Gladius
Oioi, sono tornata con una nuova OS! Spero vi piaccia, buona lettura! xx
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«Kerykos, voglio la mia spada affilata per domani, se riesci in meno tempo. Non possiamo sapere quando e se quei bastardi decideranno di attaccare l'accampamento» Harry grugnì appena, vedendo che il servo dai capelli biondo cenere era quasi caduto a terra, preso alla sprovvista dall'importante peso dell'arma che il riccio gli aveva lasciato tra le mani.
«Cerca di non ammazzarti, possibilmente» il ragazzo sembrò pensarci un attimo prima di continuare a parlare: «Sai, vorrei evitare di avere la spada macchiata di sangue prima del dovuto» la sua lingua rosa andò a schioccare contro il palato in segno di beffa, un debole ghigno si era andato a formare sulle sue labbra leggermente carnose.
«Ah quasi dimenticavo, più tardi avrai modo di ricevere la mia armatura per lucidarla, voglio che Ettore ci si possa specchiare quando vedrà la vita abbandonare i suoi occhi — a causa mia ovviamente» e dopo questo Harry se ne andò, le braccia incrociate al petto e lo sguardo che valeva più di mille parole.
Harry, figlio di Peleo, re dei Mirmidoni di Ftia e della nereide Teti, non si poteva certo definire un soldato ubbidiente. Era sfacciato, faceva di testa sua, non si presentava in battaglia se non aveva voglia di combattere e il suo carattere difficile non facilitava certamente le cose.
Tutto ciò si contrapponeva al fatto che fosse una vera e propria macchina da guerra: in battaglia non sbagliava un colpo, non sembrava avere limiti, nessuna pietà e nessun punto debole. E, come diceva lui, Menelao avrebbe dovuto dare una mandria di buoi in sacrificio agli dèi per ringraziarli di averlo tra i suoi soldati.
«Nestor, di certo non sei qui per bighellonare, torna da Zayn prima che ti ci riporti io» il solito ringhio gutturale che accompagnava tutte le frasi del soldato si fece sentire dopo poco, incutendo timore allo schiavo che immediatamente mollò le lance che teneva tra le braccia, correndo alla tenda del suo padrone.
Harry alzò gli occhi al cielo prima di riprendere a camminare spedito: odiava gli schiavi fannulloni. Non servivano a nulla, ti facevano solo sprecare tempo.
«Liam, mi sei piaciuto oggi in battaglia, penso che la nuova spada stia facendo il suo dovere» il ragazzo dai capelli dalla rasatura militare gli sorrise in modo ironico, un semplice cenno fu la sua risposta mentre era intento ad allacciarsi i sandali.
«Grazie Harry, è nobile da parte tua venire a leccarmi il culo dopo che mi hai quasi colpito accidentalmente» rise alzando gli occhi al cielo.
«Che vuoi che sia, girandomi ho pensato che potessi essere Paride, ma poi mi sono ricordato che quello è scappato dal fratello con la coda tra le gambe: non penso lo vedremo mai in battaglia»
«Figurati, sicuramente sarà impegnato a sbattersi Elena, incurante dei soldati che muoiono per un suo capriccio»
Harry rise insieme a lui prima di scuotere piano la testa «Fossi stato Ettore avrei rispedito lei a casa insieme a quel bastardo, sarebbero stati uccisi entrambi e noi — cioè, voi — non morireste in una battaglia che non ci appartiene»
Liam alzò un sopracciglio anche se Harry non poteva notarlo: il ragazzo infatti aveva lo sguardo basso, le mani impegnate ad intrecciare i lacci di cuoio. «Oh, signorino Io-Sono-Immortale, ti credi più forte di noi?»
«In realtà sì»
Liam rise con affetto ed alzò nuovamente lo sguardo, parlando ad alta voce e fermando così la camminata lenta dell'altro soldato «Beh in questo cas- oh, aspetta! Quasi mi dimenticavo, Niall ha detto che Agamennone ti ha lasciato qualcosa nella tenda» ed Harry capì a cosa, o meglio, a chi si riferisse quando vide gli angoli delle labbra di Liam intenti ad arricciarsi in un'espressione compiaciuta.
«Dèi miei, spero solo che non sia uno schiavo come quello della volta scorsa, quello stronzo mi ha morso»
Liam semplicemente rise a gran voce prima di salutare l'amico e sfilarsi i gambali lucenti: erano graffiati e usurati, ma si premuniva sempre di pulirseli per bene ogni giorno.
Una bella armatura incute più timore di una trasandata e logora, no?
«Sai perché Agamennone mi ha lasciato il regalino?»
«Penso fosse perché hai staccato di netto la testa ad un troiano davanti a lui oggi, ma non vorrei dire scemenze»
«Mhm capisco, grazie amico, ci si vede domani» e detto ciò il soldato riprese a camminare per la sua strada; era di sua consuetudine fermarsi a parlare con chi gli andava a genio, che fosse una persona come Ulisse o una come Criseide, la schiava di Agamennone.
Era una ragazza intelligente, su quello Harry non aveva nulla da ridire.
«Vediamo un po' cosa mi hanno portato» il ragazzo riccio si umettò le labbra mentre spostava i lembi delle pelli che creavano l'entrata della tenda, entrando nello spazio che si trovava in penombra.
La fioca luce del sole che dipingeva un tramonto infuocato filtrava dalle pareti di stoffa, illuminando quel che bastava la stanza.
La prima cosa che Harry sentì una volta entrato fu un respiro trattenuto, come quello che fai quando giochi a nascondino cercando di non farti sentire, finendo per fare più rumore di prima. Sentiva chiaramente la tensione aleggiare nell'aria e il rumore della deglutizione della saliva, accentuato dal fatto che non ci fossero altri rumori in quella tenda.
Il ragazzo si avvicinò ad una delle lucerne poste a terra, decidendo di accenderla da sé (più tardi avrebbe rimproverato Kerykos per non averci pensato prima), finendo poi con accenderle quasi tutte.
Il suo sguardo aveva preso poi a vagare senza meta per le "pareti" di quella stanza, facendolo in fine finire dietro al suo giaciglio, dove a terra poteva scorgere il corpo rannicchiato di un ragazzino.
Indossava una tunica bianca che sembrava lercia di terra, stessa cosa per la sua pelle abbronzata e i suoi capelli color caramello.
