Capitolo 7 - FINALE

Le quattro rientrarono dentro, ormai fradicie, con i vestiti attaccati al corpo e le chiome grondanti. Gli occhi profondi di Mei, con il trucco che colava, incrociarono lo sguardo di Diana e Nimue, intente ad asciugarsi. Dopo aver fatto evaporare l'acqua dal proprio corpo con un incantesimo, Gisèle si avvicinò al camino e, sputando sulla legna, accese un fuoco caldo e scoppiettante. Dopodiché, la strega si sedette sul divano, accavallando le gambe e facendo cenno alle altre di unirsi a lei. Nel frattempo, mentre le donne si guardavano, avvolte dal calore del focolare, la pioggia era aumentata e, anziché cadere, si abbatteva sulle case adiacenti, nonché sulle finestre della villa di Gisèle.
Diana: Non mi aspettavo che avrebbe piovuto così... Tanto.
Nimue: Beh... Nelle terre magiche i diluvi sono rari. Chissà se esistono eccezioni...
Mei: Cledo che sia semplice maltempo... Non c'è nulla di cui pleoccupalsi.
Gisèle: Non ci metterei la mano sul fuoco, Mei. Non scordiamoci che le nostre nemiche possiedono una vasta conoscenza del mondo mistico e questa pioggia potrebbe essere opera loro.
Diana: E a che scopo l'avrebbero fatto? Volevano creare una vasca da bagno enorme per affogarvi dentro noi quattro?
Nimue: Dai, Diana, sono cose serie. E se fosse pioggia acida??
Mei: Lo escludo. La pioggia acida dovlebbe avele un colole divelso da quello dell'acqua nolmale.
Gisèle: Lasciamo perdere, ragazze. È possibile che ci stiamo facendo suggestionare dalla situazione. In fondo, la mia era una semplice supposizione, nient'altro. Credo sia opportuno riposarci, che ne pensate?
Nimue: Sono d'accordo. Sono distrutta e ho bisogno di una doccia. Ma dentro a un bagno, non in strada...
Diana: Come darti torto. Il solo pensiero che Rebecca sia ancora in circolazione mi dà il voltastomaco e mi fa sentire lo sporco addosso. Necessito di una doccia quanto prima.
Mei: Io vado a dolmile. Buonanotte.
Diana/Nimue/Gisèle: 'Notte!
Le streghe si recarono nelle proprie stanze, ma un minaccioso fulmine di abbatté sulla casa, distruggendone gran parte e scaraventando fuori le quattro donne che vi si trovavano dentro. Era stata la malvagia e potente Clorinda ad attaccare e, giunta in volo al cospetto delle sue nemiche, scoppiò a ridere malignamente mentre osservava le streghe.
Clorinda: Oh, che peccato. Era una gran bella villa, impeccabilmente pulita. Adesso, però, è solo un mucchio di macerie fiammeggianti.
Diana: Dannata! Come hai osato?! Questo è un affronto bello e buono e non posso tollerarlo! "Igneus turbo"!
Diana, dopo aver aperto le braccia, rivolse un freddo sguardo verso i resti della villa in fiamme, e il fuoco improvvisamente si sollevò in aria e, con uno scatto, avvolse Clorinda senza lasciare via di fuga, quasi volesse divorarla con ingordigia. La malvagia donna però, soffiando sul fuoco a pieni polmoni, riuscì ad estinguerlo e, dopo essersi avvicinata furente a Diana, la lanciò via con un forte schiaffo; Gisèle, dopo aver agitato le mani, si tramutò in un corvo e, dopo essersi aggrappata con gli artigli alla gola di Clorinda, le beccò gli occhi, forandoglieli. La malefica Witchpire, però, afferrò per un'ala Gisèle e la sbatté a terra con brutalità, per poi prendersi i bulbi oculari e strapparseli, perché ormai danneggiati. Mei materializzò nelle proprie mani una baionetta e sparò al ventre della donna, espellendo l'intero intestino e il pancreas. Clorinda cadde in ginocchio, con la pancia forata e la carne sanguinante che usciva a brandelli, sfracellandosi al suolo. La donna si trascinò sui gomiti e, prima di spirare, intonò una strana melodia, pronunciando parole indecifrabili appartenenti a chissà quale lingua. Clorinda si accasciò a terra, apparentemente deceduta, e le streghe tirarono un sospiro di sollievo, ignare di cosa il destino avesse in serbo per loro. Infatti, dopo una manciata di secondi, qualcosa iniziò a muoversi sotto la pelle del "cadavere" di Clorinda, e le quattro donne sussultarono quando se ne accorsero; dalla schiena della malvagia Witchpire fuoriuscì un enorme serpente, dotato di un volto umano e di zampe di ragno.
