Capitolo 46

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"Buongiorno, tesoro", la salutò Elizabeth, mentre Lauren si avvicinava alla cucina. Guardò sua figlia con scetticismo e notò qualcosa di strano in lei. "Hai pianto?"

"Che? Certo che no!", esclamò immediatamente.

"Lauren..."

"Forse l'ho fatto...", ammise in un sussurro. Elizabeth allargò le braccia e invitò Lauren ad avvicinarsi per abbracciarla. "Non mi piace che tu mi veda piangere."

"Ti ho visto piangere per ventiquattro anni, ancora una volta non cambierà nulla", assicurò Elizabeth.

Lauren non sapeva quale fosse stato il grilletto, ma non era stata in grado di controllare le sue lacrime. Forse era l'incubo che l'aveva fatta svegliare bagnata di sudore e con il cuore che batteva all'impazzata, forse era stata la paura che aveva avuto quando non aveva sentito il corpo di Camila al suo fianco quando si era svegliata, forse era il sollievo che aveva provato dopo rendendosi conto che la sua ragazza era ancora a letto, solo che nel cuore della notte avevano smesso di abbracciarsi e si era un po' lontani da lei, forse era stato il disastro che aveva incontrato guardandosi allo specchio, forse era il tono preoccupato di sua madre quando l'aveva vista, forse erano le sue braccia calde e il suo profumo familiare.

Forse piangeva di felicità, perché, ogni giorno, quando si svegliava dopo aver avuto un incubo, ricordava a se stessa che, nonostante tutto, aveva realizzato il suo sogno e avrebbe partecipato alle Olimpiadi. Forse piangeva di tristezza, angoscia, preoccupazione... Non sapeva nemmeno il motivo esatto per cui piangeva, ma sentiva il bisogno di sfogarsi e tutto il peso di quello che era successo negli ultimi mesi era caduto su di lei.

Si era scaricata con Camila dozzine di volte. Avevano parlato dell'incidente. Avevano pianto insieme. Avevano passato ore abbracciate per trovare conforto... Ma Lauren non aveva mai accettato completamente la situazione in cui era stata coinvolta.

"Sarei potuta morire, mamma", balbettò Lauren. "Non avrei avuto il tempo di salutarti. Non avrei potuto viaggiare con Camila in giro per il mondo. Non sarei stata presente per l'inaugurazione dello studio di Dinah. Non avrei festeggiato con Normani per i Giochi. Non sarei tornata a casa per il Ringraziamento per farci quelle stupide foto con gli stupidi maglioni che odio così tanto."

Elizabeth abbracciò sua figlia più forte e si trattenne per non iniziare a piangere anche lei. Le spezzò il cuore sentire Lauren parlare così, di tutto ciò che sarebbe potuto accadere se non fosse sfuggita indenne all'incidente. Solo immaginarlo le dava i brividi.

"Chi ti avrebbe rimproverato se non prendi le tue pillole?", iniziò Lauren, alzando la voce. "Chi sarebbe stata la friendship goals di Normani? Chi avrebbe discusso con Dinah perché sia cobalto o ammiraglio, sono tutti blu? Chi avrebbe accompagnato Camila in palestra e l'avrebbe costretta a fare del suo meglio?"

"Lauren", la interruppe sua madre, "non puoi punirti facendo supposizioni su cosa sarebbe successo se non fossi stata qui. Smettila di tormentarti con tutti i 'sarebbe e avrebbe' e guardati intorno: sei viva, tesoro. Hai una vita meravigliosa, hai molto successo in quello che fai e sei circondata da persone che ti amano e ti sostengono."

L'atleta si separò dalla madre e iniziò a camminare avanti e indietro in cucina. I suoi pensieri correvano a una velocità di un miglio all'ora e sapeva che, se non avesse cercato di rilassarsi e pensare a qualcos'altro, sarebbe stato vano evitare di avere un attacco di panico. Ma sua madre era lì, di fronte a lei, offrendo tutto il supporto di cui una persona potrebbe aver bisogno in una situazione del genere. Quindi decise di dire tutto.

