Pandemia e maturità

Da quando Giovanni si era trasferito in una pensione, dopo la Festa della Repubblica, Laura aveva cercato di rimuovere il dolore per la fine della loro storia: cercava di ricordare a sé stessa e agli altri che era stata una parentesi, e che il suo destino era con Gabriele, lo era sempre stato.
<< Ho preso un abbaglio, ho soltanto preso uno stupido abbaglio, l'anno scorso >> affermò quel 5 giugno, alle sei del pomeriggio, mentre era uscita con Emma per raccontarsi le ultime novità.
<< Perché mi sembra che sia un modo per autoconvincerti, piuttosto che ammettere una verità? >> osservò la Di Nardo.
<< Non è un modo per autoconvicermi. È un dato di fatto: mi sono fatta trascinare in questa relazione con Giovanni come un'adolescente, e adesso ne ho pagato le conseguenze >> ammise la Castelli.
<< Io penso che se ragioni così adesso, soffrirai dopo. Il dolore non si evita, si ritarda soltanto... >> sospirò l'una, malinconica.
<< Non avete più avuto altre richieste di affidamento? >> capì l'altra.
<< No, non si sono fatti più sentire. A volte mi viene in mente che la pandemia abbia soltanto aggravato una situazione che già andava male in partenza: Vito e io abbiamo superato i quarant'anni e non siamo sposati. Che possibilità abbiamo ormai di diventare genitori? >> replicò rassegnata la prima.
<< Se è andata male anche a Marina "la donna perfetta", allora le nostre sfighe di donne medie ci stanno... >> ironizzò la seconda, pensando alla separazione tra la preside del Buonarroti e suo marito Edoardo, il tutto perché era il padre di Sofia.
La maturità del 2020 non poteva presentarsi sotto un cielo peggiore.

                                     ***

Anche il professor Mastropietro aveva deciso di esternare tutti i suoi dubbi al collega Lojacono, che col tempo era diventato il suo migliore amico così come Emma lo era di Laura.
<< Pensi che rintanarti qui sia la soluzione migliore? >> cercò di farlo ragionare il docente di Educazione Fisica.
<< Ne vedi altre? Certo, potrei tornare a Torino. Ma a quello ci penso dopo l'estate. Ho detto a Laura di scrivermi le referenze... >> ribatté il collega di Matematica e Fisica.
<< Scappare non è la soluzione, Giovanni. Vi siete allontanati e traditi. Il Coronavirus ha fatto il resto. Pensate di essere gli unici? >> ribatté l'uno.
<< Non c'entra il Coronavirus, e Gabriele e Marina sono stati solo una conseguenza. Laura e io ci siamo allontanati da quando è diventata la preside del Da Vinci: non nego di essere stato contento per lei, ma il fatto è che non la considerava come una scuola da dirigere, ma come una guerra personale contro un'ex compagna di classe con cui ha sempre avuto un'accesa rivalità >> commentò l'altro.
<< Quando i desideri diventano ossessioni, allora tutto si logora. Guarda Emma: ha sempre sognato di diventare madre, ma non siamo mai idonei per il sistema delle adozioni e lei se ne sta facendo una malattia. Questo mi sta preoccupando... >> sospirò il primo.
<< Mi dispiace, davvero. Siamo davvero a pezzi, a un passo dalla maturità... >> dichiarò il secondo.
Anche loro, come le rispettive compagne, si stavano chiedendo quando le cose avevano cominciato ad assumere il percorso di una parabola discendente.

