capitolo 3
Steve
Una giornata quasi.......Impercettibile
SOTTOMONDO- OGGI- CITTÀ DI NIMERIA- QUARTIER GENERALE DEL D.C.P.A.T.E.M
Alle prime luce dell'alba in una sala non molto spaziosa si stavano accalcando delle creature magiche tutte intorno ad un pentagono che stava emettendo una strana luce viola,illuminando anche tutto il mobilio e le creature che aveva attorno,dal quale si era formata una mappa dello stesso colore che stava ,levitando in aria, facendo preoccupare i presenti,i quali iniziarono a vociferare tra di loro con fare preoccupato
mentre in testa al gruppo una donna con i capelli biondi tirati in uno Chignon stretto dal quale si potevano intravedere delle orecchie a punta,aveva la pelle bianca,vestita con un abito azzurro e bianco lungo sino ai piedi,con scollatura ampia a "V"e spacco alto che parte dalla vita. Dal sotto del secondo strato si intravedeva una spallina bianca scesa,mentre in vita portava una fascia in metallo decorata con un fiore e delle foglie da cui parte un drappeggio che forma lo scialle che ha tra le braccia. Ai piedi ha dei sandali con dei lacci che salgono su per il polpaccio in oro
fissava la mappa con fare preoccupato e attonito allo stesso tempo, come se stesse per prevedere dei guai in vista.
La stanza somigliava ad una biblioteca di piccole dimensioni data la piccola libreria che si intravedeva alle spalle dei presenti, ma in realtà serviva solo per ospitare il grande pentagono e alcune cianfrusaglie magiche che dovevano essere tenute fuori dalla portata di mal intenzionati. Vicino alla piccola libreria due piani c'era anche una piccola scaletta in legno che però era ricoperta di libri polverosi che sembravano essere lì da secoli. Per terra c'era uno strano tappeto che sembrava provenire da una strana pelle marroncina di qualche animale,mentre in cima alla libreria a due piani era issato un orologio che segnava l'ora,ticchettando,rendendo l'aria ancora più tesa di quanto non lo fosse già. L'ambiente era scuro,infatti non c'era neanche una finestra dalla quale la luce potesse entrare e l'unica illuminazione presente nella stanza infatti era l'aura viola del pentagono e la luce delle candele,intorno al quale c'erano anche delle scritte che sembravano essere in elfico.
La donna che più o meno avrà avuto una quarantina di anni,fissò il pentagono con fare preoccupato,pensando che fosse almeno da una quindicina di anni che la mappa non entrava in funzione,temendo per il suo mondo,chiedendosi cosa avrebbe dovuto affrontare questa volta. I suoi collaboratori magici continuarono a confabulare tra di loro con fare preoccupato,mentre due ragazzi si accostarono vicino alla donna,staccandosi dal gruppo. Il primo era un ragazzo sui diciassette anni con i capelli neri,corti dietro e lunghi davanti,con un ciuffo ribelle che gli cadeva sul viso, la pelle chiara,gli occhi azzurri,le labbra sottili,i lineamenti delicati,il quale portava un orecchino all'orecchio fatto a forma di croce in metallo. Il ragazzo era vestito con una giacca rossa lunga sino alle cosce con revers a maniche lunghe,decorata con dei bottoni dorati
lasciata aperta, sotto la quale si intravedeva un panciotto rosso intonata alla giacca sotto al quale spuntava una camicia bianca a lupetto,decorata al solito modo,con in più degli inserti in oro,che riprendevano quelli che aveva sulle maniche della giacca,abbinati a dei pantaloni neri classici chiusi sul davanti e a un cilindro da mago di colore scuro che portava sulla testa,invece ai piedi portava degli stivaletti marroncini.
La seconda era una ragazza,sui sedici anni,più o meno coetanea del ragazzo,la quale sembrava sentirsi un pesce fuor d'acqua in quella situazione, fissando la mappa con fare teso, sforzandosi di restare calma,mentre dalla sua mano presero vita alcune fiammelle che le scaturivano dalle dita. La ragazza aveva i capelli rosso fuoco a caschetto, la pelle appena abbronzata,gli occhi color ambra che sembravano avere del fuoco negli occhi ,la quale portava al collo un choker in metallo color oro con uno strano simbolo nel mezzo e alle orecchie degli orecchini,uno fatto a forma di sole,uno di stella gialli,vestita con un abito rosso con la scollatura a cuore e il corpetto aderente impreziosito da cristalli rossi intorno al seno,mentre dai fianchi partiva la gonna svasata,lunga sino a terra che le copriva i piedi,sulla quale c'era una cintola anch'essa rossa lasciata morbida che le ricadeva sul davanti della gonna,chiusa con un fiore dorato con un rubimo incastonato al centro.
Sul collo,sopra al choker aveva una specie di colletto alla coreana dal quale partiva un mantello che le ricadeva anche sulle braccia,lungo,il quale formava anche un piccolo strascico.
Il ragazzo dai capelli neri guardò la mappa fluttuante con fare preoccupato,chiedendosi cosa stesse succedendo e chi stesse per entrare nel suo mondo,per poi prendere la mano di Scarlett,stringendogliela forte,nel tentativo di rassicurarla e farle sentire che qualsiasi cosa sarebbe successa lui le sarebbe stato accanto,rivolgendosi intanto all'elfa dicendo:
ATLAS: Gethiel,cosa pensi sia successo? Degli umani potrebbero aver preso dei poteri per la Legge del Dono?- la quale gli rispose senza neanche guardarlo,dicendogli con fare freddo e serio allo stesso tempo, continuando a fissare la mappa con fare preoccupato:
GETHIEL: Non lo so,ma qualsiasi cosa sia non promette nulla di buono- poi si rivolse a una delle creature che era presente dicendogli con tono autoritario:
GETHIEL: Voglio un resoconto immediato di quello che è successo nel mondo di sopra l'altra sera e trovate mia figlia- disse per poi tornare a guardare la mappa olografica con fare preoccupato, mentre dietro di lei le creature magiche iniziarono a muoversi freneticamente,andando da una parte all'altra della stanza,dirigendosi verso l'uscita asserendo ai suoi ordini,bisbigliando tra di loro su quello che era appena successo.
Intanto fuori dalla stanza,in una radura incantata piena alberi e piante e fiori fuori dal comune multicolore ,piena di verde e animali bellissimi e fantastici,una ragazza dai capelli biondi legati in una lunga treccia che svolazzava al vento,le orecchie a punta e gli occhi azzurro ghiaccio,vestita con un armatura con pettorina bianca con inserti in oro che arrivano sino al basso ventre con colletto alla coreana,maniche corte,dalle quali da sotto si intravede la maglia verde a righe. I guanti erano in metallo come l'armatura,sempre di colore bianco. I pantaloni erano aderenti blu scuro con una banda all'estremità della coscia azzurra,sui quali c'erano degli stivali anch'essi bianchi come l'armatura decorati con dei rilievi sul ginocchio e sul polpaccio,mentre il mantello era sempre bianco lungo sino al ginocchio,rifinito sul bordo con una leggera ondulata su tutta la superficie. Chiuso sul davanti con una spilla in metallo,con colletto rialzato,guardava con sguardo fiero davanti a se cavalcando un unicorno bianco
a tutta velocità, come un abile amazzone,spronando il cavallo muovendo la briglia,mantenendo salda la presa sul suo dorso. I due attraversarono tutta la radura in pochissimo tempo,saltando radici di alberi ingrossate e per questo uscite dal terreno ormai ricoperte di muschio,torrenti e ogni sorta di altro ostacolo che si metteva sul loro cammino,mentre la brezza fredda scompigliava la criniera dell'unicorno e spostava lentamente la lunga treccia della sua abile destriera.
Cavalcarono per ore attraverso la radura,solcando sterminati prati verdi con fiori colorati di ogni genere e forma,infastidendo di tanto in tanto qualche creatura del bosco,che però sembrava conoscere la ragazza e quindi era già preparata al suo arrivo,spostandosi in anticipo per non essere investita. Durante il tragitto,presa dall'entusiasmo la ragazza dai lunghi capelli decise di alzarsi in piedi sul dorso dell'animale,lanciandosi in qualche acrobazia tra i rami,per poi ritornare sempre in groppa al suo destriero,non mancando mai la sua schiena con una precisione a dir poco millimetrica,godendosi quel momento in solitaria a pieno,sentendosi libera come non mai in vita sua,incurante di quello che stava succedendo a casa sua.
Il cielo era terso e splendeva di un azzurro intenso,che quasi sembrava dipinto e l'aria sapeva di pulito che neanche la leggera brezza infastidiva la ragazza,la quale avrebbe voluto restare lì per sempre,ma purtroppo come tutte le cose belle finiscono,infatti dopo alcuni istanti la ragazza prese le briglie e fece fare marcia indietro al suo unicorno,dirigendosi verso casa dove la aspettavano non pochi problemi.
