Verso il futuro
Il maxi orale - ossia la nuova struttura in cui sarebbe consistito l'esame di maturità - sarebbe cominciato a partire dal 17 giugno, solo che nessuno degli studenti e dei professori del Da Vinci né del Buonarroti avevano il diploma come loro pensiero prioritario, a partire dalle rispettive presidi; quella sera del 16 giugno Laura sentiva che tutti i pesi del mondo sembrassero gravare su di lei: Gabriella le aveva riferito che Emma voleva approfittare della gravidanza di Lucrezia per ottenere quel figlio mai avuto, Asia Lentini l'aveva pregata di sorvegliare Diego Fabiani nel caso fosse stato coinvolto di nuovo dai suoi amici in qualche giro d'affari illecito e, dulcis in fundo, essendo la preside del Da Vinci avrebbe dovuto scrivere le referenze per il trasferimento a Torino di Giovanni. Lei, che lo aveva amato più di sé stessa: ricordava ancora quando, un anno prima, gli aveva impedito di tornare nella sua città natale dopo che lui le aveva posto letteralmente un aut aut; ricordava ancora l'estate passata insieme a Milano Marittima, lontano da tutto e da tutti.
L'insonnia l'aveva portata fino al balcone della cucina, da dove si vedeva tutto il quartiere: il bar dei Righi, il ristorante dei Castroni, gli appartamenti dei Rigoni e dei Bilello.
E poi la casa di fronte, appartenente a Gabriele, l'uomo che aveva sposato, ma mai realmente amato quanto Giovanni.
A un certo punto sentì un rumore: era Beatrice, e si era agghindata per andare chissà dove.
<< Ma dove stai andando alle undici e mezza di sera? >> le domandò subito.
<< Ho un appuntamento qui vicino... Anzi, qui di fronte! >> esclamò sottovoce la maggiore.
<< Gabriele? >> chiese la minore.
<< Esatto. Non ti dispiace, vero? >> si volle assicurare l'una.
<< No, non ti preoccupare. È che stavo pensando a tutte le responsabilità che ho in questi giorni e che mi levano il sonno... >> commentò l'altra.
<< Anche Giovanni rientra tra queste responsabilità? >> replicò la prima.
<< Soprattutto, ma non solo. Troppa gente si affida a me, e io non vorrei deludere nessuno. Ma sono una sola, e sento che non ce la faccio... >> sospirò la seconda.
La rappresentante di cosmetici prese la mano di sua sorella e le sorrise.
<< Ma tu non devi prenderti tutto il peso del mondo sulle spalle. A volte devi lasciare che sia, come dicono i Beatles. Difatti io non so come finirà con Gabriele. Mi godo il presente. E dovresti cercare di farlo anche tu, per quanto possibile. E adesso vado, buonanotte! >> si congedò, uscendo di casa.
Laura meditò sulle parole della sorella: forse aveva ragione, forse senza scervellarsi troppo sarebbero arrivate le soluzioni per tutti.
***
La mattina successiva, verso l'ora di pranzo, Sofia e Alberto aspettavano Franco e Loredana al bar del Policlinico Umberto I: non avevano anticipato niente, se non il fatto che quella fosse una missione importante.
<< Dobbiamo far riappacificare mio padre con sua moglie Marina >> riassunse Sofia.
<< Ma lei lo odia... >> obiettò Franco.
<< E anche per la storia che è tuo padre, mi dispiace ammetterlo >> lo appoggiò Loredana.
<< Lo so, ragazzi, è una cosa assurda. Ma se fino a prima stavano insieme, ci sarà stato un perché, no? >> li esortò la Tindari.
<< Ma in mezzo ci sono state la pandemia e la scoperta della tua esistenza, Sofi >> le ricordò Alberto.
<< Nessun amore, se è vero, si arrende davanti agli ostacoli. Pensi che tua madre lascerà andare via Giovanni così? O che tuo fratello e Loredana abbiano lottato per farsi accettare così, per sfizio? E poi pensa pure a me, che ho dovuto farti capire che ti amavo coi segnali di fumo... >> argomentò la ragazza.
