Capitolo 60

"Amore, svegliati", sussurrò Lauren, muovendo delicatamente Camila per non spaventarla. Quest'ultima sembrò balbettare qualcosa, con gli occhi ancora chiusi. "Dobbiamo uscire, svegliati."

"Vai tu, io ti aspetto qui", mormorò Camila, voltando le spalle a Lauren.

"Voglio mostrarti una cosa."

"Di mattina", disse, sistemandosi ulteriormente nel suo lenzuolo. Dinah aveva sistemato il soggiorno in modo che Lauren e Camila potessero dormire sul suo divano. Camila era così stanca, che era crollata non appena aveva toccato il cuscino. Lauren, d'altra parte, non aveva chiuso occhio per tutta la notte, e, aspettare che la sua fotografa preferita si svegliasse, sembrò eterno.

Lauren prese la sua giacca nel piccolo armadio nel corridoio dell'ingresso e prese anche quella di Camila. Le si avvicinò di nuovo e iniziò a darle baci che l'avrebbero sicuramente svegliata, tuttavia gli occhi di Camila restarono chiusi, mentre piccoli gemiti involontari uscirono dalla sua bocca e seguirono il bacio innocente che Lauren le stava dando; ma a quanto pare, per lei significava qualcos'altro. Lauren rise, supponendo che la sua ragazza pensasse che stesse sognando ed era per quello che il suo corpo stava reagendo in quel modo.

"Lauren, ho bisogno di te", mormorò Camila, prendendola stretta per il collo e mettendola sopra di lei. Le sue mani si posizionarono sulla sua nuca e la avvicinò ancora di più al suo corpo.

"Il tuo sogno è divertente, eh?", la schernì Lauren, facendo aprire gli occhi a Camila.

"Così sai che sono completamente sveglia", commentò con il tono di voce che sapeva facesse impazzire la sua ragazza. "Volevo vedere se potessi convincerti a fare qualcosa..."

Lauren sorrise.

"Se qualcuna delle ragazze andasse in bagno, ci vedrebbe", le ricordò. Anche lei avrebbe voluto fare qualcos'altro quella notte, dopo aver trascorso giorni lontane, ma, farsi vedere mentre faceva sesso, non era qualcosa che attirasse la sua attenzione. "Accompagnami a mostrarti una cosa e, da lì, andiamo al mio appartamento a finire questo."

Camila alzò gli occhi al cielo e si alzò. Lauren le porse la giacca e l'aiutò a indossarla, poi le porse le sue ciabatte e la baciò sulla fronte, prima di prendere le chiavi. Più tardi, sarebbe tornata a prendere le sue cose nell'appartamento di Dinah e l'avrebbe aiutata a pulire la stanza, ma prima voleva mostrare a Camila una cosa e, poi, andare a fare l'amore come era debito.

"Posso sapere dove vuoi andare alle cinque del mattino e in pigiama?", chiese Camila, stropicciandosi gli occhi. Lauren si limitò a sorridere. Quale insetto l'aveva morsa per renderla così sorridente quel giorno?

"Di lì", fu tutto quello che disse, prima di allungare la mano per richiamare l'attenzione di un taxi e dargli un indirizzo che Camila non poté vedere.

Arrivarono poco dopo, con sollievo di Camila, che pregò che la destinazione scelta da Lauren non fosse alla periferia della città. Aveva ancora sonno, e tutto ciò che voleva era tornare a letto, ma era anche molto curiosa di sapere cosa stesse progettando Lauren.

"Vieni qui, dammi un bacio", chiese Lauren, fermandosi nel mezzo di Times Square, afferrandola per la vita per avvicinarla a lei. "Sono abbastanza sicura che sia qui che abbiamo avuto il nostro primo bacio, e ho pensato che sarebbe stato romantico venire a vedere l'alba."