Intanto l'elfa dai capelli biondi che era nella stanza di prima si era spostata all'esterno di un grande palazzo in stile roccoccò. L'entrata era composta da una scalinata leggermente sollevata,con gradini lisci e non troppo spessi,
che portava alla sontuosa porta d'entrata,decorata con motivo molto eleganti e sfarzosi.
A coprire l'entrata c'erano due colonne che partivano dalla fine della ringhiera e sorreggevano il primo piano dell'edificio,formando degli archi di colore marroncino,come il resto delle dificio che però era più chiaro rispetto ad esso,sui quali poggiava la terrazza del piano superiore,anche lui riccamente decorato con motivi eleganti e sfarzosi in oro. Dalla terrazza si intravedevano diverse finestre dalla grandezza considerevole,ma non esagerata,le quali erano perfettamente incasellate nell'edificio sulla sua facciata principale,sulle quali battevano i primi raggi del sole,filtrando nelle stanze.
L'ultimo piano del blocco principale, invece era costituito da un terrazzo e da una finestra,impiantata tra due colonne,divisa in due da una terza lunga e stretta,mentre sopra troneggiava una scultura che terminava con una specie di "corona" in oro. Il secondo blocco dell'edificio era pressoché identico alla facciata principale se non fosse che dove girava c'erano alcune colonne torte che davano movimento all'edificio e aveva molte finestre a ogni suo piano. Il tetto invece era blu,alcuni con una parte a cupola,altri a falde e le righe che si intravedevano era la curvatura che serviva a sorreggerli,i quali terminava tutti con delle piccole decorazioni a punta,lavorate in diversi modi,immersa nel verde.
L'elfa guardò la figlia con fare serio e freddo allo stesso tempo senza far trasparire alcuna emozione,la quale si fermò nel vialetto sulla strada sterrata tirando la briglia per fermare l'unicorno,osservando lo sguardo freddo dellla madre,sentendo nell'aria già odore di guai in vista,dicendo con fare confuso e preoccupato allo stesso tempo,chiedendosi cosa avesse turbato sua madre in quel modo,rimpiangendo nel profondo la pace e la calma di prima:
GALATEA: Che succede?- il ragazzo di prima con i capelli neri si tolse il cilindro che aveva in testa e le rispose con fare serio:
ATLAS: La mappa. Si è attivata. Ci sono problemi nel mondo di sopra- facendo sospirare pesantemente Galatea,la quale chiese smontando dall'unicorno:
GALATEA: Hanno deciso loro di staccarsi da noi,Atlas,è normale che poi si ritrovino con problemi che non sanno risolversi- poi si voltò verso di loro chiedendo con fare leggermente scocciato e rassegnatoallo stessotempo, sapendo già cosa la aspettasse:
GALATEA: Comunque,che cosa è successo questa volta. Chi devo andare a recuperare?- quando un nano comparve dietro di loro dicendo con tono intimorito, tenendo dei fogli in mano:
NANO: Chiedo scusa per l'interruzione, ma abbiamo delle novità riguardanti l'evento di sta mattina- disse passando dei fogli all'elfa con lo chignon,la quale li prese in mano con fare elegante, per poi leggerli nella mente con molta attenzione,soppesando ogni singola parola scritta sui fogli che gli aveva portato il nano,quando finalmente alzò la testa e disse con fare serio:
GETHIEL: Ci sono stati degli incidenti e due riguardano dei mostri. Galatea,devi andare là e trovare quei mostri e i ragazzi. Se già li hanno visti senza poteri,non oso immaginare cosa potrebbe succedere adesso se dovessero svilupparli- facendo sospirare Galatea,la quale chiese:
GALATEA: Perché tocca sempre a me? Perché non Atlas o..... Scarlett. Lei fino ad un anno fa viveva nel loro mondo, perché non mandi lei? È più adatta di me- ma sua madre le rispose con fare secco,schioccandole un occhiataccia:
GETHIEL: Se mandassi Scarlett li metterei in pericolo e lo sai anche tu. Hai visto la portata dei suoi poteri,no? E non li controlla. Come posso affidarle dei ragazzini,Galatea?- facendo intristire la rossa,la quale abbassò lo sguardo con fare triste,sentendosi un mezzo fallimento,bruciacchiando la terra che aveva sotto i piedi mentre Atlas cercava di consolarla,dandole delle pacche sulla schiena con fare dolce,mentre Galatea continuò dicendo:
GALATEA: Ok,allora Atlas. Lui li controlla benissimo ed è più simpatico di me. Legherà subito con loro e li porterà prima qui. Vinciamo tutti- ma sua madre,la guardò male dicendole con fare serio con tono di chi non ammetteva repliche:
GETHIEL: Galatea Withe,tu sei addestrata per queste situazioni, quindi non farai altre discussioni e ti preparerai per partire per il mondo di sopra senza fare una piega. Sono stata chiara?!- facendo sospirare pesantemente la ragazza,la quale abbassò lo sguardo con fare abbattuto dicendo con rassegnazione:
GALATEA: Come desiderate,madre. Riporto il mio unicorno nella stalla- disse prendendo le briglie,trascinando via il cavallo con fare mesto,sentendo la rabbia ribollirle nelle vene,chiedendosi perché toccasse sempre a lei,sentendosi come un cane da riporto che in vita sua non aveva altra scelta che fare quello perché lo avevano addestrato unicamente per ricoprire quel ruolo,avendo l'impressione di non potersene sottrarre in alcun modo,chiedendosi perché tutti avessero una scelta a questo mondo e lei fosse l'unica a non poterla avere e dovesse sempre sottostare a degli ordini di qualcuno sin da quando era bambina. Troppo umana per vivere nel Sottomondo e troppo elfa per vivere nel mondo degli umani,forse era anche un po' per questo che detestava venire nel nostro mondo. Un mondo che in parte gli apparteneva,ma che non poteva vivere appieno a causa della sua metà elfa e viceversa,quindi andarci significava dover fare i conti con i suoi demoni,con i quali Galatea Withe non riusciva a venire a patti.
LAKEDALE- LUNEDÌ MATTINA- ORE 7:00
Mi risvegliai ancora attaccato al muro,con la testa indolenzita,mugugnando,cercando mia madre,quando un flash di quello che era successo ieri sera mi attraversò la mente,facendomi svegliare di soprassalto esclamando con fare spaventato:
STEVE: Mamma!- ma purtroppo mia madre non c'era più. Qualcosa se la era portata via e chissà se mai l'avrei più ritrovata,quando davanti a me passò un poliziotto in divisa insieme ad un collega,il quale gli disse,passandomi davanti senza notarmi,distraendomi dai miei pensieri:
POLIZIOTTO 1: Come è possibile che qualcuno crei un buco di queste dimensioni su un muro? Io davvero non me lo spiego. Poi perché aggredire una famiglia composta da una madre single e un ragazzino,questo rimane un mistero per me. Non sono neanche così benestanti da giustificare un riscatto. Chiunque sia stato deve avere delle motivazioni che noi non sappiamo e non possiamo neanche immaginare- era quello che avrei voluto sapere anche io,così mi avvicinai a loro e gli dissi, nella speranza di attirare la loro attenzione, continuando a pensare a quello che era successo ieri sera,sperando che prima o poi acquisisse un senso:
STEVE: Se vi può aiutare io ero presente. Posso fornire un identikit dell'aggressore,anche se probabilmente non mi credereste mai. Era un incrocio tra un bigfoot e la Cosa dei Fantastici Quattro. Avete presente quella tutta fatta di roccia molto grande che nei film fox si nascondeva dalla fidanzata perchè si vergognava di come era diventato? Ecco,quello è il nostro aggressore. E prima che mi diciate che me lo sono inventato e che dovrei leggere meno fumetti,vorrei farvi notare che anche voi avete appena detto che quel buco nel muro è impossibile da fare,quindi non avete altra scelta che credermi- ma per qualche ragione a me ignota i poliziotti mi ignorarono proseguendo a parlare per i fatti loro,infatti quello che era rimasto in silenzio sino a quel momento disse al collega:
POLIZIOTTO 2: E il ragazzo? Lo avete trovato?- ma il collega gli rispose:
POLIZIOTTO 1: No,non è in casa. I nostri colleghi al piano di sopra stanno ispezionando la sua camera per vedere se riescono a trovare qualcosa che possa aiutarci a ritrovarelo- lasciando il collega perplesso, il quale gli rispose,iniziando a pensare che stessi ancora dormendo e questo fosse solamente un sogno:
POLIZIOTTO 2: Magari ha passato la notte con gli amici. I miei figli lo fanno molto spesso. Entrano ed escono di casa di continuo. Quando ci sono è festa grande. Ah,beata gioventù. Vorrei averli ancora io i loro anni. Per cui non è così assurdo che non ci sia- ma il collega sollevò un sacchetto di plastica dicendo:
POLIZIOTTO 1: Peccato che abbiamo ritrovato il suo telefono,per cui ieri sera doveva essere per forza in casa durante la scomparsa della madre- guardai il mio telefono con fare confuso,ripensando al grosso mostro che me lo aveva distrutto schiacciandolo come una frittella,sentendo un vuoto dentro attanagliarmi il cuore e una grande ansia assalirmi,chiedendomi cosa avrei fatto adesso che mi ritrovavo solo,senza mia madre.
