Il Natale delle Sardine
Era da diversi giorni che al telegiornale e sui social network si parlava di un particolare movimento giovanile partito da quattro amici di Bologna, che portava avanti argomenti come l'ambientalismo e la lotta all'oligarchia dei maggiori partiti politici; a partire dalla metà di novembre avevano riempito le piazze di gente curiosa di stare a sentire cosa avessero da dire questi ragazzi, chiedendosi se sarebbero rimasti per sempre "contro" oppure se si sarebbero col tempo uniformati alla scena politica italiana diventando un partito e scannandosi per ottenere un numero ingente di poltrone in Parlamento.
Ne stavano discutendo a colazione a casa Castelli-Mastropietro, quella mattina del 22 dicembre, mentre Laura ultimava il menu di Natale e la quantità esatta di gente partecipante al Cenone del 24 e al pranzo del 25.
<< Alberto e io siamo andati a sentire queste Sardine, a Piazza San Giovanni. Mi convincono >> raccontò Sofia.
<< È vero. Sono freschi, nuovi, e parlano di argomenti che non verrebbe in mente a nessuno >> aggiunse Alberto.
<< Non lasciatevi incantare, ragazzi. Molti partiti hanno cominciato così, opponendosi a tutti gli altri, parlando al popolo, alla "pancia" della gente: poi però sono diventati uguali a quelli che criticavano, se non addirittura peggio... >> commentò la Castelli, che era stata ragazza negli Anni Novanta e aveva visto Tangentopoli e la caduta della Prima Repubblica.
<< Ma le Sardine non sono un partito >> obiettò Beatrice.
<< E credete che non lo diventeranno anche loro? Io ne sono sicura... >> rispose Laura.
<< Io penso che il tempo lo dirà. In fondo esistono da un mese, possono essere il movimento del secolo così come delle meteore. Vediamo piuttosto come evolveranno... >> replicò Giovanni.
<< E se le loro idee fossero talmente potenti da metterci poco tempo ad affermarsi, dobbiamo continuare a temporeggiare? >> lo sfidò il minore dei Baldi.
<< Qualunque piega prenderanno, la gente come Edoardo Ponto sarà sempre sulla cresta dell'onda! L'importante è che l'economia circoli... >> intervenne la Tindari per cambiare argomento.
<< E Marina non farà che ricordarlo e sbandierarlo agli otto venti >> roteò gli occhi Laura. Poi si guardò intorno e notò che mancava suo figlio maggiore.
<< Franco dov'è? >> domandò infatti.
<< È uscito presto stamattina insieme a Gabriele. Sono andati al lavoro >> disse Beatrice, pensando che probabilmente il nipote stesse seguendo il suo consiglio: raccontare al padre di Loredana.
***
E infatti così il giovane fisioterapista: all'ora della pausa pranzo invitò Gabriele, Alberto e Sofia al bar vicino al Policlinico, dove li attendeva la giovane estetista.
<< Questa è Loredana Sollima, la mia fidanzata >> la presentò ai familiari.
<< Salve a tutti. Franco mi ha parlato tantissimo di voi... >> ruppe il ghiaccio quest'ultima, sorridendo timidamente.
<< A noi invece non ha detto una parola di te, ci ha messi davanti al fatto compiuto >> ironizzò Sofia.
<< Però è stata una bella sorpresa! >> esclamò Alberto.
<< Una bellissima sorpresa, visto che da quando si è lasciato con la sua ex fidanzata era praticamente spento... >> aggiunse Gabriele.
<< Franco mi ha parlato anche della sua ragazza di prima, Concetta Fabbri. Del fatto che è intelligente e preparata, che studia a New York e che è un'ex allieva della signora Laura... >> raccontò Loredana.
<< Hai paura del paragone? >> indovinò la Tindari, venendole incontro.
<< La verità? Immensamente... >> fece l'estetista.
<< Amore, non devi avere paura di mia madre. Sì, è vero, ha le sue idee. Ma è anche aperta e pronta a cambiarle... >> la rassicurò Franco.