Camila la guardò con gli occhi pieni di lacrime. Una lacrima le sfuggì, senza che lei elaborasse ciò che stesse accadendo. Non capiva perché fosse così sensibile, non capiva perché avesse iniziato a piangere mentre Lauren l'abbracciava e le accarezzava la schiena. Forse piangeva perché era stressata, perché era stanca, perché era felice di come stesse andando la sua vita, perché stava lasciando andare il peso che portava da tanti mesi e che si rifiutava di accettare. Forse piangeva perché, quel giorno, si sentì viva, di nuovo.

Prese Lauren per il collo, e l'avvicinò alle sue labbra. Queste si sfiorarono lentamente, senza alcuna fretta, sapendo che avessero tutto il tempo del mondo per muoversi insieme. Uno, due, tre tocchi, che non si trasformarono in baci, ma diedero loro scosse elettriche e le avvicinarono ancora di più. Camila si inumidì le labbra, e, infine, le unì a quelle di Lauren in un bacio lento, pausato, calmo, dove si presero il tempo per sentire la morbidezza delle labbra l'una dell'altra, la temperatura delle loro bocche, il sapore dell'altra che si mescolava al proprio e che, con il passare dei diversi giorni insieme, quasi spariva per perdersi nel sapore di entrambe. La sensazione di essere baciate, e che il mondo intorno a loro non esistesse.

Il bacio divenne ancora più intenso quando Camila inclinò la testa per consentire un maggiore accesso a Lauren, in modo che potesse inserire la lingua nella sua bocca senza alcun problema. Le lacrime di Camila continuarono a cadere, facendo in modo che il sapore amaro in bocca si sciogliesse nelle loro bocche, ma nessuna di loro gli diede importanza, non volendo interrompere il momento magico, che aveva la sensazione del tornare a casa.

"Ci siamo perse l'alba", mormorò Camila, sentendo che, se avesse parlato più forte, si sarebbero rese conto che il mondo intorno a loro continuava ad esistere. Ma, con la coda dell'occhio, poté vedere che il sole stesse già iniziando a farsi strada nel mezzo degli edifici di New York, i quali cominciavano a riempirsi di gente.

"L'alba più bella è davanti a me", disse Lauren, guardando il viso stanco di Camila con un sorriso. Sapeva che Camila aveva sopportato troppo negli ultimi mesi e che, il suo lato duro e maniaco del controllo, non le avrebbe mai permesso di ammetterlo. Ma, sapeva anche che, le lacrime che aveva versato mentre si baciavano, erano il suo modo per farle sapere che stavano entrambe guarendo, che le ferite si stavano chiudendo e che il suo cuore era più calmo.

"Sono... sono andata in terapia", le disse Camila, appoggiandosi al petto di Lauren, che l'avvolse con le braccia. "Da quando tutte le cose hanno cominciato ad accumularsi, ho deciso che la cosa migliore fosse cercare aiuto... Mi dispiace non avertelo detto prima, ma volevo che ti concentrassi su te stessa e non ti preoccupassi per me. Avevi già abbastanza cose da affrontare, per convertirmi in un altro fardello per te."

Lauren la fissò. Camila si sentì nuda davanti al suo sguardo, quindi preferì nascondere il viso nello spazio del suo collo.

"Non ti rimprovererò, non guardarmi così", l'avvertì Lauren, quando si rese conto che Camila la stesse guardando come una ragazzina che aveva appena fatto una marachella e non voleva essere punita. "Ti dirò solo che mi rende più tranquilla sapere che, nel mezzo di tutto questo disastro, hai deciso di mettere te stessa al primo posto... So quanto puoi essere testarda, ed è per questo che non ti rinfaccerò niente, proprio come io ho avuto bisogno dei miei tempi e del mio spazio, so che anche tu avevi bisogno dei tuoi."

"Non avrei dovuto nascondertelo", rispose tristemente.

"Non è niente dell'altro mondo, amore. L'importante è che tu stia bene e che ti senta a tuo agio", la rassicurò, sapendo che Camila avrebbe potuto passare ore incolpando se stessa per qualcosa che nemmeno aveva tutto questo peso.

"Grazie di aver compreso."

"Grazie per esserti fidata di me."