Non avevo dei nonni da cui andare e se li avevo mamma non li aveva mai nominati in tutti questi anni. Non avevo neanche un padre a cui rivolgermi, dato che non sapevo chi fosse. Avevo sempre e solo avuto mamma che si occupava di me,cercando di darmi una vita il più dignitosa possibile, arrivando a fare anche due lavori per mantenerci entrambi, per cui l'idea di ritrovarmi senza nessuno mi spaventava,così provai a dire alla polizia:
STEVE: Quello è il mio telefono. Lo ha distrutto la creatura. Posso aiutarvi se me lo permettete. Non ero da un amico,ero proprio qui,sono proprio qui- ma di nuovo i due mi ignorarono,continuando a parlare tra di loro, dicendo gelandomi il sangue nelle vene:
POLIZIOTTO 2: Che si fa allora? Diventa un caso di due persone scomparse?- lasciandomi spiazzato,pensando che se era uno scherzo non era divertente. Insomma non bastava essere rimasto solo e aver visto sparire mia madre nel nulla creandomi un trauma,ci mancavano due poliziotti incompetenti che fingevano di non vedermi,dandomi per scomparso. Avevo quindici anni e per loro ero tonto,ma così si stava esagendo,così gli dissi con fare deciso, pensando che avrei chiesto aiuto ai miei amici,visto che loro non volevano ascoltarmi:
STEVE: Va bene. Non volete ascoltarmi? Allora andrò da qualcuno che lo farà. La Cosa dei Fantastici Quattro me la cerco da solo,ma poi non andate a dire ai giornali che non riuscite a risolvere il caso se neanche volete ascoltare i testimoni oculari solo perché mimorenni- per poi dirigermi verso la porta,uscendo di casa senza neanche cambiarmi,data la fretta che avevo,sapendo che a scuola tutti mi avrebbero preso in giro per come ero vestito (non che non succedesse di norma. Una cosa in più o in meno non avrebbe fatto differenza). Non ero uno dei ragazzi popolari,ne il secchione della scuola,per tutti ero un povero sfigato a cui piacevano i fumetti e i cinecomic,praticamente un fan boy. Sapevo a memoria tutte le battute dei film e le usavo come citazioni nelle conversazioni. So che poteva sembrare una cosa strana,ma non riuscivo a farne a meno,specialmente con persone che non avevano mai visto quei film e quando gli e ne dicevo una mi guardavano come se fossi appena sceso da Marte e la loro espressione era impagabile,per cui lo avevo preso come divertimento personale,anche se tutto questo mi aveva fatto finire dritto dritto sulla lista degli strambi.
Mi fermai sul marciapiede,guardando prima di attraversare e vedendo la strada libera decisi di attraversarla in tutta sicurezza, quando improvvisamente la macchina del mio vicino mi arrivò ad un palmo,il quale non sembrò neanche vedermi,mantenendo la velocità a cui stava andando,spostandomi appena in tempo per non essere preso,vedendo sfrecciare la macchina davanti ai miei occhi. Era il mio vicino di casa, ormai sapeva la strada che facevo tutte le mattine per andare a scuola,come poteva non avermi visto? Insomma anche il mio abbigliamento si faceva notare,capendo che forse c'era qualcosa che non andava. Per i poliziotti questo era un caso di duplice sparizione,ma io ero lì,eppure loro non erano riusciti a vedermi ne sentirmi e adesso il mio vicino,era come se...... No,non poteva essere possibile,non potevo essere diventato invisibile, era una cosa impossibile,succedeva solo nei fumetti. O magari io ero finito in un fumetto e nulla di tutto questo era reale. No,doveva esserlo per forza,ma non potevo essere diventato invisibile,erano gli adulti che sta mattina avevano qualche problema,si doveva essere per forza così. L'unica mia speranza erano i miei amici, così mi diressi verso scuola e decisi che una volta arrivato là avrei chiesto aiuto a loro,Kyla avrebbe sicuramente saputo cosa fare.
CASA DI CONNOR- OGGI
Connor si risvegliò ancora sdraiato sul filo della presa elettrica,con fare indolenzito,emettendo gemiti di dolore,tirandosi su a fatica,sentendo gli effetti della scossa della sera precedente. Aveva preso la scossa,ma era vivo,chiedendosi perché non fosse morto dato che avrebbe dovuto esserlo,guardandosi il corpo con fare sconvolto,ringraziando il destino per non averlo ucciso.
Connor si tirò in piedi dopo qualche istante di shock,sentendosi strano,come se dentro di lui scorresse qualcosa di intenso,un energia nuova,diversa che non aveva mai provato prima, quando mentre stava andando al bagno il polso del braccio destro iniziò a prudergli intensamente,grattandoselo forte,non notando che su di esso era comparso il simbolo di una spirale luminosa. Connor si lavò e si vestì come ogni mattina, solo più lentamente,come se si si sentisse con più energie ma allo stesso tempo la scossa lo avesse indebolito parecchio,non riuscendosi a spiegare la cosa,ma decise di non darci troppo peso infilandosi una maglietta nera a maniche lunghe con su scritto:"King in the North" con un metalupo simbolo degli Stark nel mezzo che divideva le scritte chiare targata Trono di Spade. Portava poi dei pantaloni scuri e delle scarpe a tema Marvel con dei disegni ripresi dai fumetti bianche.
Uscì dal bagno trascinandosi per la casa con fare stanco andando verso la cucina,dove si sedette al tavolo rotondo bianco che era in mezzo alla stanza,proprio mentre in quel momento entrò suo fratello Jonathan,il quale ancora arrabbiato per la sera precedente gli disse,senza preoccuparsi della salute del fratello:
JONATHAN: Ti sei divertito ieri sera a mettermi in imbarazzo con quelle ragazze, vero Spiderman? Cosa volevi dimostrare?- stupendosi che suo fratello avesse riconosciuto il costume del super eroe,dicendogli con fare stanco e privo di energie,come se non avesse voglia di affrontare quella conversazione:
CONNOR: Senti Jonathan,non ho voglia di affrontare questa conversazione adesso,ne più tardi. Non ho proprio voglia di parlare sta mattina- cosa che non fece arrendere suo fratello, il quale più arrabbiato di prima proseguì dicendo, infischiandosene del benessere di Connor:
JONATHAN: Ieri sera avevi tanta voglia di parlare. Erano mesi che organizziavo questa festa- e Connor gli rispose in modo sarcastico:
CONNOR: Pensavo di fare colpo sulle tipe- attirando l'attenzione del fratello, il quale gli disse con fare risentito:
JONATHAN: Cosa?- ma Connor gli rispose con fare assonnato e devastato:
CONNOR: Niente- dato che non aveva voglia di discutere di prima mattina, specialmente in quelle condizioni,mentre suo fratello continuò lo sproloquio dicendo:
JONATHAN: E tu hai mandato tutto a rotoli nel giro di pochi secondi. Dimmi,dovevi proprio rompere l'impianto audio,fulminandolo? Sei un disastro,Connor come sempre. È per questo che nessuno ti vuole intorno- facendo scattare il fratello, il quale gli rispose con rabbia, mentre Jonathan stava armeggiando con il Tostapane, il quale era proprio davanti ad una finestra della cucina,vicino alla quale stava il lavandino:
CONNOR: Che gusto ci trovi ad essere così stronzo,me lo spieghi? Sono tuo fratello,sangue del tuo sangue. Quegli idioti non sono niente per te,eppure li reputi più degni di rispetto perché seguono più le mode rispetto a me? Ma cresci un po' invece di lamentarti sempre- accecando il fratello inspiegabilmente con la luce del sole,la quale con i suoi raggi filtrò copiosa dalla finestra improvvisamente,cosa di cui Connor non sembrò neanche accorgersi,infatti disse,alzandosi dalla sedia su cui era seduto con fare scocciato e stanco allo stesso tempo:
CONNOR: Me ne vado a scuola- mentre suo fratello si stava coprendo gli occhi,lamentandosi per il fastidio, chiedendosi come fosse possibile una cosa del genere, inveendo verso il nulla,dato che apparentemente non c'era una spiegazione logica a ciò che gli era appena successo.
