Amore e amuchina
A cavallo tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio, aveva cominciato a comparire in tutti i telegiornali il nome di una nuova influenza proveniente dalla Cina, dello stesso ceppo della Saars e dell'Aviaria: lo chiamavano Covid-19 o più comunemente Coronavirus, poiché la struttura esterna del batterio somigliava, appunto, ad una corona. Derivante da un pipistrello spacciato in un mercato cinese per una prelibatezza, aveva gli stessi sintomi di una polmonite, ma molto più repentina e fulminante, e poiché si trattava di un virus sconosciuto ancora non esisteva una cura.
Nonostante fosse stato accertato un caso a Siena, gli alunni e i professori del Da Vinci e del Buonarroti non ci pensavano troppo: San Valentino si stava avvicinando, e ognuno cercava di organizzarlo con la persona che amava o di riportare all'equilibrio cuori allo sbaraglio.
Viviana apparteneva alla prima categoria: da quando aveva scoperto che Christian lavorava come pianista nella palestra dove lei frequentava il corso di danza classica, la giovane Belli aveva cominciato a guardarlo sotto una luce diversa, meno tamarra e più artistica; era come un'ostrica che pian piano si schiudeva per svelare la sua perla.
Tuttavia fu lui a fare il primo passo; prima che cominciassero le lezioni si avvicinò a lei con un volantino.
<< Ti va di andare a questo concerto per piano insieme? >> le domandò, mostrandole che sopra quel volantino veniva sponsorizzato un giovane artista che si esibiva il 14 febbraio all'Auditorium Parco della Musica.
Viviana alzò lo sguardo verso di lui e sorrise.
<< Con molto piacere >> rispose, mentre accanto a loro passavano Giulia e Manuel.
<< Complimentoni eh! >> batté le mani Billotta, nel suo solito modo greve.
Giulia rivolse a Viviana e Christian uno sguardo di scuse: Manuel non aveva proprio speranze.
***
Alla seconda categoria invece apparteneva Mario, il quale, nonostante fosse risentito perché Giulia gli avesse mentito sulle sue origini, non riusciva a smettere di pensare a lei; quel 12 febbraio arrivò in classe mentre i suoi amici pensavano tutti a San Valentino: Gabriella parlava su WhatsApp con Vittorio il quale le prometteva che sarebbe venuto a Roma, Riccardo guardava le foto delle ragazze del Buonarroti sui rispettivi profili Facebook, ed Erika guardava con invidia Lucrezia che spiegava amabilmente a Nicola il perché stesse girando con l'amuchina dalla fine di gennaio.
<< Te l'ho detto, il Coronavirus mi mette paura, anche se sta a Siena... >> sosteneva.
<< Veramente anche a Roma. Quella coppia di turisti cinesi >> puntualizzò la Fabiani.
<< Appunto, ancora peggio! Altro che amuchina, bisognerebbe girare anche con le salviettine umidificate... >> insistette la Spataro.
<< Secondo me ti stai fissando. Dovremmo concentrarci su San Valentino, piuttosto... >> le ricordò Righi.
<< Ragazzi, devo trovare una soluzione per San Valentino >> esordì Anselmi. Gli altri cinque rivolsero lo sguardo verso di lui come se fosse suonata la campanella della prima ora.
<< Hai trovato un'altra ragazza? >> chiese Ottieri.
<< No, sto parlando di Giulia. Le cose non possono essere finite così, per tanto poco >> rispose Mario.
<< Ti sembra poco il fatto che ti abbia mentito? >> lo delucidò la Santi.
<< Lo so, lo so. Lei è nobile in incognito ed è già fidanzata. Ma con qualcuno che non ama. Invece come guarda me, dovreste vederla... >> argomentò lui.
<< Ma non è che te lo immagini, questo modo in cui ti guarda? Pensaci bene... >> cercò di farlo ragionare lei.
<< Invece io lo trovo molto romantico il fatto che Mario lotta per lei! >> esclamò Lucrezia.
<< Lotti... >> la corresse Gabriella. << Io parlo per il tuo bene, hai già sofferto abbastanza per questa storia... >> aggiunse poi.
