12


La luna rimase spenta, così come le stelle, ma arrivò il sole ad eliminare il buio che li aveva protetti da quella realtà. Non si erano più detti nulla, rimanendo in un silenzio di sospiri uno a fianco all'altro finché non si erano addormentati entrambi, stravolti più dalle proprie emozioni che dallo sforzo fisico. Jimin si era svegliato da quelle che sembravano ore, ma che non riusciva a concepire come tempo reale e tangibile. Si era svegliato ed era stato travolto dai ricordi della notte, da ciò che aveva provato, da quello che aveva sentito nella mente, sulla pelle, dentro l'anima. A pancia in su, con gli occhi scuri spalancati e lo sguardo fisso al soffitto, respirava profondamente e ripensava all'ultima frase che aveva ascoltato, quella alla quale non aveva risposto in nessun modo. Yoongi gli aveva chiesto di rimanere con lui per sempre e quelle parole continuavano a tornargli in mente vivide, come se gliele stesse pronunciando in quel preciso istante. Non aveva il coraggio di girarsi verso di lui, di guardare il suo volto, perché sapeva che per colpa della magia del Natale o della sua semplice sfortuna avrebbe sicuramente incontrato il suo sguardo e, allora, avrebbe dovuto riflettere velocemente e trovare una risposta; non una risposta alla sua richiesta, ma a tutto. Forse Yoongi si era semplicemente lasciato andare al momento, forse non lo pensava, ma Jimin non era sicuro di volerlo scoprire.

Non avendo il coraggio di girarsi verso di lui, semplicemente, si girò dalla parte opposta, dandogli le spalle, e si sollevò sull'avambraccio, provando a scivolare fuori dalle coperte lentamente, in silenzio, così da non svegliarlo. Si tolse delicatamente le coperte dal busto, facendo arrivare il lembo di tessuto ai fianchi.

«Dove credi di andare?»

Jimin si immobilizzò. La voce di Yoongi non era né graffiata dal sonno né impastata dalla notte passata, era limpida, sicura, sveglia. «Vado in bagno.» sussurrò insicuro. Rimase fermo in attesa di una risposta, ma quando ottenne solo un mugugnare incomprensibile si alzò dal letto, senza girarsi verso di lui, e si diresse in bagno, già in pigiama, indossato appena sveglio, dopo minuti di panico nel cercarlo in fondo al letto e trovandolo incastrato tra il materasso e il lenzuolo.

Entrò nella stanza e richiuse la porta dietro di lui, si avvicinò allo specchio, trattenne il respiro alla vista: capelli scompigliati, labbra ancora rosse e gonfie, leggere occhiaie sopra le guance. Si lavò le mani, si sciacquò il volto con acqua fredda, poi si diresse al water, sollevò la tavoletta e si abbassò i pantaloni quel poco che serviva, poggiando la mano libera al muro davanti a sé, per mantenersi ancora stanco.

Il getto che colpiva il fondo della ceramica era preciso, così come gli era stato insegnato dai genitori fin da piccolo, ma una voce dietro di lui rese il tutto difficile: «Mi faccio una doccia». Jimin ebbe un sussulto di spavento, perse il tiro per qualche istante e il getto andò a colpire il bordo del water, schizzando qualche goccia sul muro e a terra.

«Cazzo!» esclamò il ventenne riaggiustando la traiettoria immediatamente e girando il volto verso Yoongi con espressione infastidita, ricambiata con una di puro disgusto.

«Che schifo, fai attenzione».

Jimin boccheggiò rosso in volto: «M-mi hai spaventato.» obiettò per poi aggiungere subito «Ora pulisco».

Yoongi sospirò: «Lo faranno gli elfi, non perdere tempo».

«Non sono mica i tuoi servi».

«Veramente sì?» rispose Yoongi guardando l'altro come un idiota prima di portarsi le mani al bordo della maglia del pigiama e sollevarselo. Jimin vide il movimento con la coda dell'occhio, arrossì ancora di più a tutta quella intimità mai avuta prima e che non era tanto sicuro di volergli dare.

«O-ora esco, ti lascio fare la doccia».

Yoongi non sembrò voler aspettare e, mentre Jimin terminava la pisciata mattutina e se lo scrollava provando a coprirselo meglio che poteva alla sua vista, si spogliò del tutto: «Non serve che esci, finisci pure». Jimin non ribatté, l'altro entrò in doccia e il rumore dell'acqua scrociante e il vapore caldo cominciò a riempire la stanza. Il ventenne si lavò i denti in fretta e furia sperando di finire prima dell'altro, ma non ci riuscì e nel preciso istante in cui riappoggiò l'asciugamano e si girò verso la porta si trovò Yoongi completamente nudo, grondante d'acqua, uscire dalla doccia; abbassò lo sguardo e sentì il volto andare a fuoco. «Fatti una doccia.» sembrò ordinargli il ragazzo di ghiaccio. Jimin pensò ad una risposta, boccheggiò a vuoto, ma l'altro interruppe i suoi pensieri con una sola frase: «Poi ti porto da papà».