<< Che c'entra... Qui c'è di mezzo un'altra famiglia! Nessuno all'inizio la accetta... >> obiettò il giovane.
<< Poi però per il bene di qualcun altro si accetta tutto, se lo rende felice >> la appoggiò il fisioterapista.
<< Omnia vincit amor. Io non ho studiato il latino, ma so cosa significa questa frase. L'amore vince su tutto: penso che se ci impegniamo davvero nella riuscita di questo piano, Marina riuscirà a perdonare Edoardo! >> esclamò l'estetista, con stupore e ammirazione da parte dei suoi interlocutori per quella perla di saggezza così immediata ed efficace.
<< Brava, Lory. È così che chiameremo la nostra missione: Omnia vincit amor! >> decretò Sofia, entusiasta.
***
Christian si precipitò non appena Viviana lo avvertì su WhatsApp di dovergli dire una cosa importante.
<< Allora, che novità devi comunicarmi? >> domandò subito, dandole un bacio veloce sulle labbra.
<< È successa una cosa in questi giorni. Una cosa che non mi aspettavo >> esordì la ragazza.
<< Ma che sei incinta? >> chiese allarmato il giovane.
<< No, che stai scherzando? Riguarda la danza... >> mise le mani avanti lei.
<< Hai vinto qualche borsa di studio? >> la incalzò lui.
<< Sì. E non me lo aspettavo, visto che c'è stata di mezzo la pandemia... >> continuò l'una.
<< Beh, è bellissimo, no? E dove l'hai vinta? A Milano, a Londra? >> volle sapere l'altro, sinceramente contento per la sua fidanzata.
<< A New York >> replicò la Belli. Tali parole furono per Donati come una doccia fredda.
<< Come a New York? E per quanto tempo? >> cercò di riprendersi.
<< Tre anni >> ribatté la prima.
Il secondo rimase in silenzio e questo la preoccupò seriamente.
<< Amore, perché non parli? >> fece a quel punto.
<< Da quanto lo sapevi? >> domandò allora Christian.
<< L'ho saputo prima dei quadri d'ammissione >> dovette ammettere Viviana.
<< E tu adesso me lo dici? >> si alterò il pianista.
<< Io non sapevo nemmeno che mi avessero presa, non ci pensavo più. È stata mia madre a dirmelo così, all'improvviso... >> tentò di giustificarsi la ballerina.
<< Eh certo... Tua madre non vedeva l'ora di manipolarti di nuovo... L'ha sempre fatto e tu non te ne sei mai resa conto. O forse sì, e ti è sempre andata bene... >> capì finalmente lui.
<< Non è giusto quello che stai dicendo... >> mormorò lei, distrutta dentro da quelle parole.
<< Però è vero. E tu lo sai >> commentò velenoso il ragazzo.
<< Mia madre non è potuta diventare una ballerina e io sono la sua unica figlia. Vuole solo il meglio per me... >> lo supplicò la Belli.
<< Ti sbagli, Viviana. Vuole solo il meglio per sé stessa, attraverso te. Ma tu sei troppo manipolata per ammetterlo. Allora sai che ti dico? Vattene a New York, ma non chiedermi di stare qui ad assistere a questa pietosa commedia di te che ti annulli dietro a tua madre! >> concluse Donati, girandosi per andarsene via.
<< Christian! Christian, ti scongiuro! >> cercò di richiamarlo l'una.
Ma l'altro non si voltò.
***
Laura trovò il coraggio di affrontare Emma e il suo folle intento di prendersi il figlio di Lucrezia e Nicola: fu a scuola, durante i primi maxi-orali delle varie terze liceo.
<< Mi dici cos'è questa storia? >> le domandò, prendendola per un braccio davanti alle macchinette.
<< Quale storia? >> fece la Di Nardo.
<< Non fare finta di niente, so benissimo che vuoi prenderti il figlio della Spataro >> rispose la Castelli.
