9
Jimin pressò la neve tra le mani, ancora piegato sulle ginocchia, con il viso imbronciato.
«Ti ho detto che te lo farò conoscere, smettila di tenermi il muso.» ripeté per l'ennesima volta il biondo, seduto su una panchina di legno intagliata in modo perfetto, piena di particolari e precisi fiocchi di neve. Babbo Natale, a quanto pare, la vigilia era troppo impegnato per perdere il suo tempo con lui. Jimin aveva provato a ribattere, argomentando con il semplice fatto che il tempo per loro scorreva così piano che un saluto e quattro chiacchiere non sarebbero state d'intralcio, ma Yoongi gli aveva detto che "non dipendeva da lui", sebbene non l'avesse neanche visto chiedere a qualcuno o assentarsi per andare a vedere cosa facesse il padre. Era stato, dall'inizio alla fine, sempre attaccato al ventenne.
Jimin aveva provato a scappare, a cercarlo nelle varie stanze e a fermare gli elfi stessi alla ricerca di qualcuno che sapesse dirgli dove fosse Babbo Natale, ma al decimo elfo che dispensava sorrisi e semplici "il capo è impegnato! Buon Natale a te!" Yoongi aveva avuto l'ottima idea di portarlo nel giardino interno del posto: neve candida mai calpestata, panchine artistiche in legno, lampioni accesi che illuminavano l'ormai sera inoltrata, alberi innevati e fragarie a fine allegagione.
«Quando? Natale dell'anno prossimo?» chiese ironicamente il moro, continuando a dargli le spalle e alzandosi in piedi. Jimin camminò affondando nel bianco, raggiungendo il pupazzo di neve che stava creando da una buona mezzora; Yoongi non si era degnato di aiutarlo nemmeno nelle sue fantasie più remote, rimanendo semplicemente seduto sulla panchina a guardarlo e a lamentarsi - lamentarsi davvero di ogni cosa. Del suo broncio, del freddo, del fatto che avesse fame o avesse voglia di una birra, di nuovo del fatto che gli tenesse il muso, che non gli parlasse, che fosse semplicemente lì con lui e perfino di quanto fosse brutto il pupazzo di neve di Jimin.
«Questo. Questo natale.» sospirò, fece roteare gli occhi e accavallò le gambe - dato che ormai i gioielli di famiglia erano ben asciutti - «Devi solo avere pazienza, Jimin».
«Mi passa, a stare con te». Le mani del ventenne, coperte dai guanti, si misero a lisciare la testa del pupazzo di neve. «E poi mi sembra tanto una bugia. Chi me lo dice che non mi stai prendendo in giro e che Babbo Natale non sia neppure in casa?»
«Infatti non lo è». Jimin si girò di scatto, aprì gli occhi e fulminò l'altro che si affrettò ad aggiungere: «Ma tornerà presto per fare una pausa! Come abbiamo fatto noi». Sollevò le braccia stanco, riappoggiando le mani sul legno della seduta. Il ventenne sembrò leggermente rassicurato da quelle parole, ma il volto rimaneva incerto su tutto il resto; tornò a dargli le spalle e si allontanò da Yoongi, chinandosi sulle piante erbacee coperte di neve come fosse zucchero a velo: le scosse con delicatezza, quasi accarezzandole, facendo cadere un po' di quel bianco e riportando il verde e il rosso davanti ai suoi occhi. Jimin non chiese, staccò direttamente una manciata di fragole non ancora del tutto mature e se le portò con sé fino al pupazzo di neve, infilandogliele sulla sfera che doveva essere il volto per creare occhi e bocca.
«Niente naso, Mister Bianchetto.» sembrò scusarsi al pupazzo di neve - o Mister Bianchetto, dato che sembrava essere appena stato battezzato così.
«Che nome di merda».
«Fatti i cazzi tuoi.» rispose seccamente Jimin senza neanche girarsi a guardarlo «E poi a lui piace».
Sul volto di Yoongi si creò un ghigno divertito che non dovette neanche nascondere, dato che l'altro ormai non si degnava neanche di guardarlo: «Ne sei sicuro?» Jimin annuì silenziosamente.
Il figlio di Babbo Natale sollevò la mano e fece scoccare le dita, l'altro si bloccò all'istante sentendo il rumore - ormai l'aveva imparato a riconoscere - ma nulla successe.
Yoongi continuò a ridacchiare sotto i baffi, Jimin aspettò qualche secondo poi ritornò ad infilare le fragole sul volto del pupazzo di neve, finché la fila per la bocca fu completata. Le piccole dita coperte dai guanti fecero appena in tempo a staccarsi dall'ultimo frutto rosso che questa si spaccò a metà, come tutte le altre precedenti, e una bocca venne aperta per pronunciare le sue prime parole: «Papà! Grazie per avermi creato!»
Jimin saltò sul posto e portò una mano al petto dallo spavento, ma sorrise subito dopo - Era stato congelato magicamente, era volato sopra una slitta trainata da renne fino al polo nord, aveva visto elfi e neve crearsi dal nulla. Un pupazzo di neve parlante non era poi così strano, a quel punto - e rispose: «Prego Mister Bianchetto».