"Mamma, Camila piange al mattino", mormorò. Elizabeth si accigliò e guardò attentamente sua figlia.

"Come dici?"

"Mi sveglio quando la sua sveglia suona, anche se lei non se ne rende conto. E l'ho sentita piangere in bagno; poi entra nella doccia perché non la senta e non noti nemmeno i suoi occhi lacrimanti... Camila ha dovuto portare con sé tutta la mia merda emotiva per mesi, doveva essere lì per me e la sua migliore amica, ma nessuno è stato lì per lei", confessò Lauren, rendendosi conto di molte cose che in precedenza aveva trascurato. "Sono una persona di merda. Sai quando è stata l'ultima volta che le ho chiesto se stesse bene? Quando è stata l'ultima volta che le ho detto che era bellissima?"

Lauren sbatté il pugno sul tavolo e il suo viso non mostrò nemmeno un'espressione addolorata.

"Sono una merda, mamma. Non merito Camila o qualunque cosa abbia fatto per me."

"Ti meriti tutto l'amore del mondo", obiettò sua madre. "Ti meriti solo cose buone e persone intorno a te che ti apprezzano. Camila lo sa ed è per questo che è al tuo fianco. O pensi che una donna così sicura di sé starebbe con qualcuno che non la merita?"

"Forse sente pena per me", sussurrò pesantemente.

Elizabeth la guardò attentamente e poi sospirò.

"Di cosa hai paura, Lauren?"

"Di non essere abbastanza", ammise per la prima volta l'atleta.

Nei suoi incubi, perdeva Camila, i suoi amici, sua madre. Perdeva tutte le cose importanti della sua vita e, sebbene avesse cercato di salvarle, nessuno dei suoi tentativi era stato sufficiente. Non era abbastanza.

Fin da piccola aveva preteso molto da se stessa, e la vera pressione era iniziata quando, in giovane età, era stata gettata nella realtà, e, un branco di lupi feroci in cerca di uno scoop, aveva iniziato a seguirla in ogni fase della sua vita.

La paura è inevitabile negli esseri umani. SI presenta in qualsiasi fase della vita, indipendentemente dal sesso, dalla religione, dalla classe sociale o dalla sessualità. Alla fine, l'abbiamo provata tutti.

Paura degli scarafaggi, paura di innamorarsi, paura di perdere i propri cari, paura delle tempeste, paura dei serpenti, paura degli aeroplani, paura dei gatti, paura dei pagliacci, paura delle altezze, paura del sangue, paura della morte... paura del fallimento.

Inizia come una piccola barriera che ti impedisce di andare avanti, ma quando inizi ad ignorarlo, diventa sempre più grande. La paura richiede attenzione; vuole essere ascoltata e, una volta che le hai dato la parola, non si ferma fino a quando non ti urla che non sei abbastanza, finché non ammetti ad alta voce che non attraverseresti mai quella barriera invisibile che tu stesso hai creato.

La paura ci tiene ancorati al passato o preoccupati per il futuro. Se riusciamo a riconoscere le nostre paure, possiamo renderci conto che stiamo bene. In questo momento, oggi, siamo ancora vivi e il nostro corpo funziona meravigliosamente. I nostri occhi possono vedere i colori della bellissima alba. Le nostre orecchie possono ancora sentire le voci delle persone che amiamo.

"Ho paura, mamma... Le persone si aspettano molto da me e non so se riuscirò a dare loro quello che si aspettano."

"Sei la persona più tenace che conosca e non ho dubbi che otterrai tutto ciò che ti sei prefissata, proprio come hai fatto per tutta la vita", la rassicurò Elizabeth. "So che ce la puoi fare, tesoro."

"Grazie mamma. È bello sentirlo, soprattutto da te."

"Ne hai parlato con il tuo psicologo?"

"No...", mormorò. "Non mi ero nemmeno resa conto che per tutto questo tempo quello che ho sentito era paura e non senso di colpa."