<< Già, Laura è la donna più intelligente e flessibile che io abbia mai conosciuto, capace di rimettersi in discussione ogni volta che la vita lo richiede... >> sorrise il dottor Baldi.
I figli e Sofia lo guardarono come si guarda un ex marito ancora innamorato di un'ex moglie che ha già un nuovo compagno.
<< ... Come ad esempio fare la preside di un liceo dove ha sempre insegnato! >> disse invece.
Ma gli altri sapevano cosa gli passava davvero per la mente: il suo amore per la Castelli, ancora vivo, rappresentava una goccia nel mare magnum dei casini in seno alla loro famiglia.
***
Giulia aveva dato appuntamento a Mario a Villa Torlonia, in quella che era diventata la loro panchina: sapendo che si sarebbero incontrati, entrambi avevano portato un regalo per l'altro.
Quando la Lanfranchi aprì il suo pacchetto e trovò una copia de "L'isola di Neve" di Valentina D'Urbano sentì le lacrime agli occhi.
<< Grazie, grazie davvero! >> esclamò sorridendo felice.
<< P...prego... Anche a me piace il tuo regalo... >> commentò lusingato il giovane Anselmi, provando lo smartwatch che lei gli aveva donato.
<< A volte dietro i regali che ti fanno le persone c'è tutto un mondo interiore che vuole dire qualcosa a chi riceve il regalo... >> confidò la ragazza, avvicinandosi al giovane per dargli un bacio. Un bacio lungo, intenso, che lui ricambiò con tutti i sentimenti.
Quando lei si staccò, Mario notò che si era rabbuiata.
<< Devo partire per le feste. Non so quando tornerò, forse addirittura il 7 gennaio >> sospirò.
<< Ma come? Prima mi baci e poi mi fai aspettare fino a dopo le feste? >> sdrammatizzò Mario.
<< Sarà dura anche per me starti lontano, puoi immaginarlo. Ma devo rimettere in ordine la mia vita: insomma, sono cinque anni che sto insieme a Manuel, i miei si sono abituati a lui e poi... Beh, siamo fidanzati da una vita e probabilmente gli prenderà un colpo... >> rispose Giulia, guardando in basso.
Il davinciano le mise due dita sotto il mento per costringerla a guardarlo negli occhi.
<< Lo so che saranno delle vacanze difficili per te. Ma ti aspetterò, e quando tornerai potremo essere felici >> la tranquillizzò Anselmi.
La Lanfranchi Della Roccaforte non poté far altro che sorridere: se la sua famiglia avesse conosciuto le sue reali intenzioni, le avrebbe fatto la guerra in quanto dai Billotta e dalle loro ricchezze dipendeva la sopravvivenza del loro casato.
***
Quel pomeriggio sul tardi Laura stava andando a buttare l'immondizia, quando si ritrovò davanti Gabriele, che stava andando a fare la stessa cosa.
<< Anche tu stai andando a buttare l'immondizia? >> domandò la Castelli.
<< Umido e inorganico >> specificò Baldi, mostrandole le buste.
<< Io la plastica e il vetro. Siamo in sei dentro casa, non puoi capire quanti rifiuti produciamo... >> commentò lei.
<< Immagino. Non c'è mai stata così tanta gente in giorni che non siano festivi, a casa nostra. Nell'ultimo anno, poi, ci siamo stati solo noi due... >> ricordò lui.
Seguì un silenzio imbarazzante: dopotutto si erano lasciati solo da qualche mese e avevano passato una vita insieme, era naturale che ogni tanto riaffiorasse qualche esperienza comune.
<< Pensa quanti saremo il giorno di Natale... Neanche dentro casa entreremo... >> dichiarò l'una.
<< Ti dispiace che Beatrice mi abbia invitato? >> chiese l'altro.
<< No, per carità. Siete la mia famiglia, ho bisogno di voi adesso che dovrò conoscere i parenti di Giovanni che scendono da Torino... >> replicò tranquilla la prima.
<< Grazie >> sorrise il secondo.
<< Di cosa? >> volle sapere la preside del liceo Da Vinci.