<< Appunto, è la mia storia. Se siete con me bene, altrimenti statene fuori, ok? >> sbuffò scocciato il giovane Anselmi, mentre suonava la campanella ed entrava Mastropietro per l'ora di Matematica.
***
All'insegnante non erano sfuggiti i discorsi su San Valentino, per cui non appena entrò in aula docenti e vide Laura, la sorprese baciandola.
<< Sembri essere coetaneo dei nostri alunni... >> commentò lei divertita.
<< Colpa loro. Facevano discorsi su come passare il San Valentino prevenendo il Coronavirus... >> raccontò lui.
<< Non si staranno fissando con questa malattia? Mica è diffusa a livello globale come tempo fa la Saars o l'Aviaria... >> dichiarò l'una.
<< Ogni San Valentino è figlio del suo tempo. Vorrà dire che il primo che festeggeremo sarà rabbuiato dall'ombra del Covid-19... >> fece l'altro con finto tono minaccioso.
<< Non c'è da scherzare sulle malattie, specialmente quelle che vengono dall'oriente. Ci mettono un attimo ad espandersi in tutto il mondo. Non vorrei passare San Valentino allo Spallanzani... >> sostenne la prima.
<< Ci giudicheranno, è quello che temi? >> domandò il secondo.
<< Sto pensando che esattamente un anno fa non avrei immaginato niente di tutto questo. Cioè, già pensavo a te... >> ricordò la Castelli. Solo che un anno prima accanto a lei c'era il suo ex marito Gabriele, che la conosceva meglio di chiunque altro ed era l'unico da cui riusciva ad avere un valido sostegno nel digerire la nuova storia d'amore tra il loro primogenito Franco e l'estetista Loredana.
<< Non devi pensare troppo alla tua famiglia. Ognuno ha la sua storia d'amore e la sua maniera di viverla, non sei obbligata a tenere il peso del mondo sulle tue spalle. Dovresti lasciarti andare... Altrimenti io che ci sto a fare? >> la rassicurò Mastropietro.
Laura sorrise: quell'uomo era in grado di fargli dimenticare tutti i problemi.
***
Anche qualcun altro era in vena di romanticismo, e furono proprio Claudia e Umberto, passando di lì, a notarlo: il bidello Aldo Marioni, invece di lanciare battutine al vetriolo a chiunque passasse davanti alla sua postazione, era chino sul suo smartphone e sorrideva come un ebete.
I due docenti cominciarono a pensare seriamente se non ci fosse una donna nella sua vita.
<< Dici che è innamorato? >> domandò la Ferrante.
<< E chi se lo piglia, con quel carattere di merda che ha? >> le fece notare Cecchi.
<< Magari una santa >> commentò lei, rivolgendosi più al collega De Sanctis che passava per di lì.
<< Parli ancora di Marioni, vero? >> si accorse lui.
<< Secondo me Virgilio ha un impiccio con qualcuna del Buonarroti. E anche Enrico. Magari si contendono una donna come diciannove anni fa! >> immaginò l'una.
<< Secondo me invece dovremmo farci gli affari nostri... >> propose l'altro bonariamente. << Marioni... >> disse poi salutando il bidello.
<< Buongiorno a voi! >> rispose gentilmente questi. Claudia e Umberto si guardarono sgomenti: la donna misteriosa della chat doveva essere proprio una maga, se era riuscita ad ingentilire anche Marioni.
***
Virgilio sgattaiolò fuori dal Da Vinci dall'uscita sul retro, sperando di non essere visto da nessuno; aveva notato degli strani movimenti di Enrico verso il Buonarroti a partire dalla metà di gennaio, e alla scuola dirimpettaia ci insegnava Miriam: e sebbene non avesse sopportato, all'inizio dell'anno scolastico, che la Debandi gli si accollasse, l'idea che si fosse buttata addosso al suo migliore amico gli generava dentro una sgradevole sensazione di fastidio, solo che non riusciva ad ammettere che si trattasse di gelosia.