Elizabeth sorrise e strinse il braccio di Lauren in modo confortante.

"Riguardo a Camila, perché non la porti fuori a cena o semplicemente fuori per un appuntamento così potete fare qualcosa che piace a entrambe?", suggerì. "Non è sempre necessario fare grandi gesti con la persona che ami, ma di tanto in tanto è necessario."

"Non ti dispiace che ti lasciamo sola?"

"Ho un sacco di amici in città, potrei incontrarmi con alcuni, se dovessi annoiarmi."

Lauren inarcò le sopracciglia per la sorpresa, ma dimenticò cosa stesse per dire quando vide Camila uscire dalla stanza con un'espressione accigliata e una crocchia disordinata, mentre parlava al telefono.

"Quello non è un mio problema. Se non hai controllato la marca delle giacche, non posso fare nulla", fece notare Camila, con tono deciso. "E cosa ti aspettavi che facessi? Mi pagano per fotografare, e niente più, non per controllare l'etichetta dei vestiti che mettono sulle modelle... Non te uscire con quello, Michael, non potresti nemmeno riconoscere la marca dei vestiti che indossi anche se ne stessi leggendo etichetta. Non ho detto niente perché non era una sessione per un marchio, ma per una rivista... Allora risolvilo con il tuo stilista, perché nel mio studio nessuno scherza con i vestiti... Non ti darò accesso alle mie videocassette per la tua incompetenza... Quella è stata una delle sessioni più lunghe che abbia mai avuto, e mi hai già fatto perdere un giorno. Non ho problemi a farlo di nuovo perché sai che amo la rivista, ma sarò impegnata fino alla fine di agosto... Non ne discuterò con te un sabato alle otto di mattina. Chiama al mio ufficio lunedì e organizza tutto con la mia assistente", Camila terminò la chiamata e grugnì frustrata. Poi sorrise tristemente alle due paia di occhi che la stavano osservando da vicino. "Buongiorno."

"Buongiorno", risposero all'unisono le altre donne.

"Va tutto bene?", si assicurò Lauren preoccupata.

"C'è stato un errore con i vestiti di una sessione e vogliono che la ripetiamo, ma non c'è niente dell'altro mondo... Come avete dormito?"

"Perfettamente tesoro", rispose Elizabeth. "Lauren mi stava raccontando dei suoi piani per la serata mentre io esco fuori a cena con alcune amiche."

Camila rivolse il suo sguardo perplesso a Lauren, che sembrava piuttosto agitata.

"Piani?", chiese Camila, inarcando un sopracciglio.

"Non ho ancora deciso cosa possiamo fare, ma stavo pensando che sarebbe una buona idea uscire un po', va bene?", confermò timidamente Lauren. Aveva ventiquattro anni, ma questo non le impediva di vergognarsi di chiedere alla sua ragazza un appuntamento mentre sua madre la guardava.

"Qualunque cosa tu voglia, amore mio", rispose Camila con un sorriso.

"Va bene se usciamo a colazione?", confermò Elizabeth.

"Questo è il miglior suggerimento che tu abbia mai dato", la schernì Lauren, guadagnandosi uno sguardo penetrante da sua madre.

*

Elizabeth prese la sua borsa nera di Prada e salutò Camila con un abbraccio e un bacio, finché non chiuse la porta d'ingresso dell'appartamento di Lauren. Camila si girò sui tacchi e afferrò il bicchiere di succo di fragola per andare nella stanza principale.

"Camila", la chiamò Lauren da qualche parte nell'armadio.

"Sì?"

"Puoi venire?"

Camila seguì la voce di Lauren e la trovò a tirare fuori degli asciugamani puliti dall'armadio. Lauren si voltò e sorrise alla presenza della sua ragazza; le si avvicinò e le avvolse le braccia intorno alle spalle mentre Camila le circondava la vita.

"Cosa vuoi fare stasera?", chiese Lauren.

"Tu che vuoi fare?"

Lauren alzò gli occhi al cielo.

"Smetterai mai di rispondere ad una domanda con un'altra?"

