Capitolo 3

Era l'unica con la finestra aperta, perché gli altri avevano approfittato di quelle ore per recuperare un po' di sonno. Ma Lauren trovava impossibile dormire su un aereo, anche quando viaggiava in prima classe e disponeva di un comodo sedile reclinabile.

La voce del capitano, che indicava che sarebbero atterrati all'aeroporto internazionale JFK in pochi istanti, indusse alcune persone a svegliarsi e iniziare a sussurrare. Subito dopo, gli assistenti di volo chiesero gentilmente ai passeggeri di risistemare i loro schienali e indossare le cinture di sicurezza.

E così arrivò il momento che molti odiavano e altri temevano, ma lo stesso che lei amava e attendeva con impazienza durante il volo: l'atterraggio. Insieme al decollo, erano le sue parti preferite, forse a causa dell'adrenalina che provava in quei momenti.

Aspettare che le porte si aprissero e che qualcuno si degnasse di portare i bagagli sulle cinghie dopo venti minuti, non era la sua parte preferita del viaggio. Non le piaceva, punto. Ma, alla fine, era a casa e, montare su un caratteristico taxi giallo, era il miglior benvenuto che potesse avere. Controllò l'orologio da polso ed erano le sei e cinquantasette del mattino: aveva ancora due ore per farsi una doccia, cambiarsi, mangiare e, 'sperando', fare un pisolino.

Aveva dormito molto poco durante il fine settimana, correndo avanti e indietro a Miami, e aiutando sua madre a riprendersi da un attacco cardiaco improvviso, ma innocuo.

*

"C'è un articolo su di te sul giornale", disse la sua assistente a Lauren.

"Ah, sì? C'è qualcosa di interessante, o è solo merda?"

"Te lo leggo e, poi, mi dici."

"Lo sport è sempre stato un settore importante nel mondo, e il nostro Paese ne promuove la pratica in college e università, con premi, come borse di studio complete e, persino, l'opportunità di dedicarsi ad una disciplina in modo professionale. Tuttavia, ci sono pochi che lo mantengono come un fattore influente nella loro vita quando terminano il college.

Ma non è così per la nostra medagliata d'oro, Lauren Jauregui, che ci ha resi orgogliosi innumerevoli volte ed ha portato il nome degli Stati Uniti in alto.

Ha il miglior tempo al mondo nello stile libero, e, solo una settimana fa, ha ottenuto il miglior tempo nello stile farfalla, in una dimostrazione di sponsor, che si è svolta in Costa Rica.

La giovane promessa si sta preparando per le Olimpiadi 2016 in Brasile, e 'spera di tornare a casa con diverse medaglie d'oro'.

La competizione sportiva è dietro l'angolo, e possiamo solo augurare buona fortuna al piccolo rospo d'America."

"Ugh, odio quando mi chiamano rospo."

"Ti tengono su un piedistallo, questo è ciò che conta", le ricordò. "E, per quanto riguarda il tuo programma, oggi inizia il tuo servizio fotografico per Nike, ricordi?"

"Sto già raggiungendo l'indirizzo che mi hai dato, non dovevo portare niente, giusto?"

"Solo il tuo bel viso, e il tuo corpo."

"Ah, meno male che mi sono ricordata di portarli", rise e, dopo aver riattaccato, Lauren entrò nell'edificio, che la sua assistente le aveva, precedentemente, indicato.

Aveva avuto il tempo di fare tutto ciò che aveva pianificato di fare, tranne dormire, la parte più importante, ed era per questo che aveva camminato per quasi dieci strade, mentre beveva il caffè per cercare di svegliarsi.

Lo studio era al ventitreesimo piano e non era come l'aveva immaginato. Si aspettava qualcosa di più semplice e più piccolo, ma, era grande e lussuoso, come il quartier generale di una grande rivista o qualsiasi ufficio di Wall Street. Tutto era pulito e ordinato, con un arredamento piuttosto elegante.

"Signorina Jauregui, è un piacere averla con noi. Vedo che è arrivata con qualche minuto d'anticipo", l'addetta alla reception la salutò dalla sua scrivania, Lauren ricambiò il saluto con un sorriso, mentre beveva un altro sorso di caffè. "Può sedersi, se vuole, vado a cercare la fotografa. Con il suo permesso."

Lauren non aveva voglia di schiacciare il suo culo in una di quelle sedie scomode, quindi, rimase lì, mentre passava in rassegna le diverse foto appese al muro. Erano di vari soggetti, con tecniche e macchine fotografiche diverse; ma, tutti meritavano grandi premi e riconoscimenti. Lauren avrebbe, senza dubbio, acquistato una qualsiasi delle fotografie sul muro o quelle scattate dallo stesso artista.