Si mosse furtivo come un gatto, per vedere se avesse ragione, se davvero Enrico e Miriam fossero amanti clandestini; ma mentre cercava di appostarsi, sentì che qualcuno gli andava inavvertitamente addosso.
<< Ma guarda dove vai! >> esclamò Ilaria Massoni.
<< Ma che ci fai qui? >> domandò lui, a bassa voce per non farsi scoprire.
<< Che ci fai tu qui, semmai >> ribatté lei, mantenendo lo stesso tono.
<< Tu lo sapevi di quei due? >> chiese De Sanctis, indicando alla collega Enrico e Miriam che si contorcevano come due anguille.
<< Lo sospettavo >> sospirò la Massoni.
<< Non mi dire che sei gelosa di Miriam perché va con Enrico. Che ci trovi in lui? È un tale cretino... >> volle sapere l'uno.
<< E allora tu che cosa ci trovi in Miriam? Appena trova un uomo che le piace ci si butta addosso come una puttana, ci manca soltanto che le diano un compenso... >> malignò l'altra.
<< Evidentemente quei due sanno bene che gli moriamo dietro. Sono troppo furbi >> osservò il primo.
<< Senza dubbio. Dovremmo fargliela pagare, che ne dici? >> propose la seconda, mentre i due spiati avevano cominciato a gemere spiaccicati sul cofano della macchina di lui.
<< Hai da fare dopodomani sera? >> chiese il docente davinciano.
<< Sono libera! >> sorrise la buonarrotina.
Se Enrico e Miriam volevano la guerra, Virgilio e Ilaria gliel'avrebbero data senza esclusione di colpi.
***
Alla fine delle lezioni Riccardo notò Cinzia e la chiamò.
<< Parlavi con me? >> domandò la Castroni, stupita che il ragazzo più bello del liceo Da Vinci si rivolgesse proprio a lei.
<< Vedi un'altra bella ragazza? >> sorrise Ottieri.
<< Allora non stai scherzando >> constatò lei.
<< Perché, dovevo? Sono serissimo! >> replicò allegramente lui.
<< Ah, ok. Perché è difficile che un ragazzo si rivolga a me perché sono io. Pensavo volessi conoscere Giulia, o Asia... >> ipotizzò l'una.
<< Allora i ragazzi che ti usano per arrivare alle tue amiche devono avere davvero i paraocchi >> dichiarò l'altro.
La giovane sorrise: aveva passato cinque anni a desiderare Manuel e di non essere oscurata dalle sue migliori amiche, le quali avevano dei caratteri molto più forti e pronunciati del suo.
<< Dici davvero? >> volle ancora sincerarsi.
<< Che fai dopodomani? >> le chiese il ragazzo, come per rassicurarla, facendole intendere che voleva passare il San Valentino con lei.
<< Io? Niente, assolutamente niente! >> confermò la buonarrotina.
<< Allora ci vediamo il 14 sera alle sette sotto casa tua >> decise il davinciano.
<< No, sotto casa no. Mio padre dal nostro bar vede tutto ed è iperprotettivo. Facciamo all'angolo. Poi ti mando la posizione >> propose allora Cinzia.
<< Ok, allora a dopodomani >> le ricordò Riccardo, mentre si congedava.
La Castroni lo guardò andare via sorridendo: non vedeva l'ora di avere anche lei qualcosa di emozionante da raccontare a Giulia e Asia.
***
Quest'ultima, tuttavia, era sempre impegnata con Diego: infatti, da quando lo aveva convinto a frequentare delle lezioni private gratuite con la Castelli, lo attendeva sempre quando aveva finito, anche per sincerarsi che non scappasse a gambe levate; ma tanto era sorvegliato a vista sia da lei, sia dalla sorella Erika, sia dalla Castelli stessa, fermamente convinta che chiunque avesse diritto ad una seconda opportunità.