Avvicinandosi potè constatare che questo era scosso da tremiti, il suo viso era rivolto verso il basso e le sue esili braccia stringevano quasi spasmodicamente le sue ginocchia al petto piatto.
Lo scricchiolio della branda di Harry poi spezzò il silenzio creatosi della tenda dato che il ragazzo andò a sedersi, proprio al fianco dello schiavo.
I suoi polpacci toccavano quasi le ginocchia dell'altro, che rannicchiato a terra, non accennava a voler intraprendere un qualsiasi tipo di conversazione.
Harry però era intenzionato a parlare con lui, e fu proprio ciò che fece: «Qual è il tuo nome?» il ragazzo riccio osservò l'altro mentre era intento a tenere lo sguardo rivolto a terra, scrutando con occhio attento tutti i movimenti che compieva.
Il soldato Acheo poi decise di parlare di nuovo, dato che non aveva ricevuto risposta.
«Non mi hai sentito?»
Il suo timbro di voce era profondo, roco e graffiato, incuteva timore all'esile schiavo che aveva alzato timidamente lo sguardo, svelando ad Harry il colore delle sue iridi: un bellissimo azzurro cielo.
Il viso del piccolo uomo era magro, il mento leggermente a punta, gli zigomi alti e le guance rosate, il naso alla francese e le labbra fini.
Lunghe ciglia marrone chiaro incorniciavano i suoi occhi, formando delle ombre sulla sua soffice ma sporca pelle.
I capelli erano acconciati in una frangia che un tempo sarebbe dovuta ricadere morbida sulla fronte del ragazzino, coprendo di poco i suoi occhi cerulei.
Il viso dalla bellezza paragonabile a quella di Afrodite distoglieva l'attenzione dalle contusioni presenti sulle sue braccia dal colore del caramello, dalla terra che lo sporcava da testa a piedi e dal sudore provocato da un grande sforzo, magari dal calore del sole cocente sulla spiaggia.
Harry non si accorse di essere rimasto a fissarlo fin quando non gli passò per la mente il fatto di avergli fatto una domanda, per ben due volte.
«Bene, bene figlio di Afrodite, hai intenzione di rispondermi o devo dedurre che non sai parlare? Magari non hai avuto un'istruzione e non ne sei capace» il soldato arricciò le labbra in un ghigno quando vide l'altro schiudere le labbra per parlare, senza però lasciar proferire nulla.
«Mi sto spazientendo, vedi di deciderti ad aprire quella bocca» la voce di Harry si era alzata di volume improvvisamente, facendo così sobbalzare il ragazzino che non se l'aspettava.
«H-hai profanato la statua di Apollo, il Dio del Sole si vendicherà»
Harry rise, vedendo come lui non avesse risposto a nessuna delle sue domande «Ma davvero? E che aspetta, sentiamo»
«Il momento giusto!» Harry osservò come lo schiavo lasciasse la presa sulle sue gambe, facendole scivolare lentamente a terra, distendendole ed incrociando le braccia al petto.
«I suoi ministri sono morti e tu sei prigioniero... forse il tuo Dio ha paura di me»
Harry scoppiò in una fragorosa risata mentre Louis lo guardava con disprezzo malcelato
«Paura? Apollo è il sovrano del Sole! Non teme nulla»
«E sentiamo, ora dov'è?» un angolo delle labbra di Harry si arricciò in un sorrisino mentre si poggiava con il mento contro una mano chiusa a pugno, tenendosi con un gomito impuntato sul ginocchio.
L'altro ragazzo sbuffò sommessamente, facendo vagare lo sguardo sulle sue mani unite in grembo «Sei solo un assassino, che cosa puoi sapere degli dèi?»
«Io degli dèi ne so anche più dei tuoi ministri. Li ho visti in faccia e mia madre è una di loro. Sei aristocratico, vero? Abituato a trattare gli altri con disprezzo» si leccò le labbra mentre squadrava il corpo dell'altro «Ora ti ripeterò la domanda e gradirei che mi rispondessi. Come ti chiami? Perfino i servi di Apollo possiedono un nome»
«Louis» il ragazzo dagli occhi blu teneva la voce bassa, la sua lingua scivolava dolcemente tra le sue labbra lucide mentre pronunciava quel nome.
«Louis,» Harry lo ripetè mentre si passava l'indice sulle labbra carnose «mi piace, ha un suono gradevole»
Il ragazzino annuì semplicemente in risposta, lanciando di sottecchi uno sguardo al ragazzo spartano.
«Bene, ora caro Louis, saprai che oramai sei il mio schiavo, quindi ti conviene fare il bravo» il ragazzo riccio nel frattempo si era alzato in piedi ed allontanato dal letto per iniziare a spogliarsi dell'armatura.
Il suo elmo era posato su un tavolino all'entrata, i gambali andarono a fargli compagnia subito dopo, seguiti successivamente da tutto il resto.
Il ragazzo riccio si passò poi una mano tra i capelli scuri, erano rovinati e lunghi quasi sino alle spalle, i boccoli erano pregni di salsedine e terra, rendendoli spiacevoli al tatto.
Louis si ritrovò ad osservare con discrezione il petto nudo di Harry, guardando come questo provvedesse poi a lavarsi e ad avvicinarsi prendendo lo stesso straccio per cercare di pulire il suo viso ferito.
Il ragazzino però si allontanò come scottato, non volendo essere toccato da lui.
In risposta Harry provò di nuovo a pulirlo, ricevendo solamente un altro rifiuto.
«Stai fermo Louis, mi stai facendo arrabbiare» il ragazzo più piccolo a quel punto gli tirò un calcio quando lui provò nuovamente ad avvicinarsi, ricevendo un'imprecazione e uno straccio bagnato addosso in risposta.
«Ingrato del cazzo, fai da solo e non venire a lamentarti poi»
Harry si trovava seduto sul suo letto mentre era piegato in avanti, le mani intente ad allacciarsi i sandali e i capelli sciolti davanti al viso.
Il sole era sorto da poco e nell'accampamento erano già quasi tutti svegli, si stavano preparando per la battaglia.
Fortunatamente non avevano ricevuto nessun attacco la notte precedente, riuscendo a riposare un po' dopo una giornata passata a combattere sotto al sole.