Camila alzò lo sguardo e lo portò ai suoi occhi preferiti. Stava piangendo di nuovo e si limitò a lasciar cadere le lacrime mentre rideva. La sua risata contagiò Lauren, che, senza capire granché, si unì a lei. Pochi secondi dopo, Camila iniziò a correre, mentre continuava a ridere, e Lauren la inseguì. Erano due anime libere, nel cuore di New York, che lasciavano andare tutto ciò che le aveva tormentate e che, ad un certo punto, aveva premuto loro il petto e non le aveva lasciate respirare. Ma, quel giorno, si riempirono d'aria i polmoni per correre senza preoccupazioni, senza problemi, senza paura.

"Non posso credere che non ti fossi resa conto che fossi inglese", Camila prese in giro Lauren, mentre camminavano alla ricerca di un posto dove mangiare, e riprendevano l'aria che avevano perso, non dopo il loro strano comportamento, ma dopo il bacio che avevano condiviso all'ingresso di un vicoletto, proprio come due adolescenti ribelli, che si baciavano dove il mondo non avrebbe potuto giudicarle.

"Lo prometto, amore. Non ho mai notato il tuo accento."

"Non so se sentirmi insultata perché pensavi che fossi... americana", disse, fingendo una faccia disgustata. Lauren sorrise.

"Tutto ciò che deve importarti è che pensavo fossi molto carina", le sussurrò all'orecchio in modo civettuolo. Camila la guardò con un sorriso complice. "Molto carina e molto intimidatoria."

"Intimidatoria io?", chiese incredula.

"Non ti ricordi come mi trattavi all'inizio?"

"In quale altro modo si suppone dovrei trattare uno sconosciuto?", chiese Camila, alzando un sopracciglio.

"Non ti sembra educato salutare le persone con un 'ciao'?"

"E dare loro libero sfogo per cercare di intavolare una conversazione con me, o peggio ancora, conquistarmi con patetici complimenti? Passo!"

"Gesù, Camila, ancora non capisco come ho fatto a fare in modo che, perlomeno, mi guardassi", disse, veramente sorpresa. "Ti stai ascoltando? Sei così repellente e intimidatoria."

"Pensi ancora che io stia intimidatoria?", chiese beffarda. La sua personalità tagliente e riservata era solo il suo modo di tenere lontane le persone indesiderate, ma sapeva sempre che con Lauren l'aveva fatto solo perché la divertiva.

"Un po'", ammise Lauren, arrossendo.

"Secondo lei cosa mi rende intimidatoria, signorina Jauregui?"

"Questo!", esclamò, indicando lo sguardo penetrante di Camila e il modo in cui i suoi lineamenti del viso e il tono di voce erano cambiati, per renderla molto più intimidatoria del solito. "Argh! So che lo fai apposta."

"Non so a cosa si riferisce", rispose, nascondendo una risata. Le ricordava la Lauren timida che aveva incontrato mesi prima.

"Smettila di giocare e dammi un bacio."

Senza essere pregata, Camila si avvicinò al suo viso e le piantò un bacio.

"Solo perché tu lo sappia, quando ci siamo incontrate in palestra, sapevo chi fossi, e mi sono comportata così con te perché sentivo che, lavorare con una piccola atleta, mi avrebbe portato via tutto il prestigio che mi ero guadagnata", ammise per la prima volta. "Ricordo che, quando partecipasti ai Giochi di Londra, eri molto piccola e pensai che non avresti dovuto avere più di vent'anni e che avresti rovinato tutto... Poi ho continuato a comportarmi così perché non potevo darti il ​​via libera per fare in mondo che mi piacessi più di quanto già lo facessi da quando ho cominciato a vederti, da lontano, in alcuni eventi in cui abbiamo coinciso, ma in cui nessuno ci ha mai presentato."

Lauren la guardò perplessa, quello sì che non se lo aspettava. Camila era davvero una cassa di sorprese.

*

"Farai tardi", la rimproverò Camila, lanciandole uno sguardo severo. Lauren si limitò a sorridere innocentemente, e finì di sistemarsi la giacca per uscire, tenendo la mano della sua ragazza, verso la macchina che le stava aspettando.

