Capitolo 58
Lauren si svegliò con un tale raffreddore, che Camila dovette chiedere a Sarah di prenderle delle pillole per alleviare il suo disagio. Le loro attività notturne si erano prolungate fino all'alba, e, quella che era iniziata come una leggera brezza occasionale, si era trasformata in un freddo costante, che aveva fatto star male Lauren, che sapeva quanto fosse suscettibile al raffreddore, ma non aveva detto nulla a Camila, in modo che restassero ancora un po' in piscina, a godersi la reciproca compagnia.
I due giorni successivi dovettero annullare i loro piani, e uscirono solo per vedere Normani gareggiare nelle ultime prove rimaste, in una delle quali vinse una medaglia d'oro per la sua prestazione impeccabile.
Ma, nella successiva, che era il volteggio, piegò eccessivamente una gamba e finì per atterrare sulla caviglia con più forza di quanto avrebbe dovuto, quindi quando le restavano solo due secondi, dovette interrompere la sua routine, ed essere trasportata negli spogliatoi su una barella, dato che non fu in gradi di sopportare il dolore.
La sua performance, fino a quel momento, era stata perfetta, per la quale ottenne una medaglia d'argento, che sentì più pesante di qualsiasi medaglia d'oro. Quando salì sul podio, con l'aiuto delle stampelle, si guardò intorno malinconicamente e sorrise, sapendo che quella sarebbe stata la sua ultima apparizione alle Olimpiadi.
Il giorno dopo, Lauren decise che avrebbero dovuto approfittarne, nonostante lei avesse il raffreddore e Normani riuscisse a malapena a camminare, perché un giorno dopo sarebbero tornate a New York. Quindi, aveva riprogrammato la passeggiata intorno alla baia per quel giorno, nonostante tutte le insistenze di Camila di restare a riposare, e con la promessa che, più in là, sarebbero potute tornare a Rio, e fare tutto ciò che non erano state in grado di fare quella volta. Ma Lauren la zittì dicendole che non si sarebbe più dovuta preoccupare del raffreddore perché aveva già gareggiato alle Olimpiadi, e aveva vinto cinque medaglie d'oro.
Camila non le disse altro, sapendo che il minimo che Lauren meritasse, fosse di fare quello che volesse, senza che nessuno la rimproverasse, dopotutto si era preparata per quattro anni per quello che aveva desiderato così tanto ed era ora di prendersi una pausa.
"Stai lì", disse Camila a Lauren, mentre passavano davanti a un locale dipinto con colori vivaci, che catturarono l'attenzione di Camila. Lauren si fermò senza capire cosa stesse succedendo, e guardò incuriosita Camila, che aveva già tirato fuori la macchina fotografica e aveva scattato almeno dieci foto alla sua ragazza.
"Vendile a qualche rivista, così quando torniamo a New York, potrai portarmi ad un appuntamento decente", scherzò Lauren, sorridendo nel modo in cui faceva impazzire Camila e le faceva battere il cuore come la prima volta.
"Hai dimenticato che ho già un contratto per scattare foto alla squadra degli Stati Uniti? Guadagnerò milioni solo con la tua faccia", rispose Camila ammiccando, quindi continuarono a camminare, raggiungendo il gruppo, che non si era nemmeno accorto dell'assenza delle due.
Normani parlava animatamente con Charlotte di quelle che chiamavano cose noiose da atleti, mentre Dinah e Ally discutevano con Elizabeth e Grace del paesaggio e della spiaggia. Camila e Lauren camminavano dietro di loro, le mani intrecciate e un sorriso complice sui volti, come quei bambini che hanno appena fatto una marachella e cercano il più possibile di nasconderla, senza sapere che tutti se ne sono già accorti.
"Ho bisogno di un taxi", disse Normani, fermandosi, quando le stampelle cominciarono a stancarla. Lauren aveva pensato che sarebbe stata una buona idea raggiungere a piedi la baia, dove il loro yacht attendeva per rendere il viaggio più piacevole, e Normani aveva accettato perché anche lei voleva godersela, ma, dopo tre isolati di sofferenza, aveva smesso di sembrare una buona idea.