                                     ***

Riunite al loro solito tavolino del Ristorante Castroni, Giulia, Cinzia e Asia si preparavano per gli esami di maturità, almeno ufficialmente: nelle pause - ed erano molte - facevano veri e propri brainstorming sull'intricata situazione sentimentale della Lanfranchi.
<< Io non ce la faccio. Se penso che ho perso Mario per accettare la proposta di matrimonio di quel buzzurro, mi sento male! >> esordì la ragazza, con il libro aperto sul componimento A Zacinto di Ugo Foscolo.
<< E allora perché hai accettato? E non tirare fuori la storia del risollevare le finanze di famiglia, perché altrimenti ti risponderei che sei masochista! >> ribatté decisa la Lentini.
<< E quale sarebbe il motivo secondo te, allora? >> la sfidò la Lanfranchi Della Roccaforte.
<< Perché hai paura di un amore vero, di buttarti a capofitto nell'ignoto? >> indovinò la castana.
La bionda la guardò, rimanendo in silenzio.
<< Ecco, appunto >> dedusse Asia.
<< E dai, povero Manuel... Lo state trattando come il male assoluto! >> intervenne la Castroni.
Le altre due la osservarono come se provenisse da un altro pianeta.
<< Che ho detto? >> ribatté quest'ultima.
<< Senti, lo so che sei innamorata di lui. E sai che ti dico, Cinzia? Che se non ci fossero troppe questioni di mezzo, te lo lascerei volentieri... >> sospirò Giulia, in tono malinconico.
Pensava a Mario e realizzava di quanto fosse sbagliata la sua vita, quanto pesassero le sorti della sua famiglia sulle sue spalle di diciottenne.
<< Io però direi che adesso dobbiamo studiare... >> le richiamò all'ordine Asia.
Tuttavia, nemmeno la sua testa era troppo concentrata sull'esame di Stato: da qualche giorno Diego era irrequieto, sfuggente.
Cercava di ripetere a sé stessa che l'agitazione del ragazzo potesse derivare dal fatto che si preparasse ad ottenere la licenza media, anche se non ne era completamente sicura.

                                      ***

Il campanello di casa Santi suonò nervosamente per due volte; la proprietaria di casa andò ad aprire: era Lucrezia.
<< Buonasera, signora Spataro. Gabri è in casa? >> chiese subito.
<< Certo >> rispose la signora Santi, accompagnandola da sua figlia.
<< Ciao, Lucri! >> la salutò la ragazza.
<< Ti devo parlare >> disse subito l'amica.
Gabriella la fece accomodare.
<< Allora, che è successo? >> esordì.
La figlia dell'avvocato Spataro sospirò prima di iniziare a parlare.
<< È dalla fine di maggio che mi sento poco bene... >> cominciò.
<< In che senso poco bene? >> chiese la Santi.
<< Ho la nausea, e svengo spesso >> rispose la Spataro.
<< No... Dimmi che... >> indovinò l'una.
<< Ho fatto il test e sono incinta >> ammise l'altra.
<< Cazzo... E Nicola lo sa? >> domandò la prima.
<< No, ancora non ho trovato il coraggio di dirglielo... >> confessò la seconda.
<< E ai tuoi, ne hai parlato ai tuoi? >> insistette la castana.
<< Ancora peggio! Hai idea di cosa succederebbe? I miei non hanno mai visto di buon occhio Nicola, per via delle nostre differenze sociali. Ma poi te lo immagini, come reagirebbe mio padre, il grande avvocato Luigi Spataro, all'idea di avere come figlia una ragazza madre di diciotto anni? >> argomentò disperata la bionda.
<< Questo tu non lo puoi sapere >> dedusse Gabriella.
<< Ovvero? >> chiese Lucrezia.
<< Comincia da Nicola. Diglielo e vedi come reagisce... >> le consigliò la Santi.
<< Hai ragione. Nei prossimi giorni glielo dico... >> accettò la Spataro. Forse si preoccupava inutilmente, magari il giovane Righi non vedeva l'ora di fare il padre.

