11


Fu talmente improvviso che il cuore di Yoongi sembrò fare una capriola e finirgli in gola. Le labbra di Jimin erano morbide, ma spingevano così con forza sulle sue da fargli male e farsi male, intenzionate a non smettere. Non aprirono le labbra, le lasciarono chiuse, intente a spingere. Jimin aveva portato la mano ai capelli dell'altro, nel buio, e li stringevano con foga, con paura, con tanta voglia da sembrare arrabbiato. Aveva sollevato la testa staccandola dal cuscino, tenendo il collo teso. Yoongi aveva poggiato la mano sul suo fianco, possessivo, affondando le dita nella carne, sopra il pigiama morbido. Spingevano, respiravano scostanti dalle narici e nessuno dei due sembrava voler muoversi di un solo centimetro: Jimin sapeva che anche solo un piccolo movimento e non sarebbe più riuscito a fermarsi, Yoongi voleva solo prendersi i suoi tempi. Quel bacio era come una piccola palla di neve davanti ad una discesa, in bilico; un soffio e sarebbe rotolata giù, ingigantendosi sempre di più e prendendo velocità, diventando inarrestabile. Arrivata in fondo avrebbe distrutto ogni cosa.

Jimin provò a riflettere, provò davvero a pensare a cosa fare, a come tirarsi indietro, come bloccare il tutto e dargli di nuovo le spalle, ma l'unica cosa alla quale riusciva a immaginare era quanto sarebbe stato bello averlo sopra di lui, sentirlo stringere di più le mani sui suoi fianchi, sentire le sue labbra sottili anche sul proprio collo. Provò con tutto sé stesso a tirarsi indietro, ma non servì a nulla perché ogni proposito venne lasciato cadere e la palla di neve venne buttata giù dal dirupo appena Yoongi schiuse le labbra.

Le loro lingue si cercarono subito, come se non aspettassero altro da sempre e, forse, era davvero così. Le punte bagnate si trovarono immediatamente, si legarono, si accarezzarono in maniera lenta, straziante, assaggiandosi senza fretta. Jimin strinse ancora di più la ciocca di capelli che teneva nel pugno, lo tirò a sé e piegò la testa di lato. Appena le sue labbra si aprirono più che poterono tutto si fece più veloce.

Le loro lingue si girarono intorno, le bocche si chiudevano e aprivano in modo volgare, spinto, scoccando e bagnandosi delle loro salive; si morsero, si tirarono le labbra, si fecero male, si fecero tanto bene da non voler smettere mai più.

La mano di Yoongi smise di stringere, le dita gli accarezzarono il fianco, si spostarono sul suo ventre, scesero lente. Jimin riappoggiò la nuca sul morbido, già stremato da quel bacio che non terminava mai; Yoongi spinse le labbra sulle sue tanto da fargli affondare la testa nel cuscino, come se non riuscisse a smettere, se volesse sempre di più, mai contento. Le dita sottili arrivarono al bordo della maglia, sfiorarono il lembo di pelle scoperto tra i pantaloni e la parte sopra del pigiama, lo accarezzarono con quella che poteva sembrare dolcezza - e forse lo era - ma era il tocco più erotico che Jimin avesse mai ricevuto. L'indice del ragazzo di ghiaccio si impigliò come un ago al bordo della maglia, lo sollevò piano, scoprendo l'addome coperto alla sua vista dal buio e dalle coperte.

Yoongi poggiò il palmo sul suo ventre e Jimin incurvò la schiena sospirando alla temperatura della sua pelle: «Sei così freddo.» boccheggiò senza fiato.

La fronte del ragazzo magico si poggiò su quella dell'altro, staccò le labbra dalle sue per respirare in affanno: «E tu sei così caldo».

A quelle parole Jimin non resistette oltre, lasciando perdere ogni proposito di ritirata: portò entrambe le braccia intorno al suo collo e lo spinse verso di sé, aumentò la velocità del bacio poi staccò le labbra da quelle del ragazzo con gli occhi di ghiaccio per sfiorargli il volto, per mordergli il mento e scendere sul suo collo, leccando e succhiando la sua pelle famelico. Jimin, in quel momento, se ne infischiava del continuo comportamento da stronzo, dell'ineducazione, delle prese in giro; aveva solo voglia di vivere quella notte insieme a lui e, forse, se non fossero stati completamente al buio non sarebbe riuscito ad andare oltre, come se il non vedersi poteva rendere quel rapporto voluto da entrambi semplicemente un sogno, una fantasia mai accaduta. Il giorno dopo - se lo disse, sebbene non ci credesse davvero - avrebbe potuto far finta di niente e tornare ad odiarlo.