«Kerykos, mangia e dai da mangiare a Louis quando si sveglia, okay?» il ragazzo riccio si alzò in piedi andando poi ad infilarsi l'elmo e a prendere spada e scudo.
«Certo signore»
Harry annuì «Perfetto» prima di uscire dalla tenda e cercare Liam e Zayn, se era fortunato avrebbe trovato anche Niall (lo schiavo di Liam) insieme a loro.
Il primo era un ragazzo molto alto, quasi alla pari di Harry per quel che riguardava la corporatura. Aveva dei penetranti occhi marroni e delle labbra carnose, i capelli corti scolpivano il suo viso dalla forma quasi tonda.
Zayn d'altro canto non aveva tanta muscolatura, ma in compenso era agile e veloce. I suoi occhi scuri, i capelli neri, lunghi sino alla mandibola e la pelle abbronzata distoglievano l'attenzione dai tratti spigolosi del suo viso. Niall invece era il più mingherlino, il sorriso felice, i suoi occhi blu e i capelli biondi lo rendevano raggiante come il sole: molti pensavano che potesse essere uno dei figli di Apollo.
I tre erano radunati attorno al fuoco, il ragazzo dalla pelle olivastra si stava sistemando l'elmo mentre l'altro parlava al ragazzo biondo.
«Ehy ragazzi» il soldato riccio alzò una mano in segno di saluto, piantando poi la propria lancia nella sabbia e posando lo scudo a terra.
«Sapete tra quanto si apriranno le danze?»
Zayn rise prima di alzarsi in piedi «Non so,» si umettò le labbra girandosi a guardare gli altri soldati «Menelao non ci ha detto nulla, ma penso che il sole sarà già alto in cielo da un pezzo quando il sangue dei troiani si spargerà finalmente a terra»
Harry annuì piano prima di girarsi verso Niall, vedendo che reggeva tra le mani pezzi dell'armatura del suo "padrone" mentre questo si vestiva.
«Liam, per te è un problema se Niall rimane a controllare Louis? È il mio nuovo schiavo e non so se posso fidarmi di Kerykos, per quel che so potrebbe aiutarlo a scappare mentre non siamo qui»
Liam semplicemente alzò le spalle in risposta «Non penso che abbia nulla da fare, quindi se non gli dispiace può farlo»
Harry annuì e guardò il ragazzo biondo che gli sorrise «Sta' tranquillo Harry, terrò compagnia al tuo schiavo. Si trova nella tua tenda?»
Il ragazzo riccio annuì in risposta, incrociando le braccia muscolose al petto.
I tre ragazzi avevano un rapporto molto diverso con Niall rispetto a quello che avevano con gli altri schiavi, il ragazzo biondo era infatti un loro amico d'infanzia che venendo da una famiglia povera non era stato molto fortunato come loro.
Lo trattavano bene, alla pari degli altri soldati e non amavano sfruttarlo, infatti gli facevano fare tutto ciò che volesse.
«Grazie Niall, sei un amico»
«Di nulla, davvero»
I quattro ragazzi si sedettero poi a parlare per un po' prima di venir chiamati dal comandante e sistemarsi per raggiungere gli altri soldati.
Harry infilò la sua spada nel fodero e impugnò la lancia e lo scudo, seguendo Zayn e Liam tra la marmaglia di Achei.
Niall semplicemente si alzò in piedi e li salutò con un cenno della mano, incamminandosi verso la tenda del ragazzo riccio: non gli dispiaceva per niente un po' di compagnia.
I suoi piedi coperti dai sandali affondavano nella sabbia, che, ancora fredda, aveva iniziato a risplendere sotto al sole nascente.
Una leggera brezza faceva aleggiare l'odore di salsedine e la spuma del mare nell'aria, rendendo crespi i capelli di tutte le persone presenti.
Non che quello fosse il problema maggiore, parliamoci chiaro.
Erano in guerra da anni, avevano perso molti soldati e quelli rimanenti erano stremati dalle battaglie, dalle perdite e dalla stanchezza.
Ma non si davano per vinti, marciavano e combattevano come fosse il primo giorno di battaglia, la stessa forza e determinazione di vincere.
Sapevano tutti ormai che la ragione di tutte quelle morti non era Elena, la sua fuga con Paride era stata solamente la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Sapevano che Menelao aveva da sempre avuto interessi economici nei confronti della città: voleva conquistarla da tempo, in modo da ingrandire la propria talassocrazia.
Niall sospirò, sbagliando strada un paio di volte (non capitava spesso da quelle parti dell'accampamento), e raggiungendo la tenda di Harry, dove poteva vedere che le lucerne erano ancora accese.
Decise che non era il caso di spegnerle dato che il sole non era ancora sorto, non si riusciva a vedere bene senza una fonte di luce.
Scostando le pelli dall'entrata il ragazzo fece un passo nella sabbia, osservandosi intorno: la tenda del ragazzo riccio era una delle più grandi, dei mobili erano adagiati sul pavimento di terra fresca e molti drappeggi fatti di stoffa la decoravano.
Le lucerne la illuminavano dal pavimento e parecchi oggetti erano disseminati per la stanza.
Niall tese le orecchie quando udì un respiro spezzato, assottigliando lo sguardo per riuscire a vedere nella semi-oscurità della stanza.
Un ragazzo se ne stava rannicchiato a terra, i suoi piedi erano sotterrati dalla sabbia (probabilmente ci aveva scavato una buca per noia) e piccole lacrime solcavano il suo viso.
«Uhm..Ciao? È tutto apposto?» Niall storse le labbra camminando in direzione del ragazzo che non doveva essere tanto più piccolo di lui, osservando con orrore le sue braccia ferite e la pelle sporca.
«Louis, giusto? Ecco, permettimi di lavarti e medicarti, non penso che sia molto confortevole rimanere lì seduto così» la sua voce era gentile mentre si accucciava per tendere una mano a Louis, osservando come questo si stesse mordendo il labbro per non singhiozzare.
«C-chi sei?» la sua piccola voce tremava mentre i suoi occhi cerulei scrutavano il viso del ragazzo biondo, decidendo di allentare la presa delle braccia sulle proprie gambe.
«Sono Niall, servo e amico di Liam, Zayn e Harry» il sorriso di Louis vacillò rendendosi conto del fatto che quel ragazzo era stato mandato lì dal suo nuovo padrone, non era andato da lui di sua spontanea volontà.