<< Quella stronza infame, le sto per fare un favore e invece... Te l'ha detto lei? >> inveì l'una.
<< Non lei ma qualcuno che le vuole molto bene, come io ne voglio a te tanto da pensare che tutto questo sia una follia! >> esclamò l'altra.
<< Ma tu che cazzo ne sai, Laura? I figli li hai avuti, non hai la più pallida idea di cosa significhi una maternità che vuoi ardentemente e che ti viene costantemente negata! >> le rinfacciò la castana.
<< No, non so cosa significa, questo è vero. Ma ti ho vista struggerti per due anni. Ti ha visto anche Vito e sono sicura che anche lui voglia fare il padre, ma non può sopportare che tu ti faccia così del male, Emma! >> replicò accorata la bionda.
<< Vito è un uomo, per lui è diverso. Non puoi fare i paragoni. Lucrezia Spataro non può fare la madre... Non ha nemmeno diciannove anni, il suo fidanzato se n'è fregato e la sua famiglia le farebbe la guerra, Vito e io siamo gli unici a poter fare da genitori a quel bambino! >> ribatté la docente di Letteratura Inglese.
<< Ma non è giusto privare due genitori, seppure giovani, di provarci! Magari non adesso, ma un giorno potrebbero rimpiangere di aver rinunciato al loro figlio... Ti prego, cerca di ragionare... >> la supplicò la preside, prendendole le mani.
<< Quei due sono giovanissimi, possono avere altri figli... Io invece non ho più tempo! >> sottolineò la prima, con le lacrime agli occhi.
<< Invece io sono convinta di sì... Ma tu non insistere con un figlio non tuo... >> insistette la seconda, anch'essa commossa.
I lineamenti del volto di Emma si distesero. Sembrava rasserenata dalle parole dell'amica.
<< Solo perché conosco la sofferenza di una maternità che non arriva. E perché è una mia alunna >> promise la donna, abbracciando la sua interlocutrice.
Quest'ultima tirò un sospiro di sollievo: almeno una questione era risolta.
***
Poco dopo Laura dovette tornare nel suo studio per sbrigare l'unica faccenda di cui non si sarebbe voluta occupare affatto: la lettera di referenze per le dimissioni di Giovanni.
Le moriva il cuore, a pensare di aver perso l'uomo che le aveva fatto riscoprire l'amore, quello che tra lei e il suo ex marito non c'era più da tanto, troppo tempo; il tutto, per essere caduta in una trappola del passato.
Stava per entrare, quando qualcuno la chiamò. Era proprio Mastropietro.
<< Laura! >> fece il docente di Matematica e Fisica.
<< Giovanni, ciao... Perché mi cercavi? >> sospirò la preside, cercando di risultare professionale.
<< Ho incontrato Vito, poco fa. Tornava con una nuova lettera di potenziale adozione, e non ce l'ha fatta ad aspettare a leggerla... >> replicò l'uomo.
<< E allora? >> lo incalzò la donna.
<< Lui ed Emma sono stati scelti ufficialmente come genitori adottivi di una bambina afghana di nome Farzana... >> spiegò lui, e non fece in tempo a finire la frase che lei lo abbracciò di slancio.
<< Ma è bellissimo! >> esultò, staccandosi dal suo ex compagno subito dopo, imbarazzata.
<< È che Emma stava per fare una follia, pur di avere un figlio. Ma adesso che Vito le comunicherà questa notizia sono convinta che tutto tornerà a posto... >> continuò poi, con più calma.
<< Quasi tutto... >> puntualizzò l'uno.
<< Già, quasi tutto. Vado a pensare alla tua lettera... >> si congedò l'altra, voltandogli le spalle.
Avrebbe voluto trovarsi da tutt'altra parte: magari a Milano Marittima, nove mesi prima.
***
La notizia dell'adozione della piccola orfana Farzana da parte di Emma e Vito diede un minimo di positività alle intricate vicende sentimentali, duramente bastonate dalla pandemia e dal destino, di tutti coloro che gravitavano intorno al Da Vinci e al Buonarroti; il maxi orale per le classi tra cui la III C si sarebbe svolto dal 25 giugno, ai ragazzi della V F sarebbe toccato intorno al 27.