"Tu hai intenzione di smetterla?"

"Se ti dicessi di sì, risponderai alle mie domande?"

"Cosa pensi che farò?"

"Disperarmi fino a farmi impazzire", rispose Lauren con una risata.

"È la tua risposta definitiva?"

"Camila...", sibilò Lauren. La fotografa sorrise maliziosamente e avvicinò la bocca fino a che non fu a pochi millimetri da quella dell'atleta, e con un movimento lento e tortuoso, sfiorò le labbra lentamente senza dare a Lauren il tempo di reagire e baciarla. Continuò a prenderla in giro, fino a quando Lauren l'afferrò per la nuca e la costrinse a baciarla.

"Non ho voglia di uscire", mormorò Camila contro le labbra di Lauren, mentre metteva le mani dentro il suo maglione gigante fino a raggiungere l'addome, che iniziò ad accarezzare con gioia dopo aver sentito i muscoli tesi sotto le sue dita. "Possiamo restare qui."

"E cosa suggerisci di fare?"

Camila fece un sorrisetto e la mano che era dentro la camicia di Lauren si avventurò più in alto, fino a raggiungere i suoi seni che erano scoperti, non indossando un reggiseno.

"Un paio di cose divertenti."

"Mmh", sospirò Lauren. "A volte non sento molto bene, ti dispiacerebbe mostrarmelo in un modo più pratico?"

Camila iniziò ad accarezzare il seno sinistro di Lauren, godendosi come la sua pelle rispondeva al suo tocco e quanto fosse morbida la zona. Con un rapido movimento, allungò l'altra mano sotto il maglione di Lauren e iniziò a farle il solletico mentre rideva.

Lauren le stava chiedendo di smetterla, perché le sue gambe avevano cominciato a incurvarsi e non ci sarebbe voluto molto perché cadesse a terra, mentre Camila continuava a torturarla. Usando tutte le sue forze, riuscì a separare Camila dal suo corpo e, quando si rese conto che era Lauren ad avere il potere, corse fuori dalla stanza per trovare un posto sicuro dove nascondersi. Era svantaggiata, considerando che Lauren conoscesse ogni angolo di quell'appartamento e sapesse quali possibili posti avrebbe potuto scegliere per nascondersi.

Sapendo che nascondersi le stava assicurando la tortura, decise di iniziare a correre per l'appartamento finché non fosse riuscita a tornare in una delle stanze dove avrebbe potuto chiudersi ad aspettare che Lauren non volesse farle il solletico.

"Camila, vieni qui", cantilenò Lauren dall'altra parte del bancone americano della cucina. Camila scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore per nascondere un sorriso, e si spostò sul lato opposto quando Lauren fece una mossa.

L'isola era l'unico scudo che aveva, e non era veloce come Lauren quando si trattava di correre. Contò mentalmente fino a tre e decise di lasciare la cucina per cercare di raggiungere la stanza principale. Sfortunatamente per lei, Lauren fu molto più veloce di lei e la raggiunse da dietro in pochissimo tempo.

"Nooo, lasciami andare!", Camila scalciò, mentre Lauren rideva.

La tenne intrappolata tra le sue braccia per un paio di secondi, finché non la voltò e la gettò sopra la spalla come se non pesasse nulla. Camila si lamentava mentre Lauren si godeva la sua vendetta.

"Laureeen", si lamentò Camila, cercando di far perdere l'equilibrio alla sua ragazza.

"Non pensarci nemmeno", la ammonì Lauren, che, con un piccolo movimento, entrò in bagno e lasciò Camila sul pavimento della doccia. Aprì il rubinetto dell'acqua fredda e la lasciò cadere sul corpo di Camila anche con i suoi vestiti.

Cominciò a ridere senza sosta quando notò come Camila tremava per il contatto dell'acqua fredda sulla sua pelle e per la spiacevole sensazione di vestiti bagnati attaccati al suo corpo.

"Sembra che tu ti sia bagnata per me, eh?", la prese in giro Lauren, dopo aver chiuso la doccia. Camila la guardò come farebbe un gatto bagnato arrabbiato.