Diana: Ma che diavolo è?
Gisèle: Il nostro nuovo avversario, pare.
Nimue: Direi che ha scelto le streghe sbagliate a cui dare fastidio.
Mei: Felme! Pelcepisco una plesenza nei palaggi...
Dietro il mostro vi era una divertita Rebecca, intenta a maciullare con la magia quel che restava del corpo di Clorinda. Le streghe la osservarono alquanto stupite e lei sorrise loro nella maniera più inquietante possibile.
Rebecca: Che piacere incontrarvi qui, ragazze.
Nimue: Ma che stai facendo?!
Rebecca: Finisco di vendicarmi di questa bastarda. Sapete, è grazie a me se è spuntato questo serpente dal suo corpo.
Gisèle: Come sarebbe a dire?
Rebecca: Ero stanca di lei, dei suoi continui rimproveri. Mi considerava inferiore a lei e mi guardava dall'alto in basso con aria di superiorità. Non potevo più sopportare un tale comportamento. Così ho deciso di stregare il suo vino che, dopo averlo bevuto, ha fatto crescere in lei un parassita che ha lentamente prosciugato la sua anima. Una volta cresciuto, il suddetto parassita è uscito dal suo corpo sotto forma di serpente.
Nimue: Una vendetta coi fiocchi, bisogna ammetterlo. Ma credo sia arrivato il momento di fartela pagare per il male che hai perpetrato per tutto questo tempo.
Dopo aver chiuso per un attimo gli occhi e aver giunto le mani, le braccia di Nimue si ricoprirono di aculei affilatissimi. La strega corse verso Rebecca e le sferrò un pugno in faccia, rompendole la mandibola e lacerando parte del volto. A quel punto Rebecca strinse il collo di Nimue con la lingua e le sbatté la testa al suolo, stordendola. Mei raccolse un sassolino da terra e concentrò al suo interno molta energia magica.
Mei: "Bīng yán"!
Il sassolino si ricoprì di ghiaccio e Mei lo lanciò contro Rebecca, congelandole metà fronte e un occhio. Diana, che aveva visto quel che la strega aveva fatto, scattò verso la nemica e le sferrò un calcio contro la parte congelata del viso, frantumandogliela del tutto. Rebecca tirò un urlo disumano, guardando sofferente i pezzi congelati del suo volto, caduti a terra. Gisèle trasformò la sua mano destra nelle fauci di un leone, con cui tentò di addentare la gamba di Rebecca, ma questa si graffiò tempestivamente il petto e ne estrasse un polmone, su cui posò le labbra. Dopodiché lanciò contro Gisèle l'organo, che esplose scaraventando via la strega e travolgendo Diana e Mei.
Rebecca: I miei complimenti. Siete delle degne avversarie. Ma io sono stanca di affrontarvi, per cui lascerò il lavoro al serpentone. Ciao ciao.
Diana fece per inseguire Rebecca, ma il serpente le ostruì il cammino. A quel punto Nimue, appena ripresasi, scansò il mostro con una ginocchiata e fece cenno a Diana di andare. Gisèle e Mei aiutarono Nimue a combattere il rettile mostruoso mentre Diana, con l'ausilio di due grandi ali nere e piumate, raggiunse Rebecca, colpendola al tallone. La strega malvagia cadde a terra, ma non sembrava avesse intenzione di gettare la spugna, e sputò un fulmine contro Diana, scagliandola a terra.
Rebecca: Sei proprio decisa a vendicare la morte di Elettra e Bradamante, eh?
Diana: Ma come fai a essere così forte?!
Rebecca: Ops, ho dimenticato di menzionarlo. Poco prima di avvelenare Clorinda, sono andata a letto con lei e, approfittando di una sua distrazione, le ho sottratto una piccola quantità di sangue, che poi ho bevuto. Grazie ad esso, ora sono una Witchpire!
Diana: No, sei un'idiota e una pazza!
Diana, furente come mai prima di allora, diede un calcio contro la gamba di Rebecca, facendo fuoriuscire l'osso dal polpaccio. Anziché gridare disperata, Rebecca scoppiò a ridere.
Rebecca: Mi dispiace per te, ma ora che ho il pieno controllo sui miei poteri da Witchpire, sono diventata insensibile al dolore. Anche se mi strappassi il cuore, io non sentirei nulla.