Quella sera del 24 giugno, Laura stava raggiungendo Asia Lentini dalle parti della ragazza, perché la aiutasse nel dissuadere Diego Fabiani dal compiere un furto insieme ai suoi compagni della strada; per alleggerire la tensione, ascoltò la stazione Radio Italia, che in quel momento trasmetteva la canzone "Notte prima degli esami" di Antonello Venditti:
Io mi ricordo
Quattro ragazzi con la chitarra
E un pianoforte sulla spalla
Come i pini di Roma
La vita non li spezza
Ma questa notte è ancora nostra
Ma come fanno le segretarie con gli occhiali
A farsi sposare dagli avvocati
Le bombe delle sei non fanno male
È solo il giorno che muore
È solo il giorno che muore
Non c'era singolo più adatto da ascoltare, in quel momento: la notte prima degli esami di maturità non era come tutte le altre notti; era una notte in cui poteva davvero accadere di tutto, anche se vi era una pandemia da Coronavirus in corso.
Appena vide Asia che la aspettava, parcheggiò.
<< Prof, finalmente è arrivata! >> esclamò la ragazza. La radio ancora non era stata spenta, e la canzone era andata avanti:
Gli esami sono vicini
Ma tu sei troppo lontana dalla mia stanza
Tuo padre sembra Dante
Tuo fratello Ariosto
Stasera solito posto
La luna sembra strana
Sarà che non ti vedo
Da una settimana
<< Eccomi qui. Hai notato un movimento strano? >> le chiese subito la docente di Letteratura Italiana.
Percepiva lei stessa e la Lentini come le versioni femminili del professor Martinelli e di Luca Molinari, protagonisti di "Notte prima degli esami".
<< Ancora no, ma penso che tra poco Diego uscirà di casa >> rispose la ragazza.
<< Dai, vieni in macchina. Non dobbiamo destare sospetti... >> la esortò la donna.
Asia ubbidì, mentre le note del primo ritornello risuonavano nell'auto:
Maturità, t'avessi preso prima
Le mie mani sul tuo seno
È fitto il tuo mistero
E il tuo peccato originale
Come i tuoi calzoni americani
Non fermare, ti prego, le mie mani
Sulle tue cosce tese
Chiuse come le chiese
Quando ti vuoi confessare
Non appena il ragazzo uscì di casa, la Lentini e la Castelli uscirono di corsa dall'auto di quest'ultima.
<< Non farlo! >> disse subito la giovane, correndo incontro al suo fidanzato.
<< Asia, prof Castelli... Ma che ci fate qui? >> fece subito questi.
<< Asia ha intuito cosa vuoi fare e me l'ha detto. È uno spreco, Diego. Tu sei intelligente e non è giusto che ti rovini così... >> argomentò la prof.
<< E che dovrei fare, secondo lei? Quelli come me, come mia sorella Erika, non hanno scelta... >> sospirò il ragazzo, sconsolato.
<< C'è sempre una scelta, amore mio. Vi aiuteremo, vedrai. Te ed Erika. Ma tu fidati di noi... >> lo supplicò la Lentini, prendendogli le mani.
Diego rimase impassibile per alcuni minuti, poi fece un cenno affermativo della testa.
<< Allora andiamo a fare la cosa giusta >> dichiarò.
Asia lo abbracciò, poi salirono tutti nell'auto della Castelli, dirigendosi verso la Stazione di Polizia.
***
Da tutt'altra parte, Nicola si faceva accompagnare da Riccardo, Gabriella, Erika e Mario per chiedere perdono a Lucrezia, che, nonostante non dovesse più consegnare il loro bambino alla Di Nardo, non voleva vederlo più.
