Capitolo 59

"Sei insopportabile", disse Camila a Lauren, dopo averle chiesto di restare ferma per la terza volta, in modo da poterle scattare delle foto, ma, ogni volta che la metteva nella posizione che voleva, Lauren si spostava di nuovo. C'erano cose che non cambiavano mai.

"La tua vita sarebbe noiosa, se non fosse per me."

"Non mi pagano abbastanza per questo", disse seriamente Camila, prima di tornare a scattare un paio di foto, approfittando del fatto che Lauren fosse rimasta calma. "Marvin, ti avevo detto di aumentare la luce al venti percento e questo sembra solo dieci."

Camila smise di fotografarla e andò al controllo delle luci, per confermare lei stessa i suoi sospetti. Marvin si scusò per il suo errore, qualcosa di cui Camila non era molto contenta. Ora avrebbe dovuto rivedere le foto precedenti per vedere se andassero bene, e, in caso contrario, il team di montaggio avrebbe dovuto trovare un modo per risolverlo, perché non avrebbe chiamato di nuovo tutti gli atleti per ripetere le loro sessioni fotografiche. E non era molto contenta di Marvin, ma non aveva voglia di licenziarlo. Sapeva che avesse bisogno del lavoro e che fosse abbastanza bravo in quello che faceva, quando non era tra le nuvole, quindi le bastò avvertirlo che non avrebbe dovuto fare più errori, se avesse voluto mantenere il suo lavoro.

Lauren rimase a bocca aperta per l'intero scambio, proprio come faceva ogni volta che Camila diventava autoritaria e dava ordini a tutti quelli che lavoravano con lei. Era un lato di Camila che poteva vedere solo quando lavorava e, sinceramente, lo adorava.

"Lauren", la chiamò Camila, facendo in modo che mettesse da parte i suoi pensieri osceni e che si concentrasse sulla posa per le foto. Guardava Camila e adorava il poter sapere che aspetto avesse il suo corpo sotto tutti i vestiti che indossava. "Lauren, concentrati."

Lauren guardò Camila, e quest'ultima approfittò per scattarle diverse foto, quando notò le sue guance arrossate. La conosceva abbastanza bene e sapeva che stava avendo qualche pensiero inappropriato. Sorrise a se stessa quando si rese conto di quanto bene conoscesse Lauren.

"Vieni Char", Lauren chiamò Charlotte, al che Lilly rifiutò timidamente, segnalando alla giovane donna che doveva rimanere al suo posto.

"Non è permesso interrompere le sessioni di Camila", disse a Charlotte. Lauren aveva già lasciato la sua posizione e si era avvicinata al punto in cui si trovava Lilly. Camila la prese per mano e con lo sguardo la avvertì di comportarsi bene.

"Ho dimenticato di dirtelo, è mia sorella", disse pazientemente Camila alla sua assistente. Sapeva che stava solo cercando di fare il suo lavoro, e che, anche se erano identiche, non poteva essere arrabbiata con lei per non essere un'indovina. "Lauren è la mia ragazza. E questa non è una sessione così rigida."

Lilly la guardò, scusandosi silenziosamente per quello che aveva fatto e si limitò ad annuire. Lo sguardo penetrante di Lauren la rendeva nervosa perché sapeva che, con uno schiocco di dita, quella donna avrebbe potuto farla licenziare e fare in modo che non trovasse mai più un lavoro. Camila le assicurò che andava tutto bene e che quelle erano le regole, e, di solito, dovevano essere seguite. Ma, in quel momento, non era necessario.

Lauren ribolliva di rabbia, perché sapeva che Camila si sarebbe arrabbiata con lei, nonostante non avesse fatto nulla ed essersi fermata quando gliel'aveva chiesto.

"No, non dire niente", Lauren avvertì Camila mentre si avvicinava al punto in cui aveva portato la sua macchina fotografica. Lauren tolse le medaglie e le porse ad un'assistente, perché le riponesse nelle rispettive custodie mentre andava a cambiarsi. Dopo un'ora avrebbe avuto un colloquio, e poi aveva organizzato un incontro con Nick a pranzo in modo che conoscesse Charlotte.