Con una gomitata sulla nuca, Rebecca scaraventò Diana contro una maceria, provocandole seri danni. Nel frattempo, Nimue, Gisèle e Mei non erano ancora riuscite ad eliminare il serpente, il quale le aveva già colpire numerose volte. Tutte e quattro le streghe erano ferite e stremate e, malgrado fossero in possesso di grandi poteri magici, le speranze sembravano ormai perse, così come la battaglia. Diana, in procinto di ricevere il colpo di grazia da parte di Rebecca, scoppiò in lacrime. Lacrime vere, ricolme di tristezza. A quel punto, le nuvole nere che avevano coperto il cielo con la loro oscurità impenetrabile, vennero lacerate da una potentissima e accecante luce. Un bagliore inestinguibile, il cui candore ridonò energia alle quattro streghe e incenerì il serpente mostruoso. Da quel forte luccichio scese dolcemente una fanciulla dalla bellezza eterea. Il suo aspetto faceva pensare che fosse una dea.
Diana: C-chi sei tu?
Dea: Sono colei che ha vegliato su di voi da quando siete partite. Colei che vi protegge, che ascolta le vostre preghiere e che colma i vuoti che ci sono in voi.
Nimue: Non ditemi che quella è...
Diana/Nimue/Mei/Gisèle: Giubilea!
Dea: Sì, sono io.
Diana: Ma come è possibile?
Dea: Dopo che mi avete salvata, eliminando il demone che si era fuso con me, le forze dell'universo mi hanno riconosciuta nuovamente come salvatrice del mondo e la mia anima è stata purificata, donandomi la vita sotto forma di dea ancestrale. E come tale, sono in grado di esaudire un vostro desiderio.
Mei: Cledo spetti a Diana esplimele un desidelio.
Nimue: Già. È stata sua l'idea di vendicare Elettra e Bradamante ed è sempre stata la più coraggiosa fra noi.
Gisèle: Coraggio, Diana.
Diana, mentre piangeva lacrime di gioia, si avvicinò a Giubilea e le sfiorò delicatamente la mano, incrociando il suo sguardo divino.
Dea: Chiedimi tutto quello che vuoi, Diana.
Diana: Voglio che Elettra e Bradamante tornino indietro.
Giubilea, con un'espressione commossa, carezzò il volto di Diana e, agitando una mano, fece brillare una luce Magica alle spalle delle quattro streghe. Di colpo, apparvero dal nulla Elettra e Bradamante, tornate in vita grazie al miracolo di Giubilea. Gli abbracci furono tanti, così come le lacrime e poi, quando Elettra vide la sua amica, la sua cara amica, corse ad abbracciarla. Giubilea era felice di rivedere la strega e viceversa.
Elettra: Mi sei mancata così tanto...
Dea: Anche tu, mia dolce Elettra. L'inganno di Rebecca ti ha condotta alla morte, ma io ti ho riportata in vita. D'ora in avanti, continuerai ad addestrare le apprendiste, fino a fondare nuovamente la gloriosa Confraternita delle Streghe.
Elettra: Sì...
Dea: Quanto a te, Rebecca, meriti una punizione esemplare. In veste di dea, non posso ucciderti, poiché andrebbe contro le sacre leggi, ma ti esilierò per il resto della vita. Andrai in un luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Un luogo deserto, privo di vita, ma anche privo di morte. Senza luce, ma anche senz'ombra.
Giubilea toccò la fronte di Rebecca e sotto quest'ultima apparve un buco nero, che la condusse nel luogo dove avrebbe scontato la sua pena. Dopo un abbraccio sincero e malinconico, Elettra e Giubilea si allontanarono l'una dall'altra, certe del fatto che non si sarebbero mai più potute incontrare, visto ciò che comportavano i loro ruoli nell'universo. Giubilea vegliò su Elettra, sedutasi di nuovo sul trono, e protesse anche le streghe successive negli anni a venire. La sua esistenza come dea, da quel momento in poi, fu votata solo alla difesa delle streghe per l'eternità.

FINALMENTE, DOPO UN BEL PO' D'ASSENZA, HO POTUTO CONCLUDERE QUESTA TRILOGIA MISTICA. SPERO CHE ABBIATE APPREZZATO IL FINALE, CHE STAVOLTA NON È APERTO, E CHE TROVIATE CHE SIA UNA BELLA CONCLUSIONE PER QUESTO CICLO DI LIBRI. IO VI INVITO A LEGGERE LE MIE PROSSIME STORIE, POICHÉ HO IN SERBO GRANDI COSE PER IL FUTURO... CIAO CIAO❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top