Sembravano Luca, Massi, Riccardo e Alice di "Notte prima degli esami" quando andavano sotto casa di Simona per aiutare il suo fidanzato a chiederle perdono:
Notte prima degli esami
Notte di polizia
Forse qualcuno te lo sei portato via
Notte di mamma e di papà
Col biberon in mano
Notte di nonne alla finestra
Ma questa notte è ancora nostra
Se l'amore è amore
Se l'amore è amore
<< Secondo voi mi perdonerà? >> domandò il giovane Righi, mentre correvano sui rispettivi motorini.
<< Deve farlo. Insomma, tu la ami come un pazzo... >> gli ricordò la Santi.
<< Difatti... È talmente innamorato di Lucrezia che l'ha tradita. Con me! >> lo sbugiardò la Fabiani, gelosa come non mai.
Tutti i motorini si fermarono di colpo.
<< Erika, ti prego... >> la supplicò Nicola, togliendosi il casco.
<< Però, meno male che eri innamorato! E io che mi sentivo in colpa per essere stato il terzo incomodo tra te e Lucrezia, quando invece speravo da quattro anni che scegliesse me... >> se ne uscì Riccardo, ma il tempo tra l'ultima parola e il pugno che gli tirò fu breve.
Notte di giovani attori
Di pizze fredde e di calzoni
Notte di sogni, di coppe e di campioni
<< Ma che sei scemo? >> sbottò Ottieri, rispondendo con un altro pugno.
<< Fai tanto l'amico, e poi mediti di rubarmi la ragazza da quattro anni! >> continuò a scaldarsi Righi.
<< Ragazzi, per favore... >> li pregò la Santi, mentre Anselmi si buttava in mezzo per dividerli.
<< Andiamo, ormai quello che è fatto è fatto, siamo sotto casa di Lucrezia! >> ricordò loro quest'ultimo.
<< Ma cos'è questo casino? >> esordì la diretta interessata, aprendo la finestra della sua stanza al primo piano dell'elegante abitazione dove risiedeva la sua famiglia.
<< Lucri, amore mio, perdonami. Ti prego. Sono stato un cretino, un deficiente, una testa di cazzo. Questo bambino adesso lo voglio, voglio passare la mia vita con lui e con te. Con voi... >> si inginocchiò il giovane, imitato dagli altri.
Concetta li osservò come se fosse una scena già vista.
<< Dai, smettila di riprodurre "Notte prima degli esami". Rialzatevi tutti... >> disse poi, chiudendo le imposte.
Nicola sospirò, deluso.
<< Abbiamo fatto solo una grande figura di merda. Andiamo, dai... >> li esortò.
All'improvviso sentirono un rumore di chiavi e il portone che si apriva.
<< Sei un cretino, Nicola Righi. Ma ti amo, ti amo immensamente... >> sentenziò la Spataro, correndo incontro al suo Nicola e baciandolo con passione.
Gli altri applaudirono commossi, poi Mario si congedò: aveva ancora una cosa importante da fare, quella sera.
***
Corse fino a Villa Lanfranchi Della Roccaforte, sfrecciando con il motorino per le strade di Roma in quella strana notte prima degli esami ai tempi del Coronavirus.
Non appena fu arrivato, Giulia lo riconobbe dal rombo del motore e la sua figura esile emerse dal cancello.
<< Mario... >> commentò, stupita ma non più di tanto.
<< Giulia... Ti prego, perdonami. Sono stato un cretino. Un deficiente, un coglione che non ha capito nulla. Ho tratto le mie conclusioni troppo velocemente. Davvero, credimi... >> argomentò lui.
<< Mario, io... >> cercò di interromperlo lei.
<< Lo so, lo so. Non sai se riuscirai mai a perdonarmi, ma io sono qui. Sono qui e non ho paura a ricevere il tuo giudizio, anche se negativo. Ma sappi che ti amo >> continuò l'uno, prendendole le mani. Ma l'altra le ritrasse.
<< Ho lasciato Manuel, e ti stavo venendo a cercare per chiederti... Il numero del tuo amico Riccardo... >> gli confidò, lasciandolo senza parole.