Dopo un po', vedendo che l'altro non accennava a voler aprire bocca Niall decise di sorridergli in modo rassicurante «Se ti alzi ti aiuto a lavarti» gli tese le mani e esultò mentalmente quando l'altro le afferrò (anche se un po' riluttante).
Il ragazzo biondo aiutò Louis ad alzarsi in piedi, reggendo il suo corpo scosso da tremiti per evitare che cadesse a terra, facendosi del male involontariamente.
Lo portò poi fuori dalla tenda, accompagnandolo al mare e prendendo una bacinella.
«Non so bene come funzionino le cose e se al momento ci sia acqua dolce che posso utilizzare per pulirti, spero vada bene comunque. L'acqua marina ti aiuterà anche con le ferite, disinfettandole» il tono della voce di Niall era allegro, gentile e dolce.
Louis gli fece un debole sorriso decidendo di seguirlo in acqua, guardandolo mentre riempiva la bacinella. «Ti consiglio di chiudere gli occhi» e gliela versò in testa, aiutandolo a liberarsi della sporcizia.
Il ragazzino strinse gli occhi al bruciore provocato dal sale nelle ferite aperte, sibilando per il dolore, contento però di potersi finalmente lavare per bene.
«Oh suvvia Louis, sta' tranquillo che il dolore passa,» si morse il labbro mentre uscivano insieme dall'acqua «se vuoi posso chiedere a Harry di baciarti le ferite dopo, non penso gli dispiaccia»
Louis in risposta sgranò gli occhi, il rossore ben presente sulla pelle pulita del suo viso.
Non parlava molto, soprattutto con chi non conosceva: aveva spiccicato si e no due parole con Niall, anche se questo era molo gentile nei suoi confronti.
«Passo, grazie» un risolino lasciò le sue labbra mentre i due si affrettavano a raggiungere la tenda, decidendo di rimanere un po' fuori per asciugarsi al sole.
Verso sera si iniziò a sentire il vociare energico dei soldati, c'era chi era ferito, chi trasportava un compagno morto e chi, come Harry, era praticamente immacolato.
Louis poteva distintamente vedere i fuochi accesi dei funerali, guardando passivamente i corpi bruciare, senza provare nulla: dopotutto lo avevano catturato, lo tenevano prigioniero, che poteva fare?
Niall si era allontanato per andare da Liam poco prima, lasciandolo solo fuori dalla tenda, seduto in mezzo alla sabbia fresca a giocarci distrattamente.
Fu quando vide un'ombra torreggiare su di lui che decise di alzare lo sguardo, alzandosi dopo in piedi.
Harry si trovava di fronte a lui, la pelle era sporca di sangue (non necessariamente suo) e terra, il sudore la rendeva scintillante alla fioca luce della luna e delle torce.
Aveva appena abbandonato lo scudo a terra, la sua lancia era stata impiantata nella sabbia e la spada era ancora nel fodero di pelle.
Il ragazzo afferrò poi delicatamente Louis per il braccio, guidandolo dinanzi a sé all'interno della tenda, sorridendo soddisfatto nel notare le lucerne già accese.
«Allora Louis, come hai passato la giornata?»
Il soldato guidò il ragazzino al proprio letto, facendolo sedere mentre andava a spogliarsi e lavarsi.
Louis non accennò a voler aprir bocca, decidendo invece di a stare a guardare con occhi vitrei ciò che faceva Harry.
Come si toglieva l'armatura, come si passava lo straccio bagnato sul petto, come passava la sua grande mano tra i capelli lunghi.
Il soldato poi sospirò «Non ne vuoi sapere di parlare civilmente con me eh? Risponderai mai alle mie domande?» rise senza divertimento girandosi poi verso lo schiavo.
«Vedo che Niall ti ha lavato, ne sono felice» Louis avrebbe potuto quasi etichettare il suo sorriso come gentile, in quel momento.
Harry riprese poi a camminare, completamente nudo, per raggiungere il letto e sedercisi.
«Te lo ripeterò di nuovo, come hai passato la tua giornata?»
«Bene. Niall è stato gentile con me» le sue parole uscirono dalle sue labbra sotto forma di deboli sussurri, si stava torturando le mani mentre teneva lo sguardo fisso a terra, non volendo rischiare di incontrare con gli occhi la nudità del soldato.
«Mhm, mi ha detto che hai molte ferite»
Harry si alzò per infilarsi una tunica (evidentemente si era accorto dell'imbarazzo dell'altro) per poi avvicinarsi nuovamente e accucciarsi a terra, per incontrare lo sguardo di Louis.
«Ehy, mi puoi guardare un secondo?»
Harry sospirò quando non ottenne ciò che aveva chiesto, riprendendo a parlare mentre andava ad accarezzare il la gamba abbronzata di Louis. «Chi ti ha fatto quelle ferite? Sono stati i soldati che ti hanno portato qui?»
Louis semplicemente annuì in risposta, osservando la mani del ragazzo che si trovava dinanzi a lui.
«Okay. Se li vedessi sapresti indicarmi chi sono?»
«Penso di si»
Harry annuì pensieroso, alzandosi poi in piedi per non rimanere troppo tempo in quella posizione scomoda «Bene, se sta notte non ci saranno complicazioni domattina ti porterò da loro»
Louis non rispose, limitandosi ad annuire come aveva fatto precedentemente, alzandosi per andare a sedersi a terra.
«Dove vai?» il soldato si ritrovò ad arcuare un sopracciglio mentre andava a stringere il suo esile polso tra le dita.
«Rimani, voglio prendermi cura di te e delle tue ferite» Harry stava parlando a voce bassa, le dita affusolate della sua mano stringevano ancora delicatamente il polso di Louis.
L'altro ragazzo alzò lo sguardo al suo viso, osservandone le forme e le sembianze attentamente, decidendo poi di parlare con lentezza «Okay»
«Dimmi se ti faccio male» Harry abbassò delicatamente una delle spalline della tunica di Louis, osservando poi la sua pelle tonica e abbronzata, poco prima di abbassarsi per piazzare un bacio sulla sua spalla color caramello.
Le sue labbra erano morbide a contatto con la pelle dell'altro, i tocchi gentili mentre posava le mani sui suoi fianchi, spostando il corpo dello schiavo a suo piacimento.