"Aggrappati, ti porto io", si offrì Lauren, cosa che Normani negò. "Andiamo, dobbiamo solo andare a piedi fino all'acqua e un taxi non può lasciarti così vicina, e non puoi camminare sulla spiaggia con le stampelle."
Normani decise di accettare perché non aveva altra scelta, e Lauren la portò sulla schiena allo yacht, che Dinah era stata incaricata di scegliere per il loro viaggio. Vi salirono e trovarono una sedia in modo che Normani potesse accomodarsi e vedere il mare, e finalmente riposarsi. Charlotte, Dinah e Ally si tolsero i vestiti e si stesero sugli asciugamani per abbronzarsi, mentre Elizabeth e la madre di Normani si sedettero vicine a parlare. Camila e Lauren lasciarono le loro cose sul ponte e si sedettero sull'altro lato della barca, dove nessuno potesse vederle.
Camila si sdraiò per prima e offrì a Lauren il suo petto su cui sdraiarsi, la quale, senza confutare, vi si appoggiò. La rilassava poter sentire il battito calmo del cuore di Camila, insieme al suono delle onde, mentre si allontanavano sempre più dal trambusto della città, e, un silenzio, che era accompagnato da un'immensa pace, le inondò. Nessuna aveva parlato da quando si erano separate dalle altre e si erano stese, ma era la semplicità del momento che diceva tutto, la tranquillità nei loro cuori era solo la prova che, essere lì, fare qualcosa di semplice come prendere il sole, lo avevano dato per scontato così tante volte, che quel momento sembrava magico.
"Come ti senti, anfibio?", chiese Camila a Lauren, toccandole una guancia, al cui gesto sorrise.
"Sono felice... mi sento come in un sogno", disse, prima di sedersi. "Non lo so, è strano passare così tanto tempo a prepararsi per qualcosa e che sia già finita."
"Non ti sei sentita così quando sono finiti i Giochi precedenti?"
"No, amore, è diverso... mi sento come se per questi avessi fatto più prove oltre a quelle ufficiali."
Camila sorrise. Aveva assistito a tutto quello che era successo negli ultimi mesi, e a come Lauren fosse stata in grado di superare ogni ostacolo che le si era presentato, da un video che la diffamava, agli attacchi di panico nel bel mezzo dei suoi allenamenti. Aveva visto Lauren cadere e alzarsi, togliersi la cuffia sconfitta, e sorridere quando toccava il muretto, preoccuparsi ogni volta che il suo telefono squillava pensando che forse sua madre avesse avuto un altro attacco di cuore, e parlare eccitata con sua madre quando le raccontava che aveva più resistenza, e ogni volta si sentiva più preparata.
Non poteva fare a meno di ricordare quella donna fastidiosa, che sembrava così sicura di sé, e che la esasperava così tanto, ma che ora si sentiva così fortunata di aver potuto conoscere, di aver avuto la gioia di essere al suo fianco ad ogni passo che faceva, e aveva potuto vederla crescere davanti ai suoi occhi.
"Sei pronta per tornare a casa?", chiese Camila, guardandola con un sorriso.
"Muoio dalla voglia di nuotare nella mia piscina", disse Lauren, non sapendo che stesse pensando la stessa cosa di Camila. Nonostante tutto, aveva realizzato il suo sogno e stava tornando a casa con molti più sogni nella speranza di poterli realizzare.
"Io annegherò nel lavoro fino ad agosto del prossimo anno", rispose con una smorfia.
"Beh, sembra che avrò molto lavoro come tua nuova assistente", scherzò, anche se c'era un po' di sincerità nelle sue parole. Intrecciò le loro dita, sentendo la stessa corrente elettrica dalla prima volta che le loro mani si erano sfiorate, e sorrise. Dio, era così innamorata di Camila, che sentiva che un giorno sarebbe esplosa d'amore.
