33.
"Una storia da raccontare"
<<F I R E N Z E>>
Chuuya fece in maniera più chiara possibile lo spelling della parola al terzo o quarto passante che aveva fermato per chiedere informazioni,ma ovviamente gli era uscito nel suo giapponese stretto di Yokohama,perciò quelli avevano fatto una faccia confusa alla parola "Firenuze" o "Fairenuze" pensando che fosse pazzo.
Ormai il rosso stava iniziando a perderci le speranze; era sceso dall'aereo ormai dieci minuti prima e non aveva minimamente calcolato che ci sarebbero state ben quattro uscite diverse dall'aeroporto che conducevano a punti diversi della città.
<<Dazai,pezzo di merda...>> borbottò,prendendo il cellulare dato che come ultima soluzione gli rimaneva quella di chiamare il bastardo.
<<Si?>> una voce alle sue spalle lo fece sussultare come si fa con i gatti.
Il suddetto bastardo stava in piedi dietro di lui con un sorriso sul volto e le mani incrociate dietro la schiena.
<<Idiota! Da quanto eri qui?!>> gli gridò contro lui facendo girare giusto un paio di turisti.
Dazai non gli rispose,invece si limitò ad avvicinarsi troppo in fretta perchè lui potesse controbattere ed abbracciarlo. Chuuya rimase completamente sconvolto; il suo primo istinto fu quello di allontanarlo,ma non fece in tempo perchè il bendato si era già staccato.
Gli sembrò di sentire un "sono felice che tu sia vivo", ma il brusio degli arrivi intorno a loro non permise al più basso di capirlo con chiarezza.
<<Che diamine sta succedendo,Dazai?>> chiese,incrociando le braccia.
Doveva rimanere a distanza di sicurezza,non lo aveva perdonato e non aveva intenzione di farlo.
L'unico motivo per cui si trovava lì era... beh,che era più al sicuro in mezzo alla gente che stavano cercando di fare fuori che da solo...? Suonava come una grossa stronzata se detta in questo modo.
<<Andiamo>> gli fece semplicemente cenno l'altro,avviandosi verso una delle uscite dell'aeroporto.
[...]
<<Quanto ci mette Dazai?>> si lamentò Victor,steso sul divanetto del salotto.
<<Si sta ricongiungendo con la sua dolce metà,lascialo fare!>> ridacchiò Bea,che adesso sembrava sentirsi più a suo agio una volta che gli altri l'avevano finalmente accettata per la sua vera identità.
James,o meglio adesso il capo della D.A.N.T.E,era chiuso nel piccolo studio da circa tre ore,sostenendo di dover elaborare una strategia d'attacco e una di difesa nel caso che fossero attaccati per primi.
Hermann non era per niente convinto,ma non aveva aperto bocca.
<<Non credo che avremmo dovuto lasciare andare Herr Dazai da solo..>>
Victor scoppiò a ridere.
<<Ma hai capito di chi stai parlando? Quello lì mi ha fatto una paura tremenda dalla prima volta che l'ho visto!>>
Saffo spuntò dall'ingresso della porta con aria infuriata e un pacchetto di patatine vuoto in mano.
<<CHI É STATO? GLIELO FACCIO INGOIARE ADESSO! ERA L'ULTIMO!>>
Ci fu silenzio generale,ma qualcuno si tradì distogliendo lo sguardo e subito si trovò le mani della ragazzina al collo che lo strangolavano con furia omicida.
<<BRUTTO PERVERTITO MANGIABAGUETTE! ORA VAI A RICOMPRARLE! NON ABBIAMO PIU' NULLA DA MANGIARE!>>
Victor riuscì a liberarsi dalla presa rotolando giù dal divano.
<<V-va bene,va bene!>> si affrettò ad alzare le mani in segno di innocenza <<ora vado a fare la spesa...>>
Hermann sembrò risvegliarsi dal suo stato assorto mentre fissava il muro.
<<Ti accompagno>> disse soltanto,per poi passargli davanti per andare a prendere il cappotto.
L'atmosfera era decisamente migliorata,forse perchè ci stavano provando tutti,anche se il cadavere della loro amica era ancora stesso in quella cameretta che nessuno si degnava di aprire,in attesa che i suoi genitori la venissero a prendere come una bambina alle scuole elementari.
Victor guardò i suoi compagni ed accennò un sorriso,per una volta sinceramente.
"La mia famiglia" pensò.
[...]
La mattinata era calda,ormai ci si avviava verso l'estate e camminare sotto il sole non era la miglior cosa da fare in una città in cui le bottigliette d'acqua costano un euro e cinquanta e tu hai in tasca sono Yen.
<<Dicevi sul serio quando mi hai detto che non sapevi cosa fare?>> si degnò a chiedere Chuuya interrompendo il silenzio,mentre cercava di stare al passo del più alto ed evitare i turisti che gli davano continuamente spallate.
