18.
"My fair lady"
Guardando fuori dal finestrino dell'aereo,Chuuya si ricordò del viaggio che avevano fatto quando stavano tornando da Londra dopo essere scappato dal matrimonio con Faith.
Accanto a lui,tuttavia,in quel momento non c'era più l'uomo per cui aveva sconvolto la sua vita,ma un signore calvo e grassottello con un paio di occhiali dalle lenti spessissime che leggeva il giornale;inoltre l'aereo non andava dal Regno Unito al Giappone come quella volta,faceva il percorso inverso.
"Non ho intenzione di chiamarlo" si ripeteva con il naso spiaccicato al finestrino "quando troverò Oscar gli sbatterò la testa da qualche parte e stavolta mi assicurerò che muoia,poi deciderò cosa farmene di Dazai"
Riguardava in continuazione il foglietto con l'indirizzo scritto sopra,immaginandosi il momento in cui avrebbe disotterrato il cadavere di Faith. Cosa avrebbe provato? Avrebbe avuto rimpianti? E una volta certo che lei fosse morta,a chi avrebbe portato le sue spoglie? Lei era l'ultima della sua famiglia,non c'era nessuno che la stessa piangendo o che sperasse ancora che lei fosse in vita... o forse c'era?
"É una pazza" sospirò,passandosi le mani sul volto frustrato "è una pazza che ha cercato di ucciderci più volte di quelle che io possa immaginare,la sua morte è una liberazione"
Nemmeno ebbe il tempo di formulare il pensiero che la hostess passò fra i corridoi del veivolo controllando che tutti avessero le cinture allacciate: sarebbero atterrati a breve.
[...]
La Scozia,da quel che ne sapesse,era un territorio contenente ambienti molto diversi fra loro: le metropoli con il loro paesaggio prevalentemente urbano,le città che affacciavano sul mare caratterizzate dalla tipica frenesia portuale, e la campagna più o meno brulla a seconda di quanto fosse vicino ai numerosi laghi che si trovavano nella parte sud e sud-est.
Il luogo in cui Chuuya si trovava apparteneva a quest'ultima categoria; poche case isolate si facevano largo lungo la strada a doppia corsia (tuttavia piuttosto malmessa) che costeggiava il lago.
L'aria che si respirava era fresca ma carica di umidità,il ragazzo non riusciva a decidersi se avesse caldo o freddo.
Il segnale del telefono era quasi completamente assente,perciò aveva preso una cartina del luogo all'aeroporto,per sicurezza.
"Almeno non mi verranno malsane idee come quella di chiamare il bastardo.." il silenzio che lo circondava veniva interrotto solo dai suoi passi e dai suoi pensieri "chissà se Dazai sa che sto andando ad ammazzare il suo grande amore. Conoscendo quello sbandato,potrebbe averlo predetto ancor prima che Kunikida mi desse l'incarico"
Si costrinse a mettere momentaneamente da parte il risentimento e andò avanti.
La strada scritta sul foglietto distava una ventina di minuti a piedi,durante i quali Chuuya si sentì osservato in maniera penetrante,ma non seppe dire se erano gli occhi dei cittadini nascosti dietro le finestre,il fantasma della sua ex ragazza che lo stava guidando o semplicemente una sua paranoia. Avrebbe decisamente preferito essere inseguito da gente viva che avrebbe potuto facilmente mettere al tappeto colpendoli in faccia con qualcosa.
Si fermò quando le suole delle sue scarpe calpestarono erba bagnata al posto dell'asfalto: la strada si interrompeva lì e non sembravano esserci altre abitazioni se non una piccola casa diroccata in cima ad una salita piuttosto ripida.
Il rosso si guardò intorno,cercando un punto in cui la terra sembrasse smossa,oppure qualsiasi cosa potesse simboleggiare una sorta di lapide. Eppure non gli sembrava di vedere nulla di simile.
<<Che l'indirizzo sia sbagliato?>> diede un'altra occhiata alla cartina,ma in quel punto non c'era scritto nulla,come se fosse un luogo inutile da segnalare con un nome. Forse proprio per quello era un buon nascondiglio: il foglietto guidava Graham fino all'ultimo punto riconoscibile sulle mappe,poi si affidava alla sua memoria.