Quella sera lo attendeva fuori dal Da Vinci, ascoltando la hit sanremese che Levante aveva portato al Festival quell'anno, "Tikibombom":
Ciao tu, animale stanco
Sei rimasto da solo
Non segui il branco
Balli il tango mentre tutto il mondo
Muove il fianco sopra un tempo
Che fa tikibom bom bom
Ehi tu, anima indifesa
Conti tutte le volte in cui ti sei arresa
Stesa al filo teso delle altre opinioni
Ti agiti nel vento
Di chi non ha emozioni
L'aveva spinto a fare una scelta difficile, terribile dal punto di vista di chi non si era mai sforzato di cambiare e si era rifugiato nella comoda scusa di non avere prospettive; e lui aveva accettato, un po' reticente, ma comunque per amore. E per amore di lei Diego aveva scelto di voltare le spalle alla sua vita di espedienti, outsider nel quartiere in cui era nato e cresciuto, per diplomarsi e migliorarsi.
Mai più, è meglio soli
Che accompagnati da anime senza sogni
Pronte a portarti con sé, giù con sé
Tikibom bom bom
Laggiù, tra cani e porci
Figli di un dio minore pronti a colpirci
Pronti a portarci con sé, giù con sé
Lei ed Erika si erano messe d'impegno affinché tutte quelle cattive compagnie che lui si ostinava a chiamare amici non lo coinvolgessero più in qualche losco affare com'era stato fino ad un mese prima.
No no noi siamo ai margini della città
Siamo il vento e non la bandiera
Siamo noi
Tikibom bom bom
No no noi siamo gli ultimi della fila
Siamo terre mai viste prima
Siamo noi
Quando lo vide uscire, stanco ma soddisfatto, sorrise e gli corse incontro.
<< Allora, cos'hai imparato oggi? >> domandò.
<< Non ci crederai mai: il mito di San Valentino martire, giusto per restare in tema >> rivelò Fabiani.
<< E ti è piaciuto? >> chiese la Lentini.
<< Beh, quel prete ha avuto fegato, a sposare una ragazza cristiana e un ragazzo pagano, andando contro tutto e tutti e addirittura facendosi condannare alle bestie >> osservò lui.
<< È che all'epoca come mai prima di allora avevano paura delle diversità, delle novità. Un po' come è successo a te prima di cominciare a studiare >> rispose lei.
<< Solo che la Castelli è anche più testarda di San Valentino martire! >> esclamò l'uno.
<< Attento a non disprezzare troppo il Santo patrono degli innamorati... >> lo stuzzicò l'altra.
<< E allora facciamo qualcosa per domani: che ne dici se andiamo al mare? >> propose il primo.
<< A febbraio? >> fece la seconda.
<< Guarda che il mare d'inverno è molto romantico... >> la tentò l'ex ladro.
<< E allora vada per il mare d'inverno! >> accettò la studentessa.
Aveva ragione Levante nel testo della sua canzone di Sanremo: erano due outsider, ma non c'era niente di più bello.
***
Il giorno successivo Edoardo Ponto si svegliò con un dubbio che lo tormentava ormai da qualche settimana, e che durante l'ultimo incontro - la finale di Sanremo - era esploso nella sua psiche: il fatto che non fosse un caso che Sofia, la figlia di Maria Tindari, si fosse messa in contatto con lui e facesse di tutto per incontrarlo. Un dubbio atroce lo aveva lacerato durante la notte, così la mattina di quel 13 febbraio aveva preso una decisione: mandare un messaggio su WhatsApp alla sua ex amante di vent'anni prima e chiederle se le avesse nascosto più di qualcosa sui natali della ragazza.
Attento a non farsi vedere da Marina, prese lo smartphone, cercò il contatto dell'impiegata della banca di cui era il direttore e scrisse:
Ti sembrerà strano che io ti abbia cercato, ma ti devo parlare di Sofia. Ci vediamo al nostro posto all'ora di pranzo.
<< Caro? Ma dove sei? >> fece la voce di Marina che si stava avvicinando. Ponto si affrettò a mettere a posto lo smartphone e a spegnere il display.
<< Qui! >> esclamò come se nulla fosse.
<< Meno male, pensavo fossi uscito prima che io ti proponessi la mia idea geniale per San Valentino! >> rivelò lei.
<< Non siamo un po' grandi per festeggiare San Valentino? >> ragionò lui.
<< L'abbiamo sempre festeggiato, è tradizione. Perché smettere? >> replicò tranquilla l'una.