                                       ***

Il periodo post-lockdown non era stato il modo migliore per esordire con un'opera prima teatrale, ma Augusto Ferrante ci aveva visto lungo: l'idea di "Pandemic" aveva avvicinato molto gli spettatori, seppur pochi per via delle regole anticovid, per la vicinanza che avevano sentito con l'argomento della piece di Umberto Cecchi; proprio questa aveva fatto da Cupido a Ilaria Massoni ed Enrico Piani, dopo un sentimento represso da settembre: e sebbene lui non fosse un amante del teatro, per amore di lei si era fatto trascinare ad assistere al superbo lavoro del collega.
<< Certo, i costumi dei batteri sono fatti proprio bene... >> sussurrò Piani all'orecchio della Massoni, mentre erano seduti nella platea semivuota.
<< Fammi capire... In questa piece si trattano temi d'attualità e i protagonisti si esprimono in monologhi meravigliosi, e tu ti concentri sui costumi di coloro che interpretano i batteri? >> ribatté scioccata quest'ultima, con lo stesso tono di voce. Aveva capito di amarlo, ma a volte era terribilmente ignorante.
<< Vabbè, dicevo per dire... Comunque è un bello spettacolo, fatto bene e vicino alla realtà. Umberto è stato veramente bravo... >> rimediò Enrico.
<< Ecco, così va meglio... >> sorrise soddisfatta Ilaria.
Due file più dietro, Asia e Diego guardavano anch'essi lo spettacolo, solo che mentre l'una ascoltava con interesse, l'altro ogni tanto tirava fuori il cellulare, anche se messo in modalità silenziosa.
<< Amore, che hai? >> domandò la Lentini, vedendo che non era concentrato sulla piece.
Il giovane Fabiani guardò di nuovo il display con il viso contratto. Poi si sciolse nel più convincente dei sorrisi.
<< Niente, amore. I soliti problemi a casa >> la rassicurò questi, anche se Asia non ci credeva particolarmente.

                                      ***

Il giorno successivo Giulia si preparava a quello che considerava un vero e proprio incubo: la festa della promessa di matrimonio tra lei e Manuel.
Qualsiasi altra ragazza al posto suo avrebbe vissuto quella ricorrenza come un sogno, ma forse perché non conosceva i Billotta: la ricca famiglia di imprenditori alimentari affittò un'intera ala del ristorante Il Focarile ad Aprilia, in provincia di Latina, ma senza curarsi troppo delle regole anticovid.
La giovane pensò che non fosse colpa loro, ma della scarsa cultura che possedevano, e che li portava ad assorbire informazioni in maniera distorta: l'entusiasmo per il calo dei contagi portava la gente come la famiglia di Manuel a pensare erroneamente che la pandemia fosse finita.
<< Buono questo vino... Che se ne può chiedere altro o sono spariti i camerieri? Che sono diventati timidi? >> esordì in tono gioviale Jessica Billotta, vedendo che c'erano pochissimi dipendenti.
<< È per le norme anticovid, cara >> rispose la contessa Lanfranchi Della Roccaforte, con un sorriso forzato.
<< Ahhh... 'Sto Covid! Guardate che non circola più, lo dicono i dati che calano! >> replicò incoscientemente il signor Ezio.
<< Ma noi facciamo in modo che non ritorni, giusto? >> fece il conte Aurelio, venendo in soccorso della moglie, che gli aveva lanciato un'occhiata disperata.
<< Vabbè, basta che per quest'estate non ce la arrischiamo più... Insomma, quando andiamo in viaggio di nozze non ci devono stare intoppi, ok? >> si volle assicurare Manuel, con profondo imbarazzo di Giulia.
<< Ma che scherzi, Manu? Ormai lo yacht per girarvi tutto il Mediterraneo è prenotato! >> ribatté Fortunato, togliendosi un filo di bistecca rimasto tra i denti con le dita. La giovane Lanfranchi si sentì male.
<< Ammazza, amò! Noi non dobbiamo essere da meno, eh? >> intervenne Sharon Maritozzi, agitando le mani con le unghie stavolta laccate di rosa shocking con due brillantini laterali ciascuno.
<< E allora brindiamo ai matrimoni! Camerieri, portate un po' questo vino! >> esclamò il signor Billotta. Uno dei dipendenti versò lo champagne con aria terrorizzata.
<< Tanti auguri e figli maschi! >> si accodò sua moglie.
I brindisi divennero via via più volgari, e a questi si accodò anche Manuel, alché Giulia poté uscire fuori indisturbata.
Sicura che nessuno la vedesse, prese lo smartphone dalla borsetta, entrò su WhatsApp, cercò la chat di Mario e scrisse:

Ti prego, vediamoci. Non ce la faccio più, ho bisogno di parlarti.