"Devi riposarti."
Lauren scosse la testa e le diede un bacio veloce. Quando si separarono, lei la fissò negli occhi e, sebbene non fosse mai stata brava a decifrare quello che dicevano gli occhi delle persone, aveva imparato a capire quello che dicevano quelli Camila. Sapeva quando avesse paura, quando fosse triste, quando fosse eccitata e quando fosse felice. I suoi occhi erano il suo modo di comunicare, e il suo sguardo era la lingua che Lauren aveva imparato a padroneggiare perfettamente.
"È tutto così folle... Quest'anno è stato un giro sulle montagne russe", iniziò Lauren, giocando con ciascuna delle dita di Camila. Poi la guardò e sorrise, facendo lo stesso con Camila. "Ho più medaglie di quante ne possa contare sulle dita, ho più soldi di quanti potrei mai aver bisogno in due vite, ho un marchio che è un grande successo... E di tutte le cose belle che mi sono successe quest'anno, la migliore sei stata tu. "
Camila unì le loro fronti e tirò Lauren per il collo, finché le loro labbra si toccarono in un lento bacio, in cui cercarono solo il massimo contatto delle loro labbra. Si muovevano in perfetta sincronia, come se le loro labbra fossero state fatte su misura, e i loro movimenti fossero stati studiati e provati per anni. Quando si separarono, Lauren asciugò una piccola lacrima che era sfuggita a Camila, e iniziò a baciarla su tutto il viso, finché questa non iniziò a sorridere.
"Ti amo", disse Camila, fissandola negli occhi.
Dopo un po' decisero di unirsi al gruppo di donne dall'altra parte, mangiando fragole e prendendo il sole. Lauren si sedette accanto a sua madre e l'abbracciò, sperando che, con quel gesto, potesse esprimere tutto quello che avrebbe voluto dirle. E lo fece, sentì, tra le braccia di sua figlia, la felicità che provava in quel momento e l'amore che aveva per lei.
Camila, da parte sua, abbracciò Charlotte per le spalle e rimasero così per quelle che sembrarono ore. Semplicemente guardando il mare e lasciando che la brezza le scompigliasse i capelli, senza preoccuparsi di aggiustarli.
"L'estate prima che partissi di casa, papà ci ha portato a fare un giro sullo yacht che ha comprato in Italia, ricordi?", le chiese Charlotte.
"Quello era un regalo di uno dei suoi amici italiani, per avergli fatto un piccolo favore... Ricordo che papà ci disse che, se avessimo seguito le sue orme, avremmo viaggiato su yacht e avremmo viaggiato in aerei privati", commentò con amarezza, come faceva ogni volta si riferiva a suo padre.
"Lui ci ama, Camila... È un uomo duro, ma, con un po' di pazienza, le cose possono migliorare", le disse sinceramente, con un sorriso triste. Sapeva che il rapporto tra suo padre e Camila fosse unico, e che lui non l'aveva mai avuto con lei o Clarisse, semplicemente perché Camila era la luce dei suoi occhi. "Quando te ne sei andata la prima volta, l'ho trovato nel suo ufficio che piangeva, con una tua foto tra le mani. Mi ha detto che eri la sua figlia più intelligente, e che sapeva che non appartenevi al mondo sporco in cui si trovava lui, e che era colpa sua se ora eri dall'altra parte del mondo, e che la mamma aveva il cuore spezzato.
Quando te ne sei andata qualche mese fa, papà è andato fuori di testa, ha distrutto il suo ufficio e si è rotto la mano. È stato molto strano per diversi giorni, e, ogni tanto scendevo all'alba, e lui era a piangere nel suo ufficio", Camila la guardò sorpresa, non potendo immaginare l'uomo dagli occhi gelidi che aveva visto qualche mese fa, piangere, tanto meno per lei. "Gli ho chiesto cosa c'era che non andava, e lui mi ha detto che aveva paura, aveva paura di averti portato via da lui per sempre, e di non poter sistemare le cose con te."