L'altro avrebbe voluto rispondere che non ci stava con la testa in quel momento, che probabilmente aveva avuto una figlia che per vent'anni gli era stata nascosta e il San Valentino era l'ultimo dei suoi problemi.
<< Eh già... Perché smettere? >> ribatté facendo finta di niente, e lasciando parlare la moglie della sua idea, sempre ammesso che, dopo le parole di Maria, avesse ancora voglia di festeggiare.
***
Erika arrivò poco prima che suonasse la campanella di inizio lezioni, e vide che Riccardo era particolarmente concentrato: chino sullo smartphone, sicuramente stava parlando su WhatsApp con una delle sue conquiste.
<< Chi è la sfortunata? >> domandò sedendosi sul banco accanto a lui.
<< Non credo che tu la conosca >> rispose questi.
<< È del Da Vinci? >> chiese lei.
<< No, del Buonarroti >> specificò l'uno.
<< Stai messo come Mario, se non peggio... Ma che c'avranno 'ste buonarrotine più di noi? >> fece l'altra.
<< E dai, lo sai che ho sempre preferito le davinciane... >> si difese il primo, indicando alla seconda con un cenno dello sguardo Lucrezia che entrava mano nella mano con Nicola, e poi si mettevano l'amuchina insieme.
<< Il fatto che quattro anni fa abbia scelto Nicola a te ti ha traumatizzato? >> osservò quest'ultima.
<< Perché, a te non ha traumatizzato il fatto che Nicola abbia scelto Lucrezia a te? >> ribatté Ottieri.
La Fabiani non poté rispondere: aveva ragione lui.
<< Solo che io sto andando avanti, da allora. Certo, cambiando ragazza molto velocemente, ma sto andando avanti. E dovresti farlo anche tu >> aggiunse Riccardo, mentre tornava al suo posto al rumore dei passi di De Sanctis che aveva tutta l'intenzione di interrogare in Filosofia quel giorno.
Erika però penso che già avesse troppi cavoli a cui pensare, a soli diciotto anni: con una madre che faceva figli con uomini diversi, un fratello delinquente che non si sapeva se la sua fidanzata lo stesse redimendo per davvero e un esame di Stato per cui non si sentiva affatto pronta, un fidanzato era l'ultima cosa per cui avrebbe avuto tempo.
***
Con aria furtiva, come se qualcuno dovesse spiarla e riferire le sue mosse ad un ipotetico Grande Fratello che osservava tutto e tutti, poco prima della ricreazione Ines Pugnabile si apprestava ad entrare dall'entrata sul retro del Da Vinci, dove la aspettava un trepidante Aldo Marioni.
Appena si videro, i due si baciarono appassionatamente.
<< Meno male che sei arrivata... >> disse lui sorridendo.
<< Eh, ho fatto veloce veloce. Non mi va che si mettono a parlare al Buonarroti >> sospirò lei.
<< La gente non si fa mai gli affari suoi... >> sostenne il bidello, a dispetto della sua vocazione ad impicciarsi di tutto quello che accadeva nel corridoio del secondo piano del liceo Da Vinci.
<< È vero. Ma noi siamo liberissimi di amarci! O no? >> dichiarò appassionata la segretaria.
<< Questo sì. Ma non è facile avere a che fare con mia madre. Sono il suo unico figlio ed è molto affezionata a me... >> puntualizzò l'uomo.
<< È collosa, semmai! Aldo, tu tieni quarantacinque anni, è ora che ti stacchi un po' dalla gonna della mamma. E che ti fai una vita tua! >> esclamò la donna.
<< Se te la presento, non vorrei che ti offendesse... >> precisò premuroso l'uno.
<< Mi vuole offendere? Lo facesse! Pure a Kate, quando si è sposata William, ne hanno dette di tutti i colori: che non era nobile, che non teneva il sangue blu, che la sua famiglia si era arricchita vendendo gli articoli per le feste su Internet... Ma alla fine sono rimasti insieme lo stesso e adesso hanno tre figli! Se non si è messa paura Kate Middleton della corte d'Inghilterra, mi posso mettere paura io di tua madre? E poi ancora non hai conosciuto la mia, di famiglia... >> lo tranquillizzò l'altra.