                                       ***

Il messaggio arrivò sullo smartphone di Mario mentre era con i compagni di classe nella grande villa degli Ottieri, a studiare in giardino, a bordo piscina coi costumi da bagno, sorvegliati a vista dalla famiglia di Riccardo affinché rispettassero le regole evitando assembramenti.
Da aspirante deejay qual era, il figlio dei proprietari di casa si era occupato della playlist di quel pomeriggio di studio, ma anche di confidenze; in quel momento si diffondevano le note de "I nostri anni" di Tommaso Paradiso:

Eravamo belli o almeno
Così ci sembrava
E anche un giorno normale
Era sempre un giorno speciale
Con la riga di lato
Ed i sogni oltre l'aldilà
Facevamo le conte
E i pensieri nel dettato

<< Ma come si permette questa di uscirsene così? Guardate! >> esclamò indignato il giovane Anceschi, mostrando la chat di Giulia agli altri.
<< Si vede che è tornata sui suoi passi >> ipotizzò Riccardo.
<< E che sono io, una luce? Che mi spegne e mi accende? >> fece l'uno.
<< E ti sembrano questi i problemi? Giuro che non vorrei farla la maturità, al pensiero di dover poi studiare per entrare nell'azienda di famiglia... >> commentò l'altro.
<< E ti lamenti? Ce l'avessi io un'azienda di famiglia... >> sbuffò Erika, roteando gli occhi azzurri.
<< Tu risolvi direttamente partendo per Londra, hai svoltato >> le ricordò Ottieri.
<< Ma potreste concentrarvi sul "Fanciullino" di Pascoli almeno per cinque minuti? >> li richiamò all'ordine Gabriella.
<< Che cerco di aiutarvi, ma non posso fare miracoli... >> sottolineò poi.
<< Amò, a te piacciono i fanciullini? >> domandò Lucrezia a Nicola.
<< I fanciullini? >> chiese questi stupito.
<< Sì, i bambini. Ti piacciono i bambini? >> insistette la Spataro.
<< Penso... penso di sì. Come mai me lo chiedi, amò? >> fece Righi.
<< Per curiosità... >> rispose vaga la ragazza, guardando Gabriella.
Quest'ultima sgranò gli occhi marroni, come a dire all'amica che aveva sbagliato ad impostare il discorso della sua gravidanza precoce.
Nel frattempo il singolo dell'ex frontman dei The Giornalisti era arrivato al primo ritornello:

Ma è chiaro che siamo noi
Ma è chiaro che siamo
I biscotti inzuppati nel latte
Con i discorsi dopo mezzanotte
E ci ridiamo ancora
E ci piangiamo ancora qua

<< Che faccio? >> insistette Mario, continuando a guardare il display.
<< Fai quello che ti rende più sereno, Mario. Ma ricordati che sarà difficile... >> lo consigliò Gabriella con un sospiro. Lo amava da cinque anni, e la distruggeva l'idea di vederlo logorarsi per i continui tira e molla di Giulia.
Cosicché il giovane Anceschi le rispose su WhatsApp:

E va bene. Domani alle 16 a Villa Torlonia.

Dopodiché inviò il messaggio mentre il cuore della Santi si rompeva a metà.
Nel frattempo la canzone arrivava alla sua conclusione:

Fanculo tutto
Questi sono i nostri anni
I nostri anni

Come diceva il testo del singolo, quelli erano gli anni che non avrebbero mai più dimenticato, anche se c'era una pandemia in corso.