<<Si>> ammise Dazai,sorridendo amaramente <<ma è durato poco. Un'esperienza da cui imparare,suppongo>>
Il rosso gli tirò un'occhiataccia.
Dazai non si era mai mostrato umano,sentirlo insicuro gli aveva fatto pensare per un secondo che potesse esserlo,ma adesso stava dubitando di nuovo.
Si mise una mano sul cappello e notò che era bollente,chissà quanto era lontana ancora questa suddetta casa dove il suo ex partner aveva trascorso tutto questo tempo... chissà con chi.
<<Quindi sai chi è che sta provando ad ucciderci>>
Il bendato scrollò le spalle,era il suo modo di dire "forse".
C'era circa mezzo metro di distanza fra solo,solitamente camminavano molto più vicini ma in quel momento Chuuya sentiva che l'altro gli stava lasciando lo spazio di cui aveva bisogno.
Dazai? Così premuroso? Così emotivo? Impossibile.
Lo avevano scambiato con qualcun altro nel periodo in cui non lo aveva visto,sicuramente. Il vero Dazai era rinchiuso da qualche parte e stava per scappare,lanciandogli contro tutte le bestemmie e le maledizioni che conosceva.
Per ora si sarebbe goduto il finto Dazai,magari era addirittura un automa. Avrebbe potuto farlo a pezzi e rimontarlo a suo piacimento,sarebbe stato molto rilassante a detta sua.
<<Quando abbiamo risolto l'omicidio,c'era una cosa nel dossier greco che mi ha fatto accendere una lampadina>> gli confidò il più alto, lui lo guardò con sguardo interrogativo,come a chiedere di cosa si trattasse.
<<Riguarda...>>
La sua voce fu sovrastata da uno sparo.
I due scattarono subito all'erta mentre la folla che prima c'era intorno a loro cominciò a disperdersi urlando e tirandosi spallate a vicenda. In tutta quella confusione,nel mare di persone, Dazai vide ai suoi piedi alcune macchie di sangue e un corpo di donna. Gli era passata davanti giusto un secondo prima ,se c'era un cecchino che lo stava puntando e quella stava andando di fretta,allora il moro doveva avere sicuramente qualche angelo dalla sua parte.
<<Chuu,il vicolo!>> gli indicò una strettoia fra due palazzi e i due si misero a correre in quella direzione separandosi per non essere individuati più facilmente.
Seguì un altro sparo seguito dalle sirene della polizia in lontananza.
[...]
<<Ci servirebbe un rappresentante della Spagna,mi piacciono i Doritos>> commentò il francese mentre ne metteva un altro pacco nel carrello.
Hermann pensò quanto fosse stupido lui a star guardando cibi salutari come verdure o pasta,il più piccolo non gli avrebbe mai prestato attenzione.
<<Non mangi proprio nulla di sano?>> gli chiese scetticamente,buttando comunque un barattolo di sugo nel carrellino per sicurezza.
<<Tutto quello che mangio è sano!>> rispose quello indignato,prendendo due barattoli di Nutella dallo scaffale.
Dapprima si sentì un brusio provenire dal lato delle casse,poi una voce femminile cacciò un urlo.
Subito Victor ed Hermann si nascosero dietro uno degli scaffali sul fondo,preparandosi a reagire.
"Una rapina?" si chiese il moro. In ogni caso loro erano un'associazione internazionale,se c'era un pericolo dovevano intervenire in ogni caso.
Il tedesco non era dello stesso avviso,i rumori poco udibili dall'ingresso facevano presagire che non era all'introito della cassa quello che stavano puntando; suoni di scarpe dalla suola lucida si facevano sempre più vicini,forse erano due o tre che stavano ispezionando il luogo alla ricerca di qualcuno. Di loro.
<<Scappiamo>> sussurrò al più piccolo porgendogli la mano <<se ti concentri e non usi la tua abilità forse posso nasconderti con la mia>>
Victor non sembrava per nulla convinto.
<<E se facessero del male alle persone qui?>>
Il soldato scosse la testa.
<<Non succede->>
Uno sparo li fece sussultare,accovacciandosi dietro degli scatoloni.
<<Voi fuori,nessuno più muore>> una voce probabilmente al megafono stonò i loro timpani,parlando in un giapponese stentato.
"Voi" si riferiva chiaramente a loro.
[...]
Entrambi col fiatone,riuscirono ad incontrarsi nuovamente nel vicoletto,sporco e malmesso,dove ogni tanto un topo passava pericolosamente vicino alle loro gambe.
<<Chuuya,come ti senti? Ce la fai a cammina->>
Chuuya si fece aria col cappello,rispondendo aggressivamente.