"Ho intenzione di vendicarmi", dichiarò fermamente Camila. Lauren inarcò un sopracciglio provocatorio e aprì la porta della doccia per affrontare Camila. In quel momento la fotografa ne approfittò per prenderle la mano e tirarla dentro, mentre con l'altra mano cercava la chiave per aprire il rubinetto.

Questa volta l'acqua calda cadde su di loro e Lauren non ebbe altra scelta che togliersi il maglione prima che si bagnasse più di quanto già non fosse, e fosse più difficile da rimuovere. Camila iniziò a ridere come una bambina che aveva appena fatto una marachella, e Lauren non poté fare a meno di sorridere. Le piaceva vedere Camila così felice e piena di vita dopo lo stress che aveva attraversato negli ultimi mesi.

"Ti amo", disse Lauren, raggiungendo Camila per aiutarla a togliersi la maglietta.

"Forse lo faccio anche io."

"Forse?"

"Beh...", Camila esitò un po'. "Sì, sì, lo faccio."

"Che cosa?"

"L'amore", rispose Camila, seguito da un occhiolino. "E amarti."

"Ah, sì?"

"Mhmh", mormorò. "Ti amo."

Lauren riuscì a spogliare Camila di tutti i suoi vestiti e si prese un secondo per apprezzare l'opera d'arte che era il suo corpo senza nulla che lo coprisse. Un'ondata di desiderio la percorse mentre ammirava le gambe tornite di Camila, il suo addome piatto e leggermente segnato, e i suoi capezzoli eretti dall'acqua fredda di pochi minuti prima.

Negli ultimi mesi si erano viste nude dozzine di volte. Avevano fatto il bagno insieme e dormito senza vestiti in mezzo, ma nessuna delle due si sentiva abbastanza bene da fare l'amore. Il desiderio non era mai svanito, ma in quel momento entrambe avevano la sensazione che una fiamma si fosse accesa dentro di loro, e più cercavano di spegnerla, più sarebbe cresciuta.

"Non dobbiamo...", iniziò a dire Camila, ma fu messa a tacere dalle labbra di Lauren sulle sue.

"Lascia che ti mostri cosa significhi per me."

Camila annuì, la sua mente annebbiata, e lasciò semplicemente che Lauren si prendesse cura di lei. Iniziò con baci morbidi che furono accompagnati da carezze sull'addome e sulla parte bassa della schiena, che, con i secondi, si intensificarono, e le sue mani scesero a stringerle il sedere. Lauren portò Camila fino al muro e la appoggiò su di esso per renderle più comodo avvolgere le gambe intorno alla sua vita.

"Sei bellissima", mormorò Lauren, accarezzando il collo di Camila con il naso. Scese con baci alla sua clavicola, e poi ai suoi seni, dove ne baciò uno e poi se lo mise in bocca mentre si prendeva cura del capezzolo con la lingua. Camila spinse la testa di Lauren nel suo corpo, chiedendole di farsi il più vicino possibile.

Con le sue mani agili, Lauren tracciò figure informi sulla coscia di Camila e, poco a poco, la portò al suo interno, dove iniziò ad accarezzare la sua ragazza per farle sapere che stava per toccarla dove ne aveva più bisogno. Camila sospirò quando Lauren iniziò a fare in modo che i baci bagnati le salissero dal seno fino al collo, e dovette appoggiarsi alla spalla dell'altra donna per evitare di cadere.

"Bellissima, Camila. Sei bellissima", le sussurrò Lauren all'orecchio. Un gemito sfuggì dalle labbra di Camila, e Lauren seguì i movimenti della sua mano, mentre i loro respiri si mescolavano e il loro cuore batteva sempre più forte.

Quando Camila si sentì come se stesse arrivando, Lauren interruppe i suoi movimenti e le tolse le gambe dalla vita. La appoggiò di nuovo contro il muro e si prese il suo tempo per baciare e accarezzare ogni parte della pelle di Camila che era alla sua portata in quel momento. Il suo tocco era delicato e pieno d'amore, cercando di scrivere un 'ti amo' su Camila ogni volta che le sue dita le sfioravano la pelle.