<< I...il numero di Riccardo? >> chiese con un filo di voce.
<< Sì, mi è rimasto molto impresso. Anche se l'ho visto poco. Ci ho pensato molto, e ho capito che sei stato un banco di prova per capire quello che voglio davvero >> disse la Lanfranchi in tono deciso.
<< Ah >> fece Anselmi, completamente svuotato. Non aveva mai capito niente dall'inizio. Aveva rinunciato all'unica che lo avesse mai amato veramente, Gabriella, per una che l'aveva solo usato.
Rimise in moto e andò subito via, ma appena ebbe svoltato una voce lo chiamò.
<< Riccardo Ottieri! >> si sentì chiamare.
Con la coda dell'occhio intravide Manuel Billotta, con Cinzia Castroni che gli correva dietro.
Mario scese dal motorino per dirgli che si stava sbagliando, quando un vigoroso pugno gli arrivò dritto in faccia.
<< Così impari a rubare le ragazze degli altri! >> esclamò, dopo averlo steso a terra.
<< Manuel, hai sbagliato persona! >> lo rimproverò la Castroni.
<< Ha ragione lei, io sono Mario Anselmi... >> replicò contrariato il diretto interessato, rialzandosi a fatica.
Billotta abbassò lo sguardo, vergognandosi.
<< Mi dispiace. Ho fatto una figura di merda... >> si rammaricò.
<< Vabbè, dai. Adesso devo andare... >> concluse Anselmi, tornando al motorino e correndo fino a casa.
Aveva solo perso tempo, quella notte. Doveva dormire per il poco tempo che rimaneva e sperare di non arrivare stanco morto al maxi orale, l'indomani mattina.
***
La mattina successiva si svolsero le prove orali di alcune delle classi del liceo Da Vinci, mentre due giorni dopo ci furono quelle del Buonarroti.
Durante quei giorni Viviana trovò il coraggio di ribellarsi a sua madre e lo disse a Christian.
<< Non ci credo >> affermò questi.
<< E invece sì. Ho mandato a fanculo lei e l'America. Voglio stare con te, qui a Roma >> rispose lei, convinta.
<< Stai dicendo davvero? >> domandò lui.
<< Mai stata così seria >> lo rassicurò la ragazza.
Donati le prese il video tra le mani e si baciarono.
Intanto, gli altri intorno a loro festeggiavano i quadri: Asia aveva preso 100, Giulia e Viviana 90, Cinzia 80, Christian 75 e Manuel 60.
Anche al Da Vinci solo Gabriella aveva ottenuto 100; Marco si era diplomato con 80, Erika e Riccardo avevano 70, mentre Lucrezia e Nicola se l'erano cavata con 60.
La Castelli osservava orgogliosa i suoi alunni che festeggiavano: avevano superato una prova molto più grande dell'esame, quell'anno. Erano stati coraggiosi, molto più di lei.
Ma una parte della sua mente sapeva che forse poteva ancora fare qualcosa per la sua felicità.
***
Nei giorni successivi ai quadri, Mario pensò a lungo a ciò che era successo durante la notte prima degli esami: la delusione ricevuta da Giulia, il fatto che gli avesse chiesto il numero di Riccardo, il rapporto avuto con Gabriella a San Valentino, quando lui l'aveva raggiunta a Milano; ripensò alla Santi, a quanto fosse sempre stata segretamente innamorata di lui e al grande sacrificio che in nome di quell'amore aveva fatto, decidendo di partire per un tour europeo con il fidanzato storico Vittorio.
Il pensiero di sapere la ragazza nelle mani di Mainaghi lo faceva sentire terribilmente geloso: cosicché prese una decisione, sperando che non fosse troppo tardi.
Corse con il motorino fin sotto casa di Gabriella, sapendo che quel giorno sarebbe dovuta partire con Vittorio. Parcheggiò, piazzandosi sotto la sua finestra.