Louis non sapeva quando e come fosse finito in quella situazione: sdraiato su un letto non suo, sovrastato da un soldato nemico che si preoccupava di baciare le sue ferite.
Certamente non gli dispiaceva quanto avrebbe dovuto.
«Forza, svegliati figlio di Afrodite, dobbiamo andare a vedere chi sono gli stronzi che ti hanno fatto del male»
La prima cosa che Louis vide quella mattina fu il sorriso del soldato che si trovava dinanzi a lui, già vestito e in piedi. «Ho sonno»
«Poco importa, o vieni con me o rimango io con te. Sai, non ho proprio molta voglia di combattere oggi»
Il ragazzino si morse un labbro prima di alzarsi lentamente in piedi, la sua tunica era fuori posto lasciando scoperta la sua gamba tonica.
«Sistemati Louis, non ti porterò dagli altri in queste condizioni»
«Sono tanto brutto, signore?»
«No, semplicemente ti guarderebbero troppo» è così dicendo si avvicinò, prendendo tra le dita il tessuto della sua tunica ed abbassandolo, carezzandogli la gamba nel mentre che la sua pelle abbronzata veniva celata.
«Andiamo»
Lo schiavo annuì semplicemente, camminando dinanzi al soldato che andò a mettere una mano sopra la curva della sua schiena, guidandolo dolcemente attraverso l'accampamento, schivando tende e piccoli falò accesi da poco, nel tentativo di fare un po' di luce.
«Voglio che tu mi rimanga accanto, guardati intorno e dimmi se scorgi dei volti famigliari. Ovviamente persone che non siano Niall, Kerykos o me»
Il ragazzino annuì piano, riducendo gli occhi a due fessure mentre cercava di captare i lineamenti dei volti dei soldati che avevano già cominciato a lavorare per far funzionare l'accampamento: c'era chi stava cucinando, chi si sistemava l'armatura, chi portava le armi e i rifornimenti e chi, essendone capo, non faceva assolutamente nulla per rendersi utile.
«Uhm, l-lui mi sembra uno di loro» come al solito il tono di voce di Louis era basso e insicuro mentre puntava discretamente un indice contro un ragazzo che si allacciava i sandali.
Sentì poi Harry stringere la presa sul suo fianco, parlandogli vicino all'orecchio «In quanti erano?»
«C-cinque soldati p-più uno dei vostri capi, credo. È stato lui a catturarmi» Louis si morse un labbro roseo mentre faceva guizzare lo sguardo per l'accampamento, indicando un uomo.
«Lui, lui è quello che mi ha catturato, ne sono sicuro»
Harry spostò lo sguardo dal viso del ragazzo più piccolo, per puntarlo sull'uomo che stava indicando: Agamennone.
Ben presto Louis fu in grado di identificare anche tutti gli altri, facendo ribollire di rabbia Harry ogni secondo di più: erano tutti soldati molto forti, dall'importante presenza. Quanto bisognava essere meschini per scagliarsi tutti insieme contro un ragazzino talmente esile da essere quasi trasparente?
Erano soldati senza onore, uomini senza onore.
«Perfetto Ánthos*, se non moriranno in battaglia se la vedranno con me sta sera» Harry si abbassò per baciare a stampo le labbra del ragazzino, avvicinandosi poi la sua mano alle stesse, baciandone anche le nocche leggermente arrossate.
«Passerai di nuovo la giornata con Niall, spero non ti dispiaccia»
«N-no, affatto» il viso di Louis era tinto di una tenue sfumatura di rosso per via delle effusioni che si erano appena scambiati
«Perfetto allora» il soldato gli sorrise prima di iniziare nuovamente a camminare, conducendolo al luogo dove Liam e Zayn si trovavano ogni mattina, sperando di nuovo di trovare anche il ragazzo biondo.
(*Ánthos significa "fiore" in greco)
I battaglioni di entrambe le parti erano schierati, quello Acheo con la schiena rivolta verso il mare, quello Troiano con le spalle contro le mura della città.
Harry era in prima riga insieme ai soldati più valorosi, quelli più forti e che incutevano più timore nell'avversario.
Menelao si trovava dinanzi a loro, la spada lucente nascosta nel fodero e la lancia impugnata saldamente nella sua mano destra.
Il suo sguardo penetrante bruciava il viso di Paride mentre questo lentamente si avvicinava, facendosi spazio tra il fratello Ettore e la miriade di soldati che finalmente si era deciso a raggiungere, per difendere la città da una guerra causata da un proprio sbaglio.
Harry non vide il ghigno che si era formato sulle labbra di Agamennone, ma fu capace di sentirlo nella sua voce, di captarlo nei suoi movimenti mentre si rivolgeva ai due fratelli Troiani «Allora non vi nascondete dietro le vostre mura. Davvero valorosi. Poco avveduti, ma valorosi»
«Siete venuti senza invito. Tornate alle vostre navi e andatevene» il soldato riccio sbuffò una risata mentre andava ad umettarsi le labbra, quei due gli davano tremendamente sui nervi anche quando non si rivolgevano a lui.
«Siamo venuti da troppo lontano, principe»
«Principe? Quale figlio di re accetterebbe l'ospitalità di un uomo mangiando il suo cibo, bevendo il suo vino, fingendosi amico per poi rubargli la moglie nel cuore della notte?» questa volta fu Menelao a parlare, contrastando Agamennone e andando a cercare con lo sguardo la moglie Elena sopra le alte mura della città.
«C'era il sole quando tua moglie ti ha lasciato!»
L'uomo dai capelli brizzolati grugnì prima di sguainare la spada, venendo però fermato da Ettore «Lei è lassù che ci guarda, vero? Bene, voglio che ti veda morire!»
«Non ancora, fratello. Guardati intorno, Ettore. Ho portato tutti i guerrieri della Grecia sulla tua costa» una risata lasciò le labbra di Agamennone quando prese nuovamente parola, rivolgendosi ad Ettore e mettendosi al fianco del re Spartano.
«Ho due desideri caro Paride. Se li esaudisci, nessun altro dei tuoi dovrà morire. Primo: devi restituire Elena a mio fratello. Secondo: Troia deve sottomettersi al mio comando e combattere per me quando io lo ordino»
«Mai» il principe Troiano non proferì nient'altro prima di sguainare la spada dal fodero, brandendola saldamente mentre si avvicinava a Menelao.