Si inginocchiò tra le gambe di Camila e l'aiutò a sostenersi, perché, per quanto fosse debole e pronta, sapeva che non ci sarebbe voluto molto per farla arrivare.

"Se ti fermi di nuovo, ti ammazzo", la minacciò Camila, soffocando un gemito. Lauren rise e il semplice sfioramento del suo respiro fece impazzire la fotografa. "Non farlo."

"Che cosa?"

"Lauren!", protestò Camila animatamente.

L'atleta seppellì di nuovo il viso tra le gambe di Camila, mentre spingeva la testa per approfondire il contatto. I movimenti della mano di Lauren e quelli della sua lingua erano in perfetta sincronia, cosa che aveva portato Camila in una nuvola di estasi.

Poco dopo, Lauren sentì la cavità interna della sua ragazza contrarsi e soffrire piccoli spasmi. Camila fece un respiro profondo e cercò di sostenersi un minimo, mentre la sensazione di arrivare culmine prendeva tutto il suo corpo.

Lauren continuò ad usare la lingua sulla zona più sensibile di Camila per prolungare l'orgasmo il più a lungo possibile, e quando quest'ultima si calmò, si alzò di nuovo e le diede un bacio veloce sulle labbra. I capelli di Camila erano bagnati e arruffati, il suo viso e il suo petto erano rossi, e c'era un bagliore malizioso nei suoi occhi che corrispondeva al suo sorriso di traverso.

"Ti amo", mormorò Lauren. Abbracciò forte Camila ed entrambe rimasero sotto l'acqua ancora un po'.

"No, aspetta. Non ho finito con te", disse Camila a Lauren, mentre apriva la porta della doccia per uscire. Lauren negò.

"Oggi si tratta di te, amore mio."

"Non è giusto che tu rimanga eccitata, quando posso gestirlo perfettamente."

Lauren inarcò un sopracciglio.

"E chi ti ha detto che sono eccitata?"

"Beh, dato che qualsiasi cosa che faccio ti fa eccitare..."

"Non è qualsiasi cosa", si lamentò Lauren indignata.

"Camila, mi eccita che sorridi, mi eccita che mi guardi, mi eccita che mangi", iniziò a stuzzicare Camila, cercando di imitare la voce di Lauren, "mi eccita che scatti foto, mi eccita che respiri."

"Primo, io non parlo così", fece notare Lauren. "E secondo, sto bene."

"Sei sicura?"

"Sì, davvero."

"Mi dirai se vuoi che lo faccia più tardi?"

"E chi ti ha detto che dopo sarai libera?"

"Quali attività suggerisce, signorina Jauregui?"

"Stavo pensando di metterti contro la finestra mentre guardiamo l'alba", rispose Lauren, con un tono malizioso.

"Non mi opporrei a questo."

Lauren uscì dalla doccia e si mise l'accappatoio. Camila continuò ad asciugarsi i capelli e ad applicare la crema idratante alle gambe. Dopo aver finito, andò nella stanza dove la sua ragazza era sdraiata sul letto.

"Vieni, sdraiati", le disse Lauren. La fotografa si appoggiò al petto della sua ragazza, che stava parlando con qualcuno tramite messaggi. Poi, notò lo schermo cambiare in una chiamata FaceTime e Camila coprì il suo corpo, perché era ancora nuda, mentre Lauren si era coperta il petto con la coperta. Camila alzò lo sguardo al suono della voce di sua sorella e aggrottò la fronte.

"Mi potete spiegare perché voi due vi chiamate, mentre io ti mando un messaggio per vedere come stai e non mi rispondi?", sostenne Camila.

"Ciao, Mil. Come stai?", la salutò Charlotte divertita.

"Non venirtene con questo, ora sono arrabbiata", disse Camila.