SCUOLA DI LAKEDALE- ORE 8:30
Arrivai fuori dal cortile della scuola, dove una una massa informe di ragazzi stava entrando dentro alla grande struttura con fare decisamente svogliato,mentre alcuni stavano parlando tra di loro variando gli argomenti tra le pene d'amore alle materie della prima ora. Io seguii la fiumana,cercando con lo sguardo Connor o Kyla,ma non vedendoli pensai che fossero già entrati decidendo così di raggiungerli ai loro armadietti, tentando di passare invano tra la folla che sembrava anche lei non notarmi e non sentirmi(niente di diverso dal normale, insomma). Ero abituato ad essere ignorato,infatti non ci detti molto peso e mi feci largo tra la folla con non poche difficoltà,chiedendo permesso,cosa che sembrava non venire udita da nessuno,ma anche a quello non ci detti peso.
Osservai il corridoio facendomi largo tra la folla per alcuni istanti,continuare a cercare con lo sguardo i miei amici,dato che adesso erano l'unica famiglia che mi era rimasta e forse erano gli unici che mi avrebbero ascoltato, invece di ignorarmi completamente. Ero solo e a nessuno sembrava importare,né alla polizia, né a nessun altro. Non era che volessi la pietà di qualcuno, era già abbastanza umiliante quando gli insegnanti ti guardavano con quello sguardo compassionevole quando scoprivano che non avevo un padre,figuriamoci adesso che mia madre era sparita come avrebbero potuto reagire e la cosa già mi faceva stare male. Per me quello non era preoccuparsi,era provare compassione,come se dovessero compatirmi perché mi mancava la figura paterna,cosa di cui non sentivo assolutamente la mancanza dato che non l'avevo mai avuta,ma adesso, senza mamma, la sua la sentivo eccome,quando finalmente vidi Connor che si sta a dirigendo al suo armadietto, sentendo il cuore battermi forte nel petto,perdendomi a fissarlo con fare perso, pensando che la maglia che indossava oggi gli stava davvero bene,però proprio gli Stark,ce era tirarsela da soli così( era la casata più sfigata di tutto il Trono di Spade,ammettiamolo,per questo io tifavo per i Lannister),poi abbinata a quel pantaloni........ "Ok Steve, basta divagare. Devi pensare a tua madre non a quanto è bello Connor con quei pantaloni,anche se......"- pensai,per poi costringermi a ritornare in me,avvicinandomi a lui,cercando di non pensare a quanto lo trovassi attraente in quel momento,dicendogli con fare agitato,non riuscendo bene ad articolare una frase che avesse senso compiuto:
STEVE: Hey ciao, non crederai mai a cosa mi è successo ieri sera. Una cosa totalmente assurda che sembra essere uscita da un fumetto- osservandolo aprire l'armadietto,sentendo la tensione sciogliersi,trovandolo attraente mentre lo faceva,solo che........ Era strano. A parte essere più stanco del solito,come se gli fosse successo qualcosa che gli aveva prosciugato le energie, non mi rispondeva e non era assolutamente da lui. Ok,forse ci era rimasto male perché ieri sera non gli avevo risposto e si,conoscendolo poteva essere,ma non mi avrebbe mai ignorato,si sarebbe chiuso,per cui non lo capii,ma decisi di non scoraggiarmi e di proseguire dicendo:
STEVE: Dopo che mi hai mandato il messaggio. A proposito,scusa se non ti ho risposto,ma tra poco capirai il perché,mia madre è andata in cucina ed io ero seduto sul divano a leggere il tuo messaggio e....... Sento le sue grida,così vado in cucina per vedere cosa è successo e bam! Cosa mi trovo davanti? Un incrocio tra il bigfoot e la Cosa. Non è assurdo? Ma la cosa non finisce qui. La cosa peggiore che quel coso...... si è portato via mia madre e non so neanche il perché- dissi l'ultima frase con fare malinconico non ottenendo alcuna reazione da parte sua,infatti neanche si degnò a voltarsi dalla mia parte,spezzandomi il cuore in un milioni di pezzi,chiedendomi perché si stesse comportando in quel modo con me e perché mi stesse facendo questo. Ok,non avevo risposto, ma gli avevo spiegato il motivo,per cui il Connor che conoscevo avrebbe capito e mi avrebbe supportato in un momento del genere,allora perché non lo stava facendo? Possibile che fossi invisibile anche per il mio migliore amico?
Conoscevo Connor da quando avevo sette anni e avevamo legato sin da subito,ma poi per me qualcosa era cambiato. All'inizio della seconda media avevo iniziato a non vederlo più solo come un amico,ma anche dopo il suo comig out non mi ero mai fatto avanti per paura che non ricambiasse i miei sentimenti e che questo avrebbe potuto rovinare la nostra amicizia, per cui avevo preferito tacere e nasconderli i miei veri sentimenti.
Il corridoio,che era un ambiente asettico con il soffitto e i muri bianchi,ai quali erano accostati degli armadietti blu,pavimentato con delle mattonelle semplici grigie,risuonava di schiamazzi e risate e di un forte vociare,che sovrastavano i miei pensieri, impedendomi di sentirli,pensando che da una parte fosse meglio così, ma dall'altra avrei voluto sentire i miei pensieri per affrontare le mie emozioni e trovare un senso a tutto il dolore che stavo sentendo,quando i miei pensieri vennero interrotti dall'arrivo di Kyla,alla quale Connor disse,attirando anche la mia attenzione su di lei:
CONNOR: Ciao,che succede? Perché quelle fasciature al braccio e al polpaccio?- preoccupandomi,anche io dato che dalle calze che portava si notava un rigonfiamento, la quale però rispose come se non avesse alcuna intenzione di parlarne
KYLA: Non è che tu abbia un aspetto migliore del mio- Non potevo darle torto.
Kyla era vestita con una camicia classica a quadretti neri e rossi, sopra al quale c'era un top nero con spalline larghe,chiuse da una fibbia e dei passanti,ripreso anche al di sotto del top,mentre la gonna era nera a cannoncini decorata sul fondo con delle croci stilizzate bianche chiusa sul dietro. Sotto invece portava delle calze a rete con sopra delle parigine decorate con degli anellini di metallo sul bordo anch'esse nere come le calze,dalla quale si intravedeva un rigonfiamento come se portasse una fasciatura come sul braccio. Al collo aveva una cravatta con un choker della stessa forma del colletto della camicia dal quale penzolava un cerchio sul davanti.
Ai piedi portava invece degli stivaletti in pelle neri con la zeppa chiusi con delle fibbie e decorati sul davanti con dei cuori di metallo
Tra Connor e Kyla non sapevo dire chi era ridotto peggio onestamente, anche se a dirla tutta forse Kyla era quella ridotta peggio,date le fasciature,cosa che però non fece demordere Connor,provando un senso di rabbia e frustrazione dato che stava più dando retta a lei che a me:
CONNOR: Sono serio,che cosa è successo? Non dovevi andare dai nonni ieri? Sembra che hai fatto una zuffa con un animale feroce- anche lì non potevo dargli torto, ma il fatto che si stesse più preoccupando per lei che per me continuava ad infastidirmi,mentre Kyla gli rispose con fare sbrigativo e tono serio,abbassando lo sguardo con fare triste:
KYLA: Dopo,Connor,non adesso. A mensa ti spiego tutto,ma non qui. I corridoi hanno sin troppe orecchie- ma io dissi, senza rendermene conto,temendo che fosse una delle sue solite mosse per non dirci le cose:
STEVE: Che bello. Ci stanno succedendo a tutti e tre cose strane. Siamo uniti anche nelle avversità, solo che io avrei un problema più grosso di delle fasciature. Mia madre è.......- quando il vociare è gli schiamazzi si fermarono di botto e tutti si voltarono a guardare nello stesso momento verso l'entrata,strabuzzando gli occhi,nel vedere una ragazza abbastanza alta dalla corporatura snella e slanciata,con i capelli biondi lunghi sino ai piedi,raccolti in una coda alta,tenuta da un fermaglio fatto a pettinino decorato con dei rilievilievi che tenevano insieme una curva su cui erano incastonati tre rubini luccicanti,dalla quale scendevano i denti lunghi e sottili del pettinino. La pelle chiara,lo sguardo gelido,enfatizzato anche dai suoi occhi azzurro ghiaccio. La ragazza era vestita con un top nero con scollatura dritta aderente con delle catene sul davanti,sopra al quale c'era un bolerino con maniche scese a prosciutto di colore con inserti in metallo sulle spalle e sui polsi,chiuso in vita da una fibbia tonda anch'essa in metallo. Al collo portava un foulard nero,probabilmente per tentare di coprire la scollatura in modo da non avere problemi per l'abbigliamento o almeno provarci). I Pantaloni erano a sigaretta a vita alta con una decorazione rossa che parte dalla vita alla coscia,chiuso sul davanti con una cerniera,sui qualiin vita portava una cintura in metallo che gli faceva due giri intorno alla vita chiusa sul davanti con una fibbia tonda. Stivali alti sino al ginocchio con tacco alto neri