La lingua di Jimin assaggiava la sua pelle gelida e la mano di Yoongi saliva prepotentemente sul suo ventre, sentendo i lineamenti del suo corpo e dei suoi muscoli, raggiungendo i pettorali e sfiorandogli le clavicole con le dita. Entrambi tenevano gli occhi aperti, come all'erta, come se volessero scoprire un po' dell'altro nel buio completo, senza però vedere nulla davvero. Le labbra morbide del ventenne gli baciarono la mascella, i denti la morsero in più punti, salendo verso l'orecchio ed ogni contatto Yoongi ansimava, sospirava, sussurrava complimenti gentili sulla bravura dell'altro o su quanto il suo corpo lo facesse impazzire. E gli ricordava quanto fosse caldo e quanto gli piacesse la sua temperatura.

La differenza di temperatura tra i loro corpi era tanta da far tremare Jimin ad ogni tocco, da far male alle dita di Yoongi mentre gli sfiorava la pelle, eppure per entrambi sembrava la cosa più piacevole avessero mai provato. Le labbra di Jimin tornarono lentamente alla bocca dell'altro, se ne rimpossessarono in un nuovo bacio, forse ancora più violento e bisognoso, mentre le loro lingue si scambiavano calore diventando entrambe tiepide, rendendo quel bacio perfetto.

Yoongi si dannò di non averlo baciato prima, di aver aspettato tanto, si rese conto che ogni secondo senza poterlo baciare era stata una vita vuota e inutile, si chiese se non stesse aspettando anche troppo per passare alla mossa successiva: la sua mano si riabbassò sul suo petto, scivolando sulla pelle bollente, più veloce che nella salita, ma sempre troppo lento per Jimin che, ormai, non stava aspettando altro che potersi godere una notte di fuoco con l'altro. O di ghiaccio.

La mano del ragazzo magico scese fino all'ombelico, poi il polso ruotò lentamente, le dita vennero puntate verso il basso e riprese a scendere; Jimin tremava al suo tocco, ma non era chiaro a nessuno dei due se fosse per la temperatura o per la voglia. Quando la mano di Yoongi si infilò nei pantaloni del pigiama e scese sopra il tessuto dei boxer Jimin interruppe il bacio bagnato che stavano portando avanti da minuti strazianti, ansimandogli sulla bocca: «Ti prego», sussurrò soffiandogli sulle labbra, «toccami tutta la notte». Yoongi non rispose a parole, deglutì sonoramente, preso in contropiede dalla sua richiesta, sentendo il corpo bruciare anche internamente, frenando la voglia di buttarsi su di lui; adagiò la mano sulla sua erezione coperta e cominciò a sfregare il palmo, senza delicatezza, sentendone la grandezza, la forma, la durezza. Non si era potuto toccare, ma era sicuro di essere nella sua stessa situazione. Staccò la mano e la ritrasse all'improvviso, veloce, ottenendo in risposta dall'altro un mugugno infastidito, quasi bambinesco, e una richiesta piagnucolante di continuare a dargli piacere, di dargli di più. Yoongi non aveva intenzione di fermarsi troppo tempo, sollevò la mano al proprio collo, trovò il polso dell'altro, lo prese con gentilezza, lo staccò dall'abbraccio e lo invitò con estrema veemenza a ricambiare quelle gentilezze, portandosi la sua mano in mezzo alle gambe; fu chiaro immediatamente all'altro cosa volesse e, l'istante successivo, entrambe le mani dei ragazzi erano infilate nei pantaloni dell'altro, scoprendosi senza toccarsi a nudo.

Il tempo passava, entrambi volevano tutto e subito, ma Yoongi aveva una concezione diversa dei secondi e dei minuti, rimanendo semplicemente a godersi quell'istante fermo nel tempo; Jimin non riusciva ad aspettare e fu il primo a passare oltre: quasi con violenza sollevò le dita e le infilò nell'intimo dell'altro, andando a toccarlo direttamente, sentendo la sua erezione gelida tra le dita. Il freddo improvviso lo fece rabbrividire, gli fece tremare le labbra durante il bacio, gli diedero l'impressione di sentirsi invincibile. Sentì quasi che il gelo nelle ossa lo bloccasse nel tempo, lo rendesse un essere soprannaturale e gli sembrò che quell'atto tanto volgare e umano si elevasse a qualcosa di magico. Yoongi lo seguì qualche istante dopo, infilandosi nei boxer del ventenne con estrema calma, sentendone il calore così impetuoso da sembrargli fuoco. Lui, che mai aveva sudato in vita sua, sentì la schiena umida.