"E io non posso neanche più estorcergli informazioni,tch.." lo maledisse "avrei voluto ammazzarlo e ribaltargli la pelle personalmente"
Il vento gli scompigliò i capelli facendo sollevare il cappotto,ma un rumore particolare giunse alle sue orecchie: foglie che si muovevano.
E difatti girandosi di spalle notò che davanti alla casetta apparentemente abbandonata in cima alla salita c'era un albero simile ad una quercia,dalle fronde abbondanti e le radici profonde,probabilmente era lì ancora prima che la casa fosse costruita.
"Un albero è simile a una lapide no? Quindi avrebbe senso se lì sotto ci fosse una tomba"
Preso da questa convinzione si mise a salire,scivolando un paio di volte a causa del terriccio bagnato che viva facilmente via dal suolo.
D'un tratto si bloccò: gli pareva di aver sentito una voce.
<<Chi è?>> domandò a voce alta per farsi sentire da chiunque fosse,il suono cessò.
"Devo essermelo immaginato.." sbottò fra sè e sè,ma appena riprese la salita,a poca distanza dall'albero,il suono si fece più forte e distinguibile. Era la voce di qualcuno che canticchiava,le parole appena distinguibili.
"...don br...ge....alli....wn.."
Scattando sull'attenti,Chuuya mise mano alla pistola che aveva nel fodero. Poteva essere un civile certo,ma aveva senso un civile proprio nell'edificio dove si supponeva abitasse un uomo pericoloso come Oscar Wilde? Magari lo aveva scoperto e stava già preparandosi ad attaccarlo.
Si nascose dietro l'albero per guardare,ma le tende all'interno delle finestre oscuravano la visione di ciò che accadeva all'interno.
La casetta era dipinta di un giallo ocra,ma la vernice giaceva più in frammenti sull'erba rigogliosa che sui mattoni. Il tetto spiovente era parzialmente crollato,se aveva davvero piovuto doveva essere entrata dell'acqua in casa,mentre la porta era vecchia ma probabilmente chiusa a chiave verso l'interno.
Chuuya si chiese se fosse la scelta giusta entrare in casa di qualcuno che poteva essere un inconsapevole innocente.
Stava per muoversi quando i suoi piedi si incastrarono in una parte di terreno priva dell'erba umida che c'era tutt'intorno alla casetta: sembrava che qualcosa fosse stato seppellito proprio lì.
Il battito cardiaco del ragazzo accellerò ancor prima che potesse realizzare su cosa stava mettendo i piedi: la tomba di Faith.
<<Meglio fare in fretta,chiunque viva lì non ha idea...>> si guardò introno alla ricerca di un attrezzo che scavare,e fortunatamente appoggiato al retro della casa vide una pala ancora sporca di terriccio,circondata da erba alta e piante rampicanti.
"...don...ige...alli...own.."
La voce continuava a cantare con tono basso e meccanico,era l'unico suono udibile nel silenzio e il rosso si rese conto che gli metteva estremamente ansia addosso.
Ma doveva recuperare il corpo,era la sua missione.
Stando attento a guardarsi bene intorno (anche se quel luogo era completamente deserto e in strada non aveva visto passare nessuno dal momento in cui era arrivato),si mise a scavare nel punto in cui il terreno sembrava essere stato riversato.
La voce cessò improvvisamente di cantare,e Chuuya si immobilizzò pregando che la porta di legno della casetta non venisse spalancata.
Per un paio di secondi gli sembrò che anche l'aria introno a lui avesse cessato di compiere qualsiasi movimento.
"Lon...bri...fa....own.."
Il ragazzo buttò fuori l'aria quando il canto riprese,e facendo attenzione a fare meno rumore possibile scavò buttando al lato la mappazza che aveva creato la pioggia bagnando il terricio: era più faticoso di quanto pensasse.
Finalmente intravide qualcosa.
Col cuore in gola si inginocchiò spostando le rimanenze di terreno con le mani.