                                     ***

Viviana studiava per la maturità cercando di non pensare al nervoso che generava in sua madre la chiusura delle palestre da due mesi: anche a lei era dispiaciuto, a marzo era anche morta di Covid-19 una sua compagna di corso; ma perlomeno aveva cercato di guardare avanti, e l'amore per Christian le aveva dato una grande mano.
La signora Arianna, invece, si era sentita strappare dalle mani il suo sogno, che riviveva una seconda volta grazie a sua figlia: non se ne sarebbe stata a guardare, questo la giovane Belli lo sapeva, l'aveva vista trafficare tra telefonate e computer, forse smuovendo mari e monti per ritornare ad accedere nelle palestre con qualche via "preferenziale", ottenuta con qualche impiccio.
La ragazza stava studiando il programma di Fisica, quando se la vide entrare trionfalmente in camera senza bussare.
<< Grandi notizie, tesoro! >> esclamò al colmo dell'eccitazione.
<< È finito il Coronavirus per davvero e io non lo so? >> chiese sarcastica la ragazza.
<< E dai, non fare la spiritosa. Dovresti essere contenta, invece! >> rispose la donna, sempre su di giri come se avesse bevuto.
<< E perché? >> domandò la giovane.
<< Ricordi quel famoso stage negli Stati Uniti che sarebbe durato tre anni e che ti avrebbe dato una formazione incredibile che in Italia te la sogni? >> cominciò la madre.
<< Certo. L'ho accantonato per via della pandemia. Non ci si poteva spostare, o l'hai dimenticato? >> sbuffò la figlia, che voleva solo finire di studiare.
<< Ebbene, hai la possibilità di rinnovarlo da settembre, perché le previsioni sono buone, i contagi stanno calando e caleranno ancora! Andiamo in America! >> gioì Arianna, addirittura saltellando.
Ma Viviana non riusciva ad essere dello stesso umore: guardò sua madre con occhi stralunati.
<< E Christian? >> fece infatti.
<< Christian capirà. Insomma, se ti ama deve anche lasciarti andare, no? E adesso ti lascio studiare, sbrigati a prendere questa maturità e poi partiamo... >> concluse la Belli, lasciando sua figlia sola con i suoi dubbi.
Aveva passato diciotto anni della sua vita ad essere succube di sua madre, che aveva manipolato il suo stile di vita, le sue amicizie, i suoi amori.
Ma adesso che aveva Christian, alle soglie della maturità doveva assolutamente ribellarsi.

                                     ***

Erika tornò a casa sbattendo la porta. Sua madre era al lavoro, per cui trovò solo Diego.
<< Che fai, stai uscendo? >> sbuffò la minore, guardando il fratello pronto per dirigersi fuori casa, con le scarpe e la mascherina chirurgica che lei invece aveva appena tolto.
<< Devo vedermi con Asia >> rispose frettolosamente il maggiore.
<< Asia però sta sotto esame, non avrà mica tutto questo tempo per vederti >> affermò l'una.
<< Un minuto, almeno, l'avrà per me >> fece infastidito l'altro.
<< Non è che è una scusa, e che ti stai rimettendo nei casini? >> ribatté insospettita lei.
<< Erika, ma che ti rode? Non è che hai le tue cose? >> la sbeffeggiò lui.
<< Vuoi sapere se mi rode, Diego? Sì, mi rode da quasi diciannove anni perché la mia vita fa schifo: mio padre non esiste, mia madre vende cosmetici porta a porta, mio fratello vive di espedienti e in tutto questo il ragazzo che amavo quattro anni fa ha scelto un'altra, quindi sì, mi rode. E sai che ti dico? Che non vedo l'ora di prendermelo, 'sto cazzo di diploma, così me ne vado a Londra come sognavo! >> si sfogò la prima.
Il secondo rimase in silenzio: sua sorella gli aveva appena riversato addosso tutto il suo malessere.
<< Ok, torno quando ti sei sbollentata... >> si congedò, sparendo dietro la porta.
Erika sospirò: la sua adolescenza aveva fatto letteralmente schifo, non vedeva l'ora di lasciarsela alle spalle.

                                   ***

Il giorno successivo, che avrebbe preceduto l'uscita dei quadri di ammissione - ovviamente online, e con ingresso contingentato per chi voleva vederli dal vivo - Mario aveva accettato l'appuntamento di Giulia a Villa Torlonia: voleva proprio sentire cosa aveva il coraggio di dirgli.
<< Ciao! >> lo salutò la giovane Lanfranchi Della Roccaforte. Indossava un vestito a fiori e dei sandali bianchi; a confronto con lei, Anceschi si sentì un trucido. Si levarono le mascherine non appena furono relativamente vicine.
<< Perché hai voluto vedermi? >> domandò senza mezzi termini.
<< Lo sai perché. Non mi hai dato neanche il tempo di una spiegazione >> esordì lei.
<< Invece mi pare che sei stata abbastanza esaustiva: la tua famiglia è nobile, ma al verde. Quella di Manuel è buzzurra, ma ricca. Il vostro fidanzamento è mirato, e a te va bene così >> dedusse lui.
<< È tutto vero, tranne che una cosa: non mi va bene così. O meglio, mi sono fatta andare bene questa realtà per cinque anni, finché non ho incontrato te. Mario, io ti amo perché sei stato per me l'imprevisto che mette in discussione le regole di una vita programmata e se me lo chiedi, giuro che io mollo tutto. Manuel, i Billotta, il matrimonio e i capitali >> dichiarò la ragazza.
Il suo interlocutore non rispose subito. Poi si incupì ancora di più.
<< Mi dispiace, Giulia. Ma io non ce la faccio ad essere un imprevisto. Quindi tieniti Manuel e le sue mozzarelle, e lasciami in pace. Te ne prego >> tagliò corto Mario, voltandole le spalle e tornando verso casa.
Giulia si rimise la mascherina e lo guardò andare via, sconsolata.