"Ah, allora lasciamo in pace il nano brontolone", sbottò Charlotte. "Mi hai detto che ti hanno già spedito le prime cose della tua marca?"

"Abbiamo tenuto conto del tuo suggerimento, e per i Giochi rilasceremo solo merchandising promozionale degli Stati Uniti", iniziò a spiegare Lauren. "Userò i primi prodotti nelle competizioni e il mio manager ha già organizzato un'intervista in cui 'casualmente' mi chiederanno del marchio. La pagina ufficiale sarà disponibile l'ultimo giorno delle gare, dopo che nuoterà l'ultima finale."

"Ho la sensazione che sarà un successo", disse Charlotte.

"Ed è tutto grazie a te. Ci hai dato delle ottime idee che nemmeno gli esperti avevano suggerito", Lauren sorrise. "Volevo chiederti se preferisci che mandi delle cose a Londra o che te le dia quando vieni."

Charlotte sospirò.

"In realtà, ti stavo chiamando per parlare di questo... non verrò."

Lauren e Camila la guardarono perplesse.

"Perché?", chiese la fotografa.

"La mamma aveva firmato l'autorizzazione per il biglietto che mi hanno comprato per andare a New York, ma papà non voleva firmarlo, e, senza questo, non posso lasciare il Paese", annunciò Charlotte, evitando di raccontare alla sorella tutte le atrocità che aveva detto suo padre su di lei e Lauren.

"Ma che cazzo succede a papà?", si lamentò Camila.

"Non vuole che passi molto tempo con te", commentò Charlotte, cercando di spiegarle implicitamente le ragioni.

Camila non si arrabbiava quasi mai veramente; a parte la rabbia per le persone della sua squadra che erano incompetenti o quando Lauren non smetteva di prenderla in giro. Ma quel giorno era davvero arrabbiata con suo padre. Una cosa era trattarla male e portarle via certe cose, ma un'altra era rovinare il sogno della sua sorellina, aggrappandosi a quello. Non l'avrebbe tollerato e, se fosse dovuta andare fino a Londra per far firmare a suo padre l'autorizzazione di viaggio, l'avrebbe fatto.

"Hai già provato di tutto?", chiese Lauren.

"Anche la mamma gli ha parlato e gli ha detto che era un'esperienza che non potevo perdere."

"Parlerò con papà", disse con decisione Camila, anche se sapeva che non avrebbe ottenuto molto con qualcuno che non era il suo più grande fan.

"Fammi sapere allora. Addio, vi voglio bene", disse tristemente Charlotte. La chiamata fu interrotta e Camila si accoccolò più vicino al corpo di Lauren.

"Mio padre mi ha detto che ero malata perché sto con te", mormorò pesantemente Camila. "Pensa che questa sia una malattia e non vuole che Charlotte la prenda... Andare alle Olimpiadi sarebbe un sogno per lei, ma non riesce a vedere oltre il sesso della persona che amo e, per una volta, pensare alla felicità delle sue figlie."

"L'unico malato qui è lui. E non mi dispiace dire quelle cose su tuo padre perché quello che ti ha detto non merita il mio rispetto... ti prometto che faremo tutto il possibile perché la lasci venire."

Camila diede un bacio sul petto di Lauren, essendo questo il suo modo silenzioso di dirle grazie.

"Come ti viene di chiamare la mia sorellina quando tu ed io abbiamo scritto 'abbiamo appena fatto sesso' sulla fronte?", la rimproverò Camila.

"Come se lei non sapesse cosa facciamo", la schernì Lauren.

Entrambe tacquero, godendosi la reciproca compagnia e uno dei momenti in cui avevano pochi minuti tranquilli e pacifici negli ultimi mesi. Lauren accarezzò i capelli di Camila, mentre lei aveva abbassato il copriletto e stava tracciando figure sull'addome di Lauren con la punta delle dita. Dopo un po', cambiarono posizione, Camila si alzò per prendere delle Pringles e si appoggiò alla testata del letto, mentre Lauren guardava la televisione.