"Charlotte, so che odi che ti venga detto questo, ma lascia queste cose gli adulti, sì?", chiese Camila, sapendo che sua sorella avrebbe potuto uscirne ferita, se si fosse messa in mezzo. "Questo è un problema tra me e papà, e non voglio che tu sia involucrata."
"Ieri mi ha chiamato", continuò, ignorando ciò che sua sorella le aveva appena detto. Camila la guardò con curiosità. "Mi ha detto che sapeva che ero con te, e che l'avevo quasi ingannato quando gli ho chiesto di firmare il permesso di viaggio per il campo di nuoto in Indonesia, ma che lui si era assicurato di indagare prima se una cosa del genere esistesse, perché non si fidava più di noi da quando sei scappata per un presunto caso in Italia. Anche se sapeva che gli avessi mentito, ha firmato il permesso di viaggio perché sapeva che fosse importante per me."
"Ma..."
"Mi punirà a vita non appena metto piede a Londra, ed è molto triste che tu ti stia allontanando da lui... anche se questo non cambia la sua posizione sulla tua relazione."
Camila sorrise tristemente. Da quando era andata a Londra, non aveva avuto notizie di suo padre, se non quando lo aveva chiamato per far viaggiare Charlotte. E, nonostante non volesse ammetterlo, aveva una leggera speranza che un giorno lui sarebbe cambiato, e si sarebbe reso conto del suo errore, e almeno avrebbe cercato di capire che se era felice, cosa importava con chi o nel fare cosa?
"Ha detto qualcos'altro?"
"Lui e la mamma hanno problemi... In effetti, prima che venissi a trovarci, non si trattavano più allo stesso modo, e so che significa che stanno per divorziare", mormorò. Camila le accarezzò i capelli con delicatezza, sapendo che a nessuna età fosse più facile accettare il divorzio dei tuoi genitori. Anche a lei, che aveva ventisette anni, e non viveva sotto il loro stesso tetto, l'aveva colpita. "E più o meno lo stesso... che non devo commettere lo stesso tuo errore, e che devo iniziare a prepararmi per gli esami universitari."
"Cosa vuoi studiare, Char?"
Charlotte scosse la testa.
"Sai che non esiste questo con papà, pagherà il college, solo se studio legge."
"Cosa vuoi studiare, Char?", Camila ripeté la domanda, non avendo sentito la risposta che voleva, la prima volta.
"Andiamo Camila, papà non accetterebbe mai che studiassi ingegneria spaziale, quindi non ha senso."
"Va bene", fu tutto quello che disse, prima di abbracciare sua sorella, e iniziare a sistemare tutto nella sua mente per parlarne con Lauren più tardi. Sapeva che con la sua idea avrebbe scatenato la terza guerra mondiale nella sua famiglia, ma non avrebbe permesso a Charlotte di accontentarsi dei sogni di suo padre, come aveva dovuto farlo lei nel principio.
"Mi sei mancata, Camila."
"E tu a me, nana", disse. "Prometto di non scomparire di nuovo per così tanto tempo."
*
"Dai gallinella, entra in acqua", Lauren sfidò Camila, quando si sedette sul bordo dello yacht accanto a Normani, mentre tutte le altre, tranne Elizabeth, erano in acqua.
"Dì quello che vuoi, ma preferisco restare al sicuro sulla barca", rispose Camila, senza nemmeno guardare Lauren. Fu per questo che non si rese conto che fosse vicina alle sue gambe, né delle sue intenzioni di tirarla dentro, finché non fu in acqua. Una volta fatto, iniziò a ridere, mentre Camila cercava disperatamente di emergere.
Normani lanciò a Lauren un salvagente e aiutò Camila a trattenersi a questo, sapendo che fosse l'unico modo per lei di sentirsi al sicuro e non farsi prendere dal panico dalla profondità dell'acqua.