                                     ***

Nello stesso momento, Lucrezia aveva dato appuntamento a Nicola sotto casa: la tensione che sentiva dentro di sé era a mille, per la rivelazione che doveva fargli; ma ripeté a sé stessa che avrebbe potuto fare male al bambino e quindi un po' si calmò.
Quando vide il motorino con il suo fidanzato sopra, il cuore le accelerò in petto. Sospirò e gli venne incontro, mentre il ragazzo si toglieva il casco.
<< Amore! >> lo salutò, baciandolo.
<< Come mai tutta questa urgenza? Ti mancavo, con tutto questo studio? >> scherzò Righi.
<< Volevo dirti una cosa... Ricordi cosa abbiamo studiato ieri, a casa di Riccardo? >> cominciò la Spataro.
<< "Il fanciullino" di Pascoli >> rispose lui.
<< E ti ricordi cosa ti ho chiesto? >> continuò lei.
<< Se mi piacevano i bambini >> ricordò l'uno.
<< Ecco, appunto >> replicò l'altra.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, poi il giovane sgranò gli occhi, guardando la sua fidanzata come se la vedesse per la prima volta.
<< Lucri, cosa mi stai dicendo? >> volle sapere perciò.
La ragazza emise un sospiro, abbassando lo sguardo. Poi lo rialzò.
<< Sono incinta >> ammise.
Un altro silenzio ne seguì, più pesante del primo.
<< No... >> ribatté Nicola, sconvolto, voltandole le spalle e mettendosi le mani nei capelli.
<< Come no? Che intendi dire con quel no? >> lo incalzò Lucrezia, agitata.
<< E me lo chiedi? Siamo piccoli, cazzo! E poi le nostre famiglie sono sempre state contro di noi... Come pensi che reagirebbero, se sapessero che ti ho messa incinta? >> sbottò il primo.
<< E cosa dovrei fare, secondo te? >> lo sfidò allora la seconda, temendo che tutto l'amore di quei quattro anni non fosse valso nulla.
<< Non lo so, non so niente... Ma non ce la faccio! Mi dispiace, ma non ce la faccio... >> concluse il ragazzo, riallacciandosi velocemente il casco e rimettendo in moto.
<< Nico, ti prego... Ragiona, almeno parliamone... >> lo supplicò, impedendogli di partire.
<< Levati, altrimenti potrei farti male... >> l'avvertì Righi, sfrecciando via prima che la Spataro potesse replicare.
La figlia dell'avvocato Luigi Spataro non seppe più cosa pensare: era piombata in un incubo, e l'uomo che amava si era rifiutato di aiutarla ad uscirne.

                                     ***

<< E andiamo! Tutti ammessi all'esame! >> esclamò Riccardo, non appena vide i quadri nel cortile interno del Da Vinci, l'8 giugno.
Tuttavia i festeggiamenti furono tiepidi: nessuno del suo gruppo aveva voglia di esultare.
<< Dai, perché non andiamo a bere? Tutti contingentati, rispettando le regole? >> li incalzò allora Ottieri.
<< A me farebbe piacere. Voglio passare con voi tutto il tempo possibile prima della partenza con Vittorio per le capitali europee... >> accettò Gabriella, per spezzare la tensione.
<< Vengo anch'io! Ho proprio bisogno di una bella birra per dimenticare una donna che a diciannove anni sta per sposare il Principe delle mozzarelle! >> si accodò Mario, sottolineando quelle parole a voce talmente alta da sperare che lo sentissero fino al Buonarroti.
<< Andate voi, io non mi sento molto bene... >> si dileguò Lucrezia, mentre ad Erika non era sfuggito il malumore che serpeggiava tra lei e Nicola.
<< Io vi raggiungo, devo andare un attimo in bagno... >> fece la Santi, deducendo che l'amica fosse andata a vomitare.
<< Io pure non ho molta voglia di festeggiare, torno a casa >> declinò l'invito Righi.
<< Io vengo con voi >> accettò la Fabiani, lanciando un lungo sguardo significativo a Nicola.
<< Certo, stiamo proprio rispettando le regole alla lettera, se andiamo a bere solo in tre... >> osservò Riccardo, mentre si dirigeva con gli amici al bar accanto alla scuola.