"Lauren, quando mi hai detto che saremmo andate a Rio?", chiese Camila, alzando lo sguardo.

"Il due di agosto, amore mio."

"C'è un albergo che preferisci o qualche richiesta strana?"

"Perché lo chiedi?"

Lauren distolse lo sguardo dalla televisione - che per caso stava trasmettendo uno spot pubblicitario in cui era apparsa - e si concentrò su Camila, mentre si rannicchiava più vicino a lei e le accarezzava le gambe.

"Ho bisogno di sapere per chiedere a Lilly di prenotare... So che il volo deve essere preferibilmente diretto e di prima classe, ma non so niente dell'hotel."

Lauren scosse la testa.

"Non devi preoccuparti di questo, amore mio. Ti ho invitato io, quindi sono io che devo sistemare tutto."

"Non mi dispiace farlo..."

"American Airlines ha dato a me e a Normani un aereo privato per andare con la nostra famiglia e il nostro team. Ci sono una ventina di persone in totale, e, se ti dà fastidio, posso chiederne un altro in modo che solo tu ed io possiamo andare", suggerì Lauren. "Al nostro arrivo, un'auto con autista ci verrà a prendere all'aeroporto per portarci in hotel. Ho prenotato una stanza per noi, un'altra per mia madre, e Dinah e Normani ne condivideranno una. In hotel abbiamo un servizio di ristorazione illimitato, piscina e spiaggia, e ho prenotato uno yacht per passeggiare nella baia il secondo giorno... Il piano è di partire un paio di giorni prima per rilassarci e abituarci al clima, all'altitudine e al luogo in generale. Non ci sono molti cambiamenti tra New York e Rio, ma il minimo cambiamento nell'ambiente può far sì che Normani non esegua bene i movimenti o che io nuoti più lentamente... Normani ed io saremo con te solo fino al 3 agosto, perché al quarto, gli allenatori vogliono portarci ad allenarci un po' per allentare la tensione e riscaldarci. Quella sera ci trasferiremo al Villaggio Olimpico con gli altri atleti."

Camila fissò Lauren con stupore mentre ascoltava ogni dettaglio perfettamente pianificato del suo viaggio; di cui non era a conoscenza fino a quel momento.

"Abbiamo comprato a Dinah, mamma e a te i biglietti per tutti i nostri eventi", informò, riferendosi a lei e Normani. "Abbiamo acquistato diversi abbonamenti in modo che voi possiate decidere in seguito a quali eventi assistere. Un autista che parla inglese sarà a vostra disposizione 24 ore su 24 e tutto quello di cui avrete bisogno, potrete chiederlo alla mia assistente."

"Non mi piacciono i tuoi piani", si lamentò Camila. Lauren la guardò confusa.

"Che cosa c'è che non va?"

"Non ti vedrò", rispose tristemente.

"Stai ammettendo che ti mancherò?"

"Certo", rise ovviamente. "Sarà come averti vicino, ma allo stesso tempo lontano."

"Mm, ma la settimana dopo sono tutta tua... Avremo due giorni senza interruzioni, senza Giochi, senza sponsor, senza niente."

"E dopo?"

"Dobbiamo tornare negli Stati Uniti e avrò diversi mesi folli. Ci sono un paio di programmi che vogliono intervistarmi dopo i Giochi, alcune riviste vogliono avermi sulle loro copertine, i miei sponsor vogliono foto con le mie medaglie e sto per aprire il mio primo negozio."

"Saranno dei mesi pazzi, eh?"

Lauren sospirò.

"Sarò libera a novembre... Ma, considerando che ho deciso io i nostri piani per gli ultimi mesi, allora toccherà a te scegliere. Possiamo fare quello che vuoi e andare dove vuoi, per tutto il tempo che vorrai."

"E se quello che voglio è che tu stia a letto tutto il giorno ad abbracciarmi?"

"Allora resterò a letto tutto il giorno ad abbracciarti."

N/A (Originale)

Nel prossimo capitolo viaggeranno in Brasile e finalmente inizieranno i Giochi Olimpici.

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