"Lauren Michelle Jauregui!", strillò Camila, una volta che riuscì a respirare di nuovo. Lauren non riusciva a smettere di ridere, perché sembrava un gatto bagnato arrabbiato e si avvicinò per darle un bacio, a cui Camila rispose schizzandole acqua.
Ben presto, tutte, compresa Normani, furono coinvolte in una battaglia in acqua, proprio come bambine in una piscina, tra risate e "ora basta mi è entrata acqua negli occhi!", al che nessuna prestò attenzione, e continuarono solo a gettare acqua per difendersi il più possibile.
La prima a rinunciare fu Camila, che aveva difficoltà a trattenere il salvagente, schizzando acqua e senza farsi prendere dal panico e Lauren decise che era tempo di una tregua. Interruppero la loro lotta in acqua e Lauren aiutò Camila a sedersi di nuovo accanto a Normani, per riprendersi dalla sua fatidica avventura in acqua.
"Non mi fa ridere", si lamentò Camila, vedendo il sorriso beffardo che aveva Lauren.
"Ma a me sì", rispose. Camila alzò gli occhi al cielo, ricordando quanto prima la seccasse veramente che Lauren la contraddisse. "Mi dai un bacio?"
"Pensi di meritarlo?", chiese Camila con aria di sfida.
"Tu ed io sappiamo chi è in svantaggio qui, quindi se fossi in te mi darei molti baci."
"Non sognarlo nemmeno", disse Camila con fermezza, prima di scendere dal bordo e iniziare a correre verso un posto sicuro, dove avrebbe potuto difendersi da Lauren. Lauren salì sulla barca e iniziò a inseguirla, anche se era piuttosto sfuggente e veloce, ed ebbe difficoltà a raggiungerla. Ma, quando finalmente la prese tra le braccia, la intrappolò e corse via finché non caddero di nuovo in acqua.
"La prossima volta che mi neghi un bacio, ti ci butto da sola", la minacciò Lauren, rubandole poi un bacio e unendosi alla conversazione delle ragazze, mentre Camila era un incrocio tra sputare acqua e cuori. Era bagnata e aveva acqua nel naso, era in mare in mezzo al nulla e aveva solo Lauren a tenerla, ma, per la prima volta da molto tempo, si sentì in pace. Era felice.
*
"Dai, fermati lì", disse Camila a Lauren mentre superavano un muro con piccole luci gialle. Tirò fuori la macchina fotografica e, senza aspettare che Lauren si mettesse in posa, iniziò a fotografarla.
"Fatto? Sono stanca di essere bella", si lamentò con un cipiglio, al quale Camila rispose scattandole altre foto. Lauren semplicemente sorrise e si mise a posare per le foto che Camila le scattava con entusiasmo. Le ricordava il primo servizio fotografico che avevano avuto e di come si era innamorata della donna che si nascondeva dietro l'obiettivo di una macchina fotografica.
A Lauren piaceva quella Camila che, con nonchalance, scattava foto di tutto ciò che vedeva e che attirava la sua attenzione, senza pensarci molto o fare molti calcoli per la foto perfetta, le piaceva semplicemente trovare qualcosa che i suoi occhi apprezzassero e fotografarla. Lauren sapeva come, ad un certo punto, Camila aveva visto la fotografia come un hobby che le piaceva fare, ma sapeva anche che ora lo vedeva più come un obbligo noioso, che come qualcosa di bello per passare il tempo, quindi le sembrò un bel cambio a questa Camila, che riprendeva le cose che le piaceva fare.
Arrivarono tenendosi per mano al ristorante dove avevano deciso di cenare, nel quale Normani e Dinah erano già insieme a diversi loro amici, che erano anche loro atleti, e con cui avevano mantenuto i contatti negli anni. Ally aveva deciso di restare in camera, dopo essersi scottata terribilmente al sole, e non volendo muovere un piede per paura che potesse farle male.