<< Gabriella, se ci sei ascolta queste parole: sono un cretino. Sono veramente un cretino, per non aver capito prima che eri tu quella giusta per me. Ma finalmente l'ho capito: io ti amo, e forse non potrai o non vorrai sentire queste parole, ma te le dico lo stesso >> gridò, sperando che si affacciasse. Ma non lo fece.
Mario stava per dirigersi al suo motorino, sconsolato, quando sentì il rumore di un portone che si apriva.
<< Mario! >> lo chiamò Gabriella.
<< Gabri... Quindi hai sentito tutto? Non sei partita? >> fece Anselmi, sbigottito.
<< Baciami e sta zitto! >> esclamò la Santi, buttandogli le braccia al collo e puntando alle sue labbra.
***
Alle otto del mattino del 5 luglio, un messaggio arrivò sullo smartphone di Marina Ponto:
Ti aspetto alle 10 al solito posto per parlare delle questioni in sospeso tra di noi. Edo
La donna sbuffò, visto che una parte di lei era intenzionata a perdonare suo marito, mentre l'altra ancora si sentiva tradita dal fatto che lui avesse avuto una figlia, Sofia, con un'altra donna.
Si preparò e uscì di casa, dirigendosi con la macchina verso un locale ai Fori Imperiali, con vista sul Colosseo: grande fu il suo sgomento quando vide un tavolo apparecchiato per un appuntamento romantico ed Edoardo, ancora più sbigottito di lei, che le veniva incontro.
<< Che cos'è questa storia? >> fece subito, incrociando le braccia.
<< Ne so meno di te. Ma penso che c'entrino i ragazzi >> commentò lui.
<< I ragazzi? >> chiese lei.
<< Alberto e Sofia, sicuramente aiutati da Franco e Loredana. Sicuramente vogliono aiutarci >> rispose l'uno, facendo accomodare l'altra.
<< Ascolta, Edo... Io temo di essermi comportata male, con te. Ti ho tradito, qualche mese fa. Ma ero arrabbiata con te e con il fatto che vent'anni fa non ti sono bastata >> confessò questa, sospirando.
<< Lo so, e mi dispiace. Non siamo stati sinceri. Ma credo che questo appuntamento che i ragazzi ci hanno fissato serva come opportunità. Non credi? >> la fece ragionare il primo.
<< Forse hai ragione >> ammise la seconda, mentre suo marito le versava il vino rosso.
Da dietro un muro, Sofia, Alberto, Franco e Loredana guardavano la scena, soddisfatti: il loro piano aveva funzionato perfettamente.
***
Nello stesso momento, Giovanni aveva un appuntamento con Laura per ufficializzare le sue dimissioni, anche se non era completamente sicuro di quello che stava per fare: nonostante tutto sentiva di amare ancora la preside del liceo Da Vinci e, se lei glielo avesse chiesto in extremis, lui sarebbe rimasto.
Si sentì morire dentro, non appena varcò la soglia dell'edificio scolastico, percorrendo il tratto che dal portone principale portava fino all'ufficio della Castelli.
Bussò con timore reverenziale.
<< Avanti >> replicò la voce della donna, da dietro la porta.
Mastropietro aprì la porta.
<< Sono io >> ribatté, entrando. Laura lo fece accomodare.
<< Sono venuto per le dimissioni >> sospirò poi.
<< Ah, capisco >> disse l'una, con lo stesso tono.
L'altro fece una pausa, abbassando lo sguardo. Poi la guardò dritta negli occhi.
<< La verità è che non voglio andarmene. Non voglio rinunciare a te. Laura, tu chiedimi di rimanere e io lo faccio >> la stupì.
La Castelli si alzò, dirigendosi verso la porta.
<< Non le ho >> ammise, chiudendo a chiave. << Le ho bruciate >> aggiunse poi. L'uomo si alzò, avvicinandosi a lei. Si baciarono ancora e ancora, come se dovessero consumare anche gli arretrati.
Non uscirono dall'ufficio di lei se non la mattina del giorno successivo.
L'alba di un nuovo mattino al liceo classico Leonardo Da Vinci li illuminò, riportando la luce sul loro amore.
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