Capitolo 3

Il mattino seguente le tre si svegliarono, lasciarono con molto piacere la locanda, desiderose di non rimettervici più piede, e attraversarono la cittadella finché non raggiunsero quella che aveva tutta l'aria di essere una stamberga, che dall'esterno sembrava particolarmente logora. Vi entrarono e salirono su per un'eterna rampa di scale fino a giungere davanti a una porta; Diana la aprì e notò che dietro di essa vi era una stanza vuota, dove c'erano tre ragazze che agitavano le mani, danzando attorno a delle budella straziate. Diana, Nimue e Mei avanzarono e attirarono l'attenzione delle tre persone dinanzi a loro. Due di loro si voltarono e guardarono le tre streghe come fossero dei rifiuti.
Ragazza 1: E voi chi sareste?
Ragazza 2: Vi conviene rispondere.
Diana: Io sono D...
Prima che Diana potesse pronunciare il proprio nome, l'unica delle tre ragazze che non si era girata la interruppe mettendole un dito sulle labbra. Quella donna si rivelò essere Rebecca.
Nimue: Rebecca?? Ma che diavolo ci fai qui??
Rebecca: È complicato. Ho avuto molto da fare negli ultimi tempi. Vi sono mancata?
Diana: Perché sei sparita per tutto questo tempo? Non ti vedo da quando abbiamo sconfitto Giubilea.
Rebecca: Ve l'ho detto. Ho avuto da fare.
Mei: Fate attenzione. La vostla amica emana una potente folza malvagia.
Nimue: Cosa?
Rebecca: Non mi piacciono le persone dalla lingua lunga, cinesina.
Rebecca scoppiò in una fragorosa e malefica risata, facendo rabbrividire le sue interlocutrici, che la osservavano sospettose.
Rebecca: Devo darvi una triste notizia. Sono io la persona che cercate. Io ho ucciso Elettra e Bradamante.
Diana: No... Non è possibile...
Rebecca: Invece è proprio così. Accettalo, cara.
Diana, senza esitare, afferrò per la gola Rebecca e le sbatté con forza il cranio su una parete, per poi buttarla a terra. Le altre due ragazze erano in procinto di attaccarla, ma Mei puntò la sua mano contro di loro.
Mei: "Dàfēng xíjí"!
Dal braccio della strega partì una violentissima raffica di vento che scaraventò fuori dalla finestra le sue due avversarie che si sfracellarono al suolo. Diana, che ormai era certa di essere in una posizione predominante rispetto a Rebecca, fu costretta a ricredersi quando la nemica la lanciò contro un muro dandole un pugno in pancia. La strega malvagia si rialzò da terra e immobilizzò Mei e Nimue con uno schiocco di dita, bloccando i loro arti con delle catene mistiche. Rebecca materializzò nella sua mano un fioretto e fece per trafiggere Diana, ma di colpo una sfera di fuoco apparve dal nulla, bruciando una mano alla malefica ragazza. Dalla finestra entrò volando un'altra strega, che Mei riconobbe subito: era l'amica che cercava, Gisèle.
Gisèle: Mei. A quanto pare hai bisogno del mio aiuto. Chi è la giovane che ha tentato di uccidere la tua compagna?
Mei: È la stlega che ha ucciso colei che ela diventata la nuova signola della Conflatelnita delle Stleghe.
Gisèle: Ah, capisco. Beh, mademoiselle, è ora che tu sparisca da questa stanza. "Attaque du vent"!
Gisèle generò un piccolo ciclone, sollevando in aria Rebecca, e buttò quest'ultima di sotto. La strega malvagia riuscì, però, a salvarsi e scappò via, rendendosi conto di essere in netta inferiorità numerica. La nuova strega scesa in campo soccorse le altre, curando il livido di Diana provocato dal pugno di Rebecca e liberando Nimue e Mei dalle catene oscure.
Nimue: Grazie. Ci occorreva proprio un aiutino.
Gisèle: È stato un piacere. Je m'appelle Gisèle.
Diana: Io sono Diana e lei è Nimue.
Mei abbracciò Gisèle, ringraziandola di cuore per il salvataggio all'ultimo secondo. La strega cinese era davvero felice di rivedere la sua più cara amica. Gisèle, agli occhi di Diana e Nimue, emanava una certa aura rilassante e, in un certo qual modo, sembrava voler trasmettere sicurezza alle sue compagne.
Nimue: Gisèle... Dal tuo nome e l'accento, si evince che tu sia francese, ma da dove vieni di preciso?
Gisèle: Da Parigi, che negli ultimi tempi è stata parecchio movimentata. All'epoca, dopo la morte di Serafina, erano rimaste pochissime streghe nella città, ma da quando Ambra Scarlatta è stata eliminata grazie alle coraggiose gesta di Giubilea, ora Parigi può essere considerata quasi come un punto di ritrovo per le streghe e se ne possono trovare parecchie in giro.
Diana: Vorrei tanto visitare Parigi. Mi piacerebbe salire sulla Torre Eiffel, o magari girare per il Louvre...