"Non è colpa mia, Sarah mi ha avvisata mezz'ora fa", si difese Lauren.

"Incontrerai solo dei bambini, non conoscerai la regina", la rimproverò seriamente Camila.

"Bene, sì... è stata colpa mia perché ho dimenticato l'apparizione di Lauren oggi", disse Sarah, ascoltando il loro litigio dal sedile anteriore. Le due donne sussultarono per lo shock per non essersi accorte che fosse seduta lì. "Sì, ciao, buon pomeriggio anche a voi, tortorelle."

"Ciao", risposero le due, all'unisono.

"Dai, sorridete, che l'amore è bello", cantilenò, lasciando Camila e Lauren perplesse. Chi sapeva quale insetto l'aveva morsa.

Lauren aveva fatto alcune donazioni ad enti di beneficenza, e, la maggior parte, aveva accettato i suoi assegni e le aveva inviato un ringraziamento. Ma, un'organizzazione specifica le aveva chiesto di consegnare loro personalmente la donazione e di trascorrere un po' di tempo con i bambini. Era un orfanotrofio che era stato fondato da infermieri di un ospedale locale, diversi anni prima, e tramandato di generazione in generazione. La struttura era ben tenuta e aveva una piscina, grazie alle donazioni di Nick, per incoraggiare i bambini a nuotare.

Sarah, in un momento, aveva parlato a Lauren della richiesta, e lei aveva accettato volentieri. Tuttavia, la sua assistente si era dimenticata di avvisarla, e fu solo quando ricevette un messaggio dalla direttrice dell'orfanotrofio, che chiamò Lauren per chiederle di essere pronta entro mezz'ora.

Lauren scese dall'auto, e sorrise quando vide uno striscione appeso nel vialetto. Aveva mani dipinte dappertutto e qualcuno aveva scritto "Benvenuta Lauren!" in lettere più grandi. Le porte vennero aperte e molti bambini si radunarono all'ingresso per ricevere la visita di quel giorno. Tutti tesero le mani per battere il cinque con quella di Lauren, che cercò di salutarli tutti e ricambiare la loro felicità.

"Grazie mille per essere venuta, Lauren", disse dopo un po' quella che Sarah aveva indicato come la direttrice del posto. "I bambini erano entusiasti di sapere che avrebbero potuto incontrare la piccola persona che vedevano in televisione ogni giorno."

"È un piacere per me essere qui, mi piacerebbe poter venire a visitarvi, di nuovo", disse sinceramente. I bambini erano davvero adorabili e aveva passato l'intero pomeriggio a giocare e parlare con loro. Era tornata alla sua infanzia, e la rendeva molto felice percepire la semplicità del giocare a rincorrersi gli uni con gli altri.

Era così distratta a giocare con i bambini, che non si era resa conto che Camila era scomparsa da un po'. Doveva essere dentro l'edificio, perché quel giorno faceva abbastanza caldo, oppure era fuggita perché sapeva quanto i bambini la esasperassero. Tuttavia, fu molto sorpresa di vederla con un gruppo di bambini. Non poteva vedere chiaramente cosa stessero facendo, ma sembrava che stessero raccogliendo fiori dai giardini e collezionandoli in un piccolo mucchio.

Lauren terminò la sua pausa e continuò a giocare con i bambini, che ora la stavano inseguendo e la stavano mettendo alle strette per impedirle di scappare. I piccoli esseri umani si rivelarono essere più veloci di quanto pensasse e, nonostante corresse più lentamente per dare loro più vantaggio, avevano molta più energia e velocità di lei. Sembrava che non si stancassero mai.

All'ora della merenda, Sarah arrivò con un sacco di hamburger e patatine fritte, da condividere con i bambini. Le infermiere incaricate guardarono con disapprovazione la scena, ma, vedendo lo sguardo implorante di Lauren e dei bambini, non ebbero altra scelta che arrendersi.