Harry si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo: quel ragazzo faceva tanto il duro quando si vedeva lontano un miglio che tremava solo all'idea di torcersi un singolo capello.
I due iniziarono a duellare al segnale, facendo tintinnare le spade lucenti contro gli scudi: Menelao fu il primo a recare danno all'altro, ferendolo al braccio sinistro.
Paride cercò di mantenere un'espressione neutra anche se si vedeva lontano un miglio che soffriva come un cane: non era abituato a trattamenti del genere e Harry disprezzava la gente come lui.
Il ragazzo Troiano finì a terra pochi minuti dopo, restando immobile mentre Menelao alzava la spada su di lui.
Come di consuetudine avrebbe dovuto accettare il suo destino, affrontando la morte di petto, come un soldato valoroso.
Harry però non rimase sorpreso quando lo vide blaterare cose senza senso, strisciando a terra come un viscido verme per andare a nascondersi dietro al fratello.
Codardo.
Faceva combattere gli altri al posto suo, di nuovo. Sprecava altre vite umane per salvare la propria, scappandosene dalla moglie per piangere delle sue tremende ferite, guardando negli occhi compassionevoli della stupida che credeva a tutto ciò che usciva dalla sua bocca da bugiardo.
Quel giorno Menelao morì sotto mano di Ettore, l'uomo che voleva talmente bene al fratello da non punirlo per la sua codardia, l'uomo che lo aiutava anche se non si meritava nulla di tutto ciò che aveva.
All'accampamento tornarono in meno di quando erano partiti, trasportando i corpi morti dei compagni caduti. Harry era felice che tra di loro non ci fosse nessuno che gli era amico, ma anche che nessuno dei bastardi che aveva ferito Louis fosse morto per mano di altri.
Aveva deciso che sarebbe stato lui a farli soffrire, prendendosi una rivincita per il ragazzo che da solo non aveva potuto farlo.
«Louis» un debole sorriso solcò le labbra del soldato mentre si avvicinava osservando il corpo rannicchiato dello schiavo.
Il ragazzino si trovava seduto sulla sabbia tiepida, Harry vedeva le labbra di Niall muoversi e gli angoli della bocca dell'altro alzarsi in piccole risa.
Louis si girò quando si sentì chiamare da una voce conosciuta, alzandosi poi in piedi per andare dal proprio padrone. «Harry, sei tornato»
Il soldato rise «A quanto pare sì mio Ánthos. Comunque abbiamo una questione in sospeso, quindi direi di recarci immediatamente dai sei bastardi»
Louis annuì come suo solito, seguendo poi il soldato che lo guidava con una mano posata sul suo fianco, raggiungendo la tenda dove aveva visto entrare il gruppo di suoi coetanei.
«Bene, bene, bene. Ma chi abbiamo qui?! Cinque omaccioni che a quanto pare si divertono con i ragazzini» rise «Immagino sia stato molto divertente picchiare il mio schiavo, magari avete anche abusato di lui?»
I sorriso sulle sue labbra sembrava quasi vero, tanto che gli altri soldati risero, pensando fosse serio «Purtroppo no amico, ma dato che è qui magari puoi lasciarcelo per farci divertire» un ragazzo dai capelli scuri alzò le spalle, un sorriso irritante dipinto sul suo volto.
Louis si ritrovò ad abbassare lo sguardo e a stringersi nelle spalle mentre sentiva la presa di Harry aumentare su di lui, provocandogli un leggero dolore alla morbida carne del suo fianco.
«Oh ma certo! Sono proprio venuto qui per farvi abusare di Louis» la sua risata pian piano si smorzò mentre sul suo volto appariva un'espressione più dura.
«Avvicinatevi ancora a lui e siete morti. Guardatelo e siete morti. Provate solo a fargli qualcosa di male e vi giuro su Zeus che non vedrete mai più la luce, sono stato chiaro?»
I ragazzi si erano ammutoliti tutt'un tratto, il silenzio nella tenda era piombato talmente forte che le voci che provenivano dall'esterno quasi rimbombavano nelle orecchie di tutti i presenti.
Non fu necessario arrivare alle mani quella sera, i soldati sapevano bene con chi avevano a che fare e riconoscevano il fatto che sarebbe stata una battaglia persa non appena avessero anche solo pensato di sguainare la spada in direzione di Harry.
Dopo quello parlarono solamente un altro po', Harry con il solito tono duro, l'espressione determinata.
Louis riuscì a scorgere un paio di volte delle frasi dette da Harry che lo dipingevano come un oggetto nelle sue mani, e ciò non gli andava molto a genio.
La stanza era completamente immersa nel buio se non per la lieve luce lunare che filtrava dal tessuto che componeva quella tenda, come rumori si potevano sentire solamente il leggero russare del soldato e il respiro trattenuto, quasi affannoso, di Louis.
Il ragazzino deglutì rumorosamente prima di passarsi la lingua rosea sulle labbra screpolate: stava stringendo un coltello nelle sue mani tremanti, i suoi piedi si muovevano lentamente a terra mentre si avvicinava al letto dove giaceva il corpo dormiente di Harry.
Louis dopo poco si ritrovò a posare la gamba scoperta da uno spacco nella tunica, sopra alla brandina, piegandosi in avanti per avvicinare l'arma al collo abbronzato del ragazzo più grande.
Lui non voleva farlo, non voleva davvero: erano quasi due settimane che si trovava nell'accampamento Acheo e Harry era stato davvero gentile con lui, gli aveva baciato le ferite, lo aveva aiutato e stretto durante la notte.
Ma non poteva continuare così, sprecando il resto sei suoi giorni facendo lo schiavo.
Voleva tornare da suo padre, rivedere suo cugino Ettore e professare per il dio protettore della sua città.
Non si accorse di quando una piccola lacrima sfuggì al suo controllo, cadendo contro il petto caldo di Harry e provocando l'aprirsi dei suoi occhi verdi. Dopo pochi secondi il soldato afferrò saldamente il corpo di Louis, manovrandolo e bloccandolo sotto al proprio, stringendo forte il polso della mano che reggeva il coltello con cui voleva recidere la sua gola.