<< Del fatto che ancora mi consideri parte della tua famiglia >> decretò il medico.
<< Siamo stati sposati per venticinque anni, Gabriele. È normale che continuiamo ad esserci l'uno per l'altra >> gli fece notare la donna, stringendogli una mano.
In quel momento Giovanni uscì fuori in balcone e nonostante Laura gli avesse giurato di amarlo, vedere quel contatto tra la Castelli e il suo ex marito gli fece provare una gelosia improvvisa e lancinante come un pugno nello stomaco. Cercò di scacciarla, mentre Laura e Gabriele si ricomponevano e andavano ai bidoni della spazzatura.
***
Emma e Vito aspettavano il 23 dicembre ancora di più del giorno di Natale: avrebbero infatti ricevuto la lettera di idoneità alla prima domanda d'adozione inoltrata; il bambino per cui avevano richiesto l'affido temporaneo si chiamava Aleksej Pescov, era russo e aveva cinque anni. C'erano state sei famiglie a fare domanda e solo una sarebbe risultata idonea: la Di Nardo e Lojacono speravano di essere loro.
Era stato lui a prendere la fatidica busta dalla cassetta postale e quando lei gliela aveva vista tra le mani, aveva sgranato gli occhi e incrociato le dita di entrambe le mani.
<< Emma, tu lo sai che potrebbe esserci qualsiasi responso qui dentro? >> premise il docente di Educazione Fisica.
<< Lo so cosa vuoi dire. Che non devo farmi illusioni anche quest'anno >> commentò la collega di Letteratura Inglese.
<< Allora, sei pronta? >> fece l'uno.
<< Pronta >> rispose l'altra.
Vito mise mano ad un coltello e aprì la busta, estraendone la lettera; Emma guardava avidamente tutti i suoi gesti.
Il primo lesse fino all'ultima sillaba e poi, quando finì, assunse un'espressione attonita.
<< Allora? >> lo incalzò la seconda.
<< Non siamo idonei. Dicono che per un bambino piccolo come Aleksej ci vuole una coppia più giovane di noi... >> affermò Lojacono.
<< E di quanti anni? Venticinque, trenta? E chi li fa più i figli a quell'età, qui in Italia? Probabilmente gli affidatari scelti nemmeno avranno un lavoro stabile... >> ribatté la Di Nardo stizzita.
<< Adesso stai diventando prevenuta: se hanno scelto una coppia di venticinque o trent'anni significa che hanno valutato tutti i fattori, anche la presenza di un lavoro stabile >> replicò lui.
<< E se non ci scegliessero mai? Se passassero altre coppie davanti a noi per anni? Il tempo passa e diminuirebbero le possibilità di avere un figlio, anche adottato... >> si scoraggiò lei.
<< Non dire così. È solo il primo bambino, ne arriveranno altri... >> la consolò l'uomo.
La donna sorrise: forse aveva ragione, forse doveva avere pazienza. Altra.
***
Erika si stava avvantaggiano con i compiti per le vacanze, le note di "Non avere paura" di Tommaso Paradiso a farle da colonna sonora:
Se mi guardi così
Se mi sfiori così
Se avvicini la tua bocca al mio orecchio
Non finirà bene, ma ti prego no
Non smettere, non smettere mai
Ma la notte è benzina
La notte incatena
La notte è questa faccia allo specchio
E ora cade giù
Pure una lacrima
Nel frattempo sto ridendo
Sentì bussare due, tre volte alla porta.
<< Entra >> sbuffò, indovinando che fosse suo fratello. Da quando usciva con Asia Lentini, veniva sempre a chiederle qualche consiglio, come se fosse la prima ragazza con cui si frequentasse.
<< Volevo chiederti una cosa >> esordì infatti il giovane.
<< Avanti, vuota il sacco >> fece la ragazza.
<< È che ho fatto un regalo ad Asia e volevo sapere se secondo te le piacerà >> ammise lui.
<< In che senso "un regalo"? Con quali soldi? >> si insospettì lei, immaginando l'illecita provenienza di tale denaro.