"Ma non ne lasci per nessuno, Jauregui", la infastidì Nicole.
Nicole Shaskteca era nata in Ungheria, ma, a sedici anni, si era trasferita a Miami per allenarsi in uno dei migliori club di nuoto e guadagnarsi il pass alle Olimpiadi tre anni dopo. Lei e Lauren si erano conosciute a Miami mentre si allenavano insieme, e si erano trovate alle Olimpiadi a cui avevano partecipato. Non erano grandi amiche, ma era stata una delle poche a non voltare le spalle a Lauren quando il suo ex ragazzo e il suo allenatore decisero che lei fosse troppo per la squadra. E avevano deciso di uscire a cena per non perdere l'abitudine di tenersi al passo con la vita.
"Tu ed io non gareggiamo nemmeno nelle stesse serie, lasciami in pace."
"Per fortuna, altrimenti non mi sarebbe venuta nemmeno voglia di uscire di casa. Sei più leggendaria di Michael Phelps."
"Perché sono anche più bella", la prese in giro. "Lui sa che, finché io continuerò a gareggiare, tutta l'attenzione sarà su di me."
"Sai chi ho visto pochi giorni fa con Michael? Adam! Gli stava mettendo la cuffia e cercandogli i suoi occhialini", commentò, incapace di trattenere le sue risate.
"Vedi quanto è bello il karma? È finito nel posto che tutti temiamo di più."
Camila era seduta accanto a Lauren, ma si manteneva ignara alla conversazione, perché il suo socio a Londra si era svegliato con la voglia di concretizzare mille e uno cose che avrebbero dovuto essere pronte per quel giorno al mattino, e dovevano approfittare delle differenze di orario per mettersi d'accordo. La mano di Lauren era sulla sua gamba e ogni tanto la toccava per farle sapere che era ancora lì, anche se la sua mente era tra Londra e New York.
"Ebbene sì, ma, comunque, la cosa migliore che potessi fare era partire... Io decisi di andarmene dopo quel problema e ora mi alleno a Baltimora."
"Forse un giorno potrò venire a trovarti per farti mangiare la polvere", propose, visto che le era sempre piaciuto nuotare in posti nuovi.
"Sto lavorando sullo stile libero, quindi, forse, per la prossima volta gareggeremo insieme e finalmente qualcuno ti spodesterà", la minacciò. "O già ti stai ritirando?"
Lauren pensò prima di rispondere. Con tutta l'adrenalina, lo stress e l'eccitazione, non aveva voluto pensare a cosa avrebbe fatto per i prossimi Giochi, anche se sapeva che sarebbe dovuta rimanere senza polmoni prima di considerare la possibilità di rinunciare ad andare ad allenarsi. Aveva passato metà della sua vita a prepararsi ogni quattro anni per gareggiare di nuovo, ma non aveva mai pensato a un piano B per quando non avrebbe più potuto nuotare.
"Non lo so, dipende dalle mie condizioni fisiche, ma forse gareggerò solo per avere qualcosa da fare", alzò le spalle ed entrambe risero. "E tu? Già sei vecchia..."
"Sono come il vino, Jauregui", rispose seria. "Ovviamente gareggerò a Tokyo e ovviamente ti batterò."
Lauren si limitò a ridere, un po' ignara di ciò che Nicole stava dicendo, perché il dubbio su cosa fare per i prossimi Giochi si era stabilito nella sua mente. Non doveva prendere subito una decisione, ma la paura che il momento sarebbe arrivato un giorno, non le sembrava una cosa molto piacevole.
"Cosa vuoi mangiare?", chiese Lauren a Camila quando arrivarono per prendere la loro ordinazione. Camila alzò lo sguardo solo per due secondi.
"Lo stesso che prendi tu", rispose. Non le piaceva essere così assente, ma erano cose di lavoro che doveva risolvere, anche se avrebbe voluto solo spegnere il telefono.