Lauren si guardò intorno in cerca di Camila, rendendosi conto che la sua ragazza fosse l'unica scomparsa. La vide andare al tavolo con un bambino dai capelli rossi, mentre sembrava che gli stesse raccontando una storia. Camila guardò la sua ragazza e sorrise, Lauren si bloccò, sapendo cosa significasse quello sguardo. No, no e no! Lauren non era pronta, e pensava che lei e Camila fossero della stessa opinione.

Non volendo sopraffarla, la guidò al suo posto a tavola e si sedettero a mangiare in silenzio. Il bambino che accompagnava Camila si sedette accanto a lei, e Lauren la guardò mentre condivideva le sue patatine con il suo nuovo piccolo amico. Lauren chiuse gli occhi senza voler vedere la scena, sapeva cosa avrebbe causato in lei la sua tenerezza, e avrebbe finito per arrendersi se Camila le avesse fatto la domanda di cui aveva tanta paura.

"Stai bene?", chiese Camila, prendendole la mano sotto il tavolo.

"Sì, sono solo un po' stanca."

"Sembra che tu abbia visto un fantasma."

"Va tutto bene", la rassicurò. Camila annuì incerta. Aveva visto Lauren correre accanto ai bambini solo pochi minuti prima, e ora non voleva nemmeno alzarsi da tavola o finire il pasto.

Camila chiese a Lauren di tornare a casa, ricordando che avesse un servizio fotografico poco dopo, e che doveva fermarsi in studio per prendere le sue cose, perché la rivista aveva voluto che lo facessero sulla terrazza di un hotel nel mezzo della notte.

Mentre salivano in macchina, Camila iniziò a piangere in modo incontrollabile. Lauren fu presa dal panico, non sapendo cosa fare. Avrebbe dovuto abbracciarla? Avrebbe dovuto chiederle cosa stesse succedendo? Avrebbe dovuto darle un bacio? Avrebbe dovuto ignorarla?

"Amore...", disse Lauren a bassa voce, accarezzando il braccio di Camila.

"Ibaí mi ha detto che sta aspettando la sua mamma", balbettò Camila, abbracciandosi a Lauren.

"Chi è Ibaí, amore mio?"

"Il bambino con cui ero."

"E non sa che sua mamma...?", disse, lasciando la domanda nell'aria, senza voler sembrare crudele.

"Sì, lo sa, ma mi ha detto che una signora molto carina, con un sacco di soldi, è venuta a trovarlo pochi giorni fa e gli ha detto che lo avrebbe cercato presto, perché sarebbe stata la sua nuova mamma", disse, asciugandosi le lacrime. "Dopo mi ha detto che quando mi ha visto si è commosso, perché le somigliavo molto."

"E stai piangendo per questo?", chiese Lauren molto confusa. Si sentiva egoista per essere contenta che il bambino, che aveva rubato il cuore a Camila, avesse già una famiglia, perché in quel modo tutte le idee folli che le passavano per la mente venivano rimosse. Anche se sapeva, dallo sguardo della sua ragazza, che non se lo sarebbe lasciato alle spalle in un semplice incontro.

"Piango perché mi rattrista molto pensare che la sua nuova mamma non lo vada a prendere", ammise. "E ho chiesto se potessero darmi informazioni su Ibaí o su sua mamma, e mi hanno detto che non era permesso."

Lauren l'abbracciò, senza dire niente. Non sapeva cosa avrebbe potuto alleviare gli spiriti della sua ragazza o come farla sentire meglio. Sapeva che, forse, avrebbe potuto abusare un po' della sua influenza, e ottenere un qualche tipo di informazioni sul bambino, ma non voleva darle illusioni, così preferì non dirle niente.

Quando sentì che Camila aveva smesso di piangere, la baciò sulla fronte e la guardò con un sorriso.

"Perché sei così sensibile ultimamente?", le chiese Lauren, toccandole i fianchi per farle il solletico. "Potrebbe essere che sei incinta ed è per questo che i tuoi ormoni sono impazziti? Eh?"

Camila rise, implorandola di smettere, perché non poteva più sopportare il solletico.