<< Non ti preoccupare. Avanti, ti piace? >> cambiò discorso l'uno, mostrando all'altra una collana con perle verdi e viola.
<< E questa da quando te la puoi permettere? >> saltò su quest'ultima.
<< Guarda che è bigiotteria. L'ho presa ad una bancarella >> spergiurò il primo.
<< Voglio crederti. Spero che le piacerà vivere col pensiero di saperti arrestato da un momento all'altro! >> lo provocò la seconda.
Intanto la canzone arrivava al ritornello:
No, non avere paura
Quando vai a dormire sola
Se la stanza sembra vuota
E ti senti il cuore in gola
Non avere paura
Mi prenderò cura io di te
<< Sei noiosa >> la derise Diego.
<< Parlo per il tuo bene. Mi auguro che questa Asia sia capace di farti rigare dritto >> lo apostrofò Erika.
<< O magari sarò io a condurla sulla cattiva strada... >> continuò a sfotterla il maggiore simulando una finta voce cavernosa. La minore avrebbe voluto lanciargli il dizionario IL di latino addosso.
No, non avere paura
Quando a un tratto si fa buio
E la luna non è accesa
E vorresti una parola
Ma hai solo un rossetto
Mi prenderò cura io di te
<< Ma vaffanculo, va'! >> riuscì solo a dire, mentre il fratello già sgattaiolava fuori ridendo.
Erika sperò con tutte le sue forze che quella collana non fosse stata rubata, anche se nutriva forti dubbi in merito.
***
Il pensiero di sapere Mario sempre più dentro il suo corteggiamento nei confronti di Giulia, portava Gabriella ad avere il disperato bisogno di parlare con qualcuno; quel qualcuno era Lucrezia, la quale a sua volta durante le videochiamate su Skype le parlava dei suoi, di problemi.
<< L'idea di passare l'ennesimo Natale con i miei che fanno i paragoni tra me ed Eva la Figlia Perfetta. Perché è un'ingegnere aerospaziale, perché ha sposato Dario Ottieri e cazzi e mazzi >> sbuffò la Spataro.
<< I classici paragoni che senti fare ogni anno >> le ricordò la Santi.
<< Sì, ma ormai Nicola e io abbiamo diciotto anni e siamo stanchi di sentirci ripetere delle nostre differenze sociali neanche fossimo nell'Ottocento! >> si lamentò la bionda.
<< Almeno però voi siete vicini, abitate nella stessa città >> le fece notare la castana.
<< E soprattutto siamo uniti e non pensiamo a qualcun altro che si chiama Mario... Dico bene? >> indovinò la prima.
<< È che non ce la faccio a pensare che lui mendichi le attenzioni di quella là. Che non solo è buonarrotina e fidanzata, ma oltretutto non ha mai trapelato niente della sua vita personale, come se nascondesse chissà quale segreto... >> ipotizzò la seconda.
<< Adesso non ti sembra di esagerare? >> la fece ragionare l'una.
<< Boh, è che non mi fido di lei. Penso che Mario soffrirà >> rispose l'altra, quando all'improvviso il campanello suonò.
Le due amiche si salutarono e chiusero la conversazione, poi Gabriella andò ad aprire la porta: grande fu il suo stupore nel ritrovarsi davanti il suo fidanzato.
<< Vittorio... >> commentò, quasi senza fiato.
<< Ho voluto farti una sorpresa, e senti qui: resterò fino all'anno nuovo! >> esclamò Mainaghi, sorprendendola con un bacio.
La Santi non seppe cosa rispondere: era letteralmente spiazzata.
***
Alberto aveva accompagnato Sofia in una passeggiata molto "casuale" a Via del Corso: la ragazza sapeva che di lì sarebbe passato Edoardo Ponto con sua moglie Marina; sebbene il giovane sapesse che la voglia della sua fidanzata di conoscere meglio il padre biologico stesse rasentando l'ossessione, non se la sentiva di contraddirla: dopotutto, come diceva sua zia beatrice, tutti abbiamo un punto di partenza, e Sofia aveva bisogno di scoprire il suo, nascosto per vent'anni da una madre troppo fragile e superficiale.