i quali erano stati la prima cosa che le persone avevano notato, insieme ai suoi lunghi e biondi capelli che la facevano assomigliare ad una Rapunzel moderna,ma dal look più aggressivo. Guardai la ragazza con fare incuriosito,chiedendomi chi fosse e da dove venisse e soprattutto perché avesse i capelli così lunghi. Al primo sguardo non mi ispirava molta simpatia, ma a dirla tutta neanche Kyla mi aveva fatto una buona impressione quando l'avevo conosciuta la prima volta, per cui ero pronto a ricredermi. La ragazza passò tra la folla,che si aprì al suo passaggio con fare sicuro, ignorando i bisbigli che si erano sollevati appena era entrata dalla porta,guardando dritta davanti a sé con fare serio e freddo, indurendo i lineamenti del suo viso ,ostentando una sicurezza che poche volte avevo visto in un corridoio della scuola,quasi come se fosse una cheerleader o una ragazza popolare,cosa che effettivamente era molto strana dato che era appena arrivata,ma non per Kyla,la quale si perse a guardarla con fare sognante e perso allo stesso tempo,dandomi ad intendere che forse si fosse appena presa una cotta per la nuova arrivata,mentre Connor disse con fare sprezzante, fermandosi alle apparenze:
CONNOR: Ecco un altra che ci guarderà dall'alto in basso,credendosi migliore di noi,solo perché ha dei capelli da urlo- mentre Kyla gli fece eco dicendo, vedendo la ragazza passare vicino a noi,guardandola con fare perso e languido allo stesso tempo:
KYLA: Non trovate anche voi che sia la ragazza più bella del mondo? Ha dei capelli e degli occhi stupendi e il corpo.....- Beh,bella era bella, ma...... Non era il mio tipo,anzi non eravamo neanche sullo stesso piano. Ero gay al cento per cento,ma questo non mi impediva di apprezzare l'estetica di una ragazza. Era un po' come ammirare un quadro. Si poteva apprezzare anche non sapendo nulla di arte e per me era lo stesso in quel momento,mentre per Kyla...... sembrava essere ben diversa la cosa,così Connor pensò di metterla subito in guardia dicendole,prima che restasse scottata:
CONNOR: Olio e aceto non si mischiano. Quella è fuori dalla tua portata,credimi. Me la ritroverò domani mattina in casa. Jonathan non se la farà scappare- facendo tornare in sé Kyla,la quale disse con fare confuso, come se si fosse appena svegliata da un sogno ad occhi aperti:
KYLA: Eh,cosa?- così Connor tentò di aprirle nuovamente gli occhi dicendole:
CONNOR: Kyla,quella è fuori dalla tua portata. Per l'ora di pranzo sarà già amica di mio fratello e della sua banda. Ha troppo l'aria da Reginetta del ballo perché ti noti- ma Kyla gli rispose con fare imbarazzato, ma deciso allo stesso tempo, non potendo credere alle sue orecchie:
KYLA: Eddai,Connor? Proprio tu ti basi sulle apparenze? Guardami! Sono una goth e sono tua amica. Stando al tuo ragionamento dovresti pensarla come tutti gli altri su di me- dovendole dare ragione, insomma il suo ragionamento non faceva una piega,infatti dissi, nella speranza che mi sentissero:
STEVE: Kyla ha ragione, Connor. Non si giudica un libro dalla copertina. Magari la nuova è simpatica e detesta gli sbruffoni quanto noi,non puoi saperlo- ma anche lì non ricevetti risposta,vedendo Connor sospirare,il quale disse con fare dispiaciuto,proprio mentre la campana della prima ora suonò:
CONNOR: Hai ragione, Kyla scusa. Non voglio solo che resti scottata ,tutto qua. Ho visto il modo in cui la guardavi e non voglio che tu viva le stesse cose che vivo io con Tyler tutti i giorni- disse mettendole una mano sulla spalla con fare solidale,facendomi sciogliere,pensando che fosse davvero dolce e premuroso quando voleva ed era proprio per questo che lo amavo alla follia,a parte oggi con me che sembravo essere invisibile per tutti a quanto pareva.
Connor ritrasse la mano,per poi voltarsi dall'altra parte assieme a Kyla,dirigendosi insieme in classe,mentre io li seguii in silenzio,iniziando a pensare che ci fosse qualcosa che non quadrava in questa giornata.
Entrammo in classe con fare svogliato, sedendoci,creando un gran fracasso spostando le sedie,quando entrò in classe il professore di scienze. Il Signor Miles. Un uomo sulla cinquantina,pelato,dalla corporatura filiforme,vestito con una camicia bianca classica e dei pantaloni neri e ai piedi dei mocassini marroncini,che tutte le mattine arrivava con la sua valigigetta verde petrolio che sembrava non aver mai cambiato da quando aveva iniziato ad insegnare da quanto era logora,in più sul naso portava degli occhiali tondi dalla montatura sottile in oro. L'uomo si mise alla cattedra e aprì la sua valigetta dalla zip in cima,dicendo con fare fintamente pimpante,giusto per non farci addormentare,vedendo dalle nostre facce che eravamo da tutt'altra parte con la testa:
SIGNOR MILES: Buon giorno ragazzi,prima di fare l'appello e interrogare sta mattina vorrei presentarvi la nuova arrivata. Galatea Withe. Vuole presentarsi?- accorgendomi solo in quel momento che anche la nuova arrivata era in classe con noi seduta in prima fila davanti alla cattedra,suscitando l'interesse di Tyler,il quale fischiò dal fondo dell'aula,pensando che fosse un apprezzamento gradito al genere femminile, quando era solo irritante. Avrei voluto vedere lui come avrebbe reagito se Connor gli avesse fischiato,cosa che fece irritare anche la nuova,la quale si voltò verso di lui,schioccandogli un occhiataccia omicida,rimettendolo al suo posto,facendolo intimidire,per poi alzarsi dicendo con fare austero,dopo essersi voltata nuovamente verso il professore:
GALATEA: Mi chiamo Galatea Withe e sono solo di passaggio. Non mi fermerò qui a lungo- stupendo sia il professore che la classe,facendo cadere il gelo nella stanza per alcuni istanti, sorprendendomi del modo diretto e freddo in cui lo aveva detto. Di solito era una cosa che creava sofferenza nei ragazzi,invece per lei sembrava quasi normale, come se fosse lì per sbrigare un lavoro e una volta concluso potesse tornare alla sua vita di sempre,trovandolo molto strano. In più sembrava più grande si noi,adesso che la guardavo meglio le avrei dato sui diciassette anni,pensando che forse avesse perso qualche anno e fosse ripetente,quando il prof le disse con fare comprensivo e confuso allo stesso tempo quanto noi:
SIGNOR MILES: Oh,mi dispiace Signorina Withe. Si goda il suo tempo di permanenza qui alla Evenew Hight School finché può. Spero che la sua permanenza qui sarà quanto meno serena- poi cambiò tono di voce e disse rivolgendosi all'intera classe:
SIGNOR MILES: Bene,ragazzi. Oggi è Lunedì e come da programma ci sono le interrogazioni- Ero prontissimo per essere interrogato. Avevo studiato tutto il pomeriggio,ero preparatissimo,quando il prof chiamò:
SIGNOR MILES: Shadow,Walker. Siete pronti?- ed io dissi con entusiasmo,pronto a prendere un bel voto:
STEVE: Prontissimo,Signor Miles. Mi chieda quello che vuole,sono pronto- Ok,sembrava che me la stavo tirando,ma era la verità. Avevo studiato tantissimo per quell'interrogazione,ci tenevo davvero tanto a prendere un bel voto,non per la media in sé,ma per vedere il mio duro lavoro venir premiato,quando anche il professore disse,non vedendomi,sentendo il nervoso salirmi:
SIGNOR MILES: Signorino Walker? Dov'è il Signor Walker? Si era offerto anche volontario. Signorina Shadow,Signorino Cooper dov'è il vostro amico?- Kyla e Connor,si scambiarono un'occhiata confusa,il quale si era girato verso Kyla dato che era proprio davanti a lei,pensando che questa situazione stesse diventando insostenibile. Passi la polizia, i miei amici,il mio vicino di casa che aveva tentato di investirmi,ma il professore no. Io avevo lavorato sodo per quell'interrogazione e non avevo intenzione di ripeterla solo perché questa era diventata la giornata del "ignoriamo Steve senza nessuna ragione apparente",quando Connor si girò nuovamente verso il professore dicendo interrompendo i miei pensieri:
CONNOR: Non lo sappiamo, Signor Miles. È da ieri sera che non risponde più ai miei messaggi- facendo preoccupare il Signor Miles,il quale disse:
SIGNOR MILES: Speriamo non sia successo nulla di grave. Mi dispiacerebbe per quel povero ragazzo- ed io risposi di istinto:
STEVE: Anche a me,dato che vengo ignorato da sta mattina- ma anche quello nessuno sembrò udirlo,sentendomi frustrato,chiedendomi perché stesse succedendo proprio a me.