<<Quella pazza della tua amica dottoressa,mi ha rimesso a nuovo! Dimmi chi devo picchiare e lo picchio senza problemi!>>
Dazai si guardò intorno facendogli segno di tacere,chiaramente il vicolo non era cieco ma aveva un'altra entrata.
<<Stanno arrivano>> disse soltanto.
Il rosso fissò il pavimento cementato sotto di lui per un secondo.
Era una pazzia.
Una totale pazzia.
Stava davvero per passare dal "bastardo esci dalla mia vita" al "bastardo ti affido la mia vita"?
Il suono di un caricatore che veniva inserito innescò il suo istinto di sopravvivenza,e senza nemmeno guardare il suo e partner in faccia si tolse velocemente i guanti.
<<"Oh, Grantors of Dark Disgrace,Do not Wake me Again">>
[...]
Avevano esitato troppo.
Ci fu un secondo sparo,stavolta si udì la voce di un bambino gridare il nome della sua mamma.
Hermann gli afferrò con decisione la mano.
<<Se attivi la tua abilità adesso ci scopriranno in meno di un attimo!>> sibilò,ma vide negli occhi del ragazzo la paura. Probabilmente il grido di quel bambino gli aveva ricordato il giorno in cui sua madre e le altre due prostitute erano scappate lasciandolo chiuso nell'armadio.
Avrebbe voluto che qualcuno lo cercasse.
Avrebbe voluto che qualcuno lo trovasse e lo guardasse,che si prendesse davvero cura di lui.
Quello era il suo desiderio.
Un terzo sparo,seguito da una nuova intimidazione da parte degli aggressori,lo fece risvegliare accorgendosi della mano dell'uomo stretta intorno alla sua.
Da sempre le loro abilità si erano annullate a vicenda,per questo stavano bene attenti a non toccarsi durante le operazioni,ma in quel momento sentiva che il contatto del soldato era l'unica cosa che impediva alla sua abilità di scatenarsi e segnalare esattamente dove fosse.
<<Ho un piano>> si affrettò a spiegare Hermann <<ma devi calmarti okay? Victor>>
Lui sgranò gli occhi,era la prima volta che lo chiamava per nome; la prima volta in cui sentiva Hermann chiamare qualcuno per nome in generale.
Annuì,prendendo un respiro profondo.
"C'è lui con me" pensò "finchè c'è lui con me,non voglio che nessuno mi guardi oltre lui"
Una sottile aura violacea li avvolse,Hermann scattò in piedi senza lasciargli la mano,sapeva che quello significava che erano invisibili agli occhi degli altri.
Proprio in quel momento un uomo in giacca e cravatta neri con una pistola in mano si affacciò nel punto dove erano prima. I due rimasero perfettamente immobili trattenendo anche il respiro.
<<Negativo>> disse quello ad un trasmittente che aveva attaccato al taschino della camicia,poi fece dietrofront e tornò vicino alle casse.
Victor si guardò intorno,dietro alcuni scatoloni una porticina metallica che doveva essere l'ingresso posteriore era chiusa,ma forse non a chiave.
<<Facciamo scappare gli ostaggi da qui>> suggerì,Hermann fu d'accordo.
Improvvisamente però si sentirono grida e suppliche da più persone in contemporanea.
Avevano intenzione di fare una strade sul momento?
Il francese si affacciò di nascosto da una delle corsie e vide quello che stava succedendo: erano cinque in tutto e stavano piazzando delle cariche di esplosivo economico,probabilmente C4,sulle pareti intorno alla port ad'ingresso.
Stavano preparando tutto per andarsene.
Hermann stava spostando silenziosamente le scatole,che fortunatamente erano vuote: avevano ragione,la porta non era chiusa a chiave.
Victor gli lanciò un'occhiata e i suoi occhi si fecero lucidi per un istante.
Mentre il suo collega apriva la porta,il moro gli si avvicinò a passi silenziosi,proprio come una bambola; mentre era di spalle afferrò la stoffa del suo gilet con una mano e poggiò la fronte contro la sua schiena.
A quel contatto Hermann pensò che stessero tornando indietro a cercarli dopo aver sentito il rumore,ma la flebile voce del ragazzo gli fece sgranare gli occhi dalla sorpresa.
<<Merci>>
Disse soltanto.
Prima che potesse rendersene conto,il soldato si era ritrovato fuori dalla piccola porta d'ingresso,sbarrata con uno degli scatoloni pieni.
A nulla servì sbattervi i pugni contro o provare ad aprirla.
[...]
Sangue.
Il sangue scorreva a fiumi in quel vicolo di Firenze,la polizia era ben lontana e i dintorni erano diventati deserti non appena tutti i presenti erano scappati per lo sparo.
Chuuya aveva davvero potuto scatenarsi come non faceva da tanto tempo.