"Lauren, non abbiamo finito", le disse Camila, bussando piano alla porta.

Da quando erano tornate negli Stati Uniti, Lauren non aveva avuto una pausa, se la passava da un lato all'altro, e, negli ultimi tre giorni, era dovuta andare in otto città diverse. Era stressata ed esausta, ed era qualcosa che Camila capiva, perché a lei stava succedendo la stessa cosa con tutto il lavoro che doveva recuperare. Ma Lauren era così sensibile che, qualsiasi piccola cosa, la faceva esplodere e rendeva tutto un grande dettaglio.

"Devo andare", disse a Camila, una volta aperta la porta. Aveva lacrime agli occhi, che pensava che Camila non avrebbe notato.

Camila la spinse delicatamente nella piccola stanza e chiuse la porta dietro di lei. Avvolse le braccia intorno a Lauren e le accarezzò delicatamente i capelli, mentre lei singhiozzava contro il suo collo. Camila non capiva cosa stesse succedendo e, dire che era terrorizzata, non era abbastanza, tremava per la paura di quello che potesse significare Lauren che piangeva in quel modo.

"Sono solo stressata", mormorò Lauren, dandole un bacio sul collo e allontanandosi dalla sua ragazza. "Mi piacerebbe restare, ma oggi ho molte cose da fare."

Camila la fissò negli occhi, cercando di capire se fosse davvero solo stress che avesse. Non si sentiva molto sicura nel lasciare Lauren da sola per il resto della giornata, ma non poteva neppure annullare tutti i suoi impegni. Dopo averla ispezionata e aver deciso che sarebbe potuta sopravvivere, le posò un bacio sulla fronte e uno sulle labbra, prima di andarsene.

"Mi chiami, se succede qualcosa?", si assicurò Camila.

"Sì, e Charlotte sarà con me."

Camila annuì e salutò le sue due ragazze preferite, prima di indicare a Lilly che sarebbero potute passare alla sessione successiva che aveva in programma per la giornata. Ne mancavano solo altre quattro, e sarebbe potuta tornare al suo comodo letto.

Sarah stava aspettando Lauren alla reception, approfittando di quel momento per fare le chiamate necessarie per confermare le attività di Lauren in quella settimana. Si alzò quando le vide andarsene, e prese le sue cose.

"Carini e coccolosi, ragazzi", fu tutto ciò che Lauren disse, prima di indossare gli occhiali da sole e lasciare l'edificio, venendo immediatamente attaccata dai giornalisti, che volevano una sua foto esclusiva. La sua guardia di sicurezza la condusse al suo veicolo e, una volta chiuse le porte, sospirò.

Era così stanca fisicamente e mentalmente.

*

"Lauren, questa è una pazzia", strillò Charlotte, mentre lasciavano il ristorante. "Lauren, questo è troppo. Penso che morirò."

"Non saprei come spiegarlo a tua sorella, quindi per favore non lo fare..."

"Ho bisogno di dirlo a Camila, impazzirà", disse emozionata. Lauren sorrise.

"Non c'è bisogno, tua sorella ha parlato direttamente con Nick."

Charlotte la guardò sbalordita. Fin dall'inizio pensava che fosse stata tutta una sua idea, e che Camila l'avesse solo sostenuta. Ma, ora, sapeva che, ogni volta che sua sorella era stata così interessata ai suoi progetti futuri, era stato per capire cosa fare. Dire che fosse felice era un eufemismo.

"Questo è un sogno, davvero."

"Prima che tu torni a casa, Sarah ti porterà a conoscere i college, in modo che tu sappia cosa devi fare per fare domanda", iniziò a spiegare Lauren. "So che hai ancora un anno per diplomarti, ma, poi, puoi considerare le opzioni e fare domanda."

"Perché mi stai aiutando così tanto?", chiese con curiosità. "A parte il fatto che esci con mia sorella."