                                     ***

Lucrezia si era rifugiata in bagno a vomitare, oltre che la colazione, anche tutto il suo sconforto per essere stata abbandonata da Nicola: Gabriella sentiva le lacrime della sua migliore amica alternate al rigurgito dal gabinetto accanto.
Tuttavia non era la sola a farci caso: infatti, quando Lucrezia uscì, si ritrovò davanti la professoressa Di Nardo, che la guardava incuriosita.
<< Sei incinta, Spataro? >> le domandò, avida di quell'argomento che la toccava da vicino.
<< Io... sì, prof >> rispose quest'ultima.
<< E Nicola è contento? >> chiese ancora la docente.
<< No. Lui se n'è andato appena gliel'ho detto... >> ammise l'alunna.
<< I tuoi genitori, invece, cosa ne pensano? >> s'informò ancora l'insegnante.
<< I miei genitori non devono saperlo, mi ammazzerebbero. L'unica soluzione sarebbe abortire, ma non so se ce la faccio. Dopotutto è il mio bambino... >> replicò turbata la studentessa.
Emma allora capì che poteva sfruttare la gravidanza indesiderata della giovane a suo vantaggio.
<< Un'altra soluzione ci sarebbe... >> propose.
<< Quale, prof? >> volle sapere Lucrezia.
<< Come sai, il professor Lojacono e io stiamo cercando di avere un figlio. Ma naturale non viene, le adozioni sono un'avventura e il Covid-19 ha complicato tutto. Potrei parlare personalmente con i tuoi genitori, dire loro che dovrai solo partorire, e che poi ci penseremo Vito e io. Vedrai, sarà semplice... >> tentò di convincerla l'una, con fare materno.
L'altra si sentì in una posizione scomoda.
<< Non devi rispondermi subito. Ma durante questi giorni d'esame pensaci, ok? >> la rassicurò la prima.
<< Ok, prof >> disse la seconda, ancora sbigottita per quel patto appena stipulato.
Gabriella aspettò che fossero andate via per uscire dal gabinetto, dove aveva ascoltato tutta la conversazione: la Di Nardo voleva comprare il figlio di Lucrezia prima ancora che nascesse, doveva assolutamente parlarne con la preside.

                                   ***

Fortunatamente la trovò nel suo studio: le scuole avevano eccezionalmente riaperto per via degli esami; lei che guidava il liceo, poi, doveva essere sempre reperibile.
La Santi bussò tre colpi alla porta.
<< Avanti! >> fece la Castelli. Gabriella si fece strada nello studio, e notò che la prof più amata dagli studenti del Da Vinci aveva le occhiaie di chi non dormiva da diverse notti: Mastropietro doveva essere la causa.
<< Le devo parlare, prof >> disse subito la ragazza, sedendosi di fronte alla preside.
<< Di cosa? >> chiese questa.
<< Ho ascoltato per sbaglio una conversazione che non avrei voluto proprio ascoltare. Riguarda la prof di Nardo >> rispose l'alunna.
<< Che vuoi dire? >> la incalzò la docente.
<< Vede... Lucrezia Spataro è incinta, ma Nicola Righi non vuole sapere niente del bambino. La prof Di Nardo l'ha sentita vomitare, poco fa, e siccome non riesce ad avere figli, né suoi né adottivi, le ha proposto di partorire e affidarlo a lei e al prof Lojacono >> confessò la Santi.
La Castelli fu spiazzata da quella conversazione.
<< Assurdo... È davvero arrivata a questo punto? >> sospirò, dispiaciuta per la disperazione della sua migliore amica che la stava portando a compiere un illecito pur di diventare madre.
<< La prof è pronta a tutto pur di avere un figlio. E gli Spataro le verranno dietro: non hanno mai accettato Nicola e sapere che ha lasciato Lucrezia da sola li convincerà ancora di più >> argomentò l'una.
<< Bisogna fare qualcosa >> decise l'altra.
<< Cosa, prof? >> si informò la prima.
<< Non lo so, ma qualcosa che la convinca a dissuadersi da questo folle piano >> decretò la seconda.
Gabriella uscì dallo studio un po' rincuorata, notando che Asia Lentini, una delle studentesse del liceo Buonarroti, stava facendo la fila per parlare con Laura: era lì per chiederle aiuto, temeva che Diego si stesse cacciando di nuovo nei guai.