"Buongiorno, signorina Jauregui", una voce la salutò da dietro. Lauren non dovette guardare, per sapere a chi appartenesse quella voce. Un sorriso si diffuse sul suo viso, mentre si voltava verso la persona che le aveva rivolto la parola.

"Camila, è bello rivederti. Mi sei mancata durante il fine settimana", disse seducente e con un sorriso di sbieco. Lauren si divertiva nel vedere lo sguardo irritato della donna.

"Potrei dire lo stesso, a differenza del fatto che io non ho notato la sua assenza."

"Ne dubito, ma se vuoi fare la difficile, va bene", flirtò nel modo più sfacciato possibile, senza un pizzico di imbarazzo. Camila roteò gli occhi e contò fino a tre nella sua mente. In caso contrario, probabilmente sarebbe finita con una denuncia alla polizia per omicidio di primo grado.

"Mi segua", disse, addentrandosi nello studio. Attraversarono un lungo corridoio, fino a raggiungere il fondo, dove Camila aprì una porta. Prima di entrare, si voltò a guardare Lauren, senza lasciare inosservato il luogo specifico a cui fosse diretto lo sguardo di quest'ultima. "I miei occhi sono quassù", le ricordò.

"Lo so", rispose con un sorriso malizioso. Camila non era infastidita dal palese flirt o dalla poca vergogna che Lauren avesse; perché non la disturbava che fosse una donna lesbica, bisessuale o solo molto fastidiosa. La disperava che, da quando l'aveva incontrata, sembrava che la stesse inseguendo dappertutto e, anche se ci provava, non riusciva a toglierla dalla sua mente.

Ad esempio, quando, nel fine settimana, andò da McDonalds e, nella busta, trovò la faccia sorridente di Lauren, o quando comprò un Gatorade, dopo aver lasciato la palestra, e, sul retro della bottiglia, vide Lauren, o quando stava guardando un film in televisione e, in uno degli spot di Visa, apparì Lauren. Era come una piaga.

"Quindi, sei la mia fotografa?", chiese Lauren a Camila, enfatizzando il 'mia'. "Ti facevo un avvocato o una dottoressa, per via della tua serietà."

"Preferirei che mantenessimo un rapporto strettamente professionale", Camila la zittì, il più diplomaticamente possibile.

Lauren rimase in silenzio, mentre Camila guardava qualcosa sul suo computer. L'atleta guardò le fotografie appese al muro del suo ufficio, ed erano anche più impressionanti di quelle alla reception. Era sorprendente come tutte sembrassero avere un contesto diverso, ma, allo stesso tempo, avessero qualcosa in comune che sembrava essere il marchio di fabbrica di Camila: avevano tutte una storia alle spalle. Non importava che fosse la foto di un semplice bicchiere, Camila riusciva a catturarlo in modo tale da farci riflettere su la storia che lo precedeva.

Ora era incuriosita nel conoscere la storia dietro la donna seduta di fronte a lei, con gli occhiali da lettura neri, e accigliata, mentre leggeva qualcosa, concentrata. Lauren era completamente meravigliata dalla talentuosa donna.

"Andiamo."

Camila si alzò dalla sedia e fece segno a Lauren di lasciare l'ufficio. Questa volta, la lasciò andare avanti perché non voleva darle il piacere di guardarla senza vergogna, o forse perché lei voleva vedere Lauren, senza alcuna restrizione.

"Loro sono la squadra", iniziò a spiegare Camila a Lauren, quando arrivarono ​​nello studio dove avrebbero fatto il servizio fotografico. Era un grande spazio, con una grande finestra su un lato, uno sfondo bianco gigante e attrezzature fotografiche sullo sfondo. "Marvin è responsabile delle luci, Joe degli effetti speciali. E Mary e Sandra vengono dalla Nike per aiutarla con gli abiti e la sua immagine."

"Marvin, Joe, Sandra e Mary", Lauren li indicò uno ad uno, mentre questi annuivano all'essere nominati, per vedere se avesse imparato bene i loro nomi.

"La sua campagna per il marchio è divisa in due: la prima è essere l'immagine della nuova collezione, faremo semplici scatti con lei usando alcuni nuovi capi; niente dell'altro mondo e, suppongo che debba averlo già fatto prima", Camila cominciò a spiegare. Lauren annuì. "Quindi, sarà facile per lei. Per quanto riguarda la seconda parte, è un po' più complicato. Il marchio vuole qualcosa che attiri l'attenzione alle Olimpiadi e sperano che, dando un buon messaggio, saranno in grado di raggiungerlo."

"E avendo me nei loro spot", aggiunse Lauren presuntuosamente, con una risata di mezzo. Camila roteò gli occhi e continuò la sua spiegazione.

