ANNUSANDO ROSE SINTETICHE
Le occhiaie della mamma differivano da quelle della nonna perché nascoste da un sottile filo di trucco. Il viso smunto delle donne era come un pallottoliere che tiene conto delle nottati insonni passate a rimuginare sugli eventi che nell'arco della loro vita si erano concretizzati. Nella sala da pranzo seduta a tavola insieme a loro c'era anche la più piccola, Giulia.
Gli argomenti erano stati già toccati tutti: l'università, gli amici, gli interessi. Se avesse potuto si sarebbe alzata senza sparecchiare ma ecco che la nonna riprese a parlarle:
- Hai il viso stanco. Hai fatto molto tardi ieri notte?
- Non lo so, non ho guardato l'orario quando sono rincasata.
- Si Ma' te lo dico io che l'ho sentita entrare, m'ha svegliato. E' tornata intorno alle quattro - si intromise la madre.
- Che hai fatto tutto quel tempo fuori? Dove sei stata?
- Niente di che, il solito giro con Marta e Cristina. Abbiamo preso una birra in centro e poi ci siamo spostate verso il lungomare.
Giulia accavallò le gambe sotto al tavolo nella speranza che si alleviasse il prurito intimo che aveva fatto capolino in quel momento.
Era stata una pessima idea farmelo, Antonio. Aveva il pube rasato male e le palle sudate ancor prima dei preliminari. E poi avevano un odore strano. Non l'avreste mai preso per un tipo sporco, vestiva bene e quando camminava lasciava dietro di sé un profumo simile al one billion di Rabanne. Lo avevo conosciuto a una di quelle innumerevoli serate spritz in riva al mare organizzate dalla nostra associazione studentesca. Mi contattò un pomeriggio, voleva un appuntamento. Il numero glielo aveva dato un altro ragazzo dell'associazione, uno con cui avevo scopato due o tre volte.
Svegliandosi verso l'una e mezza Giulia in bagno ci era andata solo per fare pipì poi era scesa con la madre a far compere. Era già tardi quando mamma e figlia si trovavano per strada. Avevano fatto giusto in tempo a prendere uno sfilatino di pane bianco dal fornaio dove il nonno faceva tappa la Domenica prima di pranzo.
Mancavano però i fiori da portare alla nonna che ogni fine settimana con gioia annusava la composizione e poi con cura riponeva in un vaso mezzo pieno d'acqua. Il nonno non si era mai dimenticato del mazzo di fiori per la moglie, la prassi dei suoi fine settimana era comprare il giornale, il pane e poi andare dal fioraio che a quell'ora era chiuso. Per strada non volava una mosca, erano rimaste in giro da sole, tutta la città era presa dal silenzio prandiale. Giulia voleva un gelato per dessert così convinse la mamma a fare una breve tappa anche per il supermercato.
Il cassiere del supermercato dove ero solita andare a fare la spesa mi guardava sempre con insistenza. Ogni volta alle casse beccavo sempre lui sorridente. Una strana coincidenza che mi capitasse ogni volta davanti. Anche quando la cassa accanto del collega era libera e la sua ancora occupata da un cliente impegnato a imbustare la spesa, lui urlava "prego, prego, iniziate a poggiare qui".
E poi capita per impegni vari che non lo fai da una settimana o poco più e un giorno, trovandomelo ancora davanti, ammiccai il cassiere.
Finsi di stare male lasciando la mia spesa a terra accanto alla cassa. Una signora in fila dietro di me ebbe la gentilezza di condurmi al bagno dei dipendenti. La ringraziai rassicurandole di sentirmi già meglio e rimasi sola. Di li a poco sarebbe entrato l'operatore della cassa numero quattro coi pantaloni calati a metà.
Ritornai in quel supermercato a fare la spesa ma del cassiere che mi sorrideva sempre non c'era più traccia.
- Nonna ci aspetta, datti una mossa -le due donne avevano fretta di arrivare dalla nonna.
Presentarsi tardi, si sa, è cattiva educazione. Così le era stato insegnato a sua volta quando era ragazza. Nell'atto di pagare, poco lontano dalla cassa Giulia scorse un mazzetto di rose e si precipitò a prenderlo e posarlo poi sul nastro.
- Sono rose quelle? Ah menomale, allora abbiamo dei fiori. Che fortuna, brava Giuli - I petali erano lucidissimi e rosso vivo su ciascun bocciolo.
- I fiori in vendita al supermercato non li ho mai visti. E' la prima volta, che strano. E poi guardali bene, sembrano appena colti. Giuli da quando vendono fiori nei supermercati?
- Da sempre Ma'.
La nonna era stata molto felice di quelle rose. Le aveva disposte al centro della tavola su cui avevano pranzato. Ora non rimaneva che sparecchiare. Ci pensò stesso Giulia con l'idea che, una volta finito, si sarebbe defilata in un'altra camera a pensare agli affari suoi. Ma ecco che la mamma la richiamò non appena assolta l'ultima mansione, rovesciare le briciole di pane e le bucce d'arancia nella spazzatura.
- Giuli anche noi vogliamo un gelato, per piacere prendi la scatola in freezer.
- No - disse secca la nonna, - Per me niente. Non mi va questa roba piena di zuccheri...Anzi fai una cosa: prendimi un'altra arancia. La fruttiera l'ho spostata vicino al piano cottura, sotto la mensola dei piatti.
Così Giulia andò in cucina. Prese i gelati e poi trovata la fruttiera si soffermò un attimo a guardarla. All'interno erano rimaste due arance e una banana. La cosa curiosa è che la banana risultava in mezzo agli altri due frutti. La ragazza rise pensando a un bel paio di genitali enormi.
Jurij il siberiano, un mio ex compagno di classe che ho avuto modo di frequentare anche dopo il liceo, si era fatto un ragazzo spagnolo e il giorno dopo si era fatto anche me.
Rimasi stupita dalle dimensioni del suo membro ben al di sopra della media europea. Non esitai a dirglielo, dopotutto ricevere un complimento fa sempre piacere. Disse che mi sbagliavo, il suo non era nulla a confronto di quello dello spagnolo. Lo pregai di passarmi il contatto del ragazzo in questione. Sembrò infastidito dalla mia richiesta. Poche settimane dopo non avrebbe più risposto ai miei messaggi.
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