Tutti avrebbero desiderato essere invisibili e poter fare quello che volevano,sembrava una figata,ma non lo era,assicuro. Era uno stress e una rottura e la cosa peggiore era che non aveva fine,perché se non c'eri era come se non esistessi.
Il prof accese la lavagna luminosa e mostrò a Kyla la foto di una rana,chiedendole di parlare degli anfibi e della dissezione delle rana. Beh,come argomento di prima mattina non era proprio il massimo, ma conoscendo Kyla a lei non faceva alcun effetto,anzi più c'erano morti atroci all'interno dei film e delle serie TV più era contenta(era una delle poche persone che adorava Patriota perché era un pazzo omicida e aveva adora l'inizio di The Boys esultando quand E Train aveva ucciso la fidanzata del protagonista),per cui la dissezione delle rane era nulla,quando però successe una cosa strana che la sconvolse. Kyla fissò la lavagna luminosa con fare intimidito,deglutendo rumorosamente, sentendosi in imbarazzo. Detestava stare al centro dell'attenzione,anche perché quando ci si ritrovava non era mai per ricevere una buona parola, per cui se poteva evitava,di conseguenza odiava le interrogazioni al banco, preferiva quelle in cattedra,quando il professore si voltò dall'altra parte per sistemare un cavo del proiettore dopo essersi accorto che era messo male,esortandola comunque a rispondere. Kyla continuò a fissare la lavagna con fare intimidito,sentendo i nostri compagni di classe prenderla in giro,facendo il verso della rana,dicendole che le portava ai piedi,innervosendola,facendola sentire in imbarazzo,provando dell'ansia mista a rabbia,così provò a girarsi verso Tyler per dirgli qualcosa, ma prima che potesse anche solo formulare un pensiero di senso compiuto vide il suo braccio diventare una zampa di rana,soffocando un urlò di terrore, chiedendosi come fosse potuto accadere tremando,costringendosi a pensare che se lo stesse immaginando e che non poteva essere reale,cercando una spiegazione logica a tutto ciò. Kyla si fissò il braccio per alcuni istanti che le parvero interminabili, vedendo del muco secernere da quell'appendice che era comparsa al posto del suo braccio con fare terrorizzato, chiedendosi il perché,mentre dietro la schiena avvertì un brivido,come se qualcosa si stesse muovendo,iniziando a pruderle,spazientendo il prof di scienze,il quale si voltò di nuovo verso la classe dicendo con fare risoluto, riportandola alla realtà, distraendola dai propri pensieri:
SIGNOR MILES: Signorina Shadow, sa dirmi qualcosa o no?- Kyla si voltò verso il professore e lo guardò con fare sbigottito,non capendo esattamente le sue parole,sentendosi scossa da quello che era appena successo, fissandolo senza dire una parola per degli istanti che mi parvero interminabili mentre i nostri compagni scoppiarono a ridere di gusto mettendola in imbarazzo,chiedendomi cosa le fosse preso. Non era da Kyla comportarsi in quel modo,ma data la giornata ormai nulla mi sembrò assurdo,prendendosi un insufficienza.
Il resto della giornata non so dire come passò. Forse lentamente,dato che per tutti sembravo non esistere e che qualsiasi cosa facessi veniva ignorata,sia dagli insegnanti ma anche dai miei amici,per cui mi annoiai decisamente più del dovuto quel giorno, chiedendomi come avessi fatto a diventare invisibile. Insomma in ogni storia dei Supereroi ,che avevo letto c'era sempre una motivazione per cui l'eroe di turno acquisiva dei poteri sovrannaturali,ma io non avevo fatto nulla per meritarmeli,né mi era successo qualcosa di così eclatante da giustificare questa cosa. Oddio,vedere mia madre venire rapita in quel modo,per me era stato un po' un trauma ma non avrei detto che meritavo dei poteri per questo. Succede a tanti ragazzi, ma non ho mai sentito di qualcuno che dopo era diventato invisibile, per cui o Stan Lee era risorto e mi aveva inserito all'interno di una delle sue storie,oppure era tutta una candid camera che presto sarebbe finita,altrimenti non me lo spiegavo. A mensa non presi niente. Un po' perché data la giornata non mi andava di mangiare, un po' perché anche se avessi voluto non riuscivo a passare,per cui mi ero limitato a mettermi al tavolo con i miei amici nella speranza che quest'assurdita' finisse il più presto possibile.
Ci sedevamo al solito tavolo da quando avevamo iniziato le superiori, nonostante la mensa fosse un padiglione gigante con un bancone al centro dove servivano il cibo appena si entrava e un sacco di tavoli rotondi sparsi per la stanza dai muri bianchi e blu,al quale Kyla e Connor si erano seduti,iniziando a mangiare,mentre Kyla tra un boccone e l'altro stava disegnando sul suo album da disegno con fare assorto e triste allo stesso tempo, come se quello che stava disegnando le stesse procurando dolore. Connor guardò Kyla con fare preoccupato,chiedendosi cosa avesse la sua amica quel giorno, non capendo perché fosse così triste e distratta,così le chiese,interrompendo i suoi pensieri, riportandola alla realtà:
CONNOR: Che cosa stai disegnando?- Kyla alzò lo sguardo con fare distratto,guardandolo con fare spaesato, come se fosse appena tornata in sé,dicendogli:
KYLA: Cosa? Niente di importante- facendo sospirare Connor,il quale le disse con fare calmo,cercando di essere paziente e comprensivo,nonostante si vedesse che avrebbe solo voluto crollare dal sonno:
CONNOR: Avanti Ky,ti conosco da quando avevamo sette anni. So che hai qualcosa. Sputa il rospo- Kyla guardò il disegno che stava facendo con fare terrorizzato,tremando impercettibilmente, respirando rumorosamente,per poi tornare a guardare Connor dicendo con fare teso:
KYLA: Se ti dicessi una cosa,prometti di non prendermi per pazza?- Ovviamente. Era la nostra migliore amica,non lo avremmo mai fatto. Era un patto non scritto tra amici,per cui le dissi,nella speranza che questa volta mi sentissero:
STEVE: Ovvio Ky,non lo faremmo mai- ma anche questa volta nessuno mi sentì,infatti Connor mi ignorò dicendo come se la conversazione fosse solo tra loro due:
CONNOR: Giuro- Kyla trasse un respiro profondo, poi gli disse con fare grave:
KYLA: Ti ricordi sta mattina, quando mi hai chiesto il perché delle fasciature? Ecco...... Ieri sera sono finita in ospedale- facendo preoccupare sia me che Connor,dicendo all'unisono senza che lui se ne rendesse conto:
CONNOR & STEVE: Oddio,ma adesso stai bene? Perché? Cosa ti è successo?- Kyla si strinse nelle spalle, visibilmente in imbarazzo,come se non avesse alcuna intenzione di parlare,quando la conversazione venne interrotta dall'arrivo di Jonathan e del suo gruppo,il quale disse rivolgendosi ai due con fare da scherno:
JONATHAN: Ecco qua il tavolo degli svitati. Mi è stato riferito che non hai saputo rispondere alle domande sugli anfibi,Ky? Come mai? Eppure dovresti conoscerli dato che devono essere parte dei tuoi ricettari- mettendo Kyla in imbarazzo, la quale gli rispose con fare arrabbiato e scocciato allo stesso tempo:
KYLA:Possibile che tu non abbia altro da fare che seccarci,Jonathan? Vai da quelle oche che ti circondano. Di certo ti daranno più soddisfazione- facendo fare un sonoro "oh"alla sua combriccola,infastidendo il fratello di Connor, il quale la guardò con fare sprezzante dicendo,non potendo accettare che qualcuno gli mettesse i piedi in testa:
JONATHAN: Dura venir punti sul vivo,vero? È vero che ad Halloween sacrificate i gatti neri,eh svitata?- innervosendo Kyla,la quale cercò di trattenersi,serrando i pugni sul tavolo,sentendo la rabbia ribollirle dentro insieme ad un istinto omicida,quando intervenne Connor che gli disse,vedendo la nostra amica soffrire,trovando la scena disgustosa:
CONNOR: Jonathan,gira al largo. Non è giornata- il quale rise con fare sorpreso dicendo:
JONATHAN: Avete sentito? Quel gusta feste di mio fratello osa dare degli ordini a me. Sei nel mio territorio gay del cazzo,quindi vedi di non pestarmi i piedi come ieri sera- i due fratelli si guardarono in cagnesco per alcuni secondi che parvero interminabili,durante i quali Jonathan sfidò con lo sguardo Connor, il quale faticò a sosternelo,dato che non era da lui fare gioco di forza. Odiava dover dimostrare qualcosa in quel modo e odiava essere fissato,per cui iniziò a sottrarsi allo sguardo di suo fratello dopo poco,il quale gli disse con fare vittorioso:
JONATHAN:Lo sapevo sei solo una mezza sega,ammesso che trovi qualcuno che te ne faccia una- facendo scoppiare a ridere il suo gruppo di amici,mettendo a disagio Connor, il quale abbassò lo sguardo con fare avvilito, sentendosi una nullità,vergognandosi di sé stesso, pensando per un secondo che suo fratello avessere ragione e che probabilmente nessuno lo avrebbe mai amato per ciò che era,quando Tyler si avvicinò a Kyla notando il disegno dicendo con fare da scherno,proprio mentre la nuova arrivata stava entrando a mensa con il vassoio in mano,guardandosi attorno con fare spaesato come se stesse cercando qualcuno o qualcosa:
TYLER: E tu cosa stai facendo con quell'album? Fa vedere- disse per poi strapparglielo da sotto il naso mentre stava ancora disegnando facendola sbaglisre,tirando una riga fuori dai margini,mostrando il disegno ai suoi compagni,asserendo che quella poteva essere una delle sue vittime dei presunti sacrifici che faceva. Il disegno rappresentava un grosso lupo,con gli occhi piccoli e una folta pelliccia,trovandolo molto diverso dai suoi soliti soggetti. Kyla era una grande disegnatrice e di solito disegnava soggetti riguardanti miti e leggende o comunque si,anche relative alle streghe,ma mai animali,perché quel cambiamento repentino? Decisi che gli e l'avrei chiesto più tardi,limitandomi ad osservare la scena,vedendola inseguire il suo disegno di mano in mano finché non arrivò nelle mani di Jonathan, il quale disse osservandolo con fare divertito:
JONATHAN:È una delle tue vittime serali? Beh,in ogni caso chissenefrega- disse per poi strapparle il disegno sotto gli occhi,facendole provare un moto di rabbia e tristezza,la quale vedendoselo cadere davanti agli occhi non ci vide più e colpì Jonathan nelle parti basse,il quale stava sproloquiando qualcosa, interrompendo il suo "grande discorso " dicendogli:
KYLA: Sei un gran pezzo di merda,Jonathan. Non sei il re del mondo. Sei solo un bullo che ha più insicurezze di quelli che attacchi per sentirti forte. Di un po' non è che anche a te piacciono i maschi ma sei troppo codardo per ammetterlo e te la prendi con tuo fratello e vorresti avere le palle di esprimere te stesso come faccio io ma ti fa troppa paura scendere dal tuo piedistallo?- mettendo a tacere i bulli,i quali la fissarono per alcuni secondi che gli parvero interminabili, per poi aiutare Jonathan a tenersi in piedi decidendo di andarsene,voltandoci le spalle,mentre Jonathan si voltò a guardarci con odio mentre si allontana insieme ai suoi amici.