Era pronto.
Pronto a lasciarsi il passato alle spalle,pronto a dire addio per l'ultima volta alla donna che sotto sotto aveva amato per un po',senza la quale non sarebbe sopravvissuto sicuramente ai due anni in cui Dazai si era finto morto.
Si meritava di essere salutata un'ultima volta,da degno avversario.
Chuuya allungò la mano e spostando ciò che rimaneva dei detriti ebbe un colpo al cuore.
<<Dazai...?>>
La pelle non decomposta attaccata allo scheletro,color marroncino,era di un colore inconfondibile; si ricordava bene quando lo aveva preso al gattile e lo aveva chiamato come il suo ex partner per sopperirne la mancanza. Lo aveva lasciato con Faith all'appartamento a Londra quando era scappato.
Quell'albero era una tomba certamente,la tomba di un gatto.
<<London bridge is falling down,falling down,falling down....>> come mai adesso la voce era così chiara,così cristallina,così...vicina..?
Prima ancora che potesse rendersene conto,le sue labbra si mossero da sole. Era una canzone che anche lui conosceva bene.
<<London bridge is falling down...>>
<<...my fair lady...>> concluse lui.
Come se gli fosse stato lanciatoun secchio d'acqua gelida addosso,si alzò di scatto,con un movimento talmente brusco da farlo cadere all'indietro e inciampare nella pala.
Nel punto a cui prima stava dando le spalle,in piedi senza scarpe sull'erba,vi era una figura femminile dall'aspetto decisamente inquietante.
Era poco più alta di Chuuya,i capelli castani erano ciuffi di lunghezze diverse che le spuntavano dalla testa,calva in alcuni punti vicino alle tempie,gli occhi erano talmente rossi ai lati che quasi era irriconoscibile l'azzurro delle iridi; era pallida e scarna come se non mangiasse da mesi,sotto gli occhi occhiaie profonde che contornavano la pelle del viso che sembrava cadere a pezzi. Addosso aveva una vestaglia da notte bianca ma molto vecchia,come era deducibile dalla grande quantità di pizzi e merletti, tuttavia era strappata e ricucita in alcuni punti ed era completamente sporca di terriccio come tutto il resto della pelle della sua proprietaria. Nonostante somigliasse più a un fantasma che ad una creatura viva,sorrideva con aria tranquilla,anche se gli occhi erano vitrei,vacui,persi in un punto qualsiasi del vuoto,in un tempo e un luogo diversi dai loro.
<<Sei tornato>> biascicò con voce talmente bassa e a malapena udibile.
Chuuya era congelato sul posto,gli occhi sgranati,che cercava di pensare ad una possibile reazione.
<<Sei tornato.. ci hai messo così tanto...>> la ragazzina si inginocchiò accanto al rosso,sporcando ancora di più la sua vestaglia,e guardandolo negli occhi ma senza vederlo,probabilmente.
Il suo sguardo si posò immediatamente sulla tomba ormai aperta del gattino Dazai. La vista sembrò rattristarla.
<<Ti ho detto che mi dispiace...>> biascicò reprimendo dei singhiozzi mentre a mani nude prendeva la terra dal mucchietto che Chuuya aveva creato scavando e la ributtava sulla carcassa del gatto <<mi dispiace di averlo ucciso,non serve che me lo rinfacci in questo modo>>
Le lacrime le rigarono le guance.
Chuuya era ancora incapace di muoversi,ma trovò almeno la forza di parlare.
<<Chi sei?>> chiese,con voce tremante.
Chiunque fosse,quella persona gli metteva un'ansia incredibile addosso.
Lei non parve sentirlo,rimase in religioso silenzio finchè non ebbe ricoperto la buca con la terra.
Ormai la vestaglia era completamente sporca,così come le sue mani e i punti della sua faccia in cui si era toccata.
<<Li hai portati?>> chiese,infine,alzandosi <<li hai portati,Graham? Ho fame>>
Il nome del dottore inglese fu come una scarica elettrica che ridiede al giovane la forza di alzarsi in piedi.
