ISTERECTOMIA (2)

– La cosa assurda è che quando vedi sui libri le immagini, in questo caso dell'utero, ti sembra un apparato enorme. Devo ammettere che sono rimasto un po' deluso quando ho visto quel filetto così sottile. Le tube di falloppio così esili. Un filettino di carne, questo è l'utero. Il termine tecnico dovrebbe essere isterectomia anche se non penso sia giusto definirla in questo modo nell'ambito della medicina legale. Il tecnico alla fine ha detto che la donna non era incinta. Nessun rigonfiamento sul filettino di carne.

Lo scooter imbocca via Tasso per poi fermarsi accostando sul ciglio del marciapiede. Chiara scende col mazzo di chiavi in mano, sale lungo le scale di una palazzina storica, al terzo piano risiede lei coi genitori che sono ancora a lavoro. L'appartamento è ampio, ben arredato. Il sole entra prepotente dalle finestre del salotto per adagiarsi al centro della stanza. I cuscini del divano non sono stati sprimacciati. In cucina i piatti della sera prima sono rimasti nel lavello, nessuno li ha messi nella lavastoviglie. Chiara grida un nome.

– Viktoria, Viktoria!

Nessuna risposta, si sente solo il rumore della porta blindata all'ingresso chiudersi. È Giuliano, ha posato in fretta il motorino, ha trovato sull'uscio dell'appartamento al terzo piano la porta aperta. Vede Chiara in salotto con la mano poggiata su una mensola della libreria.

– Chi è questa Vittoria?
– VIKtoria... No Vittoria. È la nostra colf. Prima assisteva i miei nonni, poi l'abbiamo riadattata.

Chiara striscia l'indice sul ripiano di legno e poi se lo porta al viso. La punta del dito è grigia e lei è allergica alla polvere. Il pensiero le fa aprire la bocca in quel che sembra l'esordio di uno starnuto ma è colta di sorpresa dalle mani di Giuliano. Le cinge la vita baciandola sul collo. Lo starnuto così come la polvere e il disordine generale della casa, spariscono in un attimo per lasciare spazio a cose superiori quali l'amore.

Un paio d'ore più tardi Chiara se ne sta a fissare il vuoto dello schermo sul cellulare o fuori dalla finestra che è un po' la stessa cosa del vuoto se ci riflettete. Tutte quelle persone per strada che si danno un gran da fare per tirare avanti e Chiara se ne sta seduta alla scrivania sforzandosi di non pensare, o meglio, di pensare a tutto tranne che agli argomenti dell'esame che incombe. Lo stesso fa Giuliano andando avanti e indietro per il corridoio col libro di istologia in mano, prova a dimenticare che appena dieci passi più avanti c'è la stanza della sua ragazza e sa che, se dovesse metterci di nuovo piede, si troverebbero di nuovo avvinghiati l'uno all'altra.

Il ragazzo prosegue il suo deambulo sul parquet del corridoio, avanti e indietro come un leone in gabbia fino a quando non si accorge che sulla parete sinistra, precedente la cucina, sono appese delle foto di famiglia incorniciate:
La madre di Chiara in abito da sposa, mostra un sorriso a trentadue denti, più in alto sulla destra c'è invece una foto della famiglia al completo, sono ritratti sotto un gazebo in aperta campagna. Sembra una Domenica in agriturismo.

Il silenzio nell'appartamento è interrotto bruscamente da uno squillo sul telefono di Chiara.

– Ciao tesoro dove sei? A casa? Come è andata l'autopsia? Sei stanca?

I nonni in primo piano, davanti a tutti. Giuliano non li ha mai conosciuti. È entrato troppo tardi nella vita della ragazza. Nonno Egidio era finito 6 mesi prima del loro primo bacio.

– Senti tesoro, purtroppo oggi faccio ancora più tardi del solito. Ho ancora delle faccende da sbrigare. Papà è tornato? No? Allora chiamalo così vi accordate per la cena.

La disposizione dei presenti quel giorno ricorda gli scatti che si fanno alla rosa dei titolari in una squadra di calcio prima della partita. Dietro la prima schiera di parenti, Giuliano riconosce le facce di alcuni zii di Chiara. Anche loro mai visti di persona ma solo in altre foto taggate sui social.

– Perché faccio tardi? Ho appena ricevuto un messaggio...Sono stata chiamata a rispondere per...

E poi una marea di nasi arrossati dalle varie dimensioni, a cominciare dall'inconfondibile naso storto e grosso del padre di Chiara per finire con quello largo, schiacciato e scuro di...

Giuliano si porta ancora più vicino alla foto di famiglia, strabuzza gli occhi e con un filo di voce come se stesse parlando nel sonno dice:

– Ma questa donna è...

– ... Finita. È orribile, mi stavano spiegando i dettagli e...

Chiara si porta una mano alla gola e riaggancia la chiamata. Sente come se avvertisse un nodo improvviso e poi libera il collo muovendo la stessa mano sotto i bottoni del jeans. Si tocca il pube e affonda le dita nella sua carne. Tasta e tasta ancora cercando il tratto preciso in cui comincia e finisce l'utero. Come le aveva detto Giuliano? Isterectomia?

Sulla scrivania della ragazza resta aperto l'atlante illustrato dei vetrini istologici. A pagina centoventidue sono cadute delle lacrime.

– Ripetiamo ora...– Urla Chiara al compagno, – l'esame è Venerdì.

– Non c'è tempo, non c'è tempo...

L'obitorio giudiziario è situato nell'edificio venti del policlinico.
È un pullulare di studenti che vanno avanti e indietro per i corridoi ripetendo interi programmi di studio. Le dispense del corso chiuse e strette al petto e poi di nuovo riaperte e consultate.
Appena due piani sotto questo fluire della vita fatto di speranze e ambizioni è situato l'obitorio.

Nella sala d'attesa un gruppetto di matricole sgranocchia panini al prosciutto portati da casa e fatti in modo sbrigativo e con poco amore. Alcune fette straboccano dalla crosta del pane.
È l'ultimo turno pomeridiano e Laura ha mangiato due pacchetti di crackers e bevuto un succo alla pera nel tetrapak comprato alle macchinette.

– Quando arriva il medico legale?
Chiede al guardiano.

– Ragazzi non vi so dire. A volte si presenta alle quindici, altre volte più tardi.
Risponde dando un rapido sguardo al telefono.

– Però tenete presente che se si dovesse presentare qualche familiare del defunto, voi oggi non assisterete a nessuna autopsia. È a discrezione dei cari... Spesso non fa piacere...

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