"Amore, soffro abbastanza in palestra per permettere ad un figlio di farmi ricominciare da capo", rispose semplicemente.

"Beh certo, perché se diventassi grassa, non ti amerei più", la schernì. "È ovvio che sto con te solo perché sei sexy... E non perché amo la tua risatina, o la tua voce, o il tuo modo di pensare, o il tuo accento, o sentire le tue mani sulla mia pelle, o i tuoi baci, o le tue ciglia, o il tuo cuoricino gigante, o i tuoi pancake, o le tue strane manie... Mi interessa solo il tuo fisico."

"Smettila, idiota!", la rimproverò Camila, aggrottando la fronte.

*

"Hai fatto un ottimo lavoro, Lilly", si congratulò Camila, passando un asciugamano asciutto alla sua assistente, che si era messa in mostra quel giorno. "Le foto subacquee sono qualcosa di magico e ho adorato il modo in cui le hai fatte."

Lilly sorrise sinceramente. Avere Camila che si congratulava con lei, significava molto per lei. Aveva passato l'intero pomeriggio tremando di paura ogni volta che si voltava e sentiva addosso lo sguardo penetrante della ragazza del suo capo. Era la sua prima sessione fotografica ufficiale, e Camila le aveva portato la persona che la intimidiva di più. Ma, a quanto pare, tutto era andato bene. Nonostante il fatto che Camila non avesse avuto il coraggio di dirle che l'aveva mandata a fare le fotografie subacquee perché non voleva bagnarsi, considerava che Lilly avesse fatto un buon lavoro.

"Grazie mille a tutti coloro che hanno accettato di venire oggi", disse Camila a coloro che l'avevano aiutata a rendere il servizio fotografico di quel giorno un successo. "Non siate sorpresi di vedere un piccolo extra sui vostri assegni questo mese."

Tutti sorrisero felici quando sentirono Camila, e si salutarono per continuare a raccogliere la loro attrezzatura. Camila rimase indietro per parlare con il responsabile della campagna dei minimi dettagli e delle foto che avevano appena scattato. Certo, tutto quello che voleva era andare a dormire e potersi riposare, ma l'uomo non smise di parlare e di parlare, nonostante tutte le persone che li interrompevano per salutare. Camila non era riuscita a raccogliere le sue cose, quindi sarebbe dovuta restare almeno una mezz'ora in più oltre al tempo in cui l'uomo aveva deciso di continuare a parlare.

"Perché hai così paura di me?", chiese Lauren a Lilly, vedendo che stava finendo di raccogliere le sue cose e stava per andarsene. Lilly sussultò scioccata. Lauren era molto più alta di lei, intimidatoria ed era la ragazza del suo capo.

"Mi scusi signorina Jauregui, sto solo cercando di essere rispettosa nei suoi confronti", rispose tremando. Lauren la stava fissando, come se stesse esaminando le sue ossa.

"Pensavo non fossi molto brava, ma oggi ho capito che hai un talento per la fotografia e che fai un buon lavoro mantenendo in ordine la vita di Camila", disse sinceramente. Stava parlando con il suo tono di voce naturale, ma poteva vedere come Lilly fosse ancora nervosa. "Non aver paura di me, non sono così male. È solo che sei un po' inopportuna, ed è per questo che, ogni volta che ti vedo, divento di cattivo umore."

Lilly la guardò senza sapere cosa dire: Grazie? Mi scusi?

"Mi dispiace per eventuali malintesi che sono sorti, signorina Jauregui. Sto lavorando in modo che non succedano più in futuro ", rispose Lilly, sentendosi stupida. Quello che aveva detto non aveva nemmeno senso.

"Puoi chiamarmi Lauren, e grazie per provarci", le disse, poi tornò alla comoda sedia che la sua ragazza aveva comprato per lei. Notò che Lilly era rimasta immobile al suo posto per alcuni minuti.