La Tindari sapeva che il dirigente bancario e la preside del Buonarroti sarebbero passati per la famosa via del centro storico verso le dieci, per cui alle nove erano già fuori casa; non appena li scorse in lontananza, strinse forte il braccio di Alberto e sfoggiò il migliore dei suoi sorrisi.
<< Avanti, fingiamo di cadere dal pero! >> esclamò eccitata, assumendo un'espressione vaga.
Edoardo la riconobbe immediatamente.
<< Signorina Tindari! >> la salutò.
<< Signor Ponto! Signora Ponto... >> rispose la giovane.
<< Preferirei "preside", ma dopotutto non siamo a scuola... >> puntualizzò Marina.
<< Anche mia madre è preside. Del liceo Da Vinci >> intervenne Alberto.
<< Il figlio di Laura? >> domandò sbigottita la Ponto, studiandolo perbene. << Somigli a tua madre in maniera impressionante... Lo sai che andavamo al liceo insieme? >> aggiunse allegramente.
<< Mia madre me l'ha detto, e mi ha detto anche del... gemellaggio >> commentò Baldi, evitando di ripetere gli epiteti che la Castelli aveva sempre riservato all'ex compagna di banco.
<< Alberto studia Medicina, invece Sofia frequenta la facoltà di Economia. Infatti abbiamo parlato di e-banking, quando feci la conferenza qualche settimana fa... >> ricordò Edoardo. Sofia fu felicissima nell'apprendere che suo padre elencava a memoria tutti i momenti in cui si erano incontrati.
<< Ma che giovani validi! Proprio come i nostri ragazzi... >> commentò orgogliosa Marina, pensando ai loro figli, quei fratellastri verso i quali la Tindari sentiva dei terribili complessi di inferiorità.
<< Cara, non tediamo i ragazzi con i nostri racconti familiari. Avranno da fare... >> s'intromise l'uomo.
Era come se avesse istintivamente avvertito la difficoltà che provava sua figlia, anche se probabilmente nemmeno immaginava il loro legame.
<< Pensavamo di essere noi ad annoiarvi... Noi allora andiamo e vi auguriamo buone feste! >> concluse Alberto.
<< Buone feste anche a voi, cari! >> cinguettò Marina, mentre le loro strade si dividevano.
<< Mi ha fatto gli auguri! Mio padre mi ha fatto gli auguri... >> saltellò Sofia, al braccio di Alberto.
<< Sì, ma hai sentito come lui e la moglie nominano i loro figli legittimi? Non farti illusioni: il signor Ponto può anche imparare a volerti bene, ma non potrai mai competere con la sua famiglia ufficiale >> le rammendò quest'ultimo, pensando anche alla sua, di situazione familiare.
Giovanni Mastropietro si era insidiato subdolamente nella vita di sua madre, ma era convinto che non avrebbe mai sostituito la figura di suo padre. E lui non avrebbe mancato di ricordarglielo.
***
La sera della Vigilia arrivò più velocemente di quanto gli Spataro potessero immaginare: l'avvocato e sua moglie avevano mandato la servitù al mercato e dal pescivendolo a comprare tutte le primizie che avrebbero presentato sulla loro tavola per stupire i consuoceri Ottieri, che sarebbero venuti al Cenone.
Lucrezia non aveva alcuna voglia di vedere sua sorella Eva, perché le ricordava in continuazione di essere migliore di lei, fomentata dal resto della famiglia: sperò che si strozzasse con una spina dell'orata al forno sotto sale.
Quando gli Ottieri arrivarono, alle otto in punto, con in mano una cartata di bonnet - una torta al cioccolato tipica piemontese - e una bottiglia di vino Barbero invecchiato del 1986, la giovane cercò con lo sguardo l'amico Riccardo, il quale si sentiva fuori posto quanto lei: da quando i loro fratelli si erano sposati, tutta l'attenzione era catalizzata su di loro, come se dovessero fare lo stesso.
<< Che c'è, Lucri? Ti sei offesa che il tuo fidanzato poraccio non venga ammesso alla nostra tavola anche quest'anno? >> la punzecchiò Eva.