«Cosa cazzo pensavi di fare, eh?!» Harry parlò a bassa voce, il suo tono era brusco mentre stringeva i denti e guardava negli occhi spaventati di Louis, scorgendo le lacrime che gli bagnavano il viso.
La sua mano tremante stringeva ancora saldamente l'arma affilata, la sua gamba era completamente scoperta e messa al lato del corpo nudo del soldato (dopo un po' ci aveva fatto l'abitudine: ad Harry non piaceva dormire vestito) e piccoli mormorii lasciavano le sue labbra.
«Scusami, io non voglio farti del male» un piccolo singhiozzo lasciò le labbra tremanti del ragazzino mentre sentiva Harry allentare la presa sul suo polso, levandogli poi il coltello di mano.
Il suo pugno era andato a stringersi al tessuto della candida tunica dello schiavo, alzandola quel che bastava per scoprire l'attaccatura della sua gamba che andava a coincidere con il bacino.
«E che ci facevi con un coltello premuto contro la mio gola, mio Ánthos? Dovresti sapere che non puoi uccidermi» il soldato stava parlando a bassa voce, il suo viso si trovava a pochi centimetri da quello dell'altro, sfiorandogli le labbra fini con le proprie.
«Volevi scappare, vero? Ma io lo so che provi attrazione per me, lo vedo sul tuo viso quando ti parlo, lo leggo sul tuo corpo quando ti tocco. Tu non vuoi veramente andartene»
Harry si umettò le labbra mentre spostava lo sguardo dagli occhi acquosi del ragazzino sino alle sue labbra, premendo la sua mano sul suo fianco formoso.
«Lo sai che devi ubbidirmi figlio di Afrodite, sei il mio schiavo. Non ti libererai facilmente di me»
Louis sussultò quando sentì il coltello colpire qualcosa, provocando un forte rumore metallico: evidentemente Harry lo aveva appena lanciato lontano, andando a tastare la pelle dello schiavo anche con l'altra mano che ora era libera.
«Guardami negli occhi Louis, non troverai nulla osservando l'oscurità di questa tenda» lo schiavo non aveva mai sentito Harry parlare con un tono di voce talmente basso, calmo.
L'accampamento era talmente silenzioso che Louis riusciva distintamente ad ascoltare il battito del cuore del soldato, a sentirlo deglutire la saliva e umettarsi le labbra.
Il ragazzino decise di spostare lentamente lo sguardo dal pomo d'Adamo agli occhi verdi di Harry, schiudendo le labbra per parlare.
«Mi dispiace»
«Dimostrami che ti dispiace allora, fiorellino» lo scherno era ben presente nella voce del soldato mentre afferrava le cosce dell'altro e se le portava ai lati del corpo, premendosi contro di lui.
«Forza» Harry si ritrovò a soffiare sulle labbra schiuse di Louis, osservandole e immaginandosene il sapore, la morbidezza.
Non diede a Louis neanche il tempo di replicare prima di posare le labbra sulle sue, aprendo la bocca per succhiare delicatamente quelle dell'altro.
Il soldato strinse la presa sulle cosce del ragazzino, tenendolo fermo mentre andava a pressare la sua lingua ruvida sul ciglio della sua bocca.
Il respiro dello schiavo era accelerato, il suo fiato si infrangeva contro le labbra semi-aperte di Harry mentre spostava le sue mani tremanti al viso del soldato per portarselo più vicino.
«Bravo piccolo»
Il soldato lo lodò prima di abbassarsi per posare un bacio bagnato sulle sue labbra, coinvolgendolo in una danza fatta di lingue e piccoli sospiri mal trattenuti.
Louis chiuse gli occhi e si abbandonò a quel bacio, andando a stringere i capelli ricci del soldato tra le dita, attorcigliandoli e tirandoli senza però recargli dolore.
Non era mai stato baciato in quel modo e non aveva mai pensato che sarebbe potuto succedere.
Dopotutto era un servo di Apollo, doveva rendere onore solamente a lui, donarsi completamente al proprio dio e non ad un altro uomo, per lo più un soldato nemico.
Gli schiocchi dei loro baci risuonavano nell'intimità della tenda di Harry, la luna creava una debole luce che andava ad infrangersi contro la pelle di entrambi, facendola scintillare a causa del sudore provocato dal caldo clima dell'isola su cui si trovavano.
Harry mosse una mano, facendo passare le sue dita affusolate lungo tutto il corpo abbronzato dello schiavo, portandola fino alla sua spalla e abbassando la spallina color avorio, poco prima di staccarsi dalle sue labbra ormai gonfie.
«Dimmi se vuoi che mi fermi»
Louis in risposta annuì piano, andando a mordicchiarsi il labbro inferiore mentre osservava Harry intento ad abbassargli entrambe le spalline della veste, facendola scivolare lentamente lungo il suo corpo.
«Alza il bacino per me tesoro» il soldato parlò a bassa voce facendo capire allo schiavo che voleva sfilargli la tunica, e che quindi avrebbe dovuto collaborare affinché ci riuscisse.
Quando Louis sentì il tessuto abbandonare completamente il suo corpo per venire poi lasciato cadere a terra sospirò grato, accarezzando teneramente il viso di Harry.
Il ragazzo più grande gli sorrise appena mentre andava ad allargargli le cosce magre, portando due dita alle labbra dello schiavo.
«Succhia, piccolo fiore»
Louis schiuse le labbra e accolse l'indice e il medio della mano del soldato in bocca, avviluppando ed inumidendo le due dita affinché dopo non gli recassero troppo dolore.
«Penso,» rise «penso che possa bastare così, Lou»
Il soldato estrasse le proprie dita umide di saliva dalla bocca rossastra dell'altro, premendole poi contro le sue labbra gonfie e facendole scivolare lungo tutto il suo corpo formoso, guardando il percorso che compievano fino al basso ventre del ragazzino.
Harry osservò il corpo di Louis contorcersi sotto di sé, andando a lambire il proprio labbro prima di parlare «Sei così bello mio Ánthos, davvero stupendo»
E il soldato semplicemente lo baciò mentre andava a tastare la sua apertura, poco prima di superare l'anello di muscoli con la sua prima falange, sibilando per la pressione che vi si era creata contro.
«Oh» il ragazzino si ritrovò ad arricciare il naso alla sgradevole sensazione, continuando ad accarezzare i capelli che si trovavano sulla nuca del ragazzo riccio.