Gisèle: Non te lo consiglio, chérie. Non adesso, almeno. Le streghe che ci abitano sono piuttosto scorbutiche. E poi, devo darti brutte notizie: la Torre Eiffel è caduta a causa di un violento conflitto tra fate e streghe. Il Louvre è diventato la sede di una specie di setta demoniaca e, prima che tu lo chieda, Notre Dame De Paris è diventato la dimora delle streghe della peggior specie: quelle pazze mozzano teste a caso, mangiano cadaveri e spacciano sostanze stupefacenti in grado di stendere un intero plotone di soldati addestrati. Credimi, scegli un'altra meta se vuoi giocare a fare la turista.
La bella strega francese, seguita da Diana, Nimue e Mei, si recò nella sua meravigliosa villetta, facendo accomodare le amiche, le quali si rilassarono nel maestoso salotto che vantava di comodissimi divani. Le pareti erano color dell'avorio, c'era un bellissimo camino fatto di un pregiatissimo marmo e il pomello della porta era tempestato di diamanti. Gisèle portò alle ragazze del gustoso tè caldo, in delle tazze con degli ornamenti in madreperla, e tutte lo bevvero, discutendo di quanto la faccenda stesse facendosi complicata. La loro conversazione durò a lungo e arrivò il pomeriggio. Mei si alzò e andò a sedersi dinanzi al focolare e iniziò a fare degli esercizi molto particolari, probabilmente legati alla sua parte magica. Mentre la guardavano, Diana e Nimue parlarono con Gisèle per sapere qualcosa di più sulla bellissima strega della terra del Sol Levante.
Diana: Di' un po', Gisèle, sapresti dirci qualcosa in più sulla tua amica?
Gisèle: Non credo ci sia molto da dire. Immagino che lei vi abbia già detto tutto.
Nimue: Beh, c'ha parlato del suo passato, di quanto sua madre fosse affascinante... Davvero non c'è altro?
Gisèle: No, non c'è altro. Sai, non tutte le streghe hanno vite avventurose. Una cosa, però, posso dirvela.
Diana: Ti ascoltiamo.
Gisèle: Mei è una delle pochissime streghe cinesi rimaste a le monde. C'è stata una guerra a Shangai, per colpa delle fate di quella chienne di Teodora, e moltissime streghe sono decedute.
Diana: Ma è terribile. Mei non ce l'aveva raccontato.
Nimue: Un momento. La Cina è il Paese più grande al mondo, quindi com'è possibile che le streghe di lì non siano riuscite a difendersi?
Gisèle: Non sempre in un luogo grande ci si trovano esseri potenti, ma in realtà non è questo il vero motivo della sconfitta delle nostre sorelle cinesi. Da sempre, sin dai tempi degli antenati di Serafina, sono le primogenite delle streghe ad essere più potenti delle madri, e non l'opposto. In questo caso, c'è da dire che le fate sono state scaltre, seppur malvagie. Per impedire che il tasso di natalità salisse alle stelle e che quindi nuove e potenti streghe crescessero e diventassero un problema, hanno massacrato moltissime donne incinte, persino alcune che non erano nemmeno streghe, uccidendo le creature che portavano in grembo. Solo le donne che appartenevano a famiglie ricche si sono salvate, fra cui la madre di Mei.
Diana: E come?
Gisèle: Squartando alcune fate, per poi corromperne altre con i soldi. Tuttora le società mistiche agiscono così. Comprano il silenzio dei loro nemici, cosicché essi non dicano nulla ai loro capi in merito alle loro missioni, evitando quindi che si sappia che qualcuno si è salvato. È bastato far luccicare un paio di monete davanti agli occhi delle fate perché diverse streghe neonate si salvassero, inclusa Mei. Quando gli affari portano ad assaporare il gusto del danaro...
Nimue: Accidenti... Non sai mai quanto è cruda e triste la verità finché non te la rivelano.
Diana: Mai sentita una frase più saggia e con del senso compiuto. Mei è a conoscenza di tutto questo, suppongo.
Gisèle: In effetti, no.
Nimue: Come sarebbe a dire?
Gisèle: Sapete, io e Mei abbiamo fatto moltissimi voyages. In uno di questi ultimi, in Bolivia, lei mi ha parlato di questa faccenda, riaprendo un grande vuoto dentro di sé che da tempo aveva tentato di chiudere. In veste di amica, mi sentivo in dovere di aiutarla, così lanciai un sorcellerie per sostituire i brutti ricordi con qualcosa di molto meno tragico. Dovevo giustificare la morte dei suoi genitori, così ho inserito nella sua mente l'immagine dei due che venivano uccisi da una fata. Ad essere sincera, mi sento un po' in colpa...
Diana: Però è impossibile biasimarti, Gisèle. Dopotutto, hai agito così solo perché desideravi dare una mano a Mei. Credimi, nessuno sarebbe stato capace di fare di meglio.
Diana diede un bellissimo e consolatorio abbraccio a Gisèle, la quale fu molto contenta di avere accanto amiche del genere, disposte a tutto pur di strappare almeno un sorriso.

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