<<Conosci Graham Young?! Era qui? Hai visto un uomo alto dai capelli neri nei dintorni?>> alzò la voce riempiendola di domande,lei si mise le mani sulle orecchie e strizzò gli occhi.
<<TI HO DETTO CHE NON DEVI URLARE! TI AMMAZZO! TI AMMAZZO!!>> la persona tentò di afferrare la pala,ma Chuuya la spostò appena in tempo.
Lei cacciò un urlo così forte che probabilmente chiunque fosse lì introno li aveva sentiti,poi si girò e corse dentro casa sbattendo violentemente la porta.
Al contrario dell'apparenza era aperta e non cigolava.
"Deve essere uscita mentre ero troppo concentrato a scavare.." borbottò,estraendo la pistola dal fodero "ma conosce Graham,quindi devo sapere qualcosa di più da lei"
Si avvicinò alla casetta ed aprì la porta: l'interno era messo un po' meglio dell'esterno,c'era un piccolo corridoio che collegava le stanze e nessuna scala che portasse al piano di sopra. Tutto cadeva a pezzi e c'era una puzza di muffa insopportabile,ma era chiaro che qualcuno vivesse lì.
<<London Bridge is falling down,falling down,falling down...>> la voce proveniva da quella che sembrava la cucina.
Quel posto metteva ancora più ansia dell'esterno della casa.
Poteva essere una trappola,quindi per sicurezza tolse la sicura alla pistola e varcò la soglia senza porta che dava sulla cucina.
Girata di spalle,la figura femminile canticchiava la sua canzoncina col naso spiaccicato contro la tenda della finestra della cucina.
Il cuore di Chuuya perse un battito.
Se era rimasta lì tutto il tempo lo stava osservando da quando era arrivato.
<<Graham,amore mio..>> biascicò di nuovo lei con voce roca <<ho fame>>
<<Non sono Graham>> sbottò il rosso <<Graha, viveva qui? Mi diresti se hai visto un uomo alto coi capelli corvini? Se me lo dici me ne andrò senza farti del male>>
Era indeciso se alzare la pistola contro di lei oppure no.
Lei sembrò rifletterci per un po'.
<<Non hai portato niente?>> gli chiese infine,come se non avesse udito o avesse ignorato le domande postegli.
Nella cucina c'erano solo un fornello molto vecchio e arrugginito,un tavolino di legno con due sedie e alcuni utensili su un piano di lavoro che conteneva anche il lavello.
<<NON HAI PORTATO NIENTE!>> adesso fu lei ad alzare la voce sgranando gli occhi e Chuuya si accorse che aveva un coltello in mano. Alzò la pistola,ma lei non si avvicinò a lui,piuttosto si fece un taglio sul dorso della mano: guardando meglio si accorse che in realtà di tagli il suo corpo ne era pieno.
<<Cosa diamine fai?!>> si avvicinò a lei per toglierle il coltello e quella non oppose resistenza, si portò la mano alla bocca e si leccò via il sangue con occhi lucidi e sofferenti.
Chiaramente era pazza.
<<Graham,amore mio...>> singhiozzò <<...mi sei mancato così tanto..>>
Prima che potesse fare qualsiasi movimento,Chuuya sentì sulle labbra il sapore del sangue,ma non era il suo. Le mani scheletriche e sporche di terra della ragazza erano gentilmente poggiate sulle sue guance,era uno di quei baci che una moglie dà al marito quando torna da lavoro stanco,e la cosa che attualmente terrorizzava il ragazzo era che tutto ciò era stranamente familiare.
Infine,come un lampo,davanti ai suoi occhi furono proiettati ricordi di mesi e mesi prima.
Una canzoncina risuonava nella sua testa.
"London Bride is falling down..."
La cantava qualcuno che conosceva,girata di spalle mentre preparava la cena in un appartamento a Yokohama.
"...falling down..."
La canticchiava a letto prima di dormire.
"...falling down..."
La canticchiava seduta al bar mentre rideva ad una sua battuta.
"...London Bridge is falling down..."
Probabilmente,la canticchiava anche quel giorno all'ospedale.
"...my fair lady.."
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