Le pareti calde dell'orifizio di Louis fremevano intorno al dito di Harry, che intanto si spingeva lentamente più a fondo, fino a quando non si poteva più vedere neanche l'ultima falange.
Poco dopo lo arricciò, muovendolo lentamente per cercare di allentare la tensione dei muscoli del ragazzino.
Louis sospirò quando poco dopo si aggiunse anche il medio, seguito poi dall'anulare: Harry voleva essere sicuro di aprirlo per bene, per diminuire il più possibile il dolore che avrebbe provato poco più tardi.
Il ragazzo più grande andò a carezzare il volto di Louis con la mano libera, avvicinandosi poi al suo viso per sussurrargli dei complimenti a fior di labbra, baciandolo castamente per provare a fargli dimenticare il bruciore che stava provando in quel preciso momento.
Il ragazzo sforbiciava con le sue dita, le arricciava e le divideva per cercare di prepararlo al meglio all'intrusione che avrebbe dovuto subire poco più tardi.
Piccoli sospiri spezzati e deboli gemiti lasciavano le labbra del ragazzino, rendendo il membro di Harry più duro ogni secondo che passava, facendo fuoriuscire il liquido pre-seminale dalla sua estremità.
«Harry ti prego» la voce lasciò le labbra di Louis in un tono quasi disperato, i suoi occhi erano lucidi dal piacere e il suo respiro accelerato.
Erano infatti un paio di minuti che lo schiavo continuava a gemere a causa delle dita di Harry che andavano a premersi contro il suo punto sensibile, non ne poteva davvero più di tutta quella tortura.
Il soldato lo guardò in viso un'ultima volta prima di umettarsi le labbra e sfilare le proprie dita, portando la mano alla propria erezione svettante per massaggiarla con lentezza.
Harry rise sentendo poi un piccolo lamento provenire dalle labbra dell'altro ragazzo «Impaziente, Ánthos?» e così dicendo andò a sputarsi sulle mani, pompando la propria erezione per lubrificarla.
Louis si limitò ad annuire velocemente prima di abbassare lo sguardo per guardare cosa stava facendo il soldato: lo osservò mentre prendeva il proprio membro tra le dita nodose, avvicinando la punta alla sua apertura.
«Farà male all'inizio, devi esserne consapevole piccolo fiore»
Louis annuì nuovamente, deglutendo per la trepidante attesa.
Poco dopo sentì una leggera pressione contro il bacino, fino a rimanere senza fiato: la punta del membro di Harry era quasi completamente dentro di lui.
La bocca del piccolo uomo era spalancata, annaspava in cerca d'aria mentre andava ad aggrapparsi con le piccole mani alle larghe spalle del soldato che torreggiava su di lui.
«Oh dèi» Louis parlò senza fiato, reprimendo un gemito di dolore che gli stava salendo in gola.
Allargò poi di più le gambe in modo da facilitare la penetrazione ad Harry, mentre questo faceva scattare i fianchi in avanti per velocizzare il processo e non recargli quindi troppo dolore.
Un grugnito roco lasciò la gola del soldato mentre questo, premendosi con le mani contro i fianchi di Louis, si spingeva lentamente tra le sue carni.
«A-ah» i gemiti acuti di Louis facevano andare completamente fuori di testa Harry, che con uno scatto di reni entrò completamente in lui.
La schiena del più piccolo si inarcò sotto alla sua poderosa spinta, le mani di Harry andarono a premersi sulla base di questa per tenerla inarcata e baciargli, mordergli e leccargli ogni porzione di pelle che gli capitasse sotto tiro.
Il soldato rimase fermo per far abituare l'altro alla grossa intrusione, accarezzando la sua pelle e baciandogli il viso per distrarlo. «Respira piccolo, non c'è fretta» Harry respirò profondamente per la pressione che sentiva contro sé stesso: si era dimenticato quando potesse essere stretto l'orifizio di un ragazzo vergine.
Quando poco dopo sentì il ragazzino emettere un piccolo mugolio si affrettò a guardarlo in viso, ad osservarne le espressioni, a sentirne i suoni.
Ed iniziò a spingere con lentezza dentro al corpo dell'altro, carezzando le sue cosce toniche a palmi aperti nel frattempo.
Gli unici suoni che si potevano captare nel silenzio ronzante della notte erano i gemiti che lasciavano le loro bocce, gli chiocci delle loro labbra, il rumore della pelle che cozzava contro altra pelle.
La schiena di Louis era ancora inarcata dolorosamente sotto alle mani dell'altro, che lo aiutò ad appiattirsi contro il giaciglio dove stavano consumando il rapporto, per evitare che in quel modo si facesse del male.
Gemiti gutturali lasciavano le labbra rosse di Harry mentre apriva gli occhi per poter osservare il viso contorto dal piacere dell'altro ragazzo.
Decisamente quella era diventata una delle sue visioni preferite.
«Vuoi ancora impiantarmi un coltello in gola?»
«Oh, sta' zitto» Harry scoppiò a ridere vedendo l'altro ragazzo emettere uno sbuffo, facendo sollevare un ciuffo di capelli ribelle.
I sue si trovavano ancora avvinghiati a letto, le lenzuola erano sporche e i loro corpi appiccicosi. Non che gliene importasse qualcosa.
«Mhm, dormi mio Ánthos, altrimenti domattina sarò costretto a disturbare il tuo sonno per salutarti»
Il ragazzino si morse un labbro mentre si girava su un fianco, fronteggiando il soldato che andò immediatamente a poggiare una mano sul suo fianco scoperto «Non mi importerebbe»
«Ah sì? Va bene, vedremo quanto sarai docile domani mattina, quando non riuscirai neanche ad alzarti in piedi»
«Hai davvero una grossa stima di te stesso, a quanto vedo» un lieve sorriso colorava le sue labbra fini mentre si prendeva gioco dell'altro.
«Nah, dico solamente la verità, figlio di Afrodite»
Ed il soldato aveva avuto pienamente ragione, l'imprecazione che il giorno dopo lasciò le labbra dell'altro, quando tentò di alzarsi, non fu proprio molto elegante.
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Questa OS è stata un parto, apprezzate lol (non sono molto convinta del finale ma si) + spero vi sia piaciuta, un bacio!
Mich x
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