E la capiva, perché nemmeno lei sapeva cosa l'avesse spinta a tentare di scusarsi con l'assistente di Camila, che tanto la disperava. Solo le era sembrato corretto e le aveva detto quello che pensava. Camila sarebbe stata così felice quando glielo avrebbe detto.

Quando finalmente Camila convinse il giornalista ad andarsene, sospirò di sollievo. Iniziò a guardarsi intorno per trovare le cose che avrebbe dovuto mettere via per prime, e sorrise quando vide la sua ragazza ancora lì ad aspettarla con il telefono in mano. Aveva distolto così velocemente lo sguardo, che dovette guardarla di nuovo attentamente, per confermare che i suoi occhi non l'avessero tratta in inganno. Ma no, aveva visto bene. Lauren era nuda.

"Buonasera, signorina Cabello", disse Lauren alzando lo sguardo dal telefono. "Volevo sapere se oggi ha spazio nella sua agenda."

"S-sì", rispose Camila a bassa voce. Il suo sguardo era perso sul corpo della sua ragazza.

"È che ho una proposta fotografica piuttosto... insolita", sussurrò, strascicando le parole, e il suo sguardo si spostò sul corpo di Camila e sul modo in cui appariva con i vestiti che aveva scelto quel giorno. "E mi hanno detto che lei era la persona giusta per aiutarmi."

Camila annuì e continuò a fissarla a bocca aperta. Non sapeva che avesse quell'atmosfera da rendere tutto molto più esotico e intenso, ma amava il modo in cui il suo corpo stesse reagendo e il modo in cui si leccava le labbra in attesa.

Lauren si avvicinò alla porta e la chiuse a chiave. Nonostante avesse riservato il posto per il resto della notte, non aveva intenzione di rischiare alcun tipo di interruzione (o anche conosciute come Lilly). Vide, con la coda dell'occhio, mentre Camila si avvicinava alla sua macchina fotografica e la riponeva sul treppiede, nel modo più professionale possibile.

"È così che l'avevi immaginato?", chiese Lauren civettuola, camminando sicura verso l'obiettivo della sua ragazza.

"È molto meglio", balbettò Camila. Si avvicinò a Lauren e non poté fare a meno di guardare il suo corpo ancora una volta, ma, sapendo che avrebbe potuto fare molto più che guardare, decise di toccare ciò che le sue mani irrequiete poterono in pochi secondi. "Ho bisogno che ti accomodi qui."

"Io ho bisogno che tu sia sopra di me", rispose Lauren, afferrando Camila per il collo, per rubarle un bacio.

"Tutto a suo tempo, amore mio", disse con calma. "Ho aspettato questo per mesi e ho intenzione di divertirmi molto."

"Tu comandi, Camila. Sono tutta tua."

Quelle parole riuscirono ad eccitare Camila in modo impressionante. Ma avrebbe dovuto mantenere la sua facciata un po' professionale, se avesse voluto essere in grado di scattare qualche foto di Lauren. Si inumidì le labbra e sorrise, mentre aggiustava la macchina fotografica.

Per l'ora successiva, Camila si dedicò a scattare foto di Lauren, dimenticando, a volte, che la ragazza nuda, di fronte a lei, fosse la sua ragazza, ma tornò alla realtà quando distolse lo sguardo dalla telecamera e guardò Lauren negli occhi, pieni di desiderio. Non sapeva come avrebbe fatto ad uscire viva da quella terrazza.

Lauren la stava lentamente uccidendo.

"Sono stanca, non ne voglio più", si lamentò Lauren, camminando verso il bordo della piscina. Camila la seguì, scattando un altro paio di foto e, poi, dovette allontanarsi un po', quando sentì alcune gocce d'acqua entrare in collisione con il suo corpo.

"Lauren, non avevamo finito", la rimproverò Camila, a cui era piaciuta la piccola tortura di poter vedere Lauren toccarsi da tutte le parti, e non essere in grado di prendere in mano la situazione.

"Vieni qui... comunque sei già bagnata", la prese in giro Lauren, tendendo la mano a Camila, che si allontanò per mettere via le sue cose, mentre la sua ragazza decideva che voleva andarsene. "È un peccato che tu abbia fatto scattare le foto subacquee a Lilly solo perché non volevi bagnarti, e ora finirai per bagnarti ancora di più."