"Hai litigato con Camila?", chiese Dinah a Lauren in un sussurro, rendendosi conto che Camila non stava parlando con nessuno o staccando gli occhi dal suo telefono.
"No, immagino che sia impegnata con qualcosa..."
Dinah la guardò poco convinta e lasciò cadere l'argomento fino a quando non arrivò il cibo e Camila mise giù il telefono per mangiare. Parlava un po' con Lauren e la sua amica quando una di queste due le faceva una domanda, ma per il resto mangiò velocemente, in modo da poter continuare a rispondere ai suoi messaggi in sospeso.
Dopo cena, si dissero i necessari addii e ognuno andò per la propria strada. Dinah e Normani presero un taxi per tornare in hotel, mentre Camila e Lauren decisero di camminare per finire di godersi la loro ultima notte a Rio.
"Mi dispiace per la cena", si scusò Camila, totalmente dispiaciuta per quello che aveva fatto.
"È lavoro, amore mio. Lo capisco", Lauren alzò le spalle.
"Mi dispiace che non possiamo restare più a lungo e non possiamo nemmeno vedere Serena Williams", si scusò di nuovo, al che Lauren si accigliò.
"Smettila di scusarti per cose che ci sfuggono di mano. Abbiamo entrambe degli impegni da rispettare e, anche se non lo vogliamo, questo è il nostro lavoro."
Camila sospirò.
"Quest'anno farò una pausa."
"Hai intenzione di chiudere lo studio?", chiese Lauren confusa.
"No, Lilly rimarrà come fotografa principale e ho intenzione di lasciare alcuni stagisti... Anche se non credo che la mia pausa sarà molto lunga, forse solo un paio di mesi e poi tornerò."
"E questo cambiamento improvviso?"
"La fotografia all'inizio per me era una via di fuga, qualcosa che facevo perché mi piaceva, e solo per questo", iniziò a dire. "Potevo passare ore e ore a fotografare qualsiasi cosa davanti a me, senza preoccuparmi di nient'altro, e poi passavo ore ad ammirare le fotografie e dettagliarle, per eliminarle una per una finché non trovavo la foto perfetta... Quando successero le cose con mio padre, volevo trovare un modo per dimostrargli che aveva torto e che avrei potuto avere successo con la fotografia. E ho finito per trasformare la mia più grande passione in un lavoro che mi causa solo stress."
"Penso che sia positivo che tu metta al primo posto il tuo benessere", disse sinceramente. Sapeva benissimo che Camila non ci avrebbe messo molto a tornare al lavoro, ma, che si sarebbe riposata per qualche mese e poi avrebbe preso le cose con calma, le bastava. "Cosa pensi di fare?"
"Vorrei poter passare più tempo con la mia famiglia, soprattutto con Charlotte e James, che dubito si ricordi anche solo della mia faccia", rispose tristemente, consapevole degli errori che aveva commesso, allontanandosi dalla sua famiglia e nascondendosi a New York. "La verità è che amo lavorare nel mio studio, e, in particolare, adoro camminare per strada e vedere in un negozio la rivista per cui ho fatto un servizio fotografico o guardare un annuncio a Times Square che è stata una mia idea. Ma a volte vorrei poter tornare alla semplicità della fotografia. Vorrei riprendere l'amore che ho per lei... Sai, rivederla come un hobby e non come una macchina per soldi, e fotografare qualsiasi cosa solo per il gusto di farlo... Mi piacerebbe viaggiare in molti posti nuovi dove ogni cosa mi sembri bella."
"E che ne sarà di noi?", chiese, senza capire bene dove fosse lei nei piani di Camila.
"Che ne sarà di cosa?"
"Se te ne vai... Come rimarremo?"
Camila scoppiò in una risata.
"Amore mio, non vado da nessuna parte, se non è con te. Ho intenzione di portare la mia zecca ovunque", rispose, poi posò un bacio sulla guancia di Lauren.
"Mi piace come suona questo."
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