Si baciarono di nuovo e Aldo sorrise: Ines aveva il potere di rendere tutto più leggero e affrontabile, anche gli ostacoli che sembravano più impervi.
***
Non appena Maria Tindari, all'uscita della banca dove lavorava, si ritrovò davanti Edoardo, anche se sapeva che avrebbero dovuto incontrarsi per poco non trasalì: in quel momento era tutto così drammaticamente vero.
<< Si può sapere cos'è questa storia? >> esordì la donna.
<< Sono io che devo chiederti cos'è questa storia. Perché mi hai nascosto dell'esistenza di Sofia? >> ribatté l'uomo.
<< E me lo chiedi anche, Edoardo? All'epoca eri già sposato, e tua moglie attendeva il terzo figlio... >> gli ricordò lei.
<< Io ti amavo all'epoca, Maria, e avrei lasciato Marina se tu me l'avessi chiesto, ma soprattutto se avessi saputo che avevamo una figlia! >> replicò lui.
<< Mi amavi, che parolone... L'amore era un lusso che non potevamo permetterci, ognuno per motivi diversi. Marina non te l'avrebbe mai perdonato >> commentò l'una.
<< E pensi che nascondere a Sofia la verità sia stata la soluzione migliore? Mi è venuta a cercare, ha sfruttato tutte le occasioni possibili per far sì che ci incontrassimo. Se non mi fosse venuto il dubbio non ci sarei mai arrivato... >> dichiarò l'altro.
<< Credimi, è stato meglio così. Se anche glielo dicessimo, come si sentirebbe Sofia a sentirsi un'illegittima, una figlia di serie B? >> sostenne la Tindari.
<< Credo proprio che a lei importi sentirsi figlia e basta, senza serie >> disse Ponto.
<< Fai un po' quello che ti pare. Ma sappi che non ti appoggerò in questa follia. Ricordati bene che Sofia è principalmente mia figlia >> concluse Maria, la cui fine della pausa pranzo arrivò come una benedizione.
<< E tu ricordati che io sarò sempre suo padre, e questo non può cambiare >> fece Edoardo, mentre lei voltava le spalle e andava via.
Non si sarebbe mai arreso, sarebbe andato fino in fondo a quella storia, esattamente come stava facendo Sofia.
***
Quel pomeriggio Mario stava cercando un modo per riconquistare Giulia: voleva convincerla che non gli importava né delle distanze sociali che intercorrevano tra di loro, né del fatto che fosse quasi "costretta" a passare il resto dei suoi giorni accanto a Manuel Billotta.
Nelle orecchie c'era la canzone vincitrice di Sanremo, "Fai rumore" di Antonio Diodato, dedicato all'ex fidanzata, che era stata anch'essa in gara ed era nientemeno che Levante; quest'ultima dichiarava che tra loro la relazione fosse finita in modo tranquillo, mentre lui dimostrava di non riuscire a dimenticarla:
Sai che cosa penso
Che non dovrei pensare
Che se ti penso tu sono un'anima
E se ti penso tu sei un'anima
Forse questo temporale
Che mi porta da te
E non dovrei farmi trovare
Senza un ombrello perché
Ho capito che
Per quanto fugga
Torno sempre a te
Nonostante tutti i suoi amici gli avessero detto di lasciare perdere, perché Giulia non era alla sua portata, Mario non riusciva a smettere di pensare a lei: era come un temporale che si era abbattuto nella sua vita da quando, al primo anno, i loro sguardi si erano incontrati un attimo.
E lui non avrebbe avuto paura né della pioggia, né dei fulmini, perché stavolta avrebbe portato un ombrello.
Che fai rumore, sì
Perché non so se mi fa bene
Se il tuo rumore mi conviene
Ma fai rumore, sì
E non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale
Tra me e te
Aveva intenzione di fare le cose in grande: la sera di San Valentino si sarebbe presentato sotto la sua villa con lo stereo e uno striscione. Le avrebbe gridato il suo amore immenso, e sarebbe rimasto anche tutta la notte lì davanti, anche se il conte Lanfranchi Della Roccaforte avrebbe mandato qualcuno della servitù a cacciarlo in malo modo.