Lauren si fermò un attimo a pensarci. Da quando aveva visto Charlotte, si era ricordata di se stessa alla sua età, così piena di vita e desiderosa di mangiarsi il mondo, e, dopo aver visto come la trattava il suo allenatore, non poté fare a meno di vedersi riflessa in lei. Al di là del suo rapporto con Camila, aiutare Charlotte era stata una sua decisione, e, il fatto che la sua ragazza avesse la stessa idea, era stato solo un vantaggio.

"Non lo so, voglio solo farlo", disse, senza una vera ragione. "Mi piacerebbe vederti alle Olimpiadi."

"Tu lo fai sembrare come se fosse una cosa qualsiasi... Sai che non siamo tutti dei prodigi."

"Se vedi le cose come qualcosa di facile, con il passare del tempo, si convertiranno in facili", commentò, dandole uno dei saggi consigli di Nick. "Le difficoltà sono solo qui", indicò la sua testa.

Charlotte sorrise. Ora capiva quando la gente diceva che tutto succedeva per un motivo: era dovuta passare per tutto ciò che significava Camila trasferendosi dall'altra parte del mondo e interrompendo ogni contatto con la sua famiglia, in modo che sua sorella potesse fare ciò che le piaceva e potesse essere libera. In questo modo avrebbe potuto incontrare Lauren e permettersi di essere felice al suo fianco, prendere il coraggio di affrontare di nuovo la sua famiglia e riprendere i contatti. Tutto era stato pianificato meticolosamente in modo che, quattro anni dopo, lei stesse camminando accanto a Lauren per le strade di New York e pianificando il suo futuro nel college e nel nuoto.

Non l'aveva mai capito, non aveva capito la connessione che avevano le cose, e il modo in cui funzionava la vita. Ma si era resa conto che le cose accadono in maniera inspiegabile, e piano piano tutto comincia ad avere un senso e a spiegarsi uno ad uno, passo dopo passo. A volte tendiamo a mettere in discussione il modo in cui i pezzi vengono messi insieme, molte volte ci arrabbiamo quando le cose non vanno come vogliamo, ma si tratta di accettare come stanno andando le cose e aspettare che tutto prenda il suo posto.

"Allora... fidanzati?", chiese Lauren dopo un po'. Non voleva incomodarla, è solo che a volte era piuttosto pettegola.

"Non ce ne sono", rispose senza pensare.

"Fidanzate, forse?"

"Nemmeno", rispose. Ma Lauren aveva notato il leggero cambiamento nel suo comportamento quando aveva chiesto delle ragazze.

"Come si chiama?"

"Non fare la pettegola, Lauren. Non te lo dico", confutò divertita. Chissà quanto tempo avrebbe passato a darle fastidio, se avesse scoperto che qualcosa stava succedendo.

"Che cosa c'è che non va? Sarebbe solo strano se la persona che ti piace fossi io... Anche se so che sono irresistibile, non credo che tua sorella sarà molto divertita al riguardo."

"Se ho intenzione di passare più tempo con te, avrò bisogno dei consigli di Camila su come sopportarti", disse, alzando gli occhi al cielo. Lauren ricordò quando Camila faceva sempre la stessa cosa.

"Avanti, dimmi!", chiese, come se stesse per fare i capricci.

"No, e non pensare di chiedere a Camila, perché neanche lei sa niente."

Lauren la guardò sconfitta.

"Almeno ci ho provato, penso che dovrò stalkerare il tuo Instagram e scoprirlo da sola."

"Sei insopportabile!", le disse divertita, al che Lauren si limitò a ridere.

*

Dopo aver pensato tanto alla data perfetta, Dinah aveva deciso che martedì sarebbe stato il giorno perfetto per aprire il suo studio. Era nata di martedì e si era anche trasferita a New York di martedì. Quindi, qualcosa nel suo cuore le diceva che fosse il giorno giusto.