Kyla raccolse il suo disegno strappato in due,per poi tornare verso il tavolo,sedendosi nuovamente,guardando il suo disegno con fare triste,facendo stringere il cuore sia a me che a Connor,il quale gli disse con fare dolce:
CONNOR: Ho del nastro adesivo se vuoi. Possiamo ripararlo- facendo per prenderlo dallo zaino,ma Kyla gli rispose con fare triste,continuando a fissare i due pezzi:
KYLA:No,forse è meglio così. Non sono sicura di voler ricordare ciò che è successo ieri sera- disse chiudendo gli occhi con fare grave,vedendo la sua mano mutare e diventare la zampa di un lupo per alcuni istanti, iniziando a pensare che ci vedessi doppio,oltre che ad essere finito in qualche terra alternativa di un fumetto,mentre la nuova sembrava starci osservando attentamente. Kyla trattenne a stento le lacrime, sforzandosi di ricacciarle indietro,ripensando a ciò che era successo la sera prima, risentendo quel prurito e quella sensazione di brivido alla schiena che aveva sentito in classe durante l'ora di scienze,vedendo spuntarle anche qualche pelo dal collo,trovando la cosa assurda,quando Connor le disse con fare spaventato,facendole notare la cosa riportandola alla realtà:
CONNOR: Ky,hai una zampa di lupo al posto della mano- mentre le luci della mensa tremolarono per qualche istante,facendo alzare gli occhi della nuova arrivata verso il soffitto, per poi spostarli su di noi con fare interessato,facendo tornare Kyla in sé,la quale disse,prendendosi a fissare la mano con fare terrorizzato appena vide la zampa:
KYLA: Ma che......? Non di nuovo!- Adesso potevo dire di averle viste tutte,cosa che stava sempre di più attirando l'attenzione della nuova arrivata, la quale ci stava osservando attentamente, come se volesse studiarci,quando dovette interrompere dato che il gruppo di Jonathan si sedette al suo tavolo,iniziando a fare il casca morto con lei,irritandola.
Intanto al nostro tavolo,Connor disse con fare fintamente tranquillao a Kyla,mentre io cominciai davvero a pensare che Sten Lee e Romita Junior fossero risorti e ci avessero fatto diventare dei protagonisti di una delle loro storie:
CONNOR: Ky,va tutto bene. Stai tranquilla,qualsiasi cosa sia puoi parlarne con me. Io ci sono- facendo sciogliere un pochettino Kyla,la quale crollò a piangere dicendo con fare scosso,mentre la sua mano tornò normale:
KYLA: Ieri sera mentre stavo tornando dai miei nonni qualcosa ha attaccato l'auto dei miei e l'ha fatta ribaltare. Loro hanno perso i sensi e così io sono uscita per cercare il campo del telefono per chiamare i soccorsi,ma proprio quando ci sono riuscita un grosso lupo mi ha attaccato e ho cercato di lottare,ma..... Sono riuscita a scamparla per miracolo, infilzandolo con un pezzo di vetro- facendo venire la pelle d'oca a Connor,il quale disse con fare sconvolto, non potendo credere alle sue orecchie, sconvolgendo anche me,pensando che questa storia si stesse facendo sempre più assurda:
CONNOR: Mi dispiace davvero tanto. Adesso come stanno gli altri?- Kyla singhiozzò,poi rispose a Connor,asciugandosi una lacrima che le stava rigando il viso:
KYLA:Non bene. Papà è ancora privo di sensi e mamma ha una commozione celebrale. Io sono da sola a casa con mia sorella e non posso fare a meno di pensare che la colpa sia mia- Perché diceva così? Era stato un incidente, non era responsabile, poteva capitare a tutti, infatti le dissi,mettendole una mano sulla spalla, nella speranza che almeno il tocco lo sentisse:
STEVE: Ky,tranquilla, va tutto bene. Noi ci siamo. Ti aiuteremo noi,stai tranquilla- ma neanche così mi sentì,irritandomi, mentre Connor le disse,nel tentativo di tirarla su,pensando ci fosse in atto una congiura contro di me:
CONNOR: Non è colpa tua,Kyla. Tu non hai fatto nulla. È stato un incidente. Perché dovresti esserne responsabile?- Kyla non rispose,come se volesse nasconderci qualcosa che faceva parte della storia, ma non fosse ancora pronta per condividerla con noi,poi disse:
KYLA: Ho fatto arrabbiare papà, mentre stava guidando e penso che non sia riuscito a vedere il lupo in tempo,finendo fuori strada- ma Connor gli rispose, cercando di tirarla su di morale:
CONNOR: Probabilmente con il buio non sarebbe comunque riuscito a vederlo. Non è colpa tua. Toglietelo dalla testa e poi...... Cosa ci faceva un lupo da queste parti? Non è l'habitat adatto per loro- cosa che anche a Kyla sembrava strana,infatti disse,tirando su con il naso, tentando di darsi un contegno:
KYLA: È quello che ho pensato anche io. So solo che poi si è diretto insieme a qualcosa oltre il guardarayle- facendomi saltare su dicendo,mettendomi in allarme,attirando anche l'attenzione della nuova,la quale tese l'orecchio per ascoltare meglio con fare molto interessato:
STEVE: Quella cosa per caso sembrava la Cosa o il bigfoot?- interessando molto anche Connor,il quale le chiese con fare interessato:
CONNOR: Che genere di cosa?- e Kyla gli rispose con fare tremante,esitando un po':
KYLA: Non so. Sembrava un bigfoot. Era troppo lontana e c'era la nebbia perché la vedessi chiaramente- facendo annuire Connor,il quale disse con fare interessato, come se le sue rotelle da scrittore si stessero mettendo in moto per creare qualcosa, illuminando il suo sguardo:
CONNOR: Puoi disegnarlo? Anche a me ieri sera è successa una cosa assurda- Io l'avevo detto che eravamo uniti anche nella sfortuna,infatti dissi:
STEVE: Da werewolf by Night alla Cosa è un attimo. Spara- mentre Kyla mi fece eco dicendo:
KYLA: Più assurdo del mio non può essere. Dimmi- e Connor disse con fare neutro:
CONNOR: Ieri mio fratello ha dato una delle sue proverbiali feste e sono restato nei paraggi per controllarlo. Sono andato al tavolo del buffet e..... uno dei suoi amici mi ha spinto e mi sono portato la ciotola del punch con me,inciampando sulla presa elettrica. Il filo si è bagnato e...... sono rimasto folgorato- Ed era sopravvissuto? Qualcuno doveva averlo guardato da lassù,ma a lui chiesi con fare preoccupato,avvicinandomi, mettendogli una mano sulla spalla:
STEVE: Oddio e stai bene?- mentre Kyla gli disse con fare sconvolto:
KYLA: E tuo fratello? Non ti ha soccorso?- Jonathan? Quel bell'imbusto? Figuriamoci. Era troppo egocentrico per pensare a qualcuno che non fosse lui e Connor confermò la mia versione dicendo:
CONNOR: No,era troppo occupato ad avercela con me per avergli fatto saltare un flirt con una ragazza- che testa.....- "No,niente parolacce Steve,mamma non vorrebbe"- pensai con una punta di malinconiconia,mentre Kyla disse con fare arrabbiato:
KYLA: Tuo fratello è un bastardo,Connor. Se ti fosse successo qualcosa.....- ma Connor tentò di calmarla dicendo:
CONNOR: Ma non è successo. Sto bene. Lascia perdere,Kyla. Abbiamo già discusso sta mattina. Non mettiamo altra benzina sul fuoco- Ci fu un minuto di silenzio, durante il quale Connor guardò il piatto con fare triste,chiudendosi nei suoi pensieri, probabilmente ripensando alle parole del fratello, sentendole divorarlo dentro e bruciargli come un marchio fatto sulla pelle che non sarebbe mai andato via,mentre Kyla prese un altro foglio e riprese a disegnare,sbirciando di tanto in tanto la nuova arrivata con fare interessato, cercando di capire se si trovasse bene con il gruppo di Jonathan o li trovasse degli idioti pure lei,quando Connor ruppe il silenzio che si era creato tra di loro dicendo con fare confuso guardandosi intorno con fare spaesato cercando di capire chi fosse non vedendo nessuno, sentendo la mia mano massaggiargli delicatamente la schiena per confortarlo:
CONNOR: Non ti senti osservata? Come se ci fosse qualcun'altro qui con noi. Qualcuno o qualcosa mi sta toccando la schiena. Non è che ci sono i fantasmi in questa scuola- sentendo la rabbia ribollirmi dentro,trovando la cosa inaccettabile. Non bastava essere ignorato da tutto il giorno, no,mi veniva pure dato del fantasma!Quando Kyla gli rispose con fare perplesso alzando gli occhi dal foglio guardandolo con fare poco convinto, ritenendo la sua idea assurda:
KYLA: Connor, i fantasmi non esistono- ma Connor ribattè dicendo, con fare convinto:
CONNOR: Come fai ad esserne certa? Hai delle prove? E poi non ti senti osservata anche tu? È come se ci fosse qualcuno vicino a noi ma non lo potessimo vedere. Non hai anche tu la stessa sensazione?- Kyla continuò a guardarlo in quel modo, poi gli rispose con fare realista:
KYLA: Beh,prima ho avuto l'impressione che qualcuno mi poggiasse una mano sulla spalla, ma so che non è possibile. Sono solamente dei riflessi condizionati- non convincendo Connor,il quale gli rispose con fare convinto:
CONNOR: E se non fosse? Una volta la nostra città era popolata da mistiche creature magiche, che ne sai che alcune di esse non sono rimaste qui e noi non possiamo vederle?- facendo ridacchiare leggermente Kyla,la quale gli disse con fare divertito, trovandola sua idea assurda:
KYLA: Hai anche la mia parte di fantasia,Connor. Potresti inserirlo nel tuo racconto,sai?- il quale gli rispose con fare offeso:
CONNOR: Steve mi crederebbe- facendo ridere ancora di più Kyla,la quale gli rispose con fare spontaneo:
KYLA: Non è per quello che Steve ti dà sempre ragione, Connor. Ma a proposito,come mai non è venuto a scuola oggi? Non è da lui saltare la scuola senza un valido motivo- E infatti io c'ero! Ero proprio qui vicino a loro,perché non mi vedevano? Infatti provai dicendo:
STEVE: Infatti io sono qui! Perché non riuscite a vedermi?!- ma come per il resto della giornata non mi sentirono,infatti Connor le rispose con fare sinceramente preoccupato:
CONNOR: Sarà successo qualcosa. È da ieri sera che non mi risponde ai messaggi- e Kyla concordò con lui dicendo, facendomi saltare i nervi,commuovendomi alo stesso tempo anche per la loro preoccupazione, nonostante non ce ne fosse bisogno, soprattutto per quella di Connor:
KYLA: Dopo scuola dovremmo andare a controllare. Che ne pensi?- e Connor gli rispose, concordando con lei,dopo aver mandato giù un pezzo di sformato di patate:
CONNOR: Certo che dovremmo. Sono preoccupato per lui. Con tutti questi strani avvenimenti non vorrei fosse successo qualcosa anche a lui- facendo sia sospirare me che Kyla,la quale gli rispose,cercando di tirarlo su:
KYLA: Sono certa che sta bene. Probabilmente c'è una spiegazione molto più semplice di quel che sembra- Si che c'era,era che mi stavate tutti prendendo per i fondelli! Ero commosso per la vostra preoccupazione, ma era immotivata. Io ero qui,proprio vicino a voi,com'era possibile che non mi vedevate? Adesso mi ero proprio stufato. Lo scherzo era bello finché durava poco,così strappai di mano la matita a Kyla,facendola sbagliare e iniziai a correre per la mensa dicendo, portandomi via la matita:
STEVE: Se tanto non mi vedi,non puoi prendermi- per poi correre via,lasciando Kyla sconvolta,la quale dopo alcuni istanti di shock prese ad inseguirmi insultandomi per farsi ridare la matita,mentre Connor asserì dicendo:
CONNOR: Visto? Io te l'avevo detto che non eravamo soli. Qualcosa c'è nella scuola. Magari è un Troll invisibile. Di solito però prendono i calzini e solo quello sinistro. Chissà perché questa volta hanno preso una matita- correndole dietro, irritando Kyla,la quale gli urlò con fare spazientito:
KYLA:Ti rendi conto di quanto suoni assurdo vero? Saranno stati quei cretini degli amici di tuo fratello. Ingegnoso lo ammetto. Se lì becco gli faccio i connotati nuovi questa volta- Sapevo che non aveva problemi a farlo. Kyla era capace di essere la persona più paziente di questo mondo, come quella più irruenta con chi se lo meritava e sapevo di meritarmelo in questo caso,ma loro non mi avevano lasciato altra scelta. Era da tutta la mattina che provavo a farmi ascoltare da qualsiasi abitante di questa terra e dato che Sten Lee non era ancora saltato fuori per annunciarsi,mi ero stufato di questo gioco,per cui entrai in un aula vuota,seguito dai miei amici,i quali sembravano visibilmente confusi,chiedendosi cosa stesse succedendo dato che per loro la matita stava fluttuando da sola, quando chiusi di colpo la porta facendoli sobbalzare,vedendo Connor iniziare a tremare,gridando ai fantasmi,facendomi tenerezza,avendo l'istinto di andarlo ad abbracciare,mentre Kyla tentò di razionalizzare la situazione cercando una spiegazione logica a tutto questo,mentre lasciai cadere la matita a terra e mi spostai verso la lavagna,lasciandoli sconvolti,vedendoli vagare con lo sguardo nella stanza non capendone il motivo,ma dato che non volevano ancora arrendersi presi il gesso,mentre le luci della stanza iniziarono a tremolare come in Stranger Things cosa a cui onestamente non detti peso,per poi scrivere sulla lavagna
Spaventando a morte sia Kyla che Connor, il quale urlò con fare terrorizzato, mentre Kyla si frizzò diventando di ghiaccio, non capendone il motivo, vedendo la luce dell'aula saltare non appena Connor urlò,rompendo persino la lampadina e una luce dorata illuminare il suo polso,cosa di cui lui sembrò non rendersi neanche conto.
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E anche oggi il disagio è servito. Se ne volete altro restate sintonizzati.
A parte gli scherzi. Mi dispiace avervi fatto aspettare molto,ma come avete visto è un capitolo piuttosto lungo che mi sarebbe dispiaciuto spezzare,secondo me avrebbe perso quell'effetto sorpresa del finale. So che per alcuni sarà dura leggerlo,infatti mi scuso per la lunghezza. Prendetevi pure il vostro tempo per leggerlo e digerirlo,non c'è fretta. Spero abbiate la pazienza di leggerlo.
Se siete arrivati sino a qui siete i miei eroi personali. Lasciate un commento e una stellina. Se avete voglia potete dirmi per ora chi è il vostro personaggio preferito,sono curiosa. Detto questo ci vediamo al prossimo capitolo che sarà decisamente più corto,spero
PS. Sono comparsi anche dei nuovi personaggi. Chissà chi saranno? Per scoprirlo,non vi resta che continuare a leggere.
Se volete altri contenuti mi trovate su Instagram come aurora_bruschi
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