E me ne vado in giro senza parlare
Senza più niente da fare
Consumo le mie scarpe
Tanto le mie scarpe
Sanno bene dove andare
E mi ritrovo negli stessi posti
Gli stessi posti che volevo evitare
E faccio finta di dimenticare
E faccio finta di non ricordare
Ma capisco che
Per quanto fugga torno sempre a te
All'improvviso la musica fu oscurata da un suono di chiamata; Mario vide il display: era Gabriella.
<< Pronto? >> rispose.
<< Mario, sono una stupida! >> replicò lei piangendo, dall'altra parte dello schermo.
<< Perché, cos'è successo? >> domandò lui.
<< Vittorio. Mi aveva dato appuntamento oggi a Milano e invece mi ha dato buca all'ultimo! Per un esame! Non volevo disturbarti ma non so chi chiamare... >> spiegò l'una, sconvolta.
<< Non ti preoccupare, arrivo >> promise l'altro.
Sperava di tornare in tempo per la riconquista di Giulia il giorno dopo, ma non poteva lasciare Gabriella da sola.
***
Il viaggio in treno durò tre ore e trenta; Mario era stato a Milano una volta sola, ma fortunatamente Gabriella gli aveva detto di incontrarsi davanti al Duomo: non appena la Santi lo vide gli buttò le braccia al collo e pianse disperatamente.
<< Ehi, va tutto bene... >> la consolò il giovane Anselmi, accarezzandole i capelli.
<< Io ci credevo... Lo sai che ci vediamo poco Vittorio e io, e stiamo talmente lontani che sembra che io non ci tenga a lui... Ma accannarmi così, con un messaggio su WhatsApp! >> sbottò la ragazza, in lacrime.
<< A me non ha mai convinto questo qui, da quando ce l'hai presentato >> commentò lui.
<< Adesso però sei tu ad essere un po' prevenuto... >> sorrise lei, asciugandosi gli occhi.
<< Forse. Ma non mi è mai sembrato che tu fossi in cima alla lista delle sue priorità >> decretò l'uno.
<< Neanche Giulia, visto che non ha avuto il coraggio di lasciare il suo fidanzato >> osservò l'altra.
<< È una situazione diversa, lo sai >> puntualizzò il primo.
<< La verità è che esistono persone che amano alla follia, e persone che amano col contagocce. Giulia e Vittorio appartengono a quest'ultima categoria. Tuttavia non possiamo fare a meno di loro >> disse la seconda.
<< Adesso però non ci pensiamo, che per colpa loro abbiamo già penato abbastanza. Siamo a Milano, godiamoci un po' la città! >> propose Mario, cambiando discorso.
<< Se permetti, ti faccio da guida che ormai conosco bene la zona! >> esclamò Gabriella, riacquistando il buonumore.
Passeggiarono per Corso Buenos Aires, andarono a fare un aperitivo in un locale sui Navigli, visitarono la Pinacoteca di Brera che faceva gli sconti alle coppie per San Valentino. Loro non lo erano, ma l'idea di stare insieme li faceva inconsciamente sentire nel posto giusto al momento giusto.
Ritennero opportuno passare la notte a Milano e ripartire il giorno dopo, ma un po' perché erano a pezzi entrambi, un po' per l'effetto dello spritz e un po' per l'atmosfera di San Valentino, si scambiarono un lungo bacio davanti al portone dell'albergo, e da lì alla notte insieme nella camera prenotata a nome di Vittorio Mainaghi il passo fu breve.
Il giorno dopo cercarono di comportarsi come nulla fosse, giurando che ciò che era successo in albergo sarebbe rimasto in albergo.
Vittorio raggiunse Gabriella scusandosi con tutto sé stesso, Mario prese il treno diretto a Roma, pronto alla riconquista di Giulia, ma più per dimenticare la notte passata con l'amica di sempre piuttosto che per la Lanfranchi stessa.
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