Camila non ebbe il tempo di reagire alle parole di Lauren, quando sentì il suo corpo affondare sott'acqua e poi riemergere. Lauren la prese tra le braccia e la guidò verso la scaletta, facendola sedere sopra e abbracciandola intorno alla vita, godendosi ogni secondo a contatto con la sua pelle.

Sollevò la maglietta di Camila come meglio poté, dato che, in quel momento, era molto più pesante per via dell'acqua, ma, alla fine, raggiunse la sua missione e rivelò il reggiseno che indossava quel giorno. Rendeva giustizia divina ai suoi seni, che sembravano molto più appetibili con le leggere gocce d'acqua su di loro.

Iniziò a baciarle il collo, sentendo la sua pelle iniziare ad arricciarsi sotto la sua bocca. La notte era piuttosto calda, ma l'acqua nella piscina era più fredda di quanto il corpo di Camila potesse sopportare.

"Che succede? Hai freddo?", la prese in giro Lauren, mentre toglieva il reggiseno di Camila e osservava lo stato dei suoi capezzoli.

"No, è colpa tua", disse, più schietta che mai. Lauren sorrise con malizia.

Camila prese l'altra donna per il collo e la avvicinò al suo petto, dicendole tacitamente cosa avesse bisogno che facesse. Lauren si perse volentieri in mezzo ai suoi seni, sentendosi come una bambina con una nuova caramella.

Mentre Lauren lavorava sul suo busto, Camila iniziò a rendere il lavoro ancora più facile rimuovendo i suoi pantaloni, che sembravano attaccati al suo corpo per via tutta l'acqua. Quando, finalmente, riuscì a tirarli giù per le gambe, li lanciò fuori dalla piscina e tirò Lauren ancora più vicino, in modo che fosse tra le sue gambe. La mano maliziosa di Lauren scese, dalla sua mascella, all'area in cui Camila aveva più bisogno di lei. Sentiva la sua umidità, che non aveva nulla a che fare con il fatto che fossero in una piscina, e non poté fare a meno di immergersi nel suo corpo.

Entrambe emisero un piccolo gemito, mentre i loro corpi reagivano a ciò che stava accadendo.

Si avvicinarono ancora di più, quasi come se cercassero di fondersi in una sola, ma non c'era modo umanamente possibile che fossero ancora più vicine di quanto non lo fossero già. Tuttavia, i loro corpi sembravano non essere soddisfatti, perché, ad ogni movimento che Lauren faceva con le sue dita dentro Camila, i loro corpi si muovevano disperatamente, alla ricerca di più contatto.

L'altra mano di Lauren viaggiò per tutto il corpo di Camila in modo subdolo. Non aveva un ordine specifico, iniziava dal suo collo e andava al ginocchio, e poi le toccava uno dei seni. E fu quell'incertezza di non capire i movimenti di Lauren, che fece sì che Camila raggiungesse il suo limite molto prima del normale.

"Ti amo", sussurrò Lauren all'orecchio di Camila, mentre inarcò le dita e sentì le unghie della sua ragazza affondarle nella schiena.

Un gemito uscì dalla bocca di Camila, mentre un paio di spasmi accompagnarono il suo corpo, che cercò di prolungare quella sensazione di piacere il più a lungo possibile. Camila continuò a tremare per qualche secondo, e, se non fosse stato per Lauren che la abbracciava intorno alla vita, era sicura che sarebbe annegata in piscina.

"Com'è stato?", le chiese Lauren, seguito da un bacio. Era la prima volta che Camila aveva tutte queste reazioni all'orgasmo, quindi era curiosa di sapere cosa le fosse passato per la sua testolina.

"Giuro che sono andata in cielo e sono scesa", le disse, con una risata. "E ho appena capito che ho Dio davanti a me."





Ooookay, questo è l'ultimo!

Ora non ci resta che aspettare l'epilogo.

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