Rimasero a toccarsi con piacere incommensurabile, ad ansimarsi addosso, a mordersi le labbra a vicenda, a godere e a far godere l'altro. Mentre la mano di Jimin saliva e scendeva con velocità quella di Yoongi si prendeva il suo tempo, lo faceva penare, si staccava di tanto in tanto per scendere, per accarezzargli le gambe, il resto dell'intimo, gli accarezzava le natiche e l'apertura, ci giocava, lo faceva dannare fino a spalancare le gambe a contorcerle dalla voglia.

E ogni richiesta veniva ignorata. Ogni più veloce, ogni di più, veniva immagazzinata nella mente del ragazzo di ghiaccio, ma non gli dava ascolto. Solo una frase lo fece scattare: «Ti prego, Yoongi,» le dita di Jimin che non lo stavano toccando gli strinsero i capelli, «prendimi».

Yoongi abbassò la mano all'istante, raggiunse la sua apertura, la sfiorò appena con l'indice poi si infilò dentro di lui con due dita, andando in modo lento in fondo. Jimin interruppe il movimento della mano senza volerlo, strinse i suoi capelli e boccheggiò al piacere, al freddo gelido che anestetizzò ogni dolore e gli fecero provare solo goduria. Le dita entravano e uscivano, Jimin cominciò ad ansimare a voce alta, nel buio più totale, mandando in completa confusione Yoongi, tanto era bello sentire i suoi gemiti e la sua voce in quel momento.

Il ventenne tolse le mani dal corpo dell'altro, senza chiedere, le portò ai propri pantaloni, prese l'orlo di questi e dei boxer e li spinse verso il basso. Yoongi tolse le dita da dentro di lui, lo aiutò a spogliarsi tirando il tessuto, lasciandoli in fondo al letto, sotto le coperte; entrambi rifecero la stessa cosa con quelli del ragazzo di ghiaccio e l'attimo dopo le dita bollenti di Jimin lo presero per i fianchi e lo tirarono a sé, chiedendo silenziosamente di sovrastarlo, di averlo sopra di lui e dentro di lui: Yoongi non si tirò indietro.

Il corpo del ragazzo di ghiaccio si mise tra le gambe del ventenne, le sue mani fredde gli sfiorarono delicatamente le gambe, la sua bocca gelata si rimpossessò di quella calda e morbida del suo amante notturno, sussurrandogli un segreto: «Non sono mai stato così bene». Jimin si sentì tremare a quelle parole, si sentì arrossire, si sentì nello stesso modo, ma lo tenne per sé; lo ribaciò con una nuova passione, meno volgare, più intensa, più bisognosa di sentirglielo dire ancora e ancora.

Yoongi gli prese i fianchi, glieli accarezzò, fece strusciare le due erezioni tra loro, gelo e lava sembrarono scontrarsi creando un vapore immaginario che li rendeva assuefatti dal momento. Poi il ragazzo di ghiaccio entrò dentro di lui e tutto si fece oltre ogni loro immaginazione: a Jimin sembrò di non aver mai fatto l'amore con nessuno prima, come se quella fosse la sua prima volta, quella vera. Gli sembrò di non provare dolore, solo piacere, immenso, sconfinato e infinito piacere. Cercò le sue labbra, le fecero collidere e combaciare come se fossero fatte per baciarsi; si strinsero, si ansimarono addosso, si graffiarono, si accarezzarono, si odiarono e amarono in quei pochi attimi.

Yoongi si spingeva dentro di lui, si muoveva sopra il suo corpo, sentiva il sudore crearsi sulla fronte, sentiva caldo, stava così bene da non voler più smettere, da non voler mai terminare quella notte, rimanendo nel buio per sempre. Sentiva le sue dita sotto il pigiama graffiargli la schiena, tirarlo a sé, sentiva la sua voce sussurrare quanto fosse bello, quando gli piacesse; assaporava ogni suo ansimo tra le labbra come fosse materiale, come se volesse respirarli tutti e trattenerli nei polmoni. I loro gemiti riempirono la stanza scura, i lamenti si unirono in un'unica voce, sempre più alta, più vicina al momento onirico che stavano raggiungendo.

Jimin strinse le gambe intorno ai sui fianchi, poggiò la bocca alla guancia dell'altro per gemere e respirare più facilmente: «Non smettere ora, continua ti prego». Yoongi non aveva nessuna voglia di smettere.

E quando per entrambi arrivò il culmine del piacere, quando si strinsero forte nello stesso istante e gridarono silenziosi nella notte uno il nome dell'altro, il ragazzo di ghiaccio sentì il proprio cuore congelato, finalmente, sciogliersi.

Rimasero immobili, chiusi in quell'abbraccio stretto, con le labbra a contatto in un ultimo bacio a stampo tanto dolce da sembrare fuori tempo, respirandosi pesantemente addosso. Yoongi prese fiato, deglutì nel silenzio, poi gli sussurrò con voce tremante: «Rimani con me per sempre».

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