                                    ***

<< Allora, mi vuoi spiegare cos'è successo? >> domandò Erika a Nicola, che era stato in silenzio per tutto il viaggio di ritorno in motorino.
<< Lasciamo perdere, guarda... >> disse lui, mentre parcheggiava.
<< E dai, non fare così. Lo sai che con me puoi parlare... >> lo incoraggiò lei.
<< E va bene. Lucrezia è incinta >> sputò il rospo l'uno.
<< Incinta? >> chiese stupita l'altra.
<< Dev'essere stato poco dopo la riapertura, non siamo stati attenti... >> commentò Righi.
<< E tu come hai reagito? >> lo incalzò la Fabiani, con una domanda retorica. In realtà lo sapeva benissimo che il ragazzo aveva reagito male, ma voleva sentirlo dire da lui.
<< E me lo domandi, Erika? Io un figlio non lo voglio, non adesso. Magari tra qualche anno, ma adesso siamo piccoli... >> si lamentò il primo.
La seconda gli sorrise, rassicurante. Gli prese il viso tra le mani.
<< Shh! Non ti agitare, Nico. Ci sono io qui, che non ho mai preteso niente da te... >> lo tentò, portando le labbra vicino a quelle del ragazzo. Lo baciò e lui ricambiò con foga, quasi per dimenticare anche che esistesse Lucrezia.
<< A casa mia in questo momento non c'è nessuno... >> lo invitò la ragazza, sorridendo maliziosamente.
Il giovane non se lo fece ripetere due volte.

                                     ***

Riccardo aveva trovato il coraggio di dire alla famiglia che voleva fare il deejay: la convocazione nello studio del padre perciò non lo stupì più di tanto.
Non capì però il motivo per cui aveva tirato fuori una scatola contenente una tromba.
<< Una volta volevo diventare un musicista jazz. Ero bravo, sai? Avevo la tua età. Ero il secondogenito, sentivo di avere le spalle coperte. Ma mio padre mi fece venire nel suo studio e mi disse che potevo anche diventare un jazzista, ma che se avessi scelto quella strada non sarei stato più suo figlio. Capisci cosa voglio dire? >> gli raccontò Oreste Ottieri, guardandolo con occhi penetranti.
Il ragazzo si sentì letteralmente ricattato: non aveva via di scampo. Suo padre non l'avrebbe mai lasciato libero di diventare chi voleva.
<< Sì, papà >> dichiarò il ragazzo, uscendo poco dopo. Si sentiva mancare l'aria, quando sullo smartphone vide una chiamata: era Lucrezia.
<< Lucrezia, ciao! >> esclamò, considerando la chiamata della ragazza che aveva sempre amato la cosa più bella della giornata.
<< Hai da fare? >> domandò la giovane dall'altra parte dello schermo.
<< Sono liberissimo! >> confermò Ottieri.
La Spataro non ci mise molto ad arrivare.
<< Allora, cos'è successo? >> esordì lui.
<< Baciami, presto! Fallo e non mi chiedere spiegazioni... >> lo esortò lei.
Erano quattro anni che Riccardo aspettava quel momento, perciò trascinò a sé Lucrezia e la portò in camera sua.
Non sapevano fino a che punto si sarebbero spinti, se verso un'avventura di sesso o una storia seria, ma avrebbero sicuramente fatto contente le rispettive famiglie: il ragazzo che doveva ereditare l'impero di famiglia e la ragazza che non poteva rimanere incinta a diciannove anni. Erano un'accoppiata vincente, uniti nella disperazione.

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