Lo sguardo scuro del ventenne si rialzò all'improvviso sul volto di quello che era stato il suo amante qualche ora prima, improvvisamente confuso e felice: «Davvero?»

Yoongi annuì, prese un asciugamano e se lo mise intorno ai fianchi per coprirsi: «Così poi potrò portarti a casa tua».

Jimin trattenne il fiato, preso in contropiede dalle sue parole, sentendosi improvvisamente agitato, sebbene fosse il piano originario e ciò che aveva sempre voluto: «Ah, m-ma...» balbettò insicuro su cosa rispondere. Si chiese se fosse ciò che pensava effettivamente, se la notte al buio fosse effettivamente stata solo una finzione, un momento di sfogo per abbandonare quella tensione tra loro, così da tornare ad odiarsi.

Yoongi rimase impassibile, i suoi occhi di ghiaccio osservarono le guance arrossate dietro le ciglia umide: «Che c'è?» chiese serio, aggiungendo però alla sua espressione ferma un ghigno divertito, fastidioso, di scherno «Non avrai pensato di accasarti qui come una zecca». Ridacchiò a voce bassa, dandogli le spalle e avvicinandosi allo specchio, scuotendosi i capelli bagnati e facendo piovere sul lavandino l'acqua in eccesso. «Hai già una casa, non abbiamo bisogno di altre noiose persone violente e con la fissazione del Natale. Abbiamo già un sacco di elfi».

Jimin strinse i pugni e arricciò il naso infastidito, sentendo nuovamente ribollire lo stomaco dal nervosismo: «Ah sì?» abbozzò un sorrisetto, guardando il suo volto riflesso nello specchio e incrociando il suo sguardo «Stanotte mi parevi di un'altra opinione». Yoongi rimase impassibile, ma il suo pomo d'Adamo salì e riscese in un deglutire silenzioso. «Come avevi detto?» fece finta di pensarci, picchiettandosi l'indice sulle labbra «Rimani con me per sempre?» lo ripeté - e sentì un brivido lungo la schiena al solo ripensarci, sebbene riuscì a mascherarlo - utilizzando un tono canzonatorio, eccessivamente dolce e smielato. I loro sguardi si unirono silenziosi, osservandosi con un misto tra disprezzo e confusione, pieni di domande, pieni di sentimenti nascosti e coperti. Jimin mantenne l'espressione dura, serrò le mascelle e completò l'opera, chiedendo: «Ora, se non ti dispiace, puoi uscire così che io possa farmi la doccia?» tirò su con il naso e si leccò le labbra in un gesto veloce «Non mi va di averti qui mentre mi spoglio».

Yoongi sollevò il sopracciglio stupito e infastidito, fece un profondo respiro e si girò lentamente, avvicinandosi all'amante notturno, con lo sguardo fisso in direzione della porta. Si fermò al suo fianco, senza guardarlo, ma piegando la testa dal suo lato per parlargli all'orecchio: «Non preoccuparti, non ho nessuna voglia di vederti nudo». Continuò i suoi passi e, una volta aperta la porta, disse: «Ho già avuto quello che volevo, come sempre».

La porta si chiuse, lasciando Jimin da solo nel bagno, completamente furibondo e rosso in volto. Si fece la doccia digrignando i denti, tendendo il collo e stringendo i pugni, si asciugò ripensando a quanto lo odiasse, a quanto gli desse fastidio ogni cosa che diceva, ogni volta che lo guardava con disprezzo. Si rese conto come, durante il tempo passato con lui, ogni sentimento si fosse ingigantito; se inizialmente lo trovava antipatico, ma in fondo si divertisse a battibeccare con lui, ora non riusciva a non sentire un dolore allo stomaco. Solo l'idea di poter incontrare Babbo Natale sembrava farlo calmare e dare un freno alla voglia di uscire di corsa per prenderlo a pugni. «Non pensare a lui.» si disse a voce bassa, mentre si guardava allo specchio nuovamente vestito con gli indumenti che aveva tolto la sera prima e che aveva lasciato in bagno «Rivedrai Babbo Natale, importa solo questo.» si sorrise, sentì il cuore riempirsi, gli occhi inumidirsi «Finalmente ci rivedremo».

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