"Il concetto che cercano è mostrare alle persone che possono sentirsi orgogliosi del proprio corpo, anche se non soddisfano gli standard di bellezza che la società ci ha imposto... Oggi faremo le riprese in studio e le più facili. Domani andremo a Central Park per fare alcuni scatti con altre persone che fanno parte della campagna."

"Perfetto", Lauren sorrise e Camila non poté fare a meno di sentire sciogliersi, alla vista di quel sorriso.

Lauren fu portata in una stanza, che fungeva da spogliatoio, accompagnata da Mary e Sandra. Lì, c'era un appendiabiti con tutti i capi che il marchio aveva selezionato per Lauren, che, in totale, erano quattro cambi completi. Mary tirò fuori il primo, che consisteva in pantaloncini neri, con un reggiseno sportivo bianco e una felpa nera. Le calzature erano sneakers nere, con dettagli chiari, in bianco e grigio.

"Quelle brillano nel buio", rivelò Camila, una volta che notò le scarpe che Lauren indossava.

"Non ti credo", la sfidò Lauren.

"Marvin, luci!", urlò Camila. Marvin spense le luci, lasciando l'intero studio nell'oscurità completa. Lauren si guardò i piedi e si rese conto che Camila fosse seria.

Iniziò a correre da un lato all'altro, giocando con le sue scarpe e il modo in cui illuminavano il luogo. Camila approfittò del momento infantile di Lauren per scattare alcune foto, che furono meglio del previsto. Non solo il prodotto veniva presentato in modo spettacolare, ma Lauren era bellissima, senza nemmeno averci provato. Forse ne avrebbe conservato una per la sua collezione personale.

"Luci", esclamò Camila. Marvin accese le luci e Lauren smise di correre nello studio. Guardò Camila arrossita, e balbettò un 'mi dispiace'.

*

Il resto della sessione fu stressante per Camila. Lauren ignorò tutti gli ordini che le diede, flirtò spudoratamente con lei davanti alla squadra e non stette tranquilla. Camila avrebbe potuto farla posizionare in qualsiasi parte e chiederle gentilmente di non muoversi, ma, quando si fosse girata e diretta verso la sua macchina fotografica, Lauren si sarebbe già trovata in una posizione diversa. Tuttavia, nei momenti in cui era stata tranquilla e aveva fatto la sua parte, era stato abbastanza facile lavorare con lei. Era naturalmente bella e fotogenica, quindi, Camila non aveva avuto bisogno di spiegarle come stare in piedi o in posa, perché Lauren sapeva già cosa fare. Oltre a ciò, era sicura che non avrebbe dovuto ritoccare le foto, perché l'atleta sembrava non avere difetti.

Nelle quattro ore in cui erano state in studio, Camila aveva appreso che Lauren aveva già fatto molte campagne prima, perché, dal suo debutto nel duemila otto, i marchi avevano combattuto per il volto di Lauren per rappresentarli. Fino ad allora, aveva lavorato con più di trenta marchi ed era attualmente sponsorizzata da otto: Gatorade, McDonald's, Visa, Nike, Ralph Lauren, Citibank, American Airlines e Kellogg's. Come dire, Lauren avrebbe potuto, letteralmente, fare il bagno nei soldi ogni giorno per tre anni, se l'avesse voluto, ed essere ancora milionaria.

Una volta terminata la sessione, Lauren andò nella piccola stanza che era stata designata come suo camerino. Cominciò a cambiarsi con gli abiti che indossava prima della sessione, e sentì bussare alla porta. Borbottò un 'avanti' e qualcuno entrò nella stanza.

"Signorina Jauregui", la chiamò Camila.

"Dimmi."

Lauren si voltò, solo con il suo intimo e la bocca di Camila si asciugò completamente. Sentì il suo sguardo muoversi su e giù per il corpo della donna, e, quando raggiunse i suoi occhi, Lauren la stava guardando con un sorriso malizioso e Camila arrossì. La fotografa si schiarì la gola e distolse lo sguardo dal corpo di Lauren.

"Ho bisogno che lei sia alle otto a Central Park, domani", mormorò, la sua voce si spezzò per quanto si sentisse nervosa.

"Puoi darmi del tu?", chiese Lauren un po' disperata, perché Camila continuava a darle del lei, quando avrebbero dovuto avere, più o meno, la stessa età.

"No", rispose.

"Come desideri", Lauren si strinse nelle spalle, ancora sorridendo. "Posso portarti a fare colazione domani?"

"No", ripeté.

"Nemmeno un succo?"

"Non si preoccupi, posso comprarmi le mie cose", disse, e si girò, per lasciare lo studio.

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