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Non appena i due ragazzi finirono di studiare e successivamente di scontare la loro punizione, si salutarono con un sorriso — anche se Hayden avrebbe tanto voluto, almeno, abbracciarlo — poi uscirono dall'edificio scolastico e ognuno si diresse per la propria strada.

Cole salì sull'auto di suo fratello, dove ad aspettarlo c'era anche Elizabeth che tirando giù il finestrino gridò a gran voce il nome del moro «Hayden» e quando lui si voltò verso quella voce, lei lo salutò con una sventolata di mano.

Ovviamente anche il ragazzo ricambiò il saluto poi, entrò nella macchina di Sebastian che gli domandò come fosse andata la giornata.

«Tutto bene. Oggi era l'ultimo giorno di punizione e ad essere sincero un po' mi mancherà non passare il pomeriggio a scuola con Cole», ammise Hayden con un pizzico di tristezza nella voce mentre osservava Cole andarsene via insieme a suo fratello e ad Elizabeth.

«In ogni caso: sbrigati a tornare a casa che devo preparami!», esclamò lui, come se si fosse appena ricordato dell'appuntamento con Cole, quando in realtà ci aveva pensato per tutto il giorno, rimuginando su cosa indossare e come farsi i capelli.

Sebastian esalò un sospiro, scuotendo leggermente il capo, «Ancora non gli hai detto la verità, Hayden?», la sua voce era accusatoria e come sempre severa quando si trattava di spronarlo a fare coming out come Queergender almeno con le persone di cui si fidava.

Hayden ingrugnì il viso, aggrottando talmente le sopracciglia da farle quasi sfiorare, «No, e non ho intenzione di dirglielo, almeno non ora. Ho troppa paura. Cole sta bene con Hays e io non voglio rovinare ogni cosa. P-potrei perderlo per sempre se dovessi dirglielo», biascicò flebilmente l'ultima frase, diventando all'improvviso molto, ma molto triste perché suo fratello aveva ragione. Doveva dirglielo, ma aveva troppa paura di perderlo per sempre.

Il più grande alzò gli occhi al cielo, stressato, «Ma anche continuando a mentirgli rischi di perderlo. Se dovesse scoprirlo all'improvviso, eh? Ci hai mai pensato? In quel caso, sì che lo perderesti, ma se dovessi dirgli la verità tu stesso, penso ci ragionerebbe sopra e ti accetterebbe per quello che sei.»

E Sebastian lo pensava davvero. Lui con Hayden ci aveva vissuto insieme da sempre e sin da piccolo aveva capito cosa piacesse a suo fratello che fossero abitini rosa e bambole o giocare a calcio e con le costruzioni e lui lo aveva sempre accettato perché non c'aveva mai visto niente di sbagliato. Quando Hayden uscì finalmente allo scoperto sia come persona gay che come queergender fu così fiero di lui che scoppiò in un pianto liberatorio, fiondandosi ad abbracciarlo e a sussurrargli quanto fosse orgoglioso.

Quando venne a sapere che i loro genitori lo volevano fuori di casa perché erano stanchi di vedere loro figlio vestirsi come una ragazza e comportarsi come tale, rinegandolo completamente, non ci pensò due volte a farlo vivere da lui perché la felicità di Hayden valeva molto di più di un abito rosa confetto o di una gonna in tulle.

Aveva litigato così tanto volte con Hayden per fargli capire che non poteva andare a scuola in abiti femminili e non perché si vergognasse di quella sua parte, anzi ne andava molto orgoglioso poiché era bellissima, ma perché avrebbe dovuto parlare col preside di Hays e del fatto che fosse comunque Hayden Morrison, solo che con indosso un vestito e tutto ciò avrebbe rischiato di creare troppi problemi alla sede scolastica.

Poteva indossare abiti femminili ovunque, tranne che a scuola e, alla fine anche Hayden ne fu d'accordo quindi smise di tormentarlo per mettersi addosso una gonna, ma decise di usare ugualmente certi capi rosa cipria, azzurro pastello e altri ancora. Sebastian ne fu subito d'accordo; non poteva di certo impedirgli di essere se stesso.

«Sebastian! Sebastian, siamo arrivati a casa!», strillò Hayden acutamente, risvegliando il fratello dai suoi stessi pensieri e per quello sbatté velocemente le ciglia bionde, rendendosi davvero conto del fatto che fossero arrivati a destinazione.

«Che ti è preso? Eri così assorto nei tuoi pensieri che non mi hai nemmeno risposto quando ti ho chiesto se potevi portarmi tu davanti al GL», si lamentò il moro, gonfiando le guance e fissando malamente suo fratello che sospirò pesantemente poi mormorò un: «Va bene ti ci porto io però sbrigati a cambiarti.»

«Dieci minuti e sono qui. Grazie fratellone», gli schioccò un bacio sulla guancia destra poi uscì dalla macchina e scappò verso il condominio in cui vivevano. Sebastian scosse il capo e alcuni riccioli gli ricaddero sulla fronte poi si lasciò andare contro lo schienale del suo sedile, controllando il cellulare per vedere se in negozio ci fossero delle emergenze, ma non vi trovò nessun messaggio.

Ti voglio così bene Hayden, ma ti prego stai attento e se puoi, per favore, dì la verità a quel ragazzo. Pensò il biondo, osservando la luce di casa loro accendersi e una sagoma nera fare la sua comparsa: Hayden.

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