<<Ottimo lavoro,Chuu!>> si congratulò Dazai.
Il piccoletto se ne stava girato di spalle a lui avvolto da un'aura rossa,ancora pienamente posseduto dalla sua abilità.
<<Chuu..?>> lo richiamò,ma appena quello si girò un gravitone colpì il muro giusto accanto a lui facendo crollare un bel po' di mattoni.
Lo sguardo con coi lo stava fissando era furioso.
<<Lo so che abbiamo un po' di questioni irrisolte..>> alzò le mani Dazai,senza sapere esattamente perchè ne stesse parlando quando l'altro era in quello stato <<sono stato un grande stro->>
Si buttò a terra per schivare un altro gravitone,Chuuya sembrava goderci di più a colpire lui di quanto non avesse provato ad uccidere gli agenti vestiti di nero.
<<Un grandissimo stronzo! Un enorme stronzo! Dico sul serio!>> si lamentò scrollandosi la polvere dal cappotto.
Chuuya non sembrava minimamente starlo ascoltando,il suo unico obbiettivo al momento era quello di spargere le sue interiora sul muro.
Cominciò a caricare un colpo più grande degli altri e Dazai si preoccupò per un secondo.
Scattò verso di lui correndo,non c'era molta distanza fra loro,ma gli parve di percorrerla al rallentatore.
Non ce l'avrebbe fatta.
Lui avrebbe rilasciato il colpo prima che potesse toccarlo.
Si sarebbe volentieri fatto ammazzare da Chuuya,ma non prima di aver risolto.
Aveva avuto così tanta paura quando aveva sentito gli spari per telefono,aveva giurato che sarebbe stato buono con lui da quel momento in poi,non poteva morire senza aver mantenuto la promessa.
<<SONO FELICE CHE TU SIA VIVO!>> gli urlò.
Quella frase sembrò raggiungere il rosso all'interno,ottenendo l'effetto sperato: esitò quel tanto che bastò a Dazai per toccarlo e lasciare che la sua abilità si annullasse lasciandolo completamente privo di forze.
"Davvero?" avrebbe voluto chiedere,mentre la vista gli si annebbiava e l'ultima cosa che poteva sentire erano le braccia di Dazai intorno a sè.
Avrebbe pagato qualsiasi cosa per sentire quella sensazione ogni giorno della sua vita.
[...]
Il bendato passò inosservato in mezzo a tutto quel casino,ma scelse le strade più isolate per evitare un nuovo attacco mentre portava il suo ex partner svenuto in braccio verso la casa di Dante.
Quello che colse la sua attenzione fu un edificio completamente in fiamme,lo stesso supermercato dove era andato a fare la spesa con Dante.
Il camion dei vigili del fuoco era fermo lì davanti e una squadra di soccorritori stava portando fuori dei corpi; alcuni sembravano gravemente feriti,altri lo erano fin troppo per essere vivi.
Accanto a uno di questi corpi c'era una figura familiare,Dazai lo raggiunse a passo svelto.
<<Cosa è successo?>>
Ma l'uomo non gli rispose. Aveva ferite anche piuttosto gravi su tutto il corpo,lo sguardo fisso sulla persona distesa a terra con gli occhi chiusi accanto a lui.
Oltre alle escoriazioni e a alle bruciature,si sarebbe quasi potuto dire che non fosse ferito,ma il cranio era fracassato per metà,forse in risultato ad una violenta botta contro il cemento.
Hermann non disse una parola,Dazai nemmeno.
Sapeva che avrebbe dovuto trascinarlo in fretta lontano da lì,ma gli lasciò il suo tempo per dire addio al suo unico vero amico,o qualsiasi cosa fosse per lui.
Non avevano nemmeno avuto il tempo di scoprirlo.
[...]
Victor camminò a passi lenti e decisi per la corsia,mentre i tizi vestiti di nero stavano per uscire dalla porta.
"Guardatemi" pensò "Guardate me,non lui. Non cercatelo,non trovatelo. Io sono qui"
E infatti loro rientrarono,come attratti dal canto di una sirena.
Si avvicinarono al punto in cui lui si trovava sotto lo sguardo terrorizzato degli ostaggi legati.
"Se gli innocenti devono morire,gli innocenti vi porteranno con loro" pensò.
Con agilità riuscì a tirare fuori dal fodero di uno di loro la pistola.
Gli altri la tirarono fuori contemporaneamente,ma non riuscirono a sparargli in tempo; erano caduti nella sua trappola.
Sparò prima di loro,ma non ad un agente,bensì alla prima carica di esplosivo che vide.
Il boato fu udibile per lunga distanza,il fuoco avvolse l'edificio come in uno di quel film d'azione che entrambi amavano ma che non avevano mai visto insieme.
Una bambola,anche se ha gli occhi vacui,ha sempre una storia da raccontare.
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