Il pupazzo di neve si bloccò un istante poi fece un enorme sorriso: «Mi piace! È un nome fantastico». Jimin non fece in tempo a girarsi verso Yoongi con l'espressione vittoriosa perché l'altro aveva già sollevato gli occhi al cielo e incrociato le braccia al petto, infastidito.
Mister Bianchetto e Jimin chiacchierarono mentre l'umano terminava il lavoro: gli aggiunse le braccia con dei rami secchi e gli girò intorno al collo - inesistente - la propria sciarpa. Il pupazzo di neve chiedeva da dove venisse, come fosse il mondo e le domande si susseguivano senza freni. Jimin provava a rispondere a tutte, ma la sua pazienza non era poi così grande come voleva far credere e a domande troppo complesse rispondeva in modo vago o con un "è così e basta". Dopo una decina di minuti Yoongi si alzò finalmente dalla panchina con aria cupa, si avvicinò con passo pesante ai due e si fermò proprio a fianco a Jimin.
«Ciao! Sono Mister Bianchetto!» si presentò il pupazzo di neve «Tu come ti chiami? Sei un amico di papà?»
Yoongi non rispose, si piegò leggermente in avanti e - dopo aver fatto un piccolo ringhio - diede un morso al volto del pupazzo parlante, portandosi nella bocca neve e una fragola che, precedentemente, serviva ad occhio sinistro. Le urla disumane successive fecero venire i brividi ad entrambi: Mister Bianchetto era terrorizzato, gridava con la bocca spalancata, portandosi le estremità dei rami alla parte del volto mancante.
«Ma sei scemo!?» chiese Jimin preso dal nervosismo - infastidito comunque dalle urla sguainate e dal gesto in sé.
«Mi stavi ignorando.» rispose semplicemente l'altro.
Jimin si piegò e prese neve fresca da terra, sbuffando: «Perché mi stai sui coglioni». Parlavano a voce alta, più del solito, non tanto per rabbia, ma per sovrastare le grida a mezzo metro da loro.
«Non mi interessa, non ignorarmi» rispose in modo secco, con il volto infastidito e le braccia incrociate al petto che gli donavano un'aria bambinesca e tenera.
Jimin posò la neve fresca nel buco e il volto del pupazzo di neve ritornò integro - sebbene con un occhio in meno - «Tu non mi dai ordini». Il pupazzo di neve smise di urlare, ma i suoi mugugni spaventati continuarono a rimanere in sottofondo. Jimin prese una delle fragole dalla bocca, a fine della fila, e la infilò poco più sopra, per donargli nuovamente la vista periferica. «Preferisco stare con Mister Bianchetto che con te, fine della storia».
Il pupazzo di neve sorrise in maniera dolce, sembrò quasi commuoversi: «Oh papà! Non sai quanto ti voglio bene! Per favore, rimaniamo insieme per sempr-»
«Oh stai zitto!» ribatté infastidito Yoongi schioccando nuovamente le dita. Mister Bianchetto smise di parlare all'istante, tornando un classico pupazzo di neve. Jimin spalancò la bocca, poi la richiuse in silenzio e la sua espressione si fece triste. Gli occhi ghiaccio del ragazzo magico si posarono sul volto dell'altro, lo osservarono: gli occhi bassi, il volto pallido ma con le guance rossicce dal freddo, le labbra ricurve verso il basso.
Yoongi si spostò, si mise dietro Jimin e sollevò la mano; cominciò a far roteare il polso e un vento creato dal nulla cominciò a distruggere il pupazzo di neve in una danza: Mister Bianchetto divenne un turbine di neve, le fragole caddero a terra. Pochi istanti dopo gli occhi scuri del giovane umano si aprirono di stupore, le sue labbra tornarono a sorridere quasi senza volerlo. Davanti a lui cominciò a crearsi una piazza che sembrava viva, fatta di ghiaccio e di neve: una staccionata di acqua congelata venne creata in un cerchio ampio, al suo interno piccole casette create alla perfezione mostravano nelle vetrine trasparenti dolci, giocattoli, pane e decorazioni natalizie. La strada di neve che passava davanti alle vetrine sembrò fatta di mattoni, adornata ai bordi con piccoli pali scintillanti, alberelli di ghiaccio, lampioni ricurvi le cui lampadine riflettevano così bene la luce della luna e delle stelle da sembrare vere e accese. Al centro, immensa e bellissima, una fontana con così tanti particolari rendeva perfetto il paesaggio, sebbene sembrasse ferma nel tempo dato che l'acqua non scorreva ma rimaneva congelata.
Jimin guardò quella piazza scintillante e perfetta con occhi lucidi, sentendo il cuore battere e il corpo scaldarsi tanto era perfetta: «Sembra una città incantata.» lo disse così piano, ma con così tanta dolcezza, che pensò di aver solo pensato quelle parole.
Yoongi poggiò il mento sulla sua spalla, la tempia su quella dell'altro, osservando la sua opera con sguardo spento: «Jimin...» lo chiamò, sussurrando semplicemente il suo nome.
«Dimmi».
«Qualsiasi cosa tu voglia io posso dartela». Jimin trattenne il respiro, sentì l'altro deglutire, le sue mani cingergli i fianchi debolmente. «Posso fare tutto per te».
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