Lauren era appena arrivata da Toronto, dopo aver dovuto fare alcune interviste, e aveva fatto appena in tempo a rendersi conto che non ci fosse traccia di Camila nell'appartamento, mentre si cambiava e si preparava per essere puntuale per il momento in cui Dinah avrebbe tagliato il nastro. Pensava che forse avesse deciso di cambiarsi nel suo appartamento ed era per questo che non era in quello di lei.

Ricevette una chiamata da Ally sul suo telefono e immaginò che potesse essere qualcosa legato a Camila. Rispose goffamente e la mise in vivavoce, in modo da poter finire di mettersi le scarpe.

"Camila sta ancora lavorando?", chiese Ally.

"Sta lavorando? Non lo sapevo, sono appena arrivata dall'aeroporto e pensavo fosse nel suo appartamento."

"No, mi ha detto che sarebbe andata al tuo, appena uscita dal lavoro."

"Che facciamo con lei?", Lauren sospirò frustrata. Il concetto di Camila di prendersi una pausa era molto diverso dal suo, e, nell'ultima settimana, non c'è stato un giorno in cui non avesse lavorato fino a dopo le otto di sera.

Dopo aver annunciato che si sarebbe presa una pausa, i contratti di persone che volevano lavorare con lei, avevano iniziato a piovere su di lei nel caso avesse deciso di ritirarsi definitivamente. C'erano diversi casi di riviste che avevano deciso di anticipare le loro edizioni solo perché Camila si occupasse di scattare le fotografie. Non poteva rifiutare, perché molti di loro facevano parte dei contratti che stipulava annualmente e per i quali, in alcuni casi, era già stata pagata.

Camila lo vedeva come un'opportunità per poter svincolarsi da tutti i suoi impegni prima e, in questo modo, dopo, avrebbe avuto più tempo per riposarsi e dedicarsi a non fare nulla. Non sembrava giusto a Lauren che lavorasse così a lungo, o che dovesse anticipare le sessioni per riposare, perché, con tutto il lavoro extra, sarebbe finita ancora più esausta. Ma Camila era testarda e non c'era nessuno che fosse in grado di farle cambiare idea.

"Sono già nello studio di Dinah, ma se vuoi posso andare a cercarla perché probabilmente se n'è dimenticata", si offrì Ally.

"Non preoccuparti, vado io a cercarla. Di' a Dinah di aspettarci."

Lauren riattaccò e finì di vestirsi. Poi andò nella parte dell'armadio che apparteneva a Camila, e cercò dei vestiti in modo che potesse cambiarsi nello studio, supponendo che avesse voluto indossare qualcos'altro dopo aver passato tutto il giorno con gli stessi vestiti.

Arrivò trenta minuti dopo, grazie al traffico intenso della città. Salutò le guardie di sicurezza, che le dissero che Camila era ancora in studio, al che Lauren rispose con un sorriso. Aveva provato a chiamarla e le aveva inviato diversi messaggi, ma non aveva ricevuto alcuna risposta, quindi pensava che fosse ancora occupata o che avesse il suo telefono chissà dove.

Entrando in studio nove mesi dopo, Lauren si rese conto che il tempo era passato, e, con esso, le persone erano cambiate. Non si percepiva più quell'atmosfera inflessibile e impersonale che c'era prima. Ora le foto appese alla reception e lungo gli ampi corridoi erano di scenari diversi, con soggetti più vividi e inquadrature più vulnerabili. Il profumo non era più di un luogo sintetico in cui sembrava che dei robot stessero lavorando, ma era caldo e accogliente, una miscela dell'aroma di vaniglia che Lilly era incaricata di cambiare ogni giorno e del profumo che Camila usava quotidianamente, che rimaneva leggermente impregnato nell'ambiente. Le persone non sembravano svolgere le loro attività in modo monotono, solo per rispettare un programma e aspettarsi un pagamento alla fine del mese, ora facevano il loro lavoro con un sorriso sulle labbra e un atteggiamento scherzoso tra di loro. Tuttavia, il cambiamento più grande l'aveva fatto Camila. Quella donna fredda, sobria e meramente professionale era scomparsa.

