tutti. Gli sembro un sapientone,gli sembro qualcosa simile a uno sbirro,gli sembro qualcosa simile a un morto.
Ho provato a impiccarmi coi lacci delle scarpe,a limare un cucchiaio per tagliarmi le vene,ho provato ad attaccare briga con gli altri per farmi picchiare. Sono morto. Sono morto ma ancora respiro. Cosa ci vuole ad uccidere anche questo pezzo di carne che mi pesa addosso?
Se potessi volare via non andrei da nessuno,starei solo con me stesso.
Perchè sono stanco di essere felice. Sono stanco di sapere che la mia felicità è solo il pretesto di qualcuno di umano o meno per prendersi gioco di me e vedermi soffrire.
Anche oggi graffio il muro con una delle unghie che sanguinano,anche oggi non ho alcuna voglia di andare da nessuna parte.
...
Accarezzo i suoi capelli biondi,come i miei ma di un colore più spento,come i suoi occhi. In effetti non ho mai notato che siamo così simili da sembrare addirittura fratelli.
Sto sognando? Non credevo che il cervello umano potesse ricordare così bene certe sensazioni e proiettarle durante il sonno come il più crudele dei burattinai.
Se passo la mano sulla sua pelle posso sentirla leggermente ruvida perchè fa freddo e la finestra è aperta,oppure il motivo è perchè fra tutti i possibili posti abbiamo deciso di stenderci sul pavimento,oppure perchè non abbiamo i vestiti addosso.
Mi avvicino,lei ha gli occhi chiusi.
Vorrei pensare a quello che è appena successo,ma non ci riesco.
Come se quel momento fosse stato costruito come la scenografia di un film,non c'è nulla prima e non c'è nulla dopo; se c'è noi non ne siamo a conoscenza e se anche lo fossimo non ci riguarderebbe.
Vorrei pensare al nostro litigio,alla nostra storia.
All'alcool bevuto sui gradini di casa,alla volta in cui l'ho trovata mentre cercava di pulire il sangue della mia promessa sposa dal tappeto.
Ma non ci riesco.
Riesco solo a stringerla forte fra le braccia,sentire il calore del suo corpo a contatto con il mio che è molto più freddo,affondo le dita fra i suoi capelli e ne ispiro il profumo,cerco di tenere quanto più posso di lei come se dovessi partire per un lungo viaggio.
Guardami,ti prego.
Apri gli occhi,lo so che sei stanca,mi dispiace.
Ma guardami.
Ho bisogno di portarmi quello sguardo ovunque andrò.
Ho bisogno di portarmi il suono della tua risata ovunque andrò.
Ho bisogno di portare ogni ricordo,ogni sensazione,ogni momento insieme a te ovunque andrò.
Perchè io non sto andando da nessuna parte,ma tu si.
Non me ne sono mai accorto,ma ora ricordo che mentre dormivo ho sentito delle dita accarezzarmi la guancia,io ero così stanco che non ho nemmeno aperto gli occhi. So che eri tu. So che mi guardavi come si guarda qualcosa di fragile,eri così impegnata che nemmeno hai capito che io ti guardavo come si guarda qualcosa di bellissimo.
Ho solo ventisei anni,mi dicevo,non è necessario sposarmi. E adesso invece ti immagino con un abito bianco accanto a me,mi immagino con il camice addosso che prendo in braccio una piccola bimba dai capelli biondi,mentre uno più piccolo gioca con te.
"Addio" penso,mentre scoppio di nuovo in lacrime e ti stringo forte fra le braccia. Sento il tuo cuore battere,ma non è reale. Sento il calore del tuo corpo,ma non è reale.
"Addio,addio" penso di nuovo,ti prego vattene. Vattene ora o non andartene mai più.
Ma questo sogno non finisce.
Perchè non finisce?
Tante volte ti ho sognata e tante volte sei scomparsa quando ti dicevo addio.
Non ti ho mai detto addio.
Non ti ho mai davvero detto addio.
...
<<Sei fottutamente quasi morto>>
Non voglio guardarla,è venuta a trovarmi un paio di altre volte oltre a questa e ha sempre detto la stessa cosa. Perchè tutto questo interesse,adesso? Insomma,non c'era nient'altro che un rapporto professionale fra noi. Ora non sono più il suo capo.
<<James!>>
Saffo sbatte la mano sul bordo del lettino freddo nell'ospedale della prigione.
Scuoto la testa,lei sembra rinunciare.
So che è ricercata,e per questo si nasconde.
Non mi importa,io sono morto.
La ragazza mi prende la mano alla quale è collegata la flebo,una lunga fasciatura copre tutta l'area che ho tagliato e ritagliato più volte. Le sono cresciuti i capelli,sono più scuri rispetto a prima,non porta più gli occhialini. Come se non provasse proprio a nascondersi ma avesse solo bisogno di cambiare come qualsiasi essere umano su questo mondo.
<<Sono stata da Hermann>> dice,forse nella speranza di estorcermi una reazione,ma i morti non reagiscono <<sta bene... insomma,continua a vedere Victor. Devono sedarlo per dormire,non riesce più a chiudere occhio. Ma l'ospedale offre tante attività e lui potrà farsi nuove amicizie.. so che ci sono parecchi veterani di guerra lì e- non mi stai ascoltando>>
No Saffo,non ti sto ascoltando.
<<Dan- cioè,Bea soffrirebbe a vederti così>>
Non deve osare pronunciare il suo nome.
Il mio battito cardiaco aumenta esponenzialmente,lo sento dai bip sempre più vicini che produce l'apparecchio accanto a me.
<<Davvero non parli da quando sei arrivato qui? Dicono che scrivi su un foglietto quando ti serve qualcosa,o fai gesti...>>
I morti non parlano.
Come mai nessuno lo capisce?
Dopo dieci minuti in cui stacco completamente il cervello e non sento cosa dice mi lascia una lettera sul letto,dice che ha incontrato una ragazza che mi ha detto dov'ero e le ha chiesto di consegnarmela.
<<Somigliava molto a Bea>>
Ottima e pessima cosa da dire allo stesso tempo,Saffo. Se prima non l'avrei aperta,adesso ne sono ancora più certo.
La guardo andare via,sembra cresciuta di cinque anni in un paio di mesi: è più alta e più formosa,lo sguardo nei suoi occhi è completamente diverso.
Bip.. bip... bip.. bip,bip,bip,bip....
Sento il cuore accellerare ancora mentre leggo il nome sulla busta.
Basta.
Non voglio.
Non ne voglio sapere più nulla.
Che scherzo è questo?
Che significa?
Io sono morto.
Io sono morto.
Non esiste più nulla del mondo che conoscevo.
Non lo voglio.
Non lo voglio..
Bip bip,bip bip,bip bip,bip bip.
Biiiiiiip....
Destinatario: al rispettabile sig. J. Joyce.
Residente al Carcere Kilmainham Gaol di Dublino a partire da Maggio A.C.
Mittente: comandante attualmente in carica nel governo federale e capo della D.A.N.T.E.
(nome illegibile)
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top