<< Ma perché la prossima volta che vai nello spazio non ci rimani per sempre? >> rimbeccò Lucrezia, irritata dal fatto che sua sorella prendesse in giro il suo amato Nicola, mai apprezzato dal resto della famiglia.
Gli adulti si misero a conversare fino a che la cena non fu servita; Lucrezia si sedette vicino a Riccardo.
<< Vorrei essere ovunque meno che qui >> commentò come se si sentisse osservata.
<< Non dirlo a me: ancora pensano che dopo la maturità prenderò il mio posto in azienda... >> sospirò il giovane Ottieri.
I due giovani si lanciarono un'occhiata sconsolata: quella Vigilia di Natale sarebbe stata come un'esperienza in trincea durante la Prima Guerra Mondiale. Sperarono vivamente di uscirne vivi.
***
Un'altra polveriera stava per esplodere qualche quartiere più in là, a casa Castelli-Mastropietro: era appena arrivata la madre di Giovanni, mentre Franco si sarebbe presentato più tardi con una "persona speciale" da far conoscere al resto della famiglia.
<< E quindi voi state divorziando, mentre già lei vive sotto lo stesso tetto con mio figlio? >> chiese la signora Mastropietro a Laura.
<< Siamo quasi nel 2020, mamma. Esistono i divorzi, le convivenze, i tempi brevi e le famiglie allargate >> le ricordò suo figlio.
<< Ai miei tempi tutti questi casini non c'erano, e forse era pure meglio... >> sospirò la donna.
<< Che ne dice di prendere un po' di antipasto, signora? Mentre arriva mio figlio maggiore Franco con la sua nuova fidanzata? >> propose la padrona di casa, reprimendo l'istinto di ucciderla.
<< E l'avete mai vista prima, questa fidanzata? >> domandò la madre di Giovanni.
<< Veramente sì, gli unici che non l'hanno conosciuta sono Laura e Giovanni >> intervenne Gabriele.
<< Una ragazza molto a modo >> gli diede manforte Alberto.
<< La metà perfetta di Franco >> aggiunse Sofia.
<< Si sono davvero trovati, signora! >> confermò Beatrice.
<< Speriamo... Noi madri siamo così: appena i figli ci presentano la fidanzata attuale, noi subito andiamo a fare paragoni con quella precedente, sostenendo quanto fosse migliore... >> dichiarò la Mastropietro. << Giovanni, tesoro... Te la ricordi la Monica? Quella che aveva due lauree, un master ed era perfettamente nubile? Chissà che fine ha fatto... >> rincarò la dose.
<< È successo cent'anni fa, mamma... >> sbuffò questi, mentre Laura lo pregava di contenerla.
Fortunatamente in quel momento il campanello suonò.
<< Questo è Franco! >> esclamò la preside del liceo Da Vinci.
<< Vado ad aprire io... >> disse Gabriele, precipitandosi alla porta per accogliere Franco e Loredana, felici e sorridenti con i pasticcini incartati in mano.
Il dottor Baldi li introdusse in casa.
<< Buonasera a tutti! >> salutarono i due nuovi arrivati.
<< Buonasera, ragazzi! >> li salutò Sofia, seguita da Alberto e Beatrice.
<< Lei è mia madre, Giuseppina Mastropietro >> fece Giovanni.
<< Quante volte ti ho detto che mi devi chiamare Pina, non Giuseppina! >> si lamentò la piemontese.
<< Comunque volevo farvi un annuncio... Mamma, Giovanni: lei è Loredana Sollima, la mia nuova fidanzata >> disse poi Franco, presentando la ragazza alla madre e al suo compagno.
<< Sono onoratissima di conoscervi! >> esclamò questa, stringendo la mano ai due.
<< E fa l'estetista! >> aggiunse il fisioterapista. A quella specificazione Laura per poco non svenne: nella sua testa, suo figlio era appena passato dalle stelle alle stalle, ed era solo la Vigilia di Natale; non osò immaginare il resto delle feste.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top