Ora indossava colori più allegri e rischiava di più nello scegliere i suoi vestiti. Era più flessibile in termini di orari e permessi di lavoro.

Aveva un'aura spensierata e allegra, che sostituiva la sua rigidità che tutti temevano, ma che sostenevano facesse parte della sua cultura inglese. I suoi servizi fotografici erano più dinamici e aveva iniziato ad uscire dalla sua zona di comfort e ad accettare contratti con marchi con cui non aveva mai lavorato o quelli che non erano così convenzionali. Aveva persino iniziato ad uscire solo per il gusto di fotografare tutto ciò che vedeva sulla sua strada.

Con il tempo aveva ricominciato ad innamorarsi di quell'arte che era diventata una via di fuga, e non era più solo la sua piccola miniera d'oro. Camila era cambiata, la sua routine era cambiata, ed anche il suo modo di vedere le cose, ma il più grande cambiamento nella sua vita poteva riflettersi in due cose: il suo sguardo, che non era più solo intimidatorio e rigoroso, ma ora aveva un bagliore speciale e birichino, che era sempre accompagnato da espressioni facciali più rilassate e sorrisi più spesso; e il suo ufficio, in cui tempo prima c'erano solo colori sobri come il grigio e il blu, e niente di più personale di un cactus di plastica in un piccolo vaso bianco, ma in cui ora c'erano diversi quadri che mostravano le sue foto preferite da quando si era interessata alla fotografia, alcune avevano una tecnica scadente ed erano state scattate nei suoi anni da principiante, ma avevano un grande valore affettivo per lei. D'altra parte, sulla sua scrivania aveva quattro cornici per foto che aveva aggiunto di recente. Nella prima, era con Dinah, Normani, Ally e Lauren sorridenti, nel loro ultimo giorno a Rio; nella seconda guardava la città dall'alto dell'Empire State Building con Charlotte al suo fianco, mentre condividevano uno zucchero filato; nella terza appariva sorridente con lo sguardo basso, mentre Lauren le abbracciava le spalle e cercava di baciarle la guancia, ma non poteva perché non riusciva a smettere di ridere; e l'ultima, ma la sua preferita di tutte, era quella che aveva fatto con il suo telefono prima di iniziare la sessione più recente con Lauren, in cui aveva le guance arrossate e si stava aggiustando nervosamente i capelli, dopo aver sentito un complimento da parte di Camila, al collo le pendevano le cinque medaglie d'oro e, con le braccia, teneva tutte le medaglie che aveva vinto in tutte le sue competizioni alle Olimpiadi, ma niente pesava quanto il numero di giorni felici che erano arrivati ​​con il tempo. Niente importava più di quello.

Lauren Jauregui non solo era arrivata nel suo studio per farle fare una sessione fotografica e infastidirla come nessun'altra persona aveva mai fatto prima, era arrivata per cambiare la sua vita, e non solo la sua, ma quella di tutti quelli intorno a lei, e la cui vita era stata favorita dal grande cambiamento che Camila aveva fatto.

"Mio Dio, non farlo di nuovo!", gridò Camila, mettendosi una mano sul petto mentre stava per avere un attacco di cuore, dopo aver visto Lauren nel suo ufficio.

"Ciao, amore mio", fu tutto ciò che disse. Non vedeva Camila da due giorni, ma le sembrava un'eternità.

Lauren le si avvicinò e la avvolse in un abbraccio, poi le diede un bacio sulle labbra. Le mancava sentire il suo calore e il suo profumo impregnare i suoi vestiti.

"Mi sei mancata."

"E tu a me... Ma dobbiamo andare, Dinah ci aspetta."

Camila la guardò confusa.

"Che succede con Dinah?"

"Il suo studio..."

Camila si rese conto di essersi completamente dimenticata di dover annullare la sua sessione serale quel giorno, per essere nello studio di Dinah in orario. Chiamò Lilly per darle istruzioni su cosa fare e per mandare tutti a casa, terminando la sessione che avrebbero potuto continuare il giorno successivo. Impazzì nel vedere che quel giorno la cosa più formale che avesse addosso, fossero i suoi jeans, perché aveva deciso di rispolverare le converse bianche che usava ai tempi del college e un maglione dello stesso colore, che doveva essere di Lauren.

"Ti ho portato dei vestiti", le disse Lauren, facendola calmare. Camila prese la valigetta che Lauren le offrì e scelse quello che considerava più appropriato per l'evento. Per fortuna, la mattina si era svegliata con la voglia di truccarsi e doveva solo ritoccare un po'. Non era esattamente trucco da sera, ma almeno sembrava che ci avesse provato.

"Non so cosa farei senza di te", disse dopo aver applicato il profumo ai polsi e cercando lo sguardo di Lauren per l'approvazione. Prese il suo sorriso sciocco come un sì e le diede un bacio veloce. "Vuoi sposarmi?"

Lauren annuì sbalordita, poi la fissò.

"E dov'è il mio anello da cinquecentomila dollari con un diamante del colore dei miei occhi?", chiese scherzando.

"È questo quello che vuoi?", chiese Camila, prendendo molto sul serio la sua richiesta.

"E cosa vuoi tu?"

"Perché non rispondi alla mia domanda?"

"Perché non rispondi tu alla mia domanda? Sei tu quella che sta per acquistare l'anello, tu sei quella che deve sceglierlo", le disse. Forse era per l'adrenalina del momento o per la stanchezza che avevano entrambe, che nessuna delle due si rese conto che stessero parlando del matrimonio così apertamente, quando non avevano mai toccato l'argomento, nemmeno per scherzo.

"Ma tu sei quella che dovrà usarlo... dovrei vendere solo alcune delle tue medaglie e alcune delle mie scarpe, ma se è quello che vuoi, allora è quello che avrai."

"Sembra che non mi conosca, signorina Cabello", mormorò Lauren, cercando di imitare l'accento di Camila e la rigidità con cui le si era rivolta la prima volta che si erano incontrate. "Non mi interessa se è un anello da un milione di dollari, l'anello più brutto che puoi trovare al mondo, un anello di caramelle, o se non c'è semplicemente un anello... non mi interessa se è un matrimonio di tre giorni in Italia, se è nel registro della città semplicemente con un avvocato e i testimoni, o se un giorno ci ubriachiamo e ci sposiamo in una cappella con un patetico imitatore di Elvis Presley a Las Vegas. Qualunque cosa è perfetta, se è con te."

Camila smise di mordersi il labbro per cercare di nascondere il suo sorriso, ma finì per arrendersi e guardò Lauren con tutto l'amore che aveva per lei. In quel momento si innamorò di lei ancora di più, se possibile.

"Mi piace come suona questo, amore mio", disse, incapace di smettere di sorridere. "Ma penso che Dinah ci ucciderà per quanto è tardi."

Lauren annuì e aiutò Camila a raccogliere le sue cose, in modo che potessero andare nello studio di Dinah, che le aveva già chiamate più di dieci volte ciascuna, per dir loro che non poteva aspettare più a lungo perché uno dei suoi distributori doveva prendere un volo ed era in ritardo.

*

"Dinah, ti offro le mie più sincere scuse. Non era mia intenzione causare tutto questo", le disse Camila mentre la salutava, dopo che Dinah aveva finito di tenere il suo discorso di inaugurazione e alcune persone avevano iniziato ad andarsene a causa di quanto fosse tardi.

"Non essere sciocca, lascia stare le formalità", minimizzò. "Sai che avrei aspettato tutto il tempo necessario per voi, ma uno dei miei soci importanti doveva andarsene e io avevo bisogno di tenerlo qui almeno fino a quando non avrei tagliato il nastro."

"È tutto molto bello, ma non riesco a trovare l'ufficio che dice Architetto Lauren Jauregui, CEO di tutto questo", scherzò Lauren, sapendo che avrebbe infastidito Dinah. "O l'hai messa su un piano separato solo per me?"

"Lauren, non dureresti un'ora in un ufficio, a meno che qualcuno non ti spruzzi dell'acqua sul viso."

Lauren alzò gli occhi al cielo.

"Bene... e il cibo? Quando finisce tutto questo per celebrare come si deve?", chiese come una bambina capricciosa.

"Comportati bene, Lauren", la rimproverò Camila, dandole uno sguardo severo.

"Lasciala stare, anch'io voglio andarmene", disse Dinah. "Penso che se comincio a salutare le persone, possiamo andarcene tra un'ora. Che ne dite se festeggiamo nel mio appartamento con tanto alcol e cibo?"

Tutte annuirono, specialmente Camila, che si sentiva in colpa per non essere stata presente al momento dell'inaugurazione e per averla fatta perdere anche a Lauren.

"Io posso andare al tuo appartamento per ordinare il cibo", si offrì Camila, al che Dinah annuì.

Un'ora dopo, Camila stava aspettando le quattro ragazze con tutta la varietà di cibo che pensava avessero potuto desiderare. Comprò abbastanza alcol per tutte, e, quando arrivarono, si sedettero a mangiare mentre tutte parlavano animatamente delle loro vite.

Normani continuava ad usare le stampelle dopo che i medici avevano deciso che, la cosa migliore da fare, fosse tenere il piede a riposo fino a quando l'infiammazione non si fosse placata e lei avesse potuto poggiarlo senza aggravare il suo infortunio, aveva anche iniziato ad andare da uno psicologo dopo tutto stress che aveva portato lo smettere di competere nella sua vita. Stava pensando di aprire la sua accademia di ginnastica e diventare allenatrice.

Ally, d'altra parte, aveva fatto un paio di audizioni, ma non aveva avuto successo, e, dopo che il suo nome era stato contaminato per aver abbandonato la sua prima opera, era improbabile che un regista volesse assumerla, ma non aveva intenzione di arrendersi. Sapeva che, ad un certo punto, avrebbe avuto la migliore opportunità della sua vita.

Dinah era esausta, dopo le settimane stressanti che aveva dovuto affrontare per avere tutto pronto per aprire il suo studio il prima possibile. Adesso aveva diversi progetti da realizzare, ma aveva ancora molto tempo per portarli a termine, e ora era il capo di se stessa, e aveva più libertà quando si trattava di fare il suo lavoro.

Lauren aveva partecipato a malapena alla conversazione, perché ogni volta che parlava, dava alla testa una fitta di dolore. Non dormiva dal giorno prima, e aveva passato gli ultimi giorni da una parte all'altra a Toronto e a Montreal. Fortunatamente, aveva terminato tutti i suoi impegni mainstream e ora aveva solo piccoli eventi e incontri con i suoi sponsor per discutere i suoi contratti, ma quello poteva essere fatto dopo essersi presa una meritata pausa.

Camila disse loro che la settimana successiva sarebbe andata a Londra per sbrigare tutte le pratiche burocratiche per il suo studio e per valutare tutti gli stagisti che aveva, per scegliere finalmente quelli che considerava i migliori in quello che facevano. Dopodiché, si sarebbe finalmente presa una pausa e intendeva trascorrere almeno una settimana abbracciata Lauren, senza nemmeno dover lasciare l'appartamento.

La vita era impegnativa, stressante, esasperante. Però era buona.





Questo è uno degli ultimi capitoli... l'autrice mi ha detto che entro fine mese posterà l'epilogo, che viene subito il prossimo capitolo. 

Intanto, entro la fine di questa settimana, posterò il primo capitolo della mia nuova storia, che non sarà una traduzione, ma una di mio pugno. Spero che le darete un'occhiata e mi facciate sapere che ne pensate. 

Nell'attesa dell'epilogo, sto già revisionando i capitoli precedenti di questa storia.

Grazie